J. Swift. Scritta nel 1729
È cosa ben triste, per quanti passano per questa grande città o
viaggiano per il nostro Paese, vedere le strade, sia in città, sia fuori, e le
porte delle capanne, affollate di donne che domandano l’elemosina seguite da tre,
quattro o sei bambini tutti vestiti di stracci, e che importunano cosí i
passanti. Queste madri, invece di avere la possibilità di lavorare e di
guadagnarsi onestamente da vivere, sono costrette a passare tutto il loro tempo
andando in giro ad elemosinare il pane per i loro infelici bambini, i quali,
una volta cresciuti, diventano ladri per mancanza di lavoro, o lasciano il loro
amato Paese natio per andarsene a combattere per il pretendente al trono di
Spagna, o per offrirsi in vendita ai Barbados.
Penso che tutti i partiti siano d’accordo sul fatto che tutti
questi bambini, in quantità enorme, che si vedono in braccio o sulla schiena o
alle calcagna della madre e spesso del padre, costituiscono un serio motivo di
lamentela, in aggiunta a tanti altri, nelle attuali deplorevoli condizioni di
questo Regno; e, quindi, chiunque sapesse trovare un metodo onesto, facile e
poco costoso, atto a rendere questi bambini parte sana ed utile della comunità,
acquisterebbe tali meriti presso l’intera società, che gli verrebbe innalzato
un monumento come salvatore del paese.
Io tuttavia non intendo preoccuparmi soltanto dei bambini dei
mendicanti di professione, ma vado ben oltre: voglio prendere in considerazione
tutti i bambini di una certa età, i quali siano nati da genitori in realtà
altrettanto incapaci di provvedere a loro, di quelli che chiedono l’elemosina
per le strade.
Per parte mia, dopo aver riflettuto per molti anni su questo tema
importante ed aver considerato attentamente i vari progetti presentati da altri,
mi son reso conto che vi erano in essi grossolani errori di calcolo. é vero, un
bambino appena partorito dalla madre può nutrirsi del suo latte per un intero
anno solare con l’aggiunta di pochi altri alimenti, per un valore massimo di
spesa non eccedente i due scellini, somma sostituibile con l’equivalente in
avanzi di cibo, che la madre si può certamente procurare nella sua legittima
professione di mendicante; ma è appunto quando hanno l’età di un anno che io
propongo di provvedere a loro in modo tale che, anziché essere di peso ai
genitori o alla parrocchia, o essere a corto di cibo e di vestiti per il resto
della vita, contribuiranno invece alla nutrizione e in parte al vestiario di
migliaia di persone.
Un altro grande vantaggio del mio progetto sta nel fatto che esso
impedirà gli aborti procurati e l’orribile abitudine, che hanno le donne, di
uccidere i loro bambini bastardi; abitudine, ahimè, troppo comune fra di noi;
si sacrificano cosí queste povere creature innocenti, io credo, piú per evitare
le spese che la vergogna, ed è cosa, questa, che muoverebbe a lacrime di
compassione anche il cuore piú barbaro ed inumano.
Di solito si calcola che la popolazione di questo Regno sia
attorno al milione e mezzo, ed io faccio conto che, su questa cifra, vi possano
essere circa duecentomila coppie, nelle quali la moglie sia in grado di mettere
al mondo figli; da queste tolgo trentamila, che sono in grado di mantenere i
figli, anche se temo che non possano essere tante, nelle attuali condizioni di
miseria; ma, pur concedendo questa cifra, restano centosettantamila donne
feconde. Ne tolgo ancora cinquantamila, tenendo conto delle donne che non
portano a termine la gravidanza o che perdono i bambini per incidenti o
malattia entro il primo anno. Restano, nati ogni anno da genitori poveri,
centoventimila bambini. Ed ecco la domanda: come è possibile allevare questa
moltitudine di bambini, e provvedere loro? Come abbiamo già visto, nella
situazione attuale questo è assolutamente impossibile, usando tutti i metodi
finora proposti. Infatti non possiamo impiegarli né come artigiani, né come
agricoltori, perché noi non costruiamo case (intendo dire in campagna), né
coltiviamo la terra; ed essi possono ben di rado guadagnarsi da vivere rubando
finché non arrivano all’età di sei anni, salvo che non posseggano doti
particolari; anche se, lo debbo ammettere, imparano i rudimenti molto prima di
quell’età. Ma in questo periodo essi possono essere considerati propriamente
solo degli apprendisti, come mi ha spiegato un personaggio eminente della
contea di Cavan; il quale appunto mi ha dichiarato che non gli capitò mai di
imbattersi in piú di uno o due casi al di sotto dell’età di sei anni, pur in
una parte del Regno tanto rinomata per la precocità in quest’arte.
