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mercoledì 30 novembre 2011

La Dirindina


LA DIRINDINA

Intermezzi per musica.
Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.
Libretto di

Girolamo GIGLI

Musica di

Domenico SCARLATTI

Prima esecuzione:

carnevale 1715, Roma


Personaggi:
DIRINDINA cantatrice, una scolara / soprano

LISCIONE musico castrato / tenore
DON CARISSIMO maestro di musica, vecchio / basso
INTERMEZZO PRIMO
Scena unica
Camera con cembalo e libri musicali.
Carissimo, Dirindina, e poi Liscione.
DON CARISSIMO
Signora Dirindina,
così sempre infingardo
al cembalo venite ogni mattina?
DIRINDINA
Or via, che più si tarda?
Cominciamo!
DON CARISSIMO
A voi tocca:
aprite ben la bocca,
ma spurgatevi prima.
(si assettano al cembalo)
DIRINDINA
Ach, sputo!
DON CARISSIMO
O buono:
badate bene al tono!
DIRINDINA
Do, re, mi, fa, mi, do.
DON CARISSIMO
Va più basso quel do!
DIRINDINA
Do, mi, fa, re.
DON CARISSIMO
Più basso, dico!
DIRINDINA
Do...
DON CARISSIMO
Più basso, e tre!
DIRINDINA
Io, da due giorni in qua,
son tutta incatarrata!
DON CARISSIMO
Il catarro è la scusa
di chi cantar non sa!
DIRINDINA
Sentite, o Don Carissimo
come la gola ho chiusa!
DON CARISSIMO
È catarro certissimo;
forse dal troppo stare a quel balcone
ad aspettar Liscione.
DIRINDINA
È la solita vostra gelosia
che di Liscione avete!
DON CARISSIMO
So ben figliola mia
quanto ben gli volete.
DIRINDINA
Quel ben ch'a ogni altro musico si vuole!
DON CARISSIMO
Ma più d'ogn'altro amar si del maestro:
io son quel che v'addestro
al canto!
DIRINDINA
Egli a l'azione
m'addestra ancor, che tanto ben passeggia
la scena, ed ogni gesto il mondo incanta.
DON CARISSIMO
Egli però non canta
con molta grazia e non ha ben sicure
le note tutte tutte:
non va al gisolreutte...
Gli puzzan di castrato
le mani, il viso, il fiato; e non so come
ve 'l raggirate intorno
sera e mattina e giorno
con tanta confidenza
che ancor in mia presenza,
quand'è quel caldo grande,
con voi tratta in mutande ed in berretto.
Ed io tanto rispetto
mostro per voi che appena
il ferraiol mi slaccio!
DIRINDINA
Non vo' che tanto impaccio
del fare mio prendete
se un castrato mi piaccia, od un vitello,
se ad un brutto o ad un bello
abbia donato il core. In pochi detti,
udite i sensi miei: io vo' da voi
documenti di note e non d'affetti!
DIRINDINA
Vo' cantar come a voi piace
voglio amar chi piace a me!
Inghiottite in buona parte
questa pillola un po' amara:
altro amor che di scolara
nel mio cor per voi non è.
DON CARISSIMO
E questo basta a me: ma l'altre mie
più amorose di voi,
e forse quanto voi belle scolare,
la Garbina, la Iolla e la Fringuella
Prizia dal Faballà, la Pimpinella
e la Pimpa comare,
mi vengono a incontrar sino alla soglia.
Chi di lor mostra doglia
se talor comparisco un po' basito,
e chiede se ho dormito
la notte trapassata;
chi a confortar lo stomaco mi porta
o zuppa o cioccolata
o caffè o pollachina;
chi, s'ho 'l collar pigiato,
la bocca vi avvicina,
la bocca sua vermiglia,
e me 'l bagna col fiato e me 'l distende.
Chi a spazzolar mi prende
cappello e ferraiolo; chi giunchiglia
dal sen si cava o un limoncel gentile,
per dar al mio brasile
concia più grata; e chi tra guanti fini
mi ripone il salario al fin del mese
in tanti bei grossini.
DIRINDINA
A tempo e luogo anch'io
tutto, come vedrete, oprar mi vanto,
Don Carissimo mio.
Ma a solfeggiar intanto,
per un poco torniamo.
