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lunedì 31 gennaio 2011

Così è se vi pare





A T T O   P R I M O
Salotto in casa del Consigliere Agazzi. Uscio comune in fondo; usci laterali a destra e a sinistra.

SCENA PRIMA
La SIGNORA AMALIA, DINA, LAUDISI 
Al levarsi della tela Lamberto Laudisi passeggerà irritato per il salotto. Sui quarant'anni, svelto, elegante senza ricercatezza, indosserà una giacca viola con risvolti e alamari neri.
LAUDISI Ah, dunque è andato a ricorrere al Prefetto? 
AMALIA (sui quarantacinque, capelli grigi; contegno d'importanza ostentata, per il posto che il marito occupa in società. Lascerà tuttavia intendere che, se stesse in lei, rappresenterebbe la sua parte e si comporterebbe in tante occasioni ben altrimenti). Oh Dio, Lamberto, per un suo subalterno! 
LAUDISI Subalterno, alla Prefettura; non a casa! 
DINA (diciannove anni; una cert'aria di capir tutto meglio della mamma e anche del babbo, ma attenuata, quest'aria, da una vivace grazia giovanile) Ma è venuto a allogarci la suocera qua accanto, sullo stesso pianerottolo! 
LAUDISI E non era padrone? C'era un quartierino sfitto, e l'ha affittato per la suocera. O ha forse l'obbligo una suocera di venire a ossequiare in casa 
caricato, facendola lunga, apposta
la moglie e la figliuola d'un superiore di suo genero? 
AMALIA Chi dice obbligo? Siamo andate noi, mi pare, io e Dina, per le prime da questa signora, e non siamo state ricevute. 
LAUDISI E che è andato a fare adesso tuo marito dal Prefetto? A imporre d'autorità un atto di cortesia? 
AMALIA Un atto di giusta riparazione, se mai! Perché non si lasciano due signore, lì come due pioli, davanti alla porta. 
LAUDISI Soperchierie, soperchierie! Non sarà poi dunque permesso alla gente di starsene per casa sua? 
AMALIA Eh, se tu non vuoi tener conto che cortesi volevamo esser noi, per le prime, verso una forestiera! 
DINA Via, zietto, calmati, via! Saremo, se vuoi, sincere: ecco, ammettiamo d'essere state così cortesi per curiosità. Ma scusa, non ti sembra naturale? 
LAUDISI Ah, naturale, sì: perché non avete nulla da fare. 
DINA Ma no, guarda, zietto. Tu te ne stai costì, senza badare a ciò che fanno gli altri attorno a te. - Bene. - Vengo io. E qua, proprio su questo tavolinetto che ti sta davanti, ti colloco, imperturbabile - anzi no, con la faccia di quel signore lì, patibolare - che so, poniamo, un pajo di scarpe della cuoca. 
LAUDISI (scattando) Come c'entrano le scarpe della cuoca? 
DINA (subito) Ecco, vedi? Te ne meravigli! Ti sembra una stramberia, e me ne domandi subito il perché. 
LAUDISI (restando con un sorriso freddo, ma presto ripigliandosi) Carina! - Hai ingegno tu; ma parli con me, sai? - Tu vieni a posarmi qui sul tavolino le scarpe della cuoca appunto per stuzzicar la mia curiosità; e certo - poiché l'hai fatto apposta - non puoi rimproverarmi se ti domando: - "Ma perché, cara, le scarpe della cuoca qui sopra?" - Dovresti ora dimostrarmi che questo signor Ponza - villano e mascalzone, come lo chiama tuo padre - sia venuto ad allogarci, ugualmente apposta, qua accanto, la suocera! 
DINA E sia! Non l'avrà fatto apposta. Ma non puoi negare che questo signore vive in un modo talmente strambo da suscitar la curiosità naturalissima di tutto il paese. - Scusami. - Arriva. - Prende a pigione un quartierino all'ultimo piano di quel casone tetro, là, all'uscita del paese, su gli orti... - L'hai veduto? Dico, di dentro? 
LAUDISI Sei forse andata a vederlo, tu? 
DINA Sì zietto! Con la mamma. E mica noi sole, sai? Tutti sono andati a vederlo. - C'è un cortile - così bujo! - (pare un pozzo) - con una ringhierina di ferro in alto, in alto, lungo il ballatojo dell'ultimo piano; da cui pendono coi cordini tanti panieri. 
LAUDISI E con questo? 
DINA (con meraviglia e indignazione) Ha relegato la moglie lassù! 
AMALIA E la suocera qua, accanto a noi! 
LAUDISI In un bel quartierino, la suocera, in mezzo alla città! 
AMALIA Grazie! E la costringe ad abitar divisa dalla figlia? 
LAUDISI Chi ve l'ha detto? O non può esser lei, invece, la madre, per avere maggior libertà? 
DINA No, no! che, zietto! Si sa che è lui! 
AMALIA Ma scusa, si capisce che una figliuola, sposando, lasci la casa della madre e vada a convivere col marito; anche in un'altra città. Ma che una povera madre, non sapendo resistere a viver lontana dalla figliuola, la segua, e nella città dove anche lei è forestiera, sia costretta a viverne divisa, via ammetterai che questo no, non si capisce facilmente! 
LAUDISI Già! Che fantasie da tartarughe! Ci vuol tanto a immaginare che, o per colpa di lei, o per colpa di lui - o pur senza colpa di nessuno - ci sia tale incompatibilità di carattere, per cui, anche in queste condizioni... 
