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martedì 30 agosto 2011

I Baccanali


Tiresia - Chi è alla porta? Chiama Cadmo dalla casa, il figlio di Agenore che, abbandonata la città di Sidone, ornò di torri questa rocca dei Tebani. Vada qualcuno, annuncia che Tiresia lo cerca: egli sa per quale motivo sono giunto, ciò per cui ci siamo accordati io anziano e lui che è ancora più anziano, di adattare i tirsi e portare mantelli di cerbiatto ed incoronare il capo con foglie d’edera.
Cadmo - Carissimo, (arrivo) perché ho sentito, ascoltandola, la tua voce, voce saggia di un saggio, mentre ero in casa. Sono giunto pronto portando questa veste del dio. Bisogna infatti che lui che è il figlio di una figlia, Dioniso, che si è rivelato agli uomini come un dio, per quanto ci è possibile, abbia gloria maggiore. Dove bisogna che balliamo, dove poggiare il piede e scuotere il capo canuto? Guidami tu, tu vecchio me vecchio, o Tiresia: tu infatti sei saggio. Perché non mi stancherei mai, né di notte né di giorno, di percuotere la terra col tirso: volentieri ci dimentichiamo di essere vecchi.
Tiresia - Tu provi le mie stesse emozioni: anch’io, infatti, mi sento giovane e proverò a ballare.
Cadmo - Dunque saliremo sul m onte con i carri?
Tiresia - No, il dio non avrebbe lo stesso onore.
Cadmo - Allora io vecchio guiderò te vecchio come fossi un bambino?
Tiresia - Il dio ci guiderà là senza fatica.
Cadmo - Saremo gli unici in città a ballare per Bacco?
Tiresia - Sì, infatti siamo i soli ad essere saggi, gli altri sono stolti.
Cadmo - E’ lunga l’attesa, ma prendi la mia mano.
Tiresia - Eccola, prendila ed uniscila alla tua mano.
Cadmo - Io non disprezzo gli dei, perché sono nato mortale.
Tiresia - Noi non sofistichiamo per nulla riguardo gli dei. Nessun ragionamento, nemmeno se si è scoperto qualcosa di intelligente attraverso gli alti ingegni, calunnierà le tradizioni paterne che possediamo antiche come il tempo stesso. Qualcuno dirà che non provo vergogna della mia vecchiaia, poiché sto per mettermi a ballare dopo aver coronato la mia testa. Ma il dio non ha creato una distrazione – se bisogna ballare – se uno è giovane o vecchio, ma vuole ricevere onori comuni da tutti, e non vuole per nulla essere onorato da singoli individui.
Cadmo - Dal momento che tu, Tiresia, non vedi questa luce, io sarò per te profeta. Ecco Penteo, il figlio di Echione, al quale ho ceduto il potere su questa terra, che avanza veloce verso la casa. Come è sconvolto. Che cosa dirà di nuovo?
Penteo - Mi trovavo lontano da questa terra, ma ho sentito i nuovi mali che hanno colpito questa città, le mogli ci hanno abbandonato le case per Baccanali da loro inventati e corrono per i monti folti di selve, onorando con danze questo dio recente, Dioniso, chiunque sia; nel mezzo dei loro tiasi, inoltre, giacciono crateri ricolmi e una in un luogo una in un altro accucciate in un luogo solitario si mettono al servizio degli uomini, e come scusa (dicono) di (essere) Menadi al servizio del rito, ma preferiscono Afrodite a Bacco. I servi custodiscono nelle carceri pubbliche con le mani legate tutte quelle che dunque sono riuscito a catturare. Darò la caccia sui monti a tutte quelle che sono scappate. (Intendo Ino, Agave che mi generò ed Echione ed Antonoe la madre di Atteone). E dopo averle legate in reti di ferro farò smettere questo baccanale osceno in fretta. Dicono inoltre che è giunto un mago straniero, un incantatore, della terra di Lidia, con la chioma ben profumata con i riccioli biondi, rubicondo, con le grazie di Afrodite negli occhi, che notte e giorno ha rapporti intimi con le giovani, prendendo come pretesto i riti gioiosi. Se dunque lo sorprenderò in questa casa, gli farò smettere di battere il tirso e di scuotere le chiome, staccandogli il collo dal resto del corpo. Quello che dice che esiste il dio Dioniso, dice che egli è stato cucito nella coscia di Zeus un tempo, lui che fu bruciato dal lampo della saetta assieme a sua madre, per aver mentito sul suo matrimonio. Queste non sono cose degne di un’infame impiccagione, compiere queste insolenze, chiunque sia quello straniero?
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Euripide


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