DON CARISSIMO
A solfeggiar... sì bene; e questo bramo.
DIRINDINA
Do, re, mi, fa, sol, mi.
LISCIONE
Miei signori, buon dì!
DIRINDINA
Buon dì, signor Liscione!
DON CARISSIMO
Gli occhi qui alla lezione!
Sol, mi, fa, re, mi, fa.
DIRINDINA
C'è qualche novità?
LISCIONE
Col corrier di Milano
un foglio è giunto a me,
che per cantar colà nel «Coriolano»
vi richiede, o signora.
DON CARISSIMO
La, sol, fa, mi, fa, re:
badate qui in malora!
DIRINDINA
Quant'è il regalo?
LISCIONE
Seicento filippi.
DON CARISSIMO
Un corno che vi strippi!
Badate a queste note!
DIRINDINA
È moneta che basta a far la dote?
LISCIONE
E poi sì generosa
è quella nobiltà...
DON CARISSIMO
Non occor altro:
così presuntuosa
non è la giovinetta
che in un palco si metta
senza la mia assistenza!
LISCIONE
Ma il maestro di cappella
è colà provveduto.
DON CARISSIMO
Tant'è, senza il mio aiuto
non verrà la zitella!
LISCIONE
Dunque...
DON CARISSIMO
In una parola,
cercate un'altra!
LISCIONE
E un'altra cercherò!
DIRINDINA
Non la cercate, no,
ch'io vo' andare a Milano,
e v'andrò sola!
DON CARISSIMO
Sola voi? Mi meraviglio!
Se vi sento
dir mai più quella parola
d'andar sola,
e d'esporvi a un tal cimento...
Se vi sento...
Ignorantella!
Non avete la favella
sciolta ancor, né asciutto il ciglio.
Sola voi? Mi meraviglio!
LISCIONE
Sola, signora sì, sola benissimo!
E sa pur Don Carissimo
quant'abbia di virtute
il vostro viso bello
per regalar battute,
se tante ne fa far al suo martello!
DON CARISSIMO
Oh, che gran ribaldone!
DIRINDINA
Sedete qui, Liscione.
Sentite, discorriamola.
DON CARISSIMO
Dirindina, finiamola!
DIRINDINA
La lezione appresa
replicar mi conviene e farne prova.
Badate s'io fo bene.
Caro Liscione, avete voi tabacco?
LISCIONE
Del miglior di Bologna,
ma l'odore è un po' stracco...
DIRINDINA
Questi di Catalogna
freschi fiori odorosi
che in seno mi riposi,
daranno al morto odor concia più fina.
DON CARISSIMO
Finiamola, Dirindina!
DIRINDINA
Dal pallore del volto
mi par che poco sonno abbiate preso
stanotte.
LISCIONE
Inver non ho dormito molto.
DIRINDINA
Giacché il fornello è acceso,
volete voi qualche bevanda calda
di rosoli condita, o pollachina?
DON CARISSIMO
Finiamola, Dirindina!
LISCIONE
Prendiam ciò che v'aggrada,
tanto più ch'io son lasso
per certa lunga strada
e fioco per gran polvere raccolta...
DIRINDINA
Scotiamola una volta
dal giustacuor!
LISCIONE
Sì, cara mia, scotiamola!
DON CARISSIMO
Dirindina, finiamola,
finiamola, in malora, o Dirindina;
quest'è troppo trascendere
la creanza, il rispetto
al maestro, alla scuola, al vostro onore!
Non la volete intendere?
Chiamerò Dirindona
vostra madre, e al pretore
andrò adesso in persona
per qualche inibitoria: io non ci voglio
costui!
DIRINDINA
Con qual ragione?
DON CARISSIMO
Io pago la pigione,
e del mobile ancor pago l'affitto!
LISCIONE
Mostratemi lo scritto!
DON CARISSIMO
Io mando pane e vino e companatico,
io pago i vestimenti,
pago i medicamenti ed il baliatico.
Io pago a Dirinduccia...
LISCIONE
Il benefizio
voi troppo rinfacciate!
DON CARISSIMO
Ah, Dirindina,
sarà il mio precipizio
questo baron, s'ora di qui non sfratta!
DIRINDINA
Gli vo' pria la cravatta
per carità distendere...
DON CARISSIMO
Non la volete intendere?
DIRINDINA
Come fa la Fringuella e la Garbina.
DON CARISSIMO
Finiamola, Dirindina!
DON CARISSIMO
Comar Dirindona,
la vostra figliola
non vuole obbedire
e lascia la scuola
per fare il bordello.