DINA (interrompendo, meravigliata) Come, zietto? Tra madre e figlia? 
LAUDISI Perché tra madre e figlia? 
AMALIA Ma perché tra loro due, no! non sono sempre insieme, lui e lei! 
DINA Suocera e genero! È ben questo lo stupore di tutti ! 
AMALIA Viene qua ogni sera, lui, a tener compagnia alla suocera. 
DINA Anche di giorno, viene: una o due volte. 
LAUDISI Sospettate forse che facciano all'amore, suocera e genero? 
DINA No, che dici! Una povera vecchietta. 
AMALIA Ma non le porta mai la figlia! non porta mai con sé, mai, mai, la moglie a vedere la madre. 
LAUDISI Sarà malata quella poverina... non potrà uscire di casa... 
DINA Ma che! Ci va lei, la madre... 
AMALIA Ci va... sì! Per vederla da lontano! Si sa di causa e scienza che a questa povera madre è proibito salire in casa della figliuola! 
DINA Può parlarle solo dal cortile! 
AMALIA Dal cortile, capisci! 
DINA Alla figliuola che s'affaccia dal ballatojo lassù, come dal cielo! Questa poveretta entra nel cortile; tira il cordino del paniere; suona il campanello lassù; la figliuola s'affaccia, e lei le parla di giù, da quel pozzo, storcendosi il collo così! figurati! E neanche la vede, abbagliata dalla luce che cola dall'alto. 
Si sentirà picchiare all'uscio e si presenterà il cameriere.
CAMERIERE Permesso? 
AMALIA Chi è? 
CAMERIERE I signori Sirelli con un'altra signora. 
AMALIA Ah, fa' passare, 
Il cameriere s'inchinerà e via.


SCENA SECONDA
I CONIUGI SIRELLI, La SIGNORA CINI, DETTI 
AMALIA (alla signora Sirelli) Cara signora! 
SIGNORA SIRELLI (grassoccia, rubizza, ancora giovine, parata con sovraccarica eleganza provinciale; ardente d'irrequieta curiosità; aspra contro il marito ) Mi sono permessa di portarle la mia buona amica, signora Cini, che aveva tanto desiderio di conoscerla. 
AMALIA Piacere, signora. - S'accomodino: 
Farà le presentazioni
Questa è la mia figliuola Dina. - Mio fratello Lamberto Laudisi 
SIRELLI (calvo, sui quaranta, grasso, impomatato, con pretese d'eleganza, scarpe lucide sgrigliolanti salutando ) Signora, Signorina. 
Stringerà la mano a Laudisi.
SIGNORA SIRELLI Ah, signora mia, noi veniamo qua come alla fonte. Siamo due povere assetate di notizie. 
AMALIA E notizie di che, signore mie? 
SIGNORA SIRELLI Ma di questo benedetto nuovo segretario della Prefettura. Non si parla d'altro in paese! 
SIGNORA CINI (vecchia goffa, piena di cupida malizia dissimulata con arie d'ingenuità) Una curiosità ne abbiamo tutte, una curiosità che... che mai più! 
AMALIA Ma ne sappiamo quanto gli altri, noi, creda, signora! 
SIRELLI (alla moglie, come se avesse riportato una vittoria) Te l'ho detto? Quanto me, e forse meno di me ! 
Poi volgendosi alle altre:
La ragione per cui questa madre non può andare a vedere in casa la figliuola, per esempio, la sanno loro, qual è veramente? 
AMALIA Ne stavo parlando con mio fratello. 
LAUDISI Mi sembrate impazziti tutti quanti! 
DINA (subito, perché non si dia retta allo zio) Perché il genero, dicono, glielo proibisce. 
SIGNORA CINI (con voce a lamento) Non basta, signorina! 
SIGNORA SIRELLI (incalzando) Non basta ! Fa di più ! 
SIRELLI (premettendo un gesto delle mani, per raccogliere l'attenzione) Notizia fresca appurata or ora: 
quasi sillabando
La tiene chiusa a chiave! 
AMALIA La suocera? 
SIRELLI No, signora: la moglie! 
SIGNORA SIRELLI La moglie! la moglie! 
SIGNORA CINI (voce a lamento) A chiave! 
DINA Capisci, zietto? Tu che vuoi scusare... 
SIRELLI (stupito) Come? Tu vorresti scusare quel mostro? 
LAUDISI Ma non lo voglio scusare nient'affatto! Dico che la vostra curiosità (chiedo perdono alle signore) è insoffribile, non foss'altro, perché inutile. 
SIRELLI Inutile? 
LAUDISI Inutile! - Inutile, signore mie! 
SIGNORA CINI Che si voglia venire a sapere? 
LAUDISI Che cosa, scusi? Che possiamo noi realmente sapere degli altri? chi sono... come sono... ciò che fanno... perché lo fanno... 
SIGNORA SIRELLI Chiedendo notizie, informazioni... 
LAUDISI Ma se c'è una che, per questa via, dovrebbe stare a giorno d'ogni cosa; quest'una dovrebbe proprio esser lei, signora, con un marito come il suo, così informato sempre di tutto! 
SIRELLI (cercando d'interrompere) Scusa, scusa... 
SIGNORA SIRELLI Ah no, caro, senti: questa è la verità! 
rivolgendosi alla signora Amalia:
La verità, signora mia: con mio marito che dice sempre di saper tutto, io non riesco a sapere mai niente. 
