I fiori
Non so perché quella sera,fossero i troppi profumi del banchetto...irrequietezza della primavera...un’indefinita pesantezza mi gravava sul petto,un vuoto infinito mi sentivo nel cuore...ero stanco, avvilito, di malumore.Non so perché, io non avea mangiato,e pure sentendomi sazio come un re digiuno ero come un mendico,chi sa perché?Non avevo preso parte alle allegre risate,ai parlar consueti degli amici gai o lieti,tutto m’era sembrato sconcio,tutto m’era parso osceno,non per un senso vano di moralità,che in me non c’è,e nessuno s’era curato di me,chi sa...O la sconcezza era in me...o c’era l’ultimo avanzo della purità.M’era, chi sa perché,sembrata quella sera terribilmente pesala gamba che la buona vicina di destra teneva sulla mia fino dalla minestra.E in fondo...non era che una vecchia usanza,vecchia quanto il mondo.La vicina di sinistra,chi sa perché,non mi aveva assestato che un colpetto alla fine del pranzo, al caffè;e ficcatomi in bocca mezzo confetto s’era voltata in là,quasi volendo dire:"ah!, ci sei anche te".

Che cara famigliola!È ancor miglior partito farsi pagar l’amore a ore,che farsi maltrattare da un porco di marito. Quell’oca dell’ortensia,senza nessun costrutto,si fa sì finir tutto da quel coglione del girasole.Vedi quei due garofani al canto della strada?Come sono eleganti!Campano alle spalle delle loro amanti che fanno la puttana come me.- Oh! Oh!- Oh! ciel che casi strani,due garofani ruffiani.E lo vedi quel giglio,lì, al ceppo di quel tiglio?Che arietta ingenua e casta!Ah! Ah! Lo vedi? È un pederasta.- No! No! Non più! Basta.- Mio caro, e ci posso far qualcosa io,se il giglio è pederasta,se puttana è la rosa?- Anche voi!- Che maraviglia!Lesbica è la vainiglia. E il narciso, quello specchio di candore,si masturba quando è in petto alle signore.- Anche voi!Candidi, azzurri, rosei,vellutati, profumati fiori...- E la violacciocca,fa certi lavoretti con la bocca...- Nell’ora sì fugace che v’è data...- E la modestissima violetta,beghina d’ogni fiore?Fa lunghe processioni di devozione al Signore,poi... all’ombra dell’erbetta,vedessi cosa mostra al ciclamino...povero lilli,è la più gran vergogna corrompere un bambino- misero pasto delle passioni.Levai la testa al cielo per trovare un respiro,mi sembrò dalle stelle pungermi malefici bisbigli,e il firmamento mi cadesse addosso come coltre di spilli.Prono mi gettai sulla terra bussando con tutto il corpo affranto:- Basta! Basta!Ho paura.Dio,abbi pietà dell’ultimo tuo figlio.Aprimi un nascondiglio fuori della natura!
Aldo Palazzeschi
(da L'Incendiario)
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