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venerdì 30 settembre 2011

Il silenzio di Cleaver


Nell’autunno del 2004, a breve distanza dalla memorabile intervista con il presidente degli Stati Uniti e pochi giorni dopo che il figlio maggiore aveva dato alle stampe un’autobiografia romanzata dall’impietoso titolo Alla sua ombra, il celebre giornalista, presentatore televisivo e documentarista Harlod Cleaver si imbarcò su un volo British Airways da Londra Gatwick a Milano Malpensa, proseguì a bordo delle ferrovie italiane fino a Bruneck, nel Sud Tirolo, e da lì prese un taxi in direzione nord per Luttach, un paese a pochi chilometri dal confine austriaco che si augurava di utilizzare come base per la ricerca di una remota dimora montana dove trascorrere i successivi e forse anche gli ultimi anni della sua vita. Battendo in ritirata di fronte alle responsabilità, nell’interpretazione di Amanda. La madre dei suoi figli. A questo punto della vita, aveva replicato l’illustre e sovrappeso Cleaver a quella che da trent’anni era la sua compagna, le mie responsabilità sono esclusivamente economiche e, spinto da una decisione di appena qualche ora prima, le aveva intestato una considerevole somma di denaro della quale né lei né i loro tre figli viventi avevano alcun bisogno immediato, a eccezione forse di Phillip, il minore, che pur in eterno stato di bisogno non accettava mai niente.
La mattina dopo, salendo sul treno per Gatwick, ancora piuttosto stordito di fronte al passo decisivo che si trovava a compiere, Cleaver spense i due telefoni cellulari. Questo non è uno dei tuoi tanti progetti, si andava ripetendo. Davanti a lui era seduto un ragazzo con un lettore CD in grembo, le labbra che intonavano un canto muto. Non stai, come nel caso di altri lunghi viaggi, progettando di scrivere un libro, né di fare un documentario. Il ragazzo, si accorse, aveva lo sguardo vitreo. Grazie a Dio non mi ha riconosciuto. Il lettore CD ronzava. Non c’è alcun bisogno, si disse risolutamente Cleaver, di analizzare, mettere in ridicolo, criticare o elogiare la cultura, per quello che vale, del Sud Tirolo. Una voce registrata avvertì che le porte stavano per chiudersi. Non c’è alcun bisogno di ricavare uno spettacolo o uno sceneggiato dalla vita in una baita sperduta di montagna. Né di riscriverla alla Thoreau facendone una specie di Walden. Il treno si mise in moto. In un attimo si ritrovarono il Tamigi sotto, poi alle spalle. Quella distesa familiare e scomposta che era la periferia londinese si allontanava a tutta velocità.
Né si tratta nel modo più assoluto di raccomandare qualcosa a qualcuno, stava ancora riflettendo Cleaver un’ora dopo, mentre lo shuttle dell’aeroporto lo conduceva al Terminal Due, e nemmeno di dar conto, al rientro, dell’acquisizione di chissà quale saggezza. Per fortuna riuscì ad acquistare il biglietto per un volo che partiva quasi subito. Non ho bagaglio, dichiarò. Niente. Niente, borbottò alla fine, allacciandosi la cintura di sicurezza intorno al pancione, verrà riportato da questo viaggio per finire nel dibattito nazionale. Maestro indiscusso dell’opinione pubblica per tanti anni, Cleaver stava per lasciarsi tutto alle spalle. Ecco l’idea straordinaria che si è come imposta a Harold Cleaver nel corso degli ultimi giorni di incredibile notorietà pubblica e di profonda crisi privata: devo tapparmi questa boccaccia.
Sul treno che lo conduceva da Milano a Verona, Cleaver divise lo scompartimento con una giovane donna assorta nello studio di quella che sembrava una specie di indagine di mercato. Tra i vari grafici scorse il sottotitolo Bacino di afflusso. Gli occhi della donna scorrevano avanti e indietro sullo stampato, mostrando qualche rara esitazione un attimo prima che lei si fermasse a sottolineare una parola o una frase con uno scatto rapido e predatore del polso. Di tanto in tanto, distrattamente, si sistemava uno scialle bianco che continuava a scivolarle lungo le braccia esili e a volte, sovrappensiero, sorrideva, o si accigliava, e con la mano libera arrotolava lentamente una ciocca di capelli scuri intorno alle dita sapienti. Arrivati a Verona, Cleaver fu contento di non aver cercato di attaccare bottone. Si alzò per uscire dallo scompartimento e solo allora i loro sguardi si incrociarono, accomunati dalla consapevolezza che non si sarebbero mai più rivisti. E’ un ottimo inizio, pensò. Mia madre lamentava di continuo, aveva scritto il figlio maggiore nelle primissime righe di Alla sua ombra, la totale incapacità di mio padre di lasciare in pace qualsivoglia donna, come pure la totale, assoluta e irrimediabile incapacità di declinare qualsivoglia offerta di cibi, bevande o sigarette e anche, ma qui si rasentava il patologico, qualsivoglia occasione di comparire in pubblico a qualsivoglia ora del giorno o della notte. Era la personificazione dell’ambizione, dell’avarizia e dell’avidità − le tre A, come le chiamava lui − al tempo stesso e senza eccezione carnale e carnivoro. Oggi non ho mangiato niente, si rese conto a un tratto Cleaver consultando la tabella delle partenze a Verona Porta Nuova, a parte il pane tostato con il tè, stamattina presto.
Da Verona un altro treno seguì l’Adige puntando a nord lungo la Valpolicella e inoltrandosi fra i cupi monti del Trentino. Poche le case sui pendii. La massa brulla e informe che incombeva ai lati del treno lasciava presagire una massiccia barriera montuosa. Era interessante la reazione scatenata dal libro del figlio, pensò Cleaver, o meglio, dal libro del figlio unito alla famosa intervista che lui aveva fatto al presidente degli Stati Uniti. Era stufo di pensare a quelle cose. Quando, a Rovereto, salì un gruppo di adolescenti con lo zainetto, Cleaver frugò nelle tasche in cerca dei tappi per le orecchie. Non che avesse portato materiale da leggere. Basta con i libri, aveva deciso. Era solo che non voleva sentire, nemmeno in una lingua sconosciuta, la vita che quei ragazzi condividevano, la loro chiassosa identità collettiva. Se devo tapparmi la bocca, pensò, tanto vale turarmi anche le orecchie. Non ci sarebbero più state voci di alcun tipo.
Pressoché solo al binario di Franzensfest, proprio sotto il valico del Brennero, Cleaver fu colpito dalla fragranza dell’aria. Che odore è? Di erba tagliata, sterco di mucca e legna, di neve sciolta che scorre sulla pietra. Rimase lì, turbato, ad ascoltare lo scampanellio insistente che annunciava l’arrivo del suo treno. Alzando lo sguardo vide una cascata capitombolare giù dagli altissimi declivi. Non scriverò lettere, pensò, consapevole che la fine del viaggio era prossima. Non aveva con sé un portatile. Né un taccuino. E nemmeno carta e penna. Non ci sarà alcun bisogno di raccontare né di esprimere qualunque cosa succeda a me, o intorno a me.