SIRELLI Sfido! Non si contenta mai di quello che le dico! Dubita sempre che una cosa non sia come gliel'ho detta. Sostiene anzi che, come gliel'ho detta io, non può essere. Arriva finanche a supporre di proposito il contrario! 
SIGNORA SIRELLI Ma abbi pazienza, se vieni a riferirmi certe cose... 
LAUDISI (riderà forte) Ah ah ah... Permettete, signora? Rispondo io a suo marito. Come vuoi, caro, che tua moglie si contenti delle cose che tu le dici, se tu - naturalmente - gliele dici come sono per te? 
SIGNORA SIRELLI Come assolutamente non possono essere! 
LAUDISI Ah, no, signora, sopporti che le dica che qui ha torto lei! Per suo marito, stia sicura, le cose sono come lui gliele dice. 
SIRELLI Ma come sono in realtà! come sono in realtà! 
SIGNORA SIRELLI Nient'affatto! Tu t'inganni continuamente! 
SIRELLI T'inganni, tu, ti prego di credere! Non m'inganno io! 
LAUDISI Ma no, signori miei! Non v'ingannate nessuno dei due. Permettete? Ve ne faccio la prova. 
S'alzerà e si presenterà in mezzo al salotto.
Tutti e due, qua, vedete me. - Mi vedete, è vero? 
SIRELLI Eh sfido! 
LAUDISI No no; non lo dire cosi presto, caro. Vieni qua, vieni qua. 
SIRELLI (lo guarderà sorridendo, perplesso, un po' , come se non volesse prestarsi a uno scherzo che non capisce) Perché? 
SIGNORA SIRELLI (spingendolo con la voce irritata) E vai là. 
LAUDISI (a Sirelli che già si sarà appressato titubante) Tu mi vedi? Guardami meglio. Toccami. 
SIGNORA SIRELLI (al marito che esita c. s. a toccarlo) E toccalo! 
LAUDISI (a Sirelli che avrà alzato una mano a toccarlo appena sulla spalla) Così, bravo. Tu sei sicuro di toccarmi come mi vedi, è vero? 
SIRELLI Direi. 
LAUDISI Non puoi dubitare di te, sfido! - Torna al tuo posto. 
SIGNORA SIRELLI (al marito rimasto lì balordo davanti al Laudisi) È inutile che stia lì a sbattere gli occhi; torna a sedere adesso! 
LAUDISI (alla Signora Sirelli poiché il marito sarà tornato stonato al suo posto) Ora, scusi, venga qua lei signora. 
Subito prevenendo:
No no, ecco, vengo io da lei 
Le si farà davanti, si piegherà su un ginocchio. 
Mi vede, è vero? Alzi una manina; mi tocchi 
E come la signora Sirelli, seduta, gli poserà una mano sulla spalla, egli, chinandosi per baciargliela:
Cara manina ! 
SIRELLI Ohé ohé. 
LAUDISI Non gli dia retta! -È sicura anche lei di toccarmi come mi vede? Non può dubitare di lei. - Ma per carità, non dica a suo marito, né a mia sorella, né a mia nipote, né alla signora qua - 
SIGNORA CINI (suggerendo) - Cini - 
LAUDISI (Cini) - come mi vede, perché tutt'e quattro altrimenti le diranno che lei s'inganna, mentre lei non s'inganna affatto! Perché ciò non toglie, cara signora mia, che io non sia anche realmente come mi vede suo marito, mia sorella, mia nipote e la signora qua. 
SIGNORA CINI (suggerendo) - Cini - 
LAUDISI. (Cini)- che anche loro non s'ingannano affatto. 
SIGNORA SIRELLI E come, dunque, lei cambia dall'uno all'altro? 
LAUDISI Ma sicuro che cambio, signora mia! E lei no, forse? Non cambia? 
SIGNORA SIRELLI (precipitosamente) Ah no no no no no. Le assicuro che per me io non cambio affatto! 
LAUDISI E neanch'io per me creda! E dico che voi tutti v'ingannate se non mi vedete come mi vedo io! Ma ciò non toglie che non sia una bella presunzione tanto la mia, quanto la sua, cara signora. 
SIRELLI Ma tutto codesto arzigogolo, scusa, per concludere che cosa? 
LAUDISI Ti pare che non concluda? Oh bella! Vi vedo così affannati a cercar di sapere chi sono gli altri e le cose come sono, quasi che gli altri e le cose per se stessi fossero così o così. 
SIGNORA SIRELLI Ma secondo lei allora non si potrà mai sapere la verità? 
SIGNORA CINI Se non dobbiamo più credere neppure a ciò che si vede e si tocca! 
LAUDISI Ma sì, ci creda, signora! Perciò le dico: rispetti ciò che vedono e toccano gli altri, anche se sia il contrario di ciò che vede e tocca lei. 
SIGNORA SIRELLI Oh, senta! io le volto le spalle e non parlo più con lei! Non voglio impazzire! 
LAUDISI No, no: basta! Seguitate, seguitate a parlare della signora Frola e del signor Ponza suo genero: non v'interrompo più. 
AMALIA Ah, Dio sia ringraziato! E faresti meglio, caro Lamberto, se te ne andassi di là! 
DINA Di là; di là, zietto; sì, vai, vai! 
LAUDISI No, perché? Mi diverto a sentirvi parlare. Me ne starò zitto, non dubitate. Tutt'al più, farò tra me e me qualche risata; e se me ne scapperà qualcuna forte, mi scuserete. 
SIGNORA SIRELLI E dire che noi eravamo venute per sapere... - Ma scusi: suo marito, signora, non è un superiore di questo signor Ponza? 
