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martedì 16 giugno 2015

“La guerra di Alvise"

Desio, 15 giugno 2015

“La guerra di Alvise". Certezze e illusioni di un giovane lombardo di un secolo fa

di Marisa Gorza
Al teatro "Il Centro" di Desio una pièce, scritta e diretta da Sergio Scorzillo, che restituisce in pieno lo spirito e i puri valori del Corpo degli Alpini
alpini spettacoli
“Ci sono dentro tutti e se bisogna fare una cosa la si deve fare e basta, senza troppo pensare...” Parole semplici ed ingenue, tuttavia piene di determinazione, amor di patria, entusiasmo e soprattutto di una grande fede nei valori in cui il giovane contadino Alvise crede in modo incondizionato.
Parole pronunciate alla vigilia della Prima Guerra Mondiale, quando infervorato dal suo animo puro e generoso, decide di arruolarsi nel Corpo degli Alpini, il più consono al suo sogno romantico di diventare un degno soldato. Alvise con tutte le sue certezze, le sue illusioni e le inevitabili disillusioni, è il personaggio chiave della pièce “La guerra di Alvise”, appunto, scritta e diretta da Sergio Scorzillo, rappresentata in anteprima assoluta nel Teatro Il Centro di Desio lo scorso sabato con toccante partecipazione della audience.
C'è difatti uno stretto legame tra le terre del Seveso e le gloriose gesta del Corpo degli Alpini di cui, qui, si hanno molte memorie. Oltretutto i temi principali del lavoro teatrale sono stati illustrati ed enfatizzati dai canti di montagna più popolari e vibranti. Ad eseguirli dal vivo l'affiatato Coro A.N.A. (Associazione Nazionale Alpini) Nikolajewka. Si comincia sulle note di:
"E Cadorna manda a dire
che si trova là sui confini
e ha bisogno degli Alpini
per potersi avanzar...”

La morte di Alvise
Eccolo, quindi, lo stato d'animo di Alvise (un convincente Luigi Vitale), quando si accomiata dalla fidanzata Bianca (Monica Gianfreda) per recarsi, senza indugi, al fronte, dove incontrerà l'amico Tonio (un intenso Matteo Bevilacqua) che, al contrario di lui, è un disincantato intellettuale, proveniente da una famiglia borghese. Tra i due, durante l'addestramento, sono subito scintille, ideologiche, mitigate da quella che diventerà una vera e solidale amicizia.
È uno dei punti principali dell'opera, proprio come sottolinea Sergio Scorzillo: “Questo lavoro non vuol essere una ricostruzione fedele di uno dei momenti più drammatici della nostra storia, ma una messa in scena , tra il realistico e il simbolico, di temi quali l'abnegazione, l'amicizia, la disperazione, la fede, la pochezza umana, la speranza in qualcosa che cerchiamo di raggiungere, ma non riusciamo a raggiungere mai...”.
Risalta, in modo particolare, il personaggio del genuino Alvise, soprattutto quando racconta del suo “corpo a corpo” con il nemico. Ed ecco che si rende conto, con vera disperazione, che si tratta di un essere umano, qualcuno come lui che lo fissa spaventato negli occhi. Il buon ragazzo non ha il coraggio di finirlo, ma gli sorgono, poi, molti dubbi: “Non me la son sentita. Non sono un vigliacco”. Ricorda la guerra com'era nei racconti di suo nonno, quando gli appariva una bella favola di coraggio e di eroismo. Si rende conto che non è così e comincia la paura:
“Era una notte che pioveva
e che tirava un forte vento
immaginatevi il gran tormento
per un alpino che stava a vegliar”
Il dramma si sta per compiere. Il nostro protagonista si accinge a raggiungere Tonio in trincea, con il tricolore che gli è stato affidato dal sergente. Però cade ferito al cuore da una scheggia di granata e farfuglia tra sé: “Eccola qua. La mia bandiera. La nostra. Devo metterla qui, sennò si sporca di sangue. Sangue italiano. Il nostro sangue è il mio...
Gli alpini in coro accompagnano la sua ultima disillusione:
“Dio del cielo,
Signore delle cime,
un nostro amico
hai chiesto alla montagna.
Ma ti preghiamo:
su nel Paradiso
lascialo andare per le tue montagne...”
Tra i lavori che Sergio Scorzillo ha portato al successo ci sono, “La via della Croce”, “Ballata lirica”, liberamente tratta dalla “Ballata del carcere di Reading” di Oscar Wilde e “Taccuino di una sbronza”, quest'ultimo ispirato alla vita Charles Bukowski. Non di meno ha vinto due premi Carlo D'Angelo come autore al Concorso Nazionale Vallecorsi di Pistoia. Drammaturgo, attore poliedrico, regista, cabarettista, insegnante di recitazione, consulente di editoria musicale.. e che altro? La sua grande passione è il teatro, la mimesi, tutto quello che rappresenta la metafora della vita. Senza trascurare i grandi temi e i grandi ideali. Quindi non è casuale questo connubio con l'autentico spirito del Corpo degli Alpini.
Come nasce il Coro A.N.A. Nikolajewka? Da un'idea del capo gruppo Ottone Iachelini e di una ventina di persone del Gruppo Alpini di Desio, formulata nel 1994. Il tradizionale spirito di corpo guida gli attuali trenta componenti alla conoscenza, interpretazione e diffusione dei canti popolari di guerra e di montagna, tant'è che intervengono a diverse esibizioni, sia in Italia che all'estero, come a Sonthofen (2007), Praga (2010), Vienna (2014). Molto viva è la partecipazione a piccoli e grandi eventi, sempre con lo scopo di portarvi i canti delle nostre Alpi. Tutto per non dimenticare.