Tim Parks

Ho conosciuto il silenzio


Ho conosciuto il silenzio delle stelle e del mare
e il silenzio della città quando si placa
e il silenzio di un uomo e di una vergine
e il silenzio con cui soltanto la musica trova linguaggio
il silenzio dei boschi
prima che sorga il vento di primavera
e il silenzio dei malati quando girano gli occhi per la stanza
e chiedo: Per le cose profonde a che serve il linguaggio?
Un animale dei campi geme uno o due volte
quando la morte coglie i suoi piccoli
noi siamo senza voce di fronte alla realtà
noi non sappiamo parlare.
Un ragazzo curioso domanda a un vecchio soldato
seduto davanti alla drogheria:
Dove hai perduto la gamba?
E il vecchio soldato è colpito di silenzio e poi gli dice:
Me l’ha mangiata un orso
e il ragazzo stupisce
mentre il vecchio soldato muto rivive come un sogno
le vampe dei fucili
il tuono del cannone
le grida dei colpiti a morte
e sé stesso disteso al suolo
i chirurghi dell’ospedale
i ferri
i lunghi giorni di letto
ma se sapesse descrivere ogni cosa
sarebbe un artista
ma se fosse un artista
vi sarebbero più profonde ferite che non saprebbe descrivere.
C’è il silenzio di un grande odio
e il silenzio di un grande amore
e il silenzio di una profonda pace dell’anima
c’è il silenzio degli dei che si capiscono senza linguaggio
c’è il silenzio della sconfitta
e il silenzio di coloro che sono ingiustamente puniti
e il silenzio del morente la cui mano stringe subitamente la vostra
c’è il silenzio che interviene tra il marito e la moglie
c’è il silenzio dei falliti
il vasto silenzio che copre le nazioni disfatte e i condottieri vinti
c’è il silenzio di Lincoln che pensa alla povertà della sua giovinezza
e il silenzio di Napoleone dopo Waterloo
e il silenzio di Giovanna D’Arco
che dice fra le fiamme Gesù benedetto
e c’è il silenzio dei morti.
Se noi che siamo vivi non sappiamo parlare di profonde esperienze
perché vi stupite che i morti non vi parlino della morte?
Il loro silenzio avrà spiegazioni quando li avremo raggiunti.
E. Lee Masters

La mite

Adesso questo ricordo terribile ...
Mi svegliai, credo, di mattina dopo le sette, e la stanza era già completamente rischiarata dalla luce del giorno. Mi svegliai di colpo, con piena coscienza, e aprii gli occhi; lei era ferma al tavolo e nelle mani teneva il revolver. Non si accorse del mio risveglio e di come l'osservavo. E a un tratto vedo: lei cominciò a muoversi verso di me, con il revolver nelle mani. Socchiusi rapidamente gli occhi e finsi di dormire profondamente. Lei si avvicinò fino al letto e si piegò su di me. Sentivo tutto, e se anche intorno regnava un silenzio di tomba, ascoltavo quel silenzio. Qui ebbi un movimento convulso e, improvvisamente, contro la mia volontà aprii gli occhi. Lei mi guardò fissa negli occhi, e il revolver era già lì, alla mia tempia. I nostri occhi si incrociarono, guardandosi per non più di un attimo. Mi dominai e chiusi di nuovo gli occhi, decidendo in quell'istante, con tutta la forza della mia anima, che non mi sarei più mosso e non avrei aperto gli occhi, qualunque cosa mi fosse accaduta. Può accadere anche nella realtà che un uomo profondamente addormentato apra improvvisamente gli occhi, addirittura sollevi la testa e si guardi intorno nella stanza, poi invece, dopo un secondo, lasci ricadere la testa sul cuscino, e si riaddormenti, senza essere conscio di quei movimenti e senza ricordarli in seguito. Quando io, incontrato il suo sguardo e sentito il revolver alla tempia, richiusi a un tratto gli occhi e rimasi immobile come un uomo profondamente addormentato, lei potè naturalmente supporre che io dormissi davvero, che non avessi visto nulla, tanto più che era del tutto inverosimile che uno, dopo aver visto ciò che avevo visto io, potesse richiudere gli occhi in un momento "simile".
Si, inverosimile. Ma lei tuttavia avrebbe potuto anche intuire la verità - anche questo mi era balenato a un tratto nella mente. Oh, che tempesta di pensieri, di sensazioni attraversò il mio cervello in meno di un secondo! Evviva l'elettricità del pensiero umano! In questo caso (ebbi una tale sensazione), se lei avesse intuito la verità e avesse saputo che io non dormivo, l'avrei già schiacciata con la mia disposizione a morire, e la sua mano adesso avrebbe potuto tremare. [...]
Tuttavia la mia coscienza ribolliva in me; i secondi passavano, regnava un silenzio di tomba; lei continuava a stare piegata su di me - e a un tratto fui percorso da una speranza! Aprii rapidamente gli occhi: lei nella stanza non c'era più. Mi alzai da letto: avevo vinto io! - e lei, per l'eternità, era vinta!

Fëdor Michajlovič Dostoevskij

Sposa ancora inviolata del silenzio

Sposa ancora inviolata del silenzio,
figlia del lento tempo e della quiete,
narratrice silvana che più dolce
della rima sai favole narrare;
qual leggenda di foglie incorniciata
abita la tua forma, di immortali
o mortali, o di entrambi, in Tempe o nelle
valli di Arcadia? Quali uomini o iddii
son questi? quali vergini restie?
che folle caccia e lotta per fuggire?
che flauti e tamburelli, che fiera estasi?
J.Keats

lunedì 26 settembre 2011

DoppioSognoInterview: Lo stato dell'arte: Carmine Balducci



Presentati in pochissime parole. Chi sei?
Un inguaribile sognatore, totalmente privo di aspettative. Testardo, curioso e abbastanza incosciente.

Quando hai iniziato a pensare te stesso come attore?
Non l'ho mai pensato. Non credevo di esserne all'altezza. A 19 anni, mi iscrissi, per gioco, ad una scuola di recitazione. Lì, qualcuno mi ha pensato come attore e, alla fine, è riuscito ad illudermi di esserlo.

Come ti sei formato?
Non mi ritengo formato ma ancora da formare e soprattutto da informare. Comunque, Orazio Costa è stato il mio maestro e i 18 anni di palcoscenico hanno fatto il resto.

Hai fatto anche tv e cinema? Cosa metteresti al primo posto come preferenza?
Sì, ho avuto l'opportunità di fare tv e cinema. Al primo posto metto: fare l'attore.



Autori teatrali di riferimento?
Sarò molto scontato: Shakespeare, Pinter, Williams, D'Annunzio, Pirandello, Wilde, Schmitt, Moliere, Ionesco, Feydeau, Gazo, Ibsen, Campanile, Calderon de la Barca...ecc. ecc....insomma un po' tutti quelli con cui ho avuto a che fare. 
Letture oltre il teatro?
Storia dell'Arte ed Architettura. Programmazione Neuro Linguistica, Analisi Transazionale e Psicocibernetica. Romanzi di ogni genere.

Cosa ami oltre il teatro?
Il mio "amore" e il mio canetto. L'Arte, la natura, lo sport, il cibo e il buon vino.


Attori o attrici di riferimento?
O mamma mia! Quanto tempo ho? Io credo che di bravi, da cui attingere, ce ne siano davvero tanti. Vabbè, te ne dico due: Marlon Brando e Robert Downey Jr.


Come vedi la situazione in Italia a proposito di spettacoli dal vivo?
No comment! Il mio fegato si rifiuta di parlare.

Ultimo spettacolo a cui hai partecipato?
Piccoli Crimini Coniugali di E. E. Schmitt

Ultimo film o fiction a cui hai partecipato?
I Cesaroni


Prossimi impegni?
"La Bisbetica Domata" di William Shakespeare...il più grande autore di tutti i tempi!

So che hai aperto una attività in un centro Sportivo...me ne parli?
Il mio più grande difetto è che non riesco a stare fermo e siccome, ormai, vige il detto che con "la cultura non si mangia" (mi è concessa una parolaccia?), ho voluto investire su un settore che comunque mi gratifica ed almeno mi da da mangiare....almeno me lo auguro!!


Quali consideri essere i tuoi punti di forza?
Tenacia, positività, dinamicità, ironia, onestà e, almeno per ora (me tocco!), buona salute!