I nostri commercianti mi hanno assicurato che i ragazzi e le
ragazze al disotto dei dodici anni non costituiscono merce vendibile, e che
anche quando arrivano a questa età non rendono piú di tre sterline o, al
massimo, tre sterline e mezza corona, al mercato; il che non può recar profitto
né ai genitori né al Regno, dato che la spesa per nutrirli e vestirli, sia pure
di stracci, è stata di almeno quattro volte superiore.
Io quindi presenterò ora, umilmente, le mie proposte che, voglio
sperare, non solleveranno la minima obiezione.
Un Americano, mia conoscenza di Londra, uomo molto istruito, mi ha
assicurato che un infante sano e ben allattato all’età di un anno è il cibo piú
delizioso, sano e nutriente che si possa trovare, sia in umido, sia arrosto, al
forno, o lessato; ed io non dubito che possa fare lo stesso ottimo servizio in
fricassea o al ragú.
Espongo allora alla considerazione del pubblico che, dei
centoventimila bambini già calcolati, ventimila possono essere riservati alla
riproduzione della specie, dei quali sono un quarto maschi, il che è piú di
quanto non si conceda ai montoni, ai buoi ed ai maiali; ed il motivo è che
questi bambini sono di rado frutto del matrimonio, particolare questo che i
nostri selvaggi non tengono in grande considerazione, e, di conseguenza, un maschio
potrà bastare a quattro femmine. I rimanenti centomila, all’età di un anno
potranno essere messi in vendita a persone di qualità e di censo in tutto il
Regno, avendo cura di avvertire la madre di farli poppare abbondantemente
l’ultimo mese, in modo da renderli rotondetti e paffutelli, pronti per una
buona tavola. Un bambino renderà due piatti per un ricevimento di amici; quando
la famiglia pranzerà da sola, il quarto anteriore o posteriore sarà un piatto
di ragionevoli dimensioni e, stagionato, con un po’ di pepe e sale, sarà ottimo
bollito al quarto giorno, specialmente d’inverno.
Ho calcolato che, in media, un bambino appena nato venga a pesare
dodici libbre e che in un anno solare, se nutrito passabilmente, arrivi a
ventotto.
Ammetto che questo cibo verrà a costare un po’ caro, e sarà quindi
adattissimo ai proprietari terrieri, i quali sembra possano vantare il maggior
diritto sui bambini, dal momento che hanno già divorato la maggior parte dei
genitori.
La carne di bambino sarà di stagione per tutta la durata
dell’anno, ma sarà piú abbondante in marzo, e un po’ prima dell’inizio e dopo
la fine di quel mese. Ci informa infatti un autore serissimo [Rabelais],
eminente medico francese, che, essendo il pesce una dieta favorevole alla
prolificità, nei paesi cattolici ci sono piú bambini nati circa nove mesi dopo
la Quaresima di quanti non ce ne siano in qualunque altro periodo dell’anno; di
conseguenza, un anno dopo la Quaresima il mercato sarà piú fornito del solito,
perché il numero dei bambini dei Papisti è almeno di tre contro uno, in questo
paese; ricaveremo quindi parallelamente un altro vantaggio, quello di far
diminuire il numero dei Papisti in casa nostra.
Ho già calcolato che il costo di allevamento per un infante di
mendicanti (nella quale categoria faccio entrare tutti i contadini, i
braccianti ed i quattro quinti dei mezzadri) è di circa due scellini all’anno,
stracci inclusi; ed io penso che nessun signore si lamenterà di pagare dieci
scellini il corpo di un bambino ben grasso che, come ho già detto, può fornire
quattro piatti di ottima carne nutriente per quando abbia a pranzo qualche
amico di gusti difficili, da solo o con la famiglia. Il proprietario di
campagna imparerà cosí ad essere un buon padrone ed acquisterà popolarità fra
gli affittuari, la madre avrà dieci scellini di profitto netto e sarà in
condizione di lavorare finché genererà un altro bambino.
I piú parsimoniosi (ed io confesso che la nostra epoca ne ha
bisogno) potrebbero scuoiare il corpo, la cui pelle, trattata artificialmente,
dà meravigliosi guanti per signora e stivaletti estivi per signori eleganti.