Insieme
DIRINDINA
Lasciatemi dire,
son savia e son buona,
è tutto martello.
LISCIONE
Lasciatevi dire,
è savia ed è buona,
è tutto martello.
DON CARISSIMO
La vostra figliola
di me si trastulla
e va con l'amico.
DIRINDINA, LISCIONE
L'amor è pudico,
ch'è amor di Platone.
Insieme
DIRINDINA
L'amor è pudico,
m'insegna l'azione.
LISCIONE
L'amor è pudico,
gl'insegno l'azione.
DON CARISSIMO
L'amor di briccone
insegna il malanno!
Me 'n vo e più non torno.
DIRINDINA, LISCIONE
Andate, buon giorno,
andate, buon anno!
DON CARISSIMO
Or ora in persona
vo' andar dal pretore.
Insieme
DIRINDINA
Son putta d'onore.
LISCIONE
È putta d'onore.
DON CARISSIMO
Comar Dirindona,
venite a spartire
con qualche randello!
Insieme
DIRINDINA
Lasciatemi dire,
ch'è tutto martello!
LISCIONE
Lasciatevi dire,
ch'è tutto martello!
INTERMEZZO SECONDO
Scena unica
Dirindina, Liscione, e poi Don Carissimo.
DIRINDINA
Ma il vostro sentimento
è ch'io vada a Milan.
LISCIONE
Sì che v'andiate.
DIRINDINA
Senz'aver fondamento
di musica neppur quanto conviene,
salirò sulle scene?
LISCIONE
Il capitale
avete voi di grazia e di sembiante:
siete bella ed accorta e tanto vale.
LISCIONE
Quelle vostre pupillette,
tanto vive e tanto nere,
son due note armoniose
fatte al metro d'ogni cor.
Son due nuove minuette
della danza delle sfere;
son due chiavi luminose
pe 'l concerto d'ogni amor.
DIRINDINA
Di voi mi fido.
LISCIONE
Io vi starò da lato
a suggerir la parte; e 'l cembalaro
terrò ben regolato,
che accordi gl'istrumenti
al vostro ton.
DIRINDINA
Ma sto provvista poco
di gioie e vestimenti...
LISCIONE
Terremo in casa il gioco
quando sarem colà;
farem far delle riffe
a quella nobiltà
d'orioli, d'anella e di merletti,
di vezzi, di scarlatti e polacchini
a que' bei marchesini
a que' conti cadetti,
che verran tra le scene a darvi il braccio;
e che d'amore al laccio
voi farete cascar quali merlotti,
adocchiando dal palco or questo, or quello,
ora il ricco, ora il bravo ed ora il bello,
drizzando verso lor sguardi e sospiri,
benché dica la parte
che 'l musico si miri.
DIRINDINA
Tutto farò! Talor cascare ad arte
farò qualche lucerna della scena
sopra 'l guarnello, e 'l mostrerò macchiato,
perché un nuovo broccato
mi porti 'l giorno poi qualcun de' miei
più fidi cicisbei.
LISCIONE
Voi siete lesta
quanto bisogna, e fina
da imparare anche questa
che a Pavia seppe far la Calandrina.
DIRINDINA
Dite.
LISCIONE
Venne la sedia
per condurla una sera
vestita alla commedia,
dove raccolta s'era
gran paesana e forestiera gente;
quand'ella fece dire
che per un funestissimo accidente
non potea comparire
all'opera quel giorno;
e poi che furie intorno
l'impresario confuso e cento amanti,
ella disse piangendo
che nel cavarsi i guanti
erale il dì cascata una maniglia;
e la madre di lei, non meno astuta,
d'esser fingea svenuta
al caso della figlia.
DIRINDINA
Oh, che gran furberia! Già intendo il resto.
LISCIONE
Gli amanti presto presto,
e l'impresario ancora,
perché andasse alla scena, a lei portaro
cento fili di perle in men d'un'ora.
DIRINDINA
Questa sì che l'imparo!
DIRINDINA
A un amante,
quand'è cotto,
il pillotto
anch'io darò.
Colerò dalle pupille
quattro stille
tutte fuoco
e nel cuore a poco a poco
le vesciche io gli farò.
LISCIONE
Ma quel che più pillotta e che più cuoce
i cuori innamorati,
è una donnesca voce
a grazioso gesto in scena unita.
Ditemi: in vostra vita
rappresentaste mai...
DIRINDINA
