Di
cosa si tratta?
“I delitti delle sette chiese (Sherlock Holmes a Bologna)”
è un romanzo giallo, nel quale ho combinato tutti gli elementi classici del
genere, un divertissement che mi sono concesso alla ricerca di un dialogo con
un pubblico diverso da quello che sin qui ha seguito il mio percorso artistico,
fortemente caratterizzato in senso teatrale.
Fin dai tempi del mio primo romanzo, “La messa degli
angeli”, ho pensato che il giallo fosse la forma narrativa maggiormente adatta
a unificare un’idea strutturale definita, un canone, con la ricerca puntuale di
una metaforizzazione ardita, straniante e di simbolismi e citazioni in grado di
arricchire, pluristratificandole, le possibilità di lettura: da un grado
essenziale ed elementare, l’enigma e la sua soluzione, a uno nel quale la
complessità organica e logica apre opportunità ermeneutiche altrimenti
impossibili. In altre parole, io penso che il giallo consenta e, anzi,
solleciti una ricodificazione della funzione autoriale che, lungi dal dover
essere letta come l’automarginalizzazione tipica del mestierante, è invece
invito, occasione di geniale impersonalità.
Perché
la scelta di Sherlock Holmes?
Holmes
è un’occasione unica per uno scrittore: un personaggio ormai “senza autore”,
perché fuori diritti, abbandonato alla libertà creativa dalla legalità della
proprietà intellettuale, una creatura tipicissima, dotata di un ineguagliabile
impatto sull’immaginario collettivo, grazie alla sua storia anche
cinematografica e televisiva, alla sua capacità di costituirsi come prototipo,
come icona di un approccio alla realtà ancora scientifico e non scientista,
logico e non tecnologico. Holmes è e rimane un umanista nella e nonostante la
modernità, è un funambolo dell’aristotelismo, di lui si sa poco, tutto di lui
si sviluppa e si esaurisce in indagini che non lambiscono mai l’inchiesta e che
restano, altresì, ben piantate nei limiti, peraltro vastissimi,
dell’interrogazione, filosoficamente intesa. Holmes indaga, laddove Poirot
risolve enigmi e Maigret conduce inchieste.
Tu
sei autore attore poeta...come si colloca questo romanzo all'interno della tua
produzione?
Non
ho mai pensato a me stesso come al produttore di alcunché. Un artista più che
pro-durre, tra-duce de-ducendo. Credo d’esser stato chiaro.
È
una svolta epocale?
Amo
dire che “I delitti delle sette chiese (Sherlock Holmes a Bologna)” (ci tengo a
ricordarlo: prima e unica indagine di Holmes ambientata in Italia) rappresenta
in un certo senso il mio “Il nome della rosa”, l’epifania risolutiva e
chiarificatrice di un amore necessario e appassionato: quello tra uno scrittore
di nicchia, un attore-autore pluripremiato da pochi (e non si sa nemmeno se “ma
buoni”), e il “genere”, da lui interpretato come pura forma a dispetto di una
popolarità simpaticamente, giocosamente “sfidata”.
Pensavi
a una possibile realizzazione cinematografica? Ti piacerebbe?
Moltissimo:
adoro l’idea di arricchirmi.
“I
delitti delle sette chiese” ha una componente esoterica?
Sì, anche se, come avrete modo di leggere, Sherlock Holmes
non mostrerà di amarla particolarmente.
Che
ne sai di misteri ed esoterismo?
Grazie alla tragedia greca, che da attore ho lungamente
amato e frequentato, di misteri – eleusini soprattutto – so parecchio. Di
esoterismo so invece poco e niente, ma credo che “poco e niente” sia in un
certo senso anche l’essenza stessa dell’esoterismo.
Hai
già un progetto da proporre per il lancio del libro?
Sì, ma queste cose non si anticipano mai.
Solo
cartaceo o anche e book? Hai riserve?
Nessuna
riserva. Amo il cartaceo per formazione ma l’e-book è una variante
accettabilissima.
Hai
già pensato a un possibile seguito?
Anche
come killer non sarei mai stato un serial, meglio farsi pagare volta per volta.
Nuovi
progetti?
La prima inchiesta del commissario Marcello Cervi, della
questura di Bologna (città che amo molto e che, come vedi, torna nei miei
libri), intitolata “La strana luce dei delitti di ferragosto”, e poi quello che
sarà forse il mio ultimo film, “Pornomélancolie”, un progetto che avevo nel
cassetto da anni e che ora posso finalmente realizzare, avendone incontrata la
protagonista d’elezione.