Cosa ti senti di dover migliorare o in cosa ti piacerebbe cimentarti?
Io credo che si possa sempre migliorare, in tutto. Ed è proprio per questo che la situazione attuale non è poi così malaccio. In cosa mi piacerebbe cimentarmi? Nella sfida più elettrizzante e difficile che la vita ti possa offrire: l'essere padre. 


Domande “scomode”…
Sei mai sceso a compromessi o lo faresti?
Intendi compromessi sessuali, immagino. Beh, ultimamente, pare sia una pratica molto in voga. Per quanto mi riguarda, non mi piace fare il "bunga bunga" solo perché uno ha potere. Non ne ho il coraggio. Ammiro quelli che ci riescono.


Qualcuno ti è passato davanti perché è sceso a compromessi?
Probabilmente sì ma non potrei provarlo, perciò non me ne preoccupo.


Cosa pensi delle agenzie di spettacolo?
Inutili. Tutelano e promuovono solo quelli che lavorerebbero anche senza di loro, ignorando quasi totalmente i giovani talenti. Io, quando ero giovane, ne ho cambiate tante ma i lavori me li sono sempre trovati da solo.


Un provino che non avresti voluto fare?
Quelli dove ti chiedono: "mi racconti una barzelletta"? E, ti assicuro, che ce ne sono stati.


Un spettacolo o un filmato  che non avresti voluto fare?
Non li ho, semplicemente perché ho fatto sempre e solo quello che volevo fare.


Cosa ti pesa di più nel mondo dello spettacolo  o non ti va giù nel suo ambiente?
Le medesime cose che mi pesano nella vita, di cui il mondo dello spettacolo ne è autorevole specchio: l'arroganza, la superficialità e la cialtroneria.


Chi o cosa non sopporti?
Chi: me stesso, quando me lo merito. Cosa: vedi sopra.


In letteratura e in arte molti cercano il proprio stile. Tu ne hai uno? Lo cerchi? O non ti poni il problema?
Non lo so e non lo cerco. Altrimenti che stile sarebbe. ll problema, magari, è dei pochi a cui interessa parlare di me.


Qualcosa di scaramantico che fai o dici prima di entrare in scena o di girare?
Non te lo dico altrimenti perderebbe il suo effetto. Ti posso dire però quello che, ogni volta, mi costringono a dire e cioè: MERDA!


Cosa consigli a un giovane che voglia intraprendere questa strada?
Di aspettare la prossima vita.


Una frase per te significativa di un autore con cui finiresti quest’intervista…o una musica a cui ti piacerebbe essere associato?
"A volte è meglio tacere e sembrare stupidi che aprir bocca e togliere ogni dubbio!" Oscar Wilde. 
"Imagine" di John Lennon.

giovedì 22 settembre 2011

MAIA


LIBRO PRIMO


Laus vitae
I.
O Vita, o Vita,
dono terribile del dio,
come una spada fedele,
come una ruggente face,
come la gorgóna,
come la centàurea veste;
o Vita, o Vita,
dono d'oblìo,
offerta agreste,
come un'acqua chiara,
come una corona,
come un fiale, come il miele
che la bocca separa
dalla cera tenace;
o Vita, o Vita,
dono dell'Immortale
alla mia sete crudele,
alla mia fame vorace,
alla mia sete e alla mia fame
d'un giorno, non dirò io
tutta la tua bellezza?
Chi t'amò su la terra
con questo furore?
Chi ti attese in ogni
attimo con ansie mai paghe?
Chi riconobbe le tue ore
sorelle de' suoi sogni?
Chi più larghe piaghe
s'ebbe nella tua guerra?
E chi ferì con daghe
di più sottili tempre?
Chi di te gioì sempre
come s'ei fosse
per dipartirsi?
Ah, tutti i suoi tirsi
il mio desiderio scosse
verso di te, o Vita
dai mille e mille vólti,
a ogni tua apparita,
come un Tìaso di rosse
Tìadi in boschi folti,
tutti i suoi tirsi!
Nessuna cosa
mi fu aliena;
nessuna mi sarà
mai, mentre comprendo, mondo
Laudata sii, Diversità
delle creature, sirena
del mondo! Talor non elessi
perché parvemi che eleggendo
io t'escludessi,
o Diversità, meraviglia
sempiterna, e che la rosa
bianca e la vermiglia
fosser dovute entrambe
alla mia brama,
e tutte le pasture
co' lor sapori,
tutte le cose pure e impure
ai miei amori;
però ch'io son colui che t'ama,
o Diversità, sirena
del mondo, io son colui che t'ama.
Vigile a ogni soffio,
intenta a ogni baleno,
sempre in ascolto,
sempre in attesa,
pronta a ghermire,
pronta a donare,
pregna di veleno
o di balsamo, tòrta
nelle sue spire
possenti o tesa
come un arco, dietro la porta
angusta o sul limitare
dell'immensa foresta,
ovunque, giorno e notte,
al sereno e alla tempesta,
in ogni luogo, in ogni evento,
la mia anima visse
come diecimila!
È curva la Mira che fila,
poi che d'oro e di ferro pesa
lo stame come quel d'Ulisse.
Tutto fu ambìto
e tutto fu tentato.
Ah perché non è infinito
come il desiderio, il potere
umano? Ogni gesto
armonioso e rude
mi fu d'esempio;
ogni arte mi piacque,
mi sedusse ogni dottrina,
m'attrasse ogni lavoro.
Invidiai l'uomo
che erige un tempio
e l'uomo che aggioga un toro,
e colui che trae dall'antica
forza dell'acque
le forze novelle,
e colui che distingue
i corsi delle stelle,
e colui che nei muti
segni ode sonar le lingue
dei regni perduti.
Tutto fu ambìto
e tutto fu tentato.
Quel che non fu fatto
io lo sognai;
e tanto era l'ardore
che il sogno eguagliò l'atto.
Laudato sii, potere
del sogno ond'io m'incorono
imperialmente
sopra le mie sorti
e ascendo il trono
della mia speranza,
io che nacqui in una stanza
di porpora e per nutrice
ebbi una grande e taciturna
donna discesa da una rupe
roggia! Laudato sii intanto,
o tu che apri il mio petto
troppo angusto pel respiro
della mia anima! E avrai
da me un altro canto.

Gabriele D'Annunzio

venerdì 9 settembre 2011

DoppioSognoInterview: Lo stato dell'arte. Laura Pasetti


Presentati in pochissime parole. Chi sei?

Sono un capocomico mio malgrado. E' la maledizione (o la benedizione) di essere stata amata da un maestro.

Ufficialmente sono attrice e insegnante di teatro.

Quando hai iniziato a pensare te stessa come attrice?

Non penso mai a me come un'attrice e non l'ho mai pensato... forse è questo il problema.

Come ti sei formata?
 
3 anni di scuola con Strehler poi subito catapultata nei suoi spettacoli. Ma la crescita vera e propria è avvenuta dopo la sua morte: la Russia dove ho incontrato Vassiliev, è stata determinante.

Ti consideri più attrice, autrice, regista o insegnante? Cosa metti al primo posto?
 
Vorrei essere un pedagogo.

Autori teatrali di riferimento?
 
Shakespeare e Beckett

Letture oltre il teatro?
 
Romanzi con azione e un pò di intrigo. Ken Follett in testa.

Cosa ami oltre il teatro?
 
La natura e la mia seconda terra: La Scozia

Attori
o attrici di riferimento?

 
Valeria Moriconi tra le attrici italiane. Kathleen Hunter tra le attrici inglesi.
 
Come vedi la situazione in Italia a proposito di spettacoli dal vivo?
 
C'è fame di profondità e l'incontro tra esseri umani in situazioni pericolose alimenta la ricerca di profondità. Il teatro può essere una situazione pericolosa.
 