Sì, 'l personaggio
di Didone regina,
quando fuggì da lei 'l troiano ingrato,
che dolente e tapina
col ferro sfoderato...
LISCIONE
O bene, o bene!
Dite se vi sovviene
di qualche forte scena alcuna cosa.
DIRINDINA
Aspettate... ma in prosa
era quell'operetta.
Aspettate ch'io vada
pe 'l pugnal che bisogna a far l'azione...
LISCIONE
Prendete la mia spada e dite.
(le dà la spada sfoderata)
DIRINDINA
Sì, aspettate:
diceva... Ah, memoriaccia maledetta!
Diceva... lo dirò se al cielo piace.
«Enea, crudo e mendace»...
LISCIONE
Mettetevi in più fiera positura!
Sopraggiunge Don Carissimo, il quale sta osservando da parte.
DON CARISSIMO
(Il congresso ancor dura!)
DIRINDINA
«Vattene, infido, va!»
DON CARISSIMO
Che diavolo sarà?
Vuole ammazzarlo! Via, tiragli lì.
Mi nascondo un po' qui.
DIRINDINA
«Va', che 'l cielo, se è giusto,
ti fulmini, fellone!»
DON CARISSIMO
(Sta ancor fermo il barone.)
DIRINDINA
«E vendichi gli oltraggi
che facesti, spergiuro alla mia fede»...
(Liscione mostra di compiacersi dell'azione, e si mette a sedere)
DON CARISSIMO
(Il baron ride e siede!)
DIRINDINA
«Al mio zelo, al mio onore,
perfido traditore,
al mio letto macchiato»...
DON CARISSIMO
(Ah, tristo disgraziato!)
LISCIONE
Quelle parole del «macchiato letto»
voi non avete detto
così forte che il popolo le intenda.
DON CARISSIMO
(Sfacciataggine orrenda!
Voler ch'anche si pubblichi tal fatto!
Gran furfante e gran matto!)
DIRINDINA
«Così le sante leggi
del ciel calpesti, e così me dileggi
e rompi i sacri nodi maritali?»
DON CARISSIMO
(Con Liscione sponsali!)
DIRINDINA
«Così da questo seno,
empio, disciorti puoi, mentre fecondo
di te lo lasci e pieno?»
DON CARISSIMO
(Vo' veder questa, e poi la fin del mondo.)
DIRINDINA
«Ah, spietato destino!»
DON CARISSIMO
(O sbagliò la natura, o il suo norcino.)
DIRINDINA
«Ma paghi or or la pena
di troppo amor l'infausta madre, e 'l figlio
ch'è concepito appena»...
LISCIONE
Su via, coraggio, via.
DIRINDINA
«Abbia per questa piaga il suo natale!»
(mentre Dirindina fa l'azione di volersi uccidere)
DON CARISSIMO
Sta ferma, anima mia:
lo manderem piuttosto all'ospedale...
LISCIONE
O quest'è bella assai!
DON CARISSIMO
Dirindina, che fai?
E che dirà la gente?
DIRINDINA
Ridicolo accidente!
DON CARISSIMO
Perdona all'amor tuo e alla tua vita;
ed abbi compassione
del povero muletto
che nel sen hai concetto;
perché per esser figlio di Liscione,
ragliar saprà di maggio,
con trillo e con passaggio!
LISCIONE
Semplice di tal guisa
chi vide mai, io crepo dalle risa!
(ridono tra sé)
DIRINDINA
Anch'io ne crepo, ohimè;
ah, poveretta me, mi duol la panza!
DON CARISSIMO
Cattiva gravidanza!
Il peccato, il peccato!
Il caso è scandaloso,
figlioli miei, ma quel ch'è stato è stato;
purché resti nascosto
al popolo il negozio,
eccetera, il negozio,
che non va detto forte,
ma va detto pian piano;
e pur che di consorte
Liscion porga la mano a Dirindina,
onde (giacché costui non è impotente)
resti col matrimonio susseguente...
(vuol prendere la mano a Liscione e Dirindina, e questi la ritirano)
DIRINDINA, LISCIONE
Non ne faremo niente.
DON CARISSIMO
Dammi la man, Liscione. ~
Dammela, Dirindina,
che la creaturina
legittima sarà.
Insieme
DIRINDINA
Ferma, ch'io son pollastrina,
ma tal coppia non combina,
e l'uovo mai non fa.
LISCIONE
Ferma, ch'io son cappone,
ma tal coppia non combina,
e l'uovo mai non fa.

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