Per quanto concerne la nostra città di Dublino, nelle parti piú
acconce, potrebbero apprestarsi mattatoi per codesta bisogna; e possiamo star
certi che non mancheranno i macellai; anche se io vorrei raccomandare di
comperar vivi i bambini e di prepararli caldi, appena finito di usare il
coltello, come si fa per arrostire i maiali.
Una degnissima persona, che ama veramente il suo Paese, e le cui
virtú tengo in grande considerazione, si compiacque di recente, parlando di
questo argomento, di suggerire un perfezionamento al mio progetto. Egli diceva
che, dal momento che molti gentiluomini del Regno in questi ultimi tempi hanno
distrutto la selvaggina, pensava che sarebbe stato possibile ovviare alla
mancanza di cacciagione procurando corpi di giovinetti e fanciulle non al di
sopra dei quattordici anni e non al di sotto dei dodici: dato che tanto sono
quelli, sia dell’uno che dell’altro sesso, che sono avviati a morire di fame
per mancanza di lavoro o di assistenza: ed i genitori, se ancora in vita,
oppure i parenti piú prossimi, sarebbero ben lieti di liberarsi di loro.
Tuttavia, pur con tutta la deferenza per un cosí eccellente amico e per un
patriota di tanto merito, non posso essere completamente d’accordo con lui. Per
quanto riguarda i maschi, un Americano di mia conoscenza, che ha avuto modo di
farne esperienza frequente, mi ha assicurato che la carne era generalmente
magra e coriacea come quella dei nostri scolari, a cagione del troppo esercizio
fisico, e che il sapore era sgradevole e non valeva la pena di ingrassarli. Per
quanto riguarda le femmine poi, io sono umilmente del parere che in questo modo
si procurerebbe un danno alla comunità intera, perché tra breve esse sarebbero
divenute feconde. D’altra parte non improbabile che persone scrupolose possano
criticare severamente una pratica di questo genere (benché del tutto
ingiustamente, com’è ovvio), considerandola come qualcosa che rasenti la
crudeltà; e confesso che, nel caso mio, questa è sempre stata la piú forte
obiezione ad ogni progetto, anche se presentato con le migliori intenzioni.
Ma debbo dire, a giustificazione del mio amico, che egli mi
confessò che questo espediente gli fu suggerito dal famoso Salmanazar, nativo
dell’isola di Formosa, il quale venne a Londra piú di venti anni fa e, parlando
con lui, gli disse che al suo Paese, quando accadeva che qualche giovane fosse
condannato a morte, il boia vendeva il cadavere a qualche personaggio
importante, come leccornia di prima qualità, e che, ai suoi tempi, il corpo di
una ragazza paffutella sui quindici anni, che era stata crocifissa per tentato
avvelenamento del re, era stato venduto al primo ministro di Sua Maestà
Imperiale e ad altri grandi mandarini della corte, a fette, appena tolta dalla
forca, per quattrocento corone. Effettivamente, non posso negare che se si
facesse la stessa cosa con parecchie ragazze ben nutrite di questa città, le
quali, senza un soldo in loro possesso, non vanno fuori di casa se non in portantina,
e si fanno vedere a teatro ed alle riunioni coperte di abiti vistosi venuti
dall’estero, che non saranno mai loro a pagare, il Regno non andrebbe certo
avanti peggio di ora.
Alcune persone, portate allo scoraggiamento, si preoccupano molto
della grande quantità di poveri in età avanzata, ammalati e storpi, e mi si è
chiesto di indirizzare le mie riflessioni alla ricerca di metodi atti a
sollevare la nazione di un peso tanto gravoso. Però questa faccenda non mi
preoccupa punto, perché è noto che muoiono e vanno in putrefazione ogni giorno
per freddo e fame, per la sporcizia ed i pidocchi, con una rapidità che si può
considerare ragionevole. Quanto ai braccianti piú giovani, va detto che la loro
attuale situazione non offre maggiori speranze. Non possono trovare lavoro e,
di conseguenza, deperiscono per mancanza di nutrizione, a tal segno che, se
viene loro affidato un qualsiasi comune lavoro, non sono in grado di farlo: e
cosí il Paese e loro stessi vengono ad essere felicemente liberati dei mali a
venire.
La digressione è stata troppo lunga, e quindi ora torno al mio
argomento. Io ritengo che i vantaggi offerti dalla mia proposta siano molti e
piú che evidenti, ed anche della massima importanza.
