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martedì 6 gennaio 2015

“I delitti delle sette chiese (Sherlock Holmes a Bologna)". La mia intervista all'autore Andrea Rossetti


Di cosa si tratta?

“I delitti delle sette chiese (Sherlock Holmes a Bologna)” è un romanzo giallo, nel quale ho combinato tutti gli elementi classici del genere, un divertissement che mi sono concesso alla ricerca di un dialogo con un pubblico diverso da quello che sin qui ha seguito il mio percorso artistico, fortemente caratterizzato in senso teatrale.
Fin dai tempi del mio primo romanzo, “La messa degli angeli”, ho pensato che il giallo fosse la forma narrativa maggiormente adatta a unificare un’idea strutturale definita, un canone, con la ricerca puntuale di una metaforizzazione ardita, straniante e di simbolismi e citazioni in grado di arricchire, pluristratificandole, le possibilità di lettura: da un grado essenziale ed elementare, l’enigma e la sua soluzione, a uno nel quale la complessità organica e logica apre opportunità ermeneutiche altrimenti impossibili. In altre parole, io penso che il giallo consenta e, anzi, solleciti una ricodificazione della funzione autoriale che, lungi dal dover essere letta come l’automarginalizzazione tipica del mestierante, è invece invito, occasione di geniale impersonalità.

Perché la scelta di Sherlock Holmes?

Holmes è un’occasione unica per uno scrittore: un personaggio ormai “senza autore”, perché fuori diritti, abbandonato alla libertà creativa dalla legalità della proprietà intellettuale, una creatura tipicissima, dotata di un ineguagliabile impatto sull’immaginario collettivo, grazie alla sua storia anche cinematografica e televisiva, alla sua capacità di costituirsi come prototipo, come icona di un approccio alla realtà ancora scientifico e non scientista, logico e non tecnologico. Holmes è e rimane un umanista nella e nonostante la modernità, è un funambolo dell’aristotelismo, di lui si sa poco, tutto di lui si sviluppa e si esaurisce in indagini che non lambiscono mai l’inchiesta e che restano, altresì, ben piantate nei limiti, peraltro vastissimi, dell’interrogazione, filosoficamente intesa. Holmes indaga, laddove Poirot risolve enigmi e Maigret conduce inchieste.

Tu sei autore attore poeta...come si colloca questo romanzo all'interno della tua produzione?

Non ho mai pensato a me stesso come al produttore di alcunché. Un artista più che pro-durre, tra-duce de-ducendo. Credo d’esser stato chiaro.

È una svolta epocale?

Amo dire che “I delitti delle sette chiese (Sherlock Holmes a Bologna)” (ci tengo a ricordarlo: prima e unica indagine di Holmes ambientata in Italia) rappresenta in un certo senso il mio “Il nome della rosa”, l’epifania risolutiva e chiarificatrice di un amore necessario e appassionato: quello tra uno scrittore di nicchia, un attore-autore pluripremiato da pochi (e non si sa nemmeno se “ma buoni”), e il “genere”, da lui interpretato come pura forma a dispetto di una popolarità simpaticamente, giocosamente “sfidata”.

Pensavi a una possibile realizzazione cinematografica? Ti piacerebbe?

Moltissimo: adoro l’idea di arricchirmi. 

“I delitti delle sette chiese” ha una componente esoterica?

Sì, anche se, come avrete modo di leggere, Sherlock Holmes non mostrerà di amarla particolarmente.

Che ne sai di misteri ed esoterismo?

Grazie alla tragedia greca, che da attore ho lungamente amato e frequentato, di misteri – eleusini soprattutto – so parecchio. Di esoterismo so invece poco e niente, ma credo che “poco e niente” sia in un certo senso anche l’essenza stessa dell’esoterismo.

Hai già un progetto da proporre per il lancio del libro?

Sì, ma queste cose non si anticipano mai.

Solo cartaceo o anche e book? Hai riserve?

Nessuna riserva. Amo il cartaceo per formazione ma l’e-book è una variante accettabilissima.

Hai già pensato a un possibile seguito?

Anche come killer non sarei mai stato un serial, meglio farsi pagare volta per volta.

Nuovi progetti?

La prima inchiesta del commissario Marcello Cervi, della questura di Bologna (città che amo molto e che, come vedi, torna nei miei libri), intitolata “La strana luce dei delitti di ferragosto”, e poi quello che sarà forse il mio ultimo film, “Pornomélancolie”, un progetto che avevo nel cassetto da anni e che ora posso finalmente realizzare, avendone incontrata la protagonista d’elezione.