AMALIA Altro è l'ufficio, altro la casa, signora. 
SIGNORA SIRELLI Capisco, già! - Ma loro non hanno neppure tentato di vedere la suocera qua accanto? 
DINA Altro che! Due volte, signora! 
SIGNORA CINI (con un balzo; e poi, tutta cupida e intenta) Ah dunque! Dunque loro le hanno parlato? 
AMALIA Non siamo state ricevute, signora mia! 
SIRELLISIGNORA SIRELLISIGNORA CINI Oh! oh! - Come! - Come mai! 
DINA Anche questa mattina... 
AMALIA La prima volta restammo più d'un quarto d'ora dietro la porta. Nessuno venne ad aprirci, e non si poté neppure lasciare un biglietto da visita. - Abbiamo ritentato oggi...
DINA (Con un gesto colle mani che esprime spavento) Venne ad aprirci lui! 
SIGNORA SIRELLI Che faccia! già. Ce l'ha proprio di cattivo! Ha sconcertato tutto il paese con quella faccia! E poi, così, sempre vestito di nero... Sono tutti e tre vestiti di nero, anche la signora, è vero? la figlia ? 
SIRELLI (con fastidio) Ma se la figlia non l'ha mai veduta nessuno! Te l'ho detto mille volte! sarà vestita di nero anche lei... - Sono d'un paesello della Marsica - 
AMALIA - sì; distrutto, pare, totalmente - 
SIRELLI - di pianta, raso al suolo, dall'ultimo terremoto - 
DINA Hanno perduto tutti i parenti, si dice. 
SIGNORA CINI (con ansia di riattaccare il discorso interrotto). Bene; dunque dunque... - ha aperto lui? 
AMALIA Appena me lo sono veduto davanti, con quella faccia, non mi son più trovata in gola la voce per dirgli che venivamo per una visita alla suocera. Niente, sa? neanche un ringraziamento. 
DINA No, per questo, fece un inchino. 
AMALIA Ma appena così col capo 
DINA Gli occhi, piuttosto, devi dire! Quelli sono gli occhi d'una belva, non d'un uomo. 
SIGNORA CINI (c.s.) E allora? Che ha detto allora? 
DINA Tutto imbarazzato - 
AMALIA - tutto arruffato, ci ha detto che la suocera era indisposta... che ci ringraziava dell'attenzione... e rimase lì su la soglia, in attesa che ci ritirassimo. 
DINA Che mortificazione! 
SIRELLI Sgarbo da villano! Ah, ma può esser sicura che è lui, sa? Forse terrà sotto chiave anche la suocera! 
SIGNORA SIRELLI Ci vuol coraggio! Con una signora, moglie d'un suo superiore! 
AMALIA Ah, ma mio marito questa volta se n'è proprio indignato: l'ha presa come una grave mancanza di riguardo ed è andato a rinzelarsene fortemente col Prefetto, pretendendo una riparazione. 
DINA Oh, giusto, eccolo qua, il babbo! 


SCENA TERZA
II CONSIGLIERE AGAZZI, DETTI 
AGAZZI (cinquant'anni, rosso di pelo, arruffato, con barba, occhiali d'oro, autoritario e dispettoso) Oh, caro Sirelli. 
S'appresserà al canapè, s'inchinerà a stringerà la mano alla signora Sirelli.
Signora. 
AMALIA (presentandolo alla signora Cini) Mio marito - la Signora Cini. 
AGAZZI (s'inchinerà, stringerà la mano) Lietissimo. 
Poi, rivolgendosi quasi con solennità alla moglie e alla figlia:
Vi avverto che sarà qui a momenti la signora Frola. 
SIGNORA SIRELLI (battendo le mani, esultante) Ah, verrà? verrà qui? 
AGAZZI Ma per forza! Potevo tollerare che fosse fatto uno sgarbo così patente alla mia casa, alle mie donne? 
SIRELLI Ma sì! Dicevamo appunto questo! 
SIGNORA SIRELLI E sarebbe stato bene cogliere quest'occasione - 
AGAZZI (prevenendo) - per far notare al Prefetto tutto ciò che si dice in paese sul riguardo di questo signore? Eh, non dubiti: l'ho fatto! 
SIRELLI Ah, bene! bene! 
SIGNORA CINI Cose inesplicabili! veramente inconcepibili! 
AMALIA Selvagge addirittura! Ma sai che le tiene chiuse a chiave tutt'e due! 
DINA No, mamma: per la suocera ancora non si sa! 
SIGNORA SIRELLI Ma la moglie, è certo! 
SIRELLI E il Prefetto? 
AGAZZI Sì... Eh... ne è rimasto molto... molto impressionato... 
SIRELLI Ah, meno male! 
AGAZZI Era arrivata anche a lui qualche voce, e... e vede anche lui adesso l'opportunità di chiarire questo mistero, di venire a sapere la verità. 
LAUDISI (riderà forte) Ah! ah! ah! ah! 
AMALIA Non ci manca proprio, adesso, che la tua risata. 
AGAZZI E perché ride? 
SIGNORA SIRELLI Ma perché dice che non è possibile scoprire la verità! 


SCENA QUARTA
CAMERIERE, DETTI poi la SIGNORA FROLA
CAMERIERE (presentandosi sulla soglia dell'uscio e annunziando) Permesso? La signora Frola. 
SIRELLI Oh! Eccola qua. 
AGAZZI Vedremo adesso se non sarà possibile, caro Lamberto! 