Primo: come ho già osservato, diminuirebbe enormemente il numero
dei Papisti dai quali siamo infestati annualmente, dato che, nella nazione,
sono quelli che fanno piú figli, oltre ad essere i nostri nemici piú
pericolosi; e se restano in Patria, lo fanno di proposito, per consegnare il
Regno al Pretendente, sperando di trarre vantaggio dall’assenza di tanti buoni
protestanti, che hanno preferito abbandonare il loro Paese piuttosto che
starsene a casa a pagare le decime contro coscienza ad un coadiutore del
vescovo.
Secondo: i poveri affittuari avranno dei beni di loro proprietà
che, per legge, potranno essere resi suscettibili di sequestro ed aiutare a
pagare l’affitto al padrone, dal momento che grano e bestiame sono già stati
confiscati ed il denaro è cosa del tutto sconosciuta.
Terzo: previsto che il mantenimento di circa centomila bambini dai
due anni in su non può essere calcolato di un costo inferiore a dieci scellini
l’anno per ogni capo, il patrimonio della nazione aumenterà in questo modo di
cinquantamila sterline l’anno, senza tener conto della nuova pietanza
introdotta nelle mense di tutti i signori del Regno che siano di gusti
raffinati; ed il denaro circolerà fra di noi, essendo l’articolo completamente
di nostra produzione e lavorazione.
Quarto: i produttori regolari, oltre al guadagno di otto scellini
buoni, ottenuti annualmente con la vendita dei bambini, si libereranno del peso
di mantenerli dopo il primo anno di età.
Quinto: questa nuova pietanza porterà anche molti consumatori alle
taverne, e gli osti avranno certamente la precauzione di procurarsi le migliori
ricette per prepararla alla perfezione; quindi i loro locali saranno
frequentati da tutti i signori di rango, che giustamente vengono valutati in
base alla conoscenza che hanno della buona cucina; ed un cuoco esperto, che
sappia come conquistarsi il favore della clientela, farà in modo di mantenere
un prezzo che li saprà soddisfare.
Sesto: si avrebbe un grande incoraggiamento al matrimonio, che
tutte le nazioni di buon senso hanno cercato di favorire con premi, o imposto
con leggi ed ammende. Aumenterebbe la cura e la tenerezza delle madri per i
bambini, quando fossero sicure di una sistemazione certa sin dall’inizio, e
procurata in qualche modo dalla comunità a loro annuo profitto, anziché, a loro
carico; e ben presto avremmo modo di vedere un’onesta emulazione fra le donne
sposate nel portare al mercato il bambino piú grasso. Gli uomini, durante la
gravidanza della moglie, le sarebbero affezionati tanto quanto lo sono ora alla
cavalla, alla mucca o la scrofa prossima a figliare, né la minaccerebbero di
pugni e di calci (cosa purtroppo frequente nella pratica), per timore di un
aborto.
Potrebbero elencarsi molti altri vantaggi. Ad esempio, l’aumento
di qualche migliaio di esemplari nella nostra esportazione di manzo in barile,
la maggior diffusione della carne di porco, ed un miglioramento nell’arte di
fare il buon prosciutto che si trova in quantità tanto scarsa a cagione del
grande consumo che facciamo di maialini da latte, una pietanza troppo frequente
nelle nostre mense che tuttavia non è neppure alla lontana paragonabile, sia
per il sapore sia per la figura che fa, a quella fornita da un bambino di un
anno, grasso e ben pasciuto: il quale, arrostito intero, farà una splendida
figura alla festa del sindaco della città o a qualsiasi altro ricevimento
pubblico. Ma questo ed altro voglio tralasciare, preoccupandomi di esser
conciso.
Supponendo che mille famiglie in questa città comperino
costantemente carne di bambino, in aggiunta ad altri che potrebbero acquistarla
in liete circostanze, particolarmente per i matrimoni e per i battesimi,
calcolo che Dublino consumerebbe annualmente circa ventimila esemplari, ed il
resto del Regno (in cui probabilmente verrebbe venduta ad un prezzo lievemente
inferiore) i rimanenti ventimila.