Ultimo spettacolo a cui hai partecipato?
 
Come project manager ho seguito la tournèe nel nord della Scozia dello spettacolo da me scritto e diretto: Get Me Out of Here! I'm a Shakespearean Character...

Prossimi impegni?
 
Le prove della mia nuova produzione GANG. Uno spettacolo sulle gang giovanili e l'organizzazione di nuovi laboratori per attori professionisti.

Quali consideri essere i tuoi punti di forza?
 
Il coraggio e la determinazione. 
 
Cosa ti senti di dover migliorare o in cosa ti piacerebbe cimentarti?
 
Voglio imparare la pazienza... e ad annientare l'ansia che ultimamente mi viene per tutto. Vorrei diventare un'esperta di Chi Qong.

Domande “scomode”…
Sei mai scesa a compromessi o lo faresti?

 
Per citare Brecht: "Infelice la terra che ha ancora bisogno di eroi"...  Il compromesso ce l'ho davanti ogni giorno.

Qualcuno ti è passato davanti perché è sceso a compromessi?
 
Sicuramente, ma preferisco non saperlo.

Cosa pensi delle agenzie di spettacolo?
 
Servono per discutere di soldi con le produzioni. Per il resto, se vuoi lavorare, devi darti da fare tu.

Un provino che non avresti voluto fare?

Una lesbica che va alla banca del seme perchè vuole avere un figlio con la sua compagna. Fu un provino ridicolo con un testo ancora più ridicolo.

Uno spettacolo che non avresti voluto fare?
 
Nessuno. Credo che un personaggio arrivi sempre quando è il momento giusto e che abbia qualcosa da insegnarti se hai l'umiltà di ascoltare.

Faresti il finto ospite o il finto concorrente in una trasmissione televisiva?
 
Oh Signore, non ci indurre in tentazione ma liberaci da male.

Cosa ti pesa di più nel teatro o non ti va giù nel suo ambiente?
 
La malattia di voler piacere. Allontana dalla verità e fa diventare cattivi attori.

Chi o cosa non sopporti?
 
Gli attori malati.
 
In letteratura e in arte molti cercano il proprio stile. Tu ne hai uno? Lo cerchi? O non ti poni il problema?
 
Cerco la coerenza. Ma non so se è uno stile.

Qualcosa di scaramantico che fai o dici prima di entrare in scena?
 
Faccio il segno della croce e chiedo l'aiuto dell'Arcangelo del teatro.

Cosa consigli a un giovane che voglia intraprendere questa strada?
 
Verifica di non essere malato prima di inziare. (la malattia di cui parlavo prima)

Una frase per te significativa di un autore con cui finiresti quest’intervista…o una musica a cui ti piacerebbe essere associata?
 
"Accenderemo quest'oggi tale candela, per grazia di Dio,  in Inghilterra, quale confido nessuno potrà spegnere mai" da Fahrenheit 451- Ray Bradbury
 

martedì 6 settembre 2011

DoppioSognoInterview: Lo stato dell'arte. Andrea Tibaldi


Tre parole bastano? Andrea Tibaldi attore.

Quando hai iniziato a pensare te stesso come attore?
Da piccolo sognavo di fare il pianista, mai avrei immaginato di arrivare a fare questo mestiere. Il tutto iniziò quasi per gioco e per curiosità, in adoloscenza, quando inizia a frequentare un laboratorio serale. Fu un gioco meraviglioso... così meraviglioso che, tuttora, continuo a giocare.

Come ti sei formato?
Ho fatto un percorso un po’ atipico, frequentando diverse scuole e laboratori. Ho avuto la fortuna di incontrare tante persone che mi hanno formato, soprattutto con la loro umanità e che hanno creduto in me. Devo loro tanto.

Hai mai fatto regie?
E’ un sogno nel cassetto e ho quasi un timore reverenziale nell’approcciarmi. Sto accumulando esperienza per poter essere un po’ più sicuro. Credo che non basti avere una buona immaginazione per fare regia. Il lavoro più arduo è riuscire a comunicare con gli attori e dare loro gli strumenti necessari per portarli dove vuole il regista. E soprattutto capire i meccanismi del pubblico.

Autori teatrali di riferimento?
Un amore per Cechov, Beckett, Miller e Genet.

Letture oltre il teatro?
Romanzi a molta saggistica. Mi interessa la psicologia e l’antropologia. Ora sto leggendo un libro molto interessante di Howard Gardner, Formae mentis, che esplora le varie forme di intelligenza umana… illuminante.

Cosa ami oltre il teatro?
La buona cucina e quando posso ci dedico molto tempo. Amo cucinare per gli amici e condividere con loro le mie pietanze. E’ un modo per dire loro che gli voglio bene. E poi a tavola diventiamo tutti più buoni, si addolciscono gli animi… Ecco perché esistono le cene di lavoro! Vedi, l’ho capito ora! Anche il cinema occupa un posto rilevante tra i miei interessi.

Attori o attrici di riferimento?
Ce ne sono tanti ma non sono riferimenti. Rimango incantato dal loro talento, è diverso. Giancarlo Giannini e Gian Maria Volonté sono esempi di talento mozzafiato.
La lista delle attrici però è molto più lunga.

Come vedi la situazione in Italia a proposito di spettacoli dal vivo?
Pessima. I grandi circuiti sono in mano a delle vere e proprie lobby, non ci sono soldi e i pochi rimasti sono gestiti male. Dobbiamo ringraziare qualche ente privato che investe ancora in cultura. Forse siamo un po’ tutti responsabili se siamo arrivati ad una situazione simile. Le cause ricadono su tutte le parti. Viviamo anche un secondo medioevo culturale e la rabbia sale di temperatura. Ciò è bene, secondo me, perché forse sarà l’inizio di un cambiamento radicale, di rinascita. Dobbiamo avere pazienza e stringere i denti. Io ho già prenotato diversi appuntamenti dal dentista a forza di stringere!

Ultimo spettacolo a cui hai partecipato?
Un divertentissimo Romeo e Giulietta in commedia dell’arte, con la compagnia dei Commedianti Bugiardi di Milano.

Prossimi impegni?
Quartetto di H. Muller, con la bravissima Federica Bognetti. E’ una produzione del Teatro d’Emergenza di Lugano con la regia di Luca Spadaro e Massimiliano Zampetti. Saremo allo Studio Foce di Lugano il 4 e 5 novembre inoltre parteciperemo dal 26 al 29 ottobre alla rassegna organizzata da PianoInBilico presso lo spazio Pergolesi di Milano. Ovviamente è un invito a venire!

Quali consideri essere i tuoi punti di forza?
Essere sempre in disequilibrio. Non mi fa mai smettere di cercare.

Cosa ti senti di dover migliorare e in cosa ti piacerebbe cimentarti?
Mi sto prendendo cura della mia parte spirituale, importante e fondamentale per la mia vita artistica. In cosa vorrei cimentarmi? In una regia, lo ribadisco. Si concretizzerà nel prossimo anno.

Domande “scomode”…

Sei mai sceso a compromessi o lo faresti?
Tutti viviamo di compromessi, piccoli o grandi che siano, non illudiamoci. Fanno parte della natura dei rapporti umani. L’importante è che non nuociano agli altri e a se stessi. Compromessi nocivi per me e per gli altri non mi sono mai capitati.
Quello che ho fatto l’ho raggiunto esclusivamente con le mie risorse.

Qualcuno ti è passato davanti perché è sceso a compromessi?
Non credo, ma se così fosse spero gli abbia giovato.

Cosa pensi delle agenzie di spettacolo?
Perché esistono in Italia? All’estero le agenzie sono validi strumenti di lavoro ma in Italia sono un po’ delle macchine spremi-attori e molte sono delle truffe, soprattutto quelle che ti chiedono soldi. E poi non abbiamo in Italia, a parte il cinema, uno showbusiness così significativo.