SIGNORA SIRELLI Benissimo! Ah, sono proprio contenta! 
AMALIA (alzandosi) La facciamo passare? 
AGAZZI No, ti prego, siedi. Aspetta che entri. Seduti, seduti. Bisogna star seduti. 
Al cameriere
Fa' passare 
Il cameriere, via. Entrerà poco dopo la Signora Frola e tutti si alzeranno. La Signora Frola è una vecchina linda, modesta, affabilissima, con una grande tristezza negli occhi, ma attenuata da un costante dolce sorriso sulle labbra. La signora Amalia si farà avanti e le porgerà la mano.
AMALIA Favorisca, signora 
Tenendola per mano, farà le presentazioni:
La Signora Sirelli, mia buona amica. - La signora Cini. - Mio marito. - Il signor Sirelli - La mia figliuola Dina - Mio fratello Lamberto Laudisi. - S'accomodi, signora. 
SIGNORA FROLA Sono dolente e chiedo scusa d'aver mancato fino ad oggi al mio dovere. - Lei, signora, con tanta degnazione mi ha onorata d'una visita, quando toccava a me di venire per la prima. 
AMALIA Tra vicine, signora, non si bada a chi tocchi prima. Tanto più che lei, stando qui, sola, forestiera, chi sa, poteva avere bisogno... 
SIGNORA FROLA Grazie, grazie... troppo buona... 
SIGNORA SIRELLI La signora è sola in paese? 
SIGNORA FROLA No, ho una figlia maritata: venuta anche lei, che è poco, qui. 
SIRELLI Il genero della signora è il nuovo segretario della Prefettura: il signor Ponza, è vero? 
SIGNORA FROLA Appunto, sì. E il signor Consigliere vorrà scusarmi, spero, e scusare anche mio genero. 
AGAZZI Per dire la verità, signora, io mi sono avuto un po' a male - 
SIGNORA FROLA (interrompendolo) - ha ragione, ha ragione! Ma lei deve scusarlo! Siamo rimasti, creda, così scombussolati dalla nostra disgrazia. 
AMALIA Ah, già! loro ebbero quel gran disastro! 
SIGNORA SIRELLI Perdettero parenti? 
SIGNORA FROLA Oh, tutti... - Tutti, signora mia. Del nostro paesello non c'è quasi più traccia: è rimasto lì tra le campagne, come un mucchio di rovine; abbandonate. 
SIRELLI Già! s'è saputo! 
SIGNORA FROLA Io non avevo più che una sorella, con una figliuola anche lei, ma nubile. Per il mio povero genero la sciagura fu assai più grave. La madre, due fratelli, una sorella, e poi cognato, cognate, due nipotini. 
SIRELLI Un'ecatombe! 
SIGNORA FROLA E sono sciagure per tutta la vita! Si resta come storditi! 
AMALIA Oh certo! 
SIGNORA SIRELLI Da un momento all'altro! C'è da impazzire! 
SIGNORA FROLA Non si pensa più a nulla. Si manca senza volerlo, signor Consigliere. 
AGAZZI Oh basta, prego, signora. 
AMALIA Anche in considerazione di questa sciagura, io e la mia figliuola eravamo venute per le prime. 
SIGNORA SIRELLI (friggendo)Già ! sapendo così sola la signora! - Benché mi perdoni, signora, se oso domandarle come va che, avendo qua la figliuola, dopo una sciagura come questa, che... 
peritosa, dopo aver filato cosi bene
mi sembra... dovrebbe far nascere nei superstiti il bisogno di star tutti uniti - 
SIGNORA FROLA (seguitando lei, per toglierla d'imbarazzo) - io me ne stia così sola, è vero? 
SIRELLI Già, ecco, pare strano, per essere sinceri. 
SIGNORA FROLA (dolente) Eh, lo capisco. 
Poi, come per tentare una via di scampo
Ma... sa, son di parere che, quando un figliuolo o una figliuola sposano, si debbano lasciare a se stessi, a farsi la loro vita, ecco. 
LAUDISI Benissimo! Giustissimo! Che dev'essere per forza un'altra, nelle nuove relazioni con la moglie o col marito. 
SIGNORA SIRELLI Ma non fino al punto, scusi Laudisi, da escludere dalla propria vita quella della madre! 
LAUDISI Chi ha detto escludere? Si parla adesso - se ho inteso bene - d'una madre che comprende che la figliuola non può e non deve rimanere legata a lei come prima, avendo ora un'altra vita per sé. 
SIGNORA FROLA (con viva riconoscenza) Ecco, è proprio così, signore! Grazie! Ho voluto proprio dir questo! 
SIGNORA CINI Ma la sua figliuola, m'immagino, verrà, verrà qui spesso a tenerle compagnia. 
SIGNORA FROLA (tra le spine) Già... sì... ci vediamo, certo... 
SIRELLI (subito) Non esce mai di casa, però, la sua figliuola! Almeno, nessuno l'ha mai veduta! 
SIGNORA CINI Avrà forse da badare ai figliuoli! 
SIGNORA FROLA (subito) No, nessun figliuolo, ancora. E forse, ormai, non ne avrà più. È sposata già da sette anni. Ha da fare, in casa, certo. - Ma non è per questo. 
Sorriderà, dolente; e soggiungerà per tentare un'altra via di scampo:
Noi sa - noi donne - siamo abituate, nei piccoli paesi, a star sempre in casa. 
AGAZZI Anche quando ci sia la mamma da andare a vedere? la mamma che non sta più con noi? 