Io non prevedo obiezione possibile alla mia proposta, a meno che
non si insista nel dire che la popolazione del Regno in questo modo
dimunuirebbe notevolmente. Lo ammetto ben volentieri, ed è questo, di fatto,
uno degli scopi principali della mia proposta. Prego il lettore di osservare
che il mio rimedio è destinato soltanto ed unicamente a questo Regno d’Irlanda
e a nessun altro che sia mai esistito, che esista o abbia ad esistere nel
futuro sulla terra. Che quindi non mi si parli di altri espedienti: di tassare
di cinque scellini la sterlina i proprietari che non si curano delle loro
terre; di non usare abiti o mobili di casa che non siano di nostra produzione e
lavorazione; di respingere tutti i materiali e gli strumenti che favoriscano il
lusso straniero; di guarire le nostre donne dalla mania delle spese che fanno
per orgoglio, vanità, pigrizia e passione del gioco; di introdurre una vena di
parsimonia, prudenza e temperanza; di imparare ad amare il nostro Paese, cosa
in cui siamo diversi persino dai Lapponi e dagli abitanti di Topinambu; di
abbandonare la nostra animosità e la faziosità, e di non comportarci piú come
gli Ebrei, che si scannavano l’un l’altro persino nel momento in cui la loro
città veniva presa; di stare un po’ piú attenti a non vendere il nostro Paese e
la nostra coscienza per niente; di insegnare ai proprietari ad avere almeno un
po’ di pietà per i loro affittuari. Infine, di far entrare un po’ di onestà, di
operosità e di capacità nello spirito dei nostri bottegai i quali, se potesse
ora esser presa la decisione di comprare soltanto merce nostra, si unirebbero
immediatamente per imbrogliarci e ricattarci sul prezzo, sulla misura e sulla
qualità, né si sono mai potuti indurre a fare qualche proposta commerciale
onesta e decente, nonostante siano stati spesso e calorosamente invitati.
Pertanto, ripeto, che nessuno venga a parlarmi di questi
espedienti o di altri del genere, finché non abbia almeno un barlume di
speranza che vi possa essere qualche generoso e sincero tentativo di metterli
in pratica.
Quanto a me, stanco com’ero di offrirvi utopie inutili ed oziose,
alla fine disperavo ormai del successo: quando per fortuna mi è venuta in mente
questa proposta che, essendo interamente nuova, presenta alcunché di solido e
di concreto, è di nessuna spesa e di poco disturbo, rientra pienamente nelle
nostre possibilità di attuazione, e non fa correre il rischio di recar torto
all’Inghilterra. Infatti questo tipo di merce non tollera l’esportazione,
perché la carne è di consistenza troppo tenera per consentire una lunga durata
nel sale; anche se forse io potrei nominare un Paese che sarebbe ben contento
di mangiarsi per intero tutta la nostra nazione anche senza questo condimento.
Dopo tutto, non sono cosí tenacemente avvinto alla mia idea da
rifiutare qualsiasi proposta che venga fatta da persone di buon senso, che sia
altrettanto innocente, facile da mettersi in pratica, efficace e di poco costo.
Ma prima che qualcosa del genere venga presentato in concorrenza con il mio
progetto, offrendo qualcosa di meglio, desidero che l’autore, o gli autori,
abbiano la cortesia di ponderare a lungo due punti. Primo: stando le cose come
stanno, come potranno trovare cibo e vestiti per centomila bocche e spalle
inutili. Secondo: esiste in questo Regno circa un milione di creature in sembianze
umane, le quali, pur mettendo insieme tutti i loro mezzi di sussistenza,
resterebbero con un debito di due milioni di sterline; mettiamo i mendicanti di
professione insieme con la massa di agricoltori, braccianti e giornalieri che,
con le loro donne ed i bambini, sono mendicanti di fatto: ed io invito quei
politici, ai quali non garba il mio progetto, e che forse avranno il coraggio
di azzardare una risposta, ad andare a chiedere prima di tutto ai genitori di
questi mortali se non pensino, oggi come oggi, che sarebbe stata una grande
fortuna quella di essere andati in vendita come cibo di qualità all’età di un
anno, alla maniera da me descritta, evitando cosí tutta una serie di disgrazie
come quelle da loro patite, per l’oppressione dei padroni, l’impossibilità di
pagare l’affitto senza aver denaro o commerci di qualche sorta, la mancanza dei
mezzi piú elementari di sussistenza, di abitazione e di abiti per ripararsi
dalle intemperie, con la prospettiva inevitabile di lasciare per sempre in
eredità alla loro discendenza questi medesimi triboli, se non peggiori.
Dichiaro con tutta la sincerità del mio cuore che non ho il minimo
interesse personale a cercar di promuovere quest’opera necessaria e che non
sono mosso da altro motivo che il bene generale del mio Paese, nel
miglioramento dei nostri commerci, nell’assistenza ai piccoli e l’aiuto ai
bisognosi, e nella possibilità di offrire qualche piacevole passatempo agli
abbienti. Io non ho bambini dai quali posso propormi di ricavare qualche soldo:
il piú piccolo ha nove anni, e mia moglie ha ormai passata l’età di averne
ancora.
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