Un spettacolo che non avresti voluto fare?
Uno c’è stato, purtroppo, e a causa delle condizioni poco professionali con cui è stato portato avanti avrei dovuto rifiutare. Per deontologia professionale sono andato fino alla fine. Non si trattano male gli spettacoli, altrimenti ci trasformiamo in cialtroni, in guitti.

Faresti il finto ospite o il finto concorrente in una trasmissione televisiva?
La tv? Com’è obsoleta! Non posseggo l’apparecchio televisivo da anni!

Cosa ti pesa di più nel teatro o non ti va giù nel suo ambiente?
Quando le scenografie diventano più importanti degli attori!

Chi o cosa non sopporti?
Gli arroganti e l’arroganza.

In letteratura e in arte molti cercano il proprio stile. Tu ne hai uno? Lo cerchi? O non ti poni il problema?
Stile libero, rana o delfino? No, non mi piace la parole stile. Userei la parola personalità e ogni attore ha la sua. Io ho la mia. Perché altrimenti scegliere un attore piuttosto che un altro? Sicuramente rafforzare la propria personalità è importante perché ti contraddistingue dagli altri anche se a volte è faticoso riconoscere ciò che si è. Ma fa parte del percorso.

Qualcosa di scaramantico che fai o dici prima di entrare in scena?
Immobile ascolto il pubblico in quinta

Cosa consigli a un giovane che voglia intraprendere questa strada?
Di far crescere la propria personalità artistica con umiltà e perseveranza. Ci vuole coraggio in tempi come questi, ma se è la strada giusta e vi rende felici, seguitela. Anche a costo di perdersi. E poi tanta pazienza. Indispensabile.

Una frase per te significativa di un autore con cui finiresti quest’intervista…o una musica a cui ti piacerebbe essere associato?
“Solo grazie al potere seduttivo dell’immaginazione o del sogno artistico, è possibile far nascere slanci vitali e artistici dai più profondi recessi dell’animo umano. L’attore deve saper sognare su ogni tema possibile” K. Stanislavskij



la foto in copertina è di © Michela Veicsteinas 2005

domenica 4 settembre 2011

DoppioSognoInterview: Lo stato dell'arte. Monica Bonomi


  • Presentati in pochissime parole. Chi sei?
    Sono monica daria bonomi, vivo con un cane che si chiama ghea, soffro di malinconia, adoro la montagna, anche il mare ma non il sole, e adoro l'odore del legno e del fieno. Mi piace stare con gli amici,fatico nella solitudine ma ci convivo .

    Quando hai iniziato a pensare te stessa come attrice?
    Sembra una bugia ma io l'attrice la volevo fare da bambina, per colpa di mia nonna che mi faceva recitare e che mi mostrava la magia del buio con le ombre cinesi.

    Come ti sei formata?
    Ho lavorato con compagnie che facevano spettacoli per bambini dopo un paio d'anni sono entrata alla Paolo Grassi. Finita la Grassi ho fatto cabaret e poi ho iniziato a insegnare recitazione. All'inizio l'edea di insegnare mi sembrava un ripiego, invece man mano che sono andata avanti ho capito che mi piaceva moltissimo e mi piace molto. Però per essere un bravo insegnante un attore deve lavorare, deve continuare a recitare.Così ho fatto diversi spettacoli negli anni. Come attrice, regista e anche autrice. Ma il difficile è venderli, non pensarli.

    Autori teatrali di riferimento?
    IL mio autore di riferimento è senza dubbio Samuel Beckett. Credo che Giorni felici sia il testo che più rappresenta il mondo a cui aspiro artisticamente.

    Letture oltre il teatro?
    Mi piace molto Charlie Brown , i romanzi americani di John Fante, Paul Auster, Carver, e la Via del tabacco di Caldwell ,ma tra miei libri preferiti : La vita davanti a sé di Romain Gary e Persuasione di Jane Austin. Mi piacciono le poesie, il mio poeta di riferimento è Gozzano ma anche Pablo Neruda e Italo Calvino che è un poeta della prosa.

    Cosa ami oltre il teatro?
    MI piace il cinema, mi piace scrivere, mi piace anche lavorare in casa costruendo qualcosa che le abbellisca, mi piace molto spostare mobili per esempio.

    Attori o attrici di riferimento?
    Giorgio Gaber, Melato, Al Pacino, Carlo Cecchi, Anna Bonaiuto, Marina Confalone, Meryl Streep, Marylin Monroe.

    Come vedi la situazione in Italia a proposito di spettacoli dal vivo?
    Io la situazione italiana l'ho sempre vista male, nel senso che non l'ho mai vista. Io non sono un'attrice che ha mai potuto godere del teatro iltaliano, mi sono sempre arrangiata con i mezzi di fortuna che avevo, aiutata da tutte le persone che seguono le cose che faccio. Diciamo che da molti anni, il teatro è in mano a pochi. Bisogna sicuramente creare gruppi forti, e ce ne sono tanti, molto validi e coraggiosi,questo si, ma la fatica è veramente immensa perché i riconoscimenti anche economici sono veramente esili.

    Ultimo spettacolo a cui hai partecipato?
    Ho fatto l'aiuto regista in un Otello Al Licinium di Erba, regia di Gianlorenzo Brambilla. Sto cercando di fare conosce tre lavori a cui tengo molto: Un monologo di Kafka, La via di una scimmia regia di Gaetano Sansone
    T'amerò per l'eternità e Un giorno con me e Andrea Parazzoli al pianoforte, spettacolo che ad agosto ha vinto il Teglio teatro festival valtellina , e l'ultimo spettacolo è con Stefano Pirovano che abbiamo finito ora di provare e speriamo di vendere il Caso di Alessandro e Marioa di Giorgio Gaber e Sandro Luporini.

    Prossimi impegni?
    Devo mettere in scena una performance per un evento previsto per Natale. Per il resto in ballo ho anche la mia scuola di teatro, Sagome Teatro e un paio di progetti che per ora tengo per me, per scaramanzia.

    Quando affronti un personaggio quali sono le prime cose che fai?
    Lo leggo, lo immagino, invento pezzi di vita che non sono scritti, poi studio la memoria, continuo a ripetere le parole del copione con grande velocità finché le battute diventano mie. A quel punto smetto di pensare e inizia la seconda parte completamente slegata da ogni mia volontà.

    Quali consideri essere i tuoi punti di forza?
    I miei punti di forza sono legati al doppio, ovvero alla volontà di essere comica e drammatica al tempo stesso. Questo mi interessa. Che rientra anche nel mio stile.

    Cosa ti senti di dover migliorare o in cosa ti piacerebbe cimentarti?
    Devo migliorare molto sul mio carattere, sulle mie difese, se migliori dentro di te, migliori anche nell'interpretazione del personaggio. Recitare è vita, se capisci delle cose della tua vita reciti meglio , altrimenti fai sempre lo stesso personaggio. Ecco io quello non vorrei che accadesse. Vorrei sempre imparare, migliorarmi. MI piacerebbe fare Amleto. Fare proprio la parte di Amleto e mi piacerebbe moltissimo fare un film con Woody Allen, è tutta la vita che ci spero...ma non riesco a trovare la sua mail per mandargli il curriculum e le foto...

    Domande scomode.
    Sei mai scesa a compromessi o lo faresti?

    Non ricordo di avere fatto compromessi gravicon me stessa per questo lavoro. Ho fatto cose che non mi sono piaciute, ma non tante, comunque non ho mai fatto nulla di cui mi sia vergognata, in teatro mai. Devo dire che ho sempre avuto la fortuna di fare cose di qualità.
    Una cosa avrei preferito non farla,ecco, ma non si tratta di uno spettacolo teatrale.