AMALIA Ma la signora andrà lei a vedere la figliuola! 
SIGNORA FROLA (subito).Ah, certo! Come no? Una o due volte al giorno ci vado! 
SIRELLI E sale, una, due volte al giorno, tutte quelle scale, fino all'ultimo piano di quel casone? 
SIGNORA FROLA (smorendo, tentando ancora di volgere in riso il supplizio di quest'interrogatorio) Eh, no; non salgo, veramente. Ha ragione, signore: sarebbero troppe per me. Non salgo. La mia figliuola s'affaccia dalla parte del cortile e... e ci vediamo, ci parliamo. 
SIGNORA SIRELLI Cosi soltanto? Oh! Non la vede mai da vicino? 
DINA (cingendo col braccio il collo della madre) Io figlia, non pretenderei che mia madre salisse per me ogni giorno novanta, cento scalini; ma non potrei contentarmi di vederla, di parlarle da lontano, senza abbracciarla, senza sentirmela vicina. 
SIGNORA FROLA (vivamente turbata, imbarazzata) Ha ragione! Eh sì, ecco, bisogna che io dica. - Non vorrei che loro pensassero della mia figliuola quello che non è; che abbia per me poco affetto, poca considerazione. E anche di me che sono la mamma... Novanta, cento scalini non possono essere impedimento a una madre, sia pur vecchia e stanca, quando poi abbia lassù il premio di potersi stringere al cuore la propria figliuola. 
SIGNORA SIRELLI (trionfante) Ah, ecco! Lo dicevamo noi, signora! Ci dev'essere una ragione! 
AMALIA (con intenzione) C'è, vedi, Lamberto? c'è una ragione! 
SIRELLI (pronto) Suo genero, eh? 
SIGNORA FROLA Oh, ma per carità, non pensino male di lui! È un così bravo giovine! Lor signori non possono immaginare quanto sia buono! Che affetto tenero e delicato, pieno di premure, abbia per me! E non dico l'amore e le cure che ha per la mia figliuola. Ah, credano, che non avrei potuto desiderare per lei un marito migliore! 
SIGNORA SIRELLI Ma... allora? 
SIGNORA CINI Non sarà lui, allora, la ragione! 
AGAZZI Ma certo! Non mi sembra almeno possibile ch'egli proibisca alla moglie di andare a trovar la madre, o alla madre di salire in casa per stare un po' insieme con la figliuola! 
SIGNORA FROLA Proibire, no! Io non ho detto che sia lui a proibircelo! Siamo noi, signor Consigliere, io e mia figlia: ce ne asteniamo noi, spontaneamente, creda, per un riguardo a lui. 
AGAZZI E come, scusi, di che potrebbe offendersi lui? Non vedo! 
SIGNORA FROLA Non offendersi, signor Consigliere. - È un sentimento - un sentimento, signore mie, difficile forse a intendere. Quando si sia inteso, però, non più difficile - credano - a compatire; quantunque importi senza dubbio un sacrifizio non lieve, tanto a me, quanto alla mia figliuola. 
AGAZZI Riconoscerò che almeno è strano, tutto questo che lei ci dice, signora. 
SIRELLI Già, e tale da suscitare e legittimare la curiosità. 
AGAZZI Anche, diciamo, qualche sospetto. 
SIGNORA FROLA Contro di lui? No, per carità, non dica! Che sospetto, signor Consigliere? 
AGAZZI Nessuno! Non si turbi. Dico che si potrebbe sospettare. 
SIGNORA FROLA No, no! E di che? Se il nostro accordo è perfetto! Siamo contente, contentissime, tanto io, quanto la mia figliuola. 
SIGNORA SIRELLI Ma è gelosia forse? 
SIGNORA FROLA Per la madre? Gelosia? Non credo che si possa chiamare così, benché, non saprei, veramente. - Ecco: egli vuole il cuore della moglie tutto per sé, fino al punto che anche l'amore che la mia figliuola deve avere per la sua mamma (e l'ammette, come no? altro!) ma vuole che mi arrivi attraverso lui, per mezzo di lui, ecco! 
AGAZZI Oh! Ma scusi! Mi sembra una crudeltà bella e buona, codesta! 
SIGNORA FROLA No, no, non crudeltà! non dica crudeltà, signor Consigliere! È un'altra cosa, creda! Non riesco a esprimermi... - Natura, ecco. Ma no... Forse, oh Dio mio, sarà magari una specie di malattia, se vogliono. È come una pienezza di amore - chiusa - ecco, sì, esclusiva; nella quale la moglie deve vivere, senza mai uscirne, e nella quale nessun altro deve entrare. 
DINA Neppure la madre? 
SIRELLI Un bell'egoismo, direi! 
SIGNORA FROLA Forse. Ma un egoismo che si dà tutto, come un mondo, alla propria donna! Egoismo, in fondo, sarebbe forse il mio, se volessi forzare questo mondo chiuso d'amore, quando so che la mia figliuola ci vive felice; così adorata! - Questo, a una madre, signore mie, deve bastare, non è vero? - Del resto, se io la vedo la mia figliuola e le parlo... 
Con graziosa mossa confidenziale:
Il panierino che vado a tirare là nel cortile, porta su e giù, sempre, due paroline di lettera, con le notizie della giornata. - Mi basta questo. - E ormai già mi sono abituata; rassegnata, là, se vogliono! Non ne soffro più. 
AMALIA Eh, dopo tutto, se son contente loro! 
SIGNORA FROLA (alzandosi) Oh, sì ! gliel'ho detto. Perché è tanto buono - credano! Come non potrebbe essere di più! - Abbiamo ognuno le nostre debolezze, e bisogna che ce le compatiamo a vicenda. 
Saluterà la signora Amalia:
Signora. 
Saluterà le signore Sirelli e Cini, poi Dina; poi volgendosi al Consigliere Agazzi:
Mi avrà scusato... 
AGAZZI Oh, signora, che dice! Le siamo gratissimi della visita. 
SIGNORA FROLA (saluterà col capo Sirelli e Laudisi, poi volgendosi alla signora Amalia) No prego... stia, stia, signora... non s'incomodi... 
AMALIA Ma no, è mio dovere, signora. 
La Signora Frola uscirà accompagnata dalla signora Amalia ,che rientrerà poco dopo.
SIRELLI Ma che! ma che! Vi siete contentati della spiegazione? 
AGAZZI Ma che spiegazione? Qua ci deve esser sotto chi sa che mistero! 
SIGNORA SIRELLI E chi sa quanto deve soffrire quel povero cuore di madre! 
DINA Ma anche la figliuola, Dio mio! 
Pausa.
SIGNORA CINI (dall'angolo della stanza, dove si sarà rincantucciata per nascondere il pianto, con stridula esplosione) Le lagrime le tremavano nella voce ! 
AMALIA Già! Quando ha detto che altro che cento scalini salirebbe, pur di stringersi al cuore la figliuola! 
LAUDISI Io per me ho notato soprattutto uno studio, dico di più, un impegno di guardare da ogni sospetto il genero! 
SIGNORA SIRELLI Ma che! Dio mio, se non sapeva come scusarlo! 
SIRELLI Ma che scusare! la violenza? la barbarie? 


SCENA QUINTA
CAMERIERE, DETTI poi il SIGNOR PONZA 
CAMERIERE (presentandosi sulla soglia) Signor Commendatore, c'è il signor Ponza che chiede d'essere ricevuto. 
SIGNORA SIRELLI Oh! Lui! 
Sorpresa generale e movimento di curiosità ansiosa, anzi quasi sbigottimento.
AGAZZI Ricevuto da me? 
CAMERIERE Sissignore. Ha detto così. 
SIGNORA SIRELLI Per carità, lo riceva qua, Commendatore! - Ho quasi paura; ma una grande curiosità di vederlo da vicino, questo mostro! 
AMALIA Ma che vorrà? 
AGAZZI Sentiremo. Sedete, sedete. Bisogna star seduti. 
Al cameriere
Fallo passare. 
Il cameriere s'inchinerà e andrà via. Entrerà poco dopo il signor Ponza. Tozzo, bruno, dall'aspetto quasi truce, tutto vestito di nero, capelli neri, fitti, fronte bassa, grossi baffi neri. Stringerà continuamente le pugna e parlerà con sforzo, anzi con violenza a stento contenuta. Di tratto in tratto si asciugherà il sudore con un fazzoletto listato di nero. Gli occhi, parlando, gli resteranno costantemente duri, fissi, tetri.
AGAZZI Venga, venga avanti, signor Ponza! 
Presentandolo:
Il nuovo segretario signor Ponza: la mia signora - la signora Sirelli - la signora Cini - la mia figliuola - il signor Sirelli - Laudisi mio cognato. - S'accomodi. 
PONZA Grazie. Un momento solo e tolgo l'incomodo. 
AGAZZI Vuol parlare a parte con me? 
PONZA No, posso... posso anche davanti a tutti. Anzi... È... è una dichiarazione doverosa, da parte mia. 
AGAZZI Dice per la visita della sua signora suocera? Può 
farne a meno; perché - 
PONZA - non per questo, signor Commendatore. Tengo anzi a far sapere che la signora Frola, mia suocera, sarebbe venuta senza dubbio prima che la sua signora e la signorina avessero la bontà di degnarla d'una loro visita, se io non avessi fatto di tutto per impedirglielo, non potendo permettere che ella faccia visite o ne riceva. 
AGAZZI (con fiero risentimento) Ma perché, scusi? 
PONZA (alterandosi sempre più, nonostante gli sforzi per contenersi) Mia suocera avrà parlato a lor signori della sua figliuola; avrà detto che io le proibisco di vederla, di salire in casa mia? 
AMALIA Ma no! La signora è stata piena di riguardo e di bontà per lei! 
DINA Non ha detto di lei altro che bene! 
AGAZZI E che s'astiene lei, di salire in casa dalla figliuola, per un riguardo a un suo sentimento, che noi francamente le diciamo di non comprendere. 
SIGNORA SIRELLI Anzi, se dovessimo dire proprio ciò che ne pensiamo... 
AGAZZI Ma sì, ci è parsa una crudeltà, ecco! una vera crudeltà! 
PONZA Sono qua appunto per chiarir questo, signor Commendatore. La condizione di questa donna è pietosissima. Ma non meno pietosa è la mia, anche per il fatto che mi obbliga a scusarmi, a dar loro conto e ragione d'una sventura, che soltanto... soltanto una violenza come questa poteva costringermi a svelare. 
Si fermerà un momento a guardare tutti, poi dirà lento e staccato:
La Signora Frola è pazza. 
TUTTI (con un sussulto) Pazza? 
PONZA Da quattro anni. 
SIGNORA SIRELLI (con un grido) Oh Dio, ma non pare affatto! 
AGAZZI (stordito) Come, pazza? 