    Qualcuno ti è passato davanti perché è sceso a compromessi?
    Si molti mi sono passati davanti, ma non so se siano scesi a compromessi.
    Fa parte del lavoro. Questo è un mestiere in cui siamo troppi per pochi posti. Purtroppo ogni tanto capita. Ecco, c'è da dire che io non sono brava caratterialmente a reggere certe dinamiche, spesso mi sono tirata fuori dai giochi. Lo ammetto

    Cosa pensi delle agenzie di spettacolo?
    Le agenzie tirano acqua al loro mulino, cosa devono fare? Penso che dovrebbero prendere in considerazione i miei spettacoli.
    Un provino che non avresti voluto fare?
    Non mi pento , ma ricordo di avere fatto un provino con un regista abbastanza famoso teatrale. E' stato maleducato. Il provino l'ho interrotto io e sono uscita.

    Un spettacolo che non avresti voluto fare?
    Mi sono pentita di avere coinvolto alcune persone all'interno di un mio progetto registico. Lì ho sbagliato io, dovevo interrompere il lavoro. Invece ho cercato di comprendere, senza capire nulla. E' stato un incubo. Sempre meglio non lavorare con gli idioti .

    Faresti la finta ospite o la finta concorrente in una trasmissione televisiva?
    Non so se farei o meno la finta ospite o la finta concorrente, dipende dalla trasmissione...dipende. In generale direi di no. per quelle che vedo ora, intendo.

    Cosa ti pesa di più nel teatro o non ti va giù nel suo ambiente?Chi o cosa non sopporti?
    La cosa spiacevole, quella che non mi piace di questo mestiere, è che spesso compromette i rapporti umani. Gli sgambetti peggiori li ho ricevuto da alcune persone di cui mi fidavo e che amavo.
    Non mi piace il narcisismo, la sete di emergere, il bisogno degli altri per sentirsi bravi.
    Non puoi farne a meno forse, ma non mi piace e non sopporto più la finzione, la falsità, i sorrisi di facciata.
    Non mi piace l'ipercriticismo degli addetti ai lavori che vanno a vedere uno spettacolo e dicono solo le cose storte e hanno paura di ammettere che uno è bravo. La bravura di uno non toglie spazio a un altro. Questo invece sento che è un po' il retaggio italiano.
    E' difficile, bisogna trovare un forte equilibrio dentro. Io non sempre ci riesco. Così mi isolo a volte, anzi spesso.Anche se in pochi se ne accorgono.

    In letteratura e in arte molti cercano il proprio stile. Tu ne hai uno? Lo cerchi? O non ti poni il problema?
    Sì io cerco uno stile, ho uno stile, credo, tutti ce l'hanno. Tutti gli attori che conosco ce l'hanno un loro stile, una loro cifra. Se non ce l'hai è come se non sapessi fare la tua firma.

    Qualcosa di scaramantico che fai o dici prima di entrare in scena?
    Prima di entrare in scena di solito canto, sento la musica con l'ipod, oppure salto, di solito faccio dei salti.

    Cosa consigli a un giovane che voglia intraprendere questa strada?
    A un giovane consiglio di crearsi una strada parallela, autonoma, di inventarsi un monologo, di scrivere, di crearsi qualcosa di proprio da far girare quando non ha lavoro. Ma soprattutto consiglio di non essere timido, di imparare a conoscere e tessere valide relazioni di lavoro, senza perdere di vista se stesso.

    Una frase per te significativa di un autore con cui finiresti quest’intervista?
    Qualcuno mi sta ancora guardando? ( Pausa)Sta ancora preoccupandosi di me?( Pausa)E' questo che trovo meraviglioso( Pausa)Occhi sui miei occhi.
    (Giorni Felici di Samuel Beckett)

DoppioSognoInterview: Lo stato dell'arte. David Berliocchi





Presentati in pochissime parole. Chi sei?
David Berliocchi, nato a Milano il 27 ottobre 1979, attore, performer, regista, cantante-interprete, drammaturgo, scrittore e poeta, docente di teatro.
Quando hai iniziato a pensare te stesso come attore?
Sicuramente già dall’età di 16 anni, alla Scuola di Teatro “Ottobre” di Valeria Ciangottini, il fuoco sacro dell’amore per la recitazione ha cominciato a fertilizzare la mia anima ed il mio corpo con i suoi semi ed è nato qualche meraviglioso fiore. Ma la vera consapevolezza e certezza di volere essere attore professionista è giunta con gli anni ed, in particolare, dal 2004, grazie alla Scuola del Teatro Stabile dell’Umbria, diretta da Roberto Ruggieri e, da qui in poi, ogni argine- resistenza è stato distrutto ed abbattuto dalla forza vitale dell’arte attoriale che mi ha travolto nei muscoli, nei nervi, nella pelle diventando l’amore della mia vita, l’amante, l’indispensabile, l’eterno.
Come ti sei formato?
Diploma di Attore presso il Laboratorio Teatrale Permanente dell’Associazione Culturale Ottobre di Valeria Ciangottini.
Diploma Professionale di Attore presso la scuola del Teatro Stabile dell'Umbria.
Diploma Specialistico Professionale di Performer presso la scuola del Teatro Stabile dell'Umbria.
Master Class presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico di Roma.
Ho avuto la fortuna e l’onore di essere allievo e di collaborare con attori e registi di fama nazionale ed internazionale quali Mario Ferrero, Ascanio Celestini, Roberto Ruggieri, Antonio Latella, Francis Pardeilhan, Ludwik Flaszen, Danilo Nigrelli, Nicolaj Karpov, Hal Yamanouchi, Ferruccio Marotti, Gian Claudio Mantovani, Rosario Tedesco, Alessandra Carmignani, Lydia Biondi, Sergej Lissov, Enzo Aronica, Valeria Ciangottini, Marcantonio Lucidi, Simona Caucia, Giovanni Pampiglione, Anna Maria Giromella, Sergio Ragni, Francesco Antonioni, Michelangelo Zurletti, Gré Koerse, Andrea Stanisci, Lucio Gabriele Dolcini, Boris Nikich,…
Stages, laboratori, master class, corsi di specializzazione con insegnanti di maggior rilievo delle varie discipline del mondo del teatro e dell’arte.
Sulla scorta delle nominations effettuate dai critici di settore e dagli addetti ai lavori sono stato candidato al premio nazionale ed internazionale Golden Graal 2009-2010 come Migliore Attore Drammatico dell’anno, sezione Teatro, per l’interpretazione di Tinker in Purificati, di Sarah Kane, regia di Antonio Latella . Sicuramente la più alta gratificazione ed il più importante riconoscimento dopo una sana carriera artistica.
Autori teatrali di riferimento?
Sarah Kane sopra tutti; Edward Bond; Copi (Raúl Damonte Botana) e, senza falsa modestia, me stesso.
Letture oltre il teatro?
Alda Merini, Sylvia Plath, Virginia Woolf, Charles Bukowski.Amo follemente leggere, non potrei coricarmi senza aver letto una poesia o qualche pagina di un libro: è un’esigenza irrinunciabile, sono un accanito lettore. E, come diceva la Woolf: “Talvolta penso che il Paradiso sia leggere continuamente, senza fine”.
Cosa ami oltre il teatro?
Passeggiare, quando tutti dormono, di notte, con gli occhi lanciati verso le stelle e l’aria pura della campagna nei polmoni; è pace, è gioia, è azzerarsi e rinascere ogni volta a nuova vita.
Interessi più terreni e concreti: “Diabolik”, il fumetto; sono un accanito collezionista sin da bambino; cinema (film tv, home video), di qualsiasi genere, eccezion fatta per la fantascienza e per la quasi totalità della cinematografia italiana che non amo per niente e mi annoia (salvando i grandi capolavori ovviamente). La lettura. La cucina italiana e le cene in agriturismi e ristoranti. L’ordine e la pulizia, sono perfezionista sia nella vita privata che, specialmente, nel lavoro, a teatro. La dialettica. Gli Unicorni, che trovo potenti, liberi e puri, come me.
Attori o attrici di riferimento?
In tutta sincerità non ho mai avuto riferimenti, modelli, in questo senso. Trovo straordinari comunque il talento, la classe, l’espressività e l’inquietudine di Bette Davis e Joan Crawford. Spesso sono stato associato da spettatori e conoscenti, ad attori quali Jack Nicholson e Marlon Brando per l’espressività e la mia forza in scena che spesso inquietano e “spaventano”. Ringrazio per il prestigioso paragone e mi inchino al cospetto del talento di questi mostri sacri del cinema internazionale.
Come vedi la situazione in Italia a proposito di spettacoli dal vivo?
Da una parte, vedo lo sbocciare a perdita d’occhio di “abusivi” del teatro che avrebbero sicuramente migliore collocazione in altri ambiti lavorativi, presunti attori e compagnie che si nascondono dietro il termine “teatro sperimentale” per colmare lacune tecniche e sopperire ad un talento che manca. Dall’altra, i cosiddetti “manieristi accademici senza anima” sclerotizzati in forme e formule oramai desuete, noiose, non riconoscibili, che fanno tournée grazie ad un nome che un tempo brillava e che ora è solo garanzia di buoni incassi per i teatri stabili. Io dico sempre che “il Teatro è di tutti, ma non è per tutti”. Infine, per fortuna, ci sono gli Attori, con la maiuscola, che mettono un ottimo bagaglio tecnico ed un’eccellente preparazione attoriale e professionale al servizio di un’emotività, di una verità espressiva così intense, credibili e visionarie, da lasciare sgomenti. Sono questi gli Artisti che salvo. La cui performance, senza sfoghi e gratuità ovviamente, viene dal profondo, dalle viscere, dai nervi, dal sangue, dal dolore. Il Talento non si inventa, il Genio nemmeno. O ci sono o non ci sono. Credo che molti attori mentano allo spettatore. Io NON rientro in quest’ultima categoria.
Ultimo spettacolo a cui hai assistito?
Proprio per i motivi sopra elencati non sono un grande “fruitore” di spettacoli nella veste di spettatore . Mi annoio facilmente, comincio a scalciare e mi sento in trappola nella mia poltroncina in platea o palchetto. Sono un animale da palcoscenico e stare dall’altra parte proprio non mi piace.
Prossimi impegni?
La mia Scuola di Teatro e di Canto Moderno – Associazione Culturale “Visionaria”, fondata nel giugno 2011, assieme al mio carissimo amico d’infanzia e collega Nicola Cesarotti, con il quale c’è una fortissima e proficua collaborazione artistica che ha dato alla luce già cinque produzioni, due delle quali interamente inedite. Io sarò docente di teatro e Nicola di canto moderno. Ovviamente Nicola preparerà in tecnica vocale i miei allievi durante l’anno accademico ed io aiuterò i suoi a trovare una migliore presenza scenica ed essere più affascinanti ed interessanti. Gli artisti del futuro verranno formati a 360°.
La Scuola apre ufficialmente i suoi corsi presso due sedi:
-          il 3 Ottobre 2011 a Città di Castello (Perugia) presso i meravigliosi, prestigiosi ed antichi locali della rinomata, consolidata e storica "Scuola di Danza Classica e Moderna Carmignani", in pieno centro storico. La scuola è dotata, oltre che di due splendide sale (per i corsi di teatro, di canto moderno e di danza classica e moderna), anche di numerosi spogliatoi, di docce e bagni per gli allievi e loro necessità e di un ufficio di segreteria.
-          il 4 Ottobre 2011 a Perugia presso la suggestiva Sala Cutu in Corso Cavour, piazza Giordano Bruno, in centro storico.
Il 1 Ottobre 2011, presso “Il Torrione” di via Gramsci in centro storico a Città di Castello ci sarà la festa di inaugurazione (con performance di teatro, danza e canto dal vivo) dei corsi, aperta a tutta la comunità.
Il 6 Settembre 2011, ore 21 circa, all’interno della rassegna estiva “Estate 2011 in Città di Castello”, in piazza Gioberti (ingresso libero), andrà nuovamente in scena “My funny Valentine” regia di Nicola Cesarotti, con la mia partecipazione straordinaria nelle vesti di attore e cantante interprete. Una produzione “Visionaria” – Associazione Culturale di David Berliocchi e Nicola Cesarotti, in collaborazione con “Associazione Danza Classica e Moderna di Alessandra Carmignani”. Scuola Comunale di Musica G. Puccini di Città di Castello (Perugia), con il patrocinio del Comune di Castello (Perugia).
Presentazione: “Una Notte, strappata al tempo, canta, ora bisbigliando ora a squarciagola, le emozioni di due Anime dal sapore antico che si rincorrono e si attendono in una dimensione a tratti onirica e rarefatta. Le Stelle si spogliano della propria luce fino a consumarsi, la Luna spia furtiva e complice, la brezza leggera porta con sé l'odore ed il sapore di vecchi ricordi, il Mare fa dono della sua secolare saggezza. Tutto l'Universo, sincronizzandosi perfettamente col battito di due Cuori lontani, sembra riorganizzarsi al fine di farli incontrare di nuovo... perché, per quanto sia difficile e richieda tempo, ritrovarsi è sempre possibile”.
Il 24 Settembre, invece, presso il “Teatro degli Accademici Illuminati” di Città di Castello (Perugia) andrà in scena “Toccati dal fuoco”, regia di Nicola Cesarotti, aiuto regia ed adattamento testi di David Berliocchi, un’altra produzione “Visionaria” – Associazione Culturale di David Berliocchi e Nicola Cesarotti, in collaborazione con “Associazione Danza Classica e Moderna di Alessandra Carmignani” e con il patrocinio del comune di Città di Castello (Perugia). Entrambi saremo in scena nella doppia veste di attori e cantanti. L’intero ricavato dello spettacolo sarà devoluto a favore dell’A. A. C. C. – Associazione Altotevere Contro il Cancro. Lo spettacolo è un tributo ad Anita Bucchi, una delle più rilevanti sensibilità del panorama artistico e coreutico nazionale ed internazionale contemporaneo e che ci ha lasciato prematuramente nel 2004.

Impossibile non soffermarmi su un altro spettacolo, al quale tengo particolarmente e del quale, insieme a Nicola Cesarotti, sono co-autore, co-regista ed interprete: “Censured – V. M. 18”, un’altra produzione “Visionaria” – Associazione Culturale di David Berliocchi e Nicola Cesarotti, che ha avuto la sua prima messa in scena il 21 Aprile 2011, presso la Sala Cutu di Perugia, all’interno della rassegna “Identità proibite” prodotta e voluta dai Radicali Antiproibizionisti di Perugia, con il patrocinio dell’Assessorato alle Pari Opportunità del Comune di Perugia, rassegna contestata ed oggetto di molteplici polemiche.

“Una neo-avanguardia diretta, che arriva allo spettatore in maniera comprensibile, senza raggiri e luoghi comuni intellettuali” è, tra gli altri, uno dei pareri che ci è arrivato da un’importante figura del panorama artistico nazionale (e non solo) di cui, per privacy preferisco non fare il nome, che ha colto perfettamente l’essenza ed il fine del nostro progetto teatrale e che, a nostro sentire, ci rispecchia maggiormente.

Ci sono buone notizie, proprio in questi giorni, per “Censured – V. M. 18”, che non posso ancora svelare ma che mi fanno credere in maniera più forte nell’alta qualità dello spettacolo.
Presentazione: “Binari doppi, di vita e di non vita. Di giorno A, di notte Z.
Parole che non sei mai riuscito a dire, segreti inconfessabili che logorano l'esistenza, dolori ricacciati giù in fondo alla coscienza che riaffiorano e ti tormentano come l'ombra che ti segue finché non cala l'oscurità, testamenti di dolore che nessuno ha il coraggio di ascoltare, spaccati di esistenze in bilico tra la follia e la ragione, diversità che, alla fine della fiera, ci rendono angosciantemente uguali, con la nostra disperazione, con la paura, il marchio della condanna, della solitudine.

Cinque personaggi in cerca di... Amore? Attenzione? Espiazione? Redenzione?

Soggetti di un dipinto dalle tinte forti, estreme, si raccontano in un'atmosfera tra il serio ed il faceto, tra il sogno e l'incubo, tra la vita e la morte, messaggeri di denuncia sociale, vittime e carnefici, Invisibili disposti a tutto, anche all'estremo gesto, schiavi del proprio bisogno irrinunciabile di affermazione umana.

Un ironico e drammatico gioco al massacro. Comune denominatore: un luogo della vita di tutti i giorni che, al di là di ogni differenza politica, sociale, di pensiero, sessuale, di razza, ci rende dannatamente identici e nel quale, al riparo da occhi indiscreti, tutto, proprio tutto, è possibile”.


To censure significa “censurare, criticare duramente, punire, accusare, smascherare, condannare, biasimare”, è inteso nelle tre forme verbali attiva, passiva, riflessiva, riferendosi ai personaggi, ai loro trascorsi di vita e ai fatti da loro denunciati.

Oltre a “Censured – V. M. 18”, totalmente inedito, io e Nicola abbiamo ultimato la stesura di un altro testo teatrale “In grembo ad Euridice” che porteremo in scena, con calma, nel 2012 e sarà un’altra produzione firmata “Visionaria” – Associazione Culturale di David Berliocchi e Nicola Cesarotti che quindi in pochi mesi (2011) vanta al suo attivo già 4 produzioni ed una co-produzione “Peer Gynt, il viaggio” liberamente ispirato al capolavoro di Henrik Ibsen (regia e coreografie di Alessandra Carmignani, aiuto regia ed adattamento testi di David Berliocchi e Nicola Cesarotti).
A breve verrà pubblicato il mio primo “romanzo” scritto a quattro mani con la scrittrice Antonella Iannò, una splendida anima.
Sia in me che in Nicola è fortissima l’intenzione di pubblicare i nostri copioni teatrali con una buona casa editrice, di farne una “trilogia”: “Censured – V. M. 18”, “In grembo ad Euridice” e… se ci fosse qualche editore interessato e disposto ad investire in questo progetto si faccia avanti.
Altro desiderio fortissimo e che voglio realizzare al più presto è pubblicare una raccolta delle mie poesie, alle quali sono particolarmente legato e che spesso ispirano i testi teatrali che scrivo.
Quali consideri essere i tuoi punti di forza?
La famiglia (cui devo tutto), la fede, la determinazione, l’infinito ottimismo, il mio essere sempre stato “pensante”, e non influenzabile, individualista, la correttezza, la professionalità e serietà che metto in tutto quello che faccio, la passione per il mio lavoro, il talento artistico che è alimentato da una profonda sensibilità, l’espressività, l’essere uno stacanovista.
Cosa ti senti di dover migliorare o in cosa ti piacerebbe cimentarti?
Sono alla continua ricerca della perfezione e studio, mi impegno e lavoro per rincorrere questa chimera, sfiorarla se non altro. Mi piacerebbe interpretare “Aaron” in Tito Andronico di William Shakespeare e firmarne la regia e, se “volere è potere”, ci riuscirò in futuro.
Alcune domande “scomode”…
Sei mai sceso a compromessi o lo faresti?
No, non l’ho mai fatto e mai lo farò. Non è un giudizio morale, semplicemente ho sempre lottato, unghie e denti, per raggiungere piccoli e grandi traguardi e sono fiero di me stesso. Scendere a compromessi equivarrebbe a distruggere un percorso umano ed artistico costruito negli anni, giorno dopo giorno e che, in ogni sua avventura artistica, mi rende felice perché vissuto ed edificato con i miei mezzi, con la mia determinazione, con una notevole forza di volontà.
Qualcuno ti è passato davanti perché è sceso a compromessi?
Sinceramente? Non lo so. E ti dico di più: non mi interessa nemmeno. Sono un ragazzo appagato, sereno, che ama alla follia la strada artistica intrapresa e guarda diritto davanti a sé, non perdendo mai di vista il proprio obiettivo.
Cosa pensi delle agenzie di spettacolo?
Non ne so niente davvero, non ne ho mai voluta una.
Un provino che non avresti voluto fare?
Avrò fatto si e no due provini in vita mia: uno con esito positivo, l’altro (ero un ragazzino) per una borsa di studio, mi sembra, per un laboratorio intensivo con Albertazzi… ho fatto un provino orribile, dozzinale, che nemmeno avevo preparato bene, insieme ad altri colleghi. Alla fine mi sarei sotterrato. Ho riso poi con matto!
Uno spettacolo che non avresti voluto fare?
Sono tutti adorati “figli”, ho sempre fatto quello che volevo fare. Per cui, no, non c’è uno spettacolo che non avrei voluto fare.
Faresti il finto ospite o il finto concorrente in una trasmissione televisiva?
Assolutamente no.
Cosa ti pesa di più nel teatro o non ti va giù nel suo ambiente?
La politicizzazione dell’arte, i registi e le produzioni che cercano in tutti i modi di non retribuirti lamentando miseria, gli “abusivi” del teatro, la burocrazia, e tutto ciò che con l’arte non ha niente a che fare.
Chi o cosa  non sopporti?
Sono in pace con l’intero universo, cerco sempre di vedere il lato buono delle persone e delle circostanze, ho una grandissima fede e da essa e dalla mia famiglia traggo la sicurezza in me stesso e la fiducia nel bene sopra ogni male.
In letteratura e in arte molti cercano il proprio stile. Tu ne hai uno? Lo cerchi? O non ti poni il problema?
Ho uno stile, sì. Sono “riconoscibile”, sia nelle vesti di attore, di cantante, di regista, che in quelle di drammaturgo, poeta e scrittore.
E per finire….
Qualcosa di scaramantico che fai o dici prima di entrare in scena?
Non sono scaramantico, non lo sono mai stato. Spesso apro il mio cuore a papà in cielo e gli chiedo di accompagnarmi in scena per mano e di darmi tutta la grinta e forza di cui necessito e penso sempre alla mia amata famiglia.
Cosa consigli a un giovane che voglia intraprendere questa strada?
Di farlo a tutti i costi, di rischiare, di crederci, di non stare a sentire le solite cariatidi che sconsigliano la carriera artistica perché irta di pericoli ed ostacoli e priva di una reale sicurezza economica. Non li ascoltate! Hanno solo paura che gli rubiate la poltrona! Non c’è frustrazione e condanna peggiore che praticare un mestiere che non ami e che ti logora ed abbrutisce ora dopo ora. Ai giovani dico di lasciarsi guidare dal fuoco sacro della passione, se c’è, e di non tradire mai i propri talenti, di inseguire la qualità e non effimere illusioni di popolarità e di fare tanta tantissima gavetta. Volere è potere! C’è spazio per tutti, l’Arte ha grandi braccia.
Una frase per te significativa di un autore con cui finiresti quest’intervista…
“…e bastava un' inutile carezza a capovolgere il mondo…” (Alda Merini)