PONZA Non pare, ma è pazza. E la sua pazzia consiste appunto nel credere che io non voglia farle vedere la figliuola. 
Con orgasmo d'atroce e quasi feroce commozione:
Quale figliuola, in nome di Dio, se è morta da quattro anni la sua figliuola? 
TUTTI (trasecolati) Morta? - Oh!... - Come? - Morta? 
PONZA Da quattro anni. È impazzita proprio per questo. 
SIRELLI Ma dunque, quella che lei ha con sé? - 
PONZA - l'ho sposata da due anni: è la mia seconda moglie. 
AMALIA E la signora crede che sia ancora la sua figliuola? 
PONZA È stata la sua fortuna, se così può dirsi. Mi vide passare per via con questa mia seconda moglie, dalla finestra della stanza dove la tenevano custodita; credette di rivedere in lei, viva, la sua figliuola; e si mise a ridere, e tremar tutta; si sollevò d'un tratto dalla tetra disperazione in cui era caduta, per ritrovarsi in quest'altra follia, dapprima esultante, beata, poi a mano a mano più calma, ma angustiata così, in una rassegnazione a cui s'è piegata da sé; e tuttavia contenta, come han potuto vedere. S'ostina a credere che non è vero che sua figlia sia morta, ma che io voglia tenermela tutta per me, senza fargliela più vedere. È come guarita. Tanto che, a sentirla parlare, non sembra più pazza affatto. 
AMALIA Affatto! Affatto! 
SIGNORA SIRELLI Eh sì, dice proprio che è contenta così. 
PONZA Lo dice a tutti. E ha per me veramente affetto e gratitudine. Perché io cerco d'assecondarla quanto più posso, anche a costo di gravi sacrifizii. Mi tocca tener due case. Obbligo mia moglie, che per fortuna si presta caritatevolmente, a raffermarla di continuo in quella illusione: che sia sua figlia. S'affaccia alla finestra, le parla, le scrive. Ma, carità, ecco, dovere, fino a un certo punto, signori! Non posso costringere mia moglie a convivere con lei. E intanto è come in carcere, quella disgraziata, chiusa a chiave, per paura che ella non le entri in casa. Sì, è tranquilla, e poi così mite d'indole; ma, capiranno, si sentirebbe raccapricciare da capo a piedi, mia moglie, alle carezze ch'ella le farebbe.
AMALIA (scattando, con orrore e pietà insieme). Ah, certo, povera signora, immaginiamoci! 
SIGNORA SIRELLI (al marito e alla signora Cini) Ah, vuole dunque lei - sentite? - star chiusa a chiave! 
PONZA (per troncare) Signor Commendatore, intenderà che io non potevo lasciar fare, se non forzato, questa visita. 
AGAZZI Ah, intendo, intendo, ora; sì sì, e mi spiego tutto. 
PONZA Chi ha una sventura come questa deve starsene appartato. Costretto a far venire qua mia suocera, era mio obbligo fare davanti a loro questa dichiarazione: dico, per rispetto al posto che occupo; perché a carico d'un pubblico ufficiale non si creda in paese una tale enormità: che per gelosia o per altro io impedisca a una povera madre di veder la figliuola. 
Si alzerà.
Chiedo scusa alle signore d'averle involontariamente turbate. 
S'inchinerà.
Signor Commendatore! 
S'inchinerà; poi, davanti a Laudisi e Sirelli chinando il capo:
Signori. 
E andrà via per l'uscio comune.
AMALIA (sbalordita) Uh... È pazza, dunque ! 
SIGNORA SIRELLI Povera signora! Pazza. 
DINA Ecco perché! Si crede la madre, e quella non è la sua figliuola! 
Si nasconde la faccia con le mani per orrore.
Oh Dio ! 
SIGNORA CINI Ma chi l'avrebbe mai supposto! 
AGAZZI Eppure... eh! dal modo come parlava - 
LAUDISI - tu avevi già capito? 
AGAZZI No... ma, certo che... non sapeva lei stessa come dire! 
SIGNORA SIRELLI Sfido, poverina: non ragiona! 
SIRELLI Però, scusate: è strano, per una pazza. Non ragionava, certo. Ma quel cercare di spiegarsi perché il genero non voglia farle vedere la figliuola; e scusarlo, e adattarsi alle scuse trovate da lei stessa... 
AGAZZI Oh bella! Appunto questa è la prova che è pazza! In questo cercar le scuse per il genero, senza poi riuscire a trovarne una ammissibile. 
AMALIA Eh sì! diceva; si disdiceva. 
AGAZZI (a Sirelli) E ti pare che, se non fosse pazza, potrebbe accettare queste condizioni di non veder la figliuola se non da una finestra, con la scusa che adduce, di quel morboso amore del marito che vuol la moglie tutta per sé? 
SIRELLI Già! E da pazza le accetta? E vi si rassegna? Mi sembra strano, mi sembra strano. 
A Laudisi:
Tu che ne dici? 
LAUDISI Io? Niente! 


SCENA SESTA
CAMERIERE, DETTI, poi la SIGNORA FROLA 
CAMERIERE (picchiando all'uscio e presentandosi sulla soglia, turbato) Permesso? C'è di nuovo la signora Frola. 
AMALIA (con sgomento) Oh Dio, e adesso? Se non possiamo più levarcela d'addosso? 
SIGNORA SIRELLI Eh, capisco: a saperla pazza! 
SIGNORA CINI Dio, Dio! Chi sa che altro verrà a dire adesso? Come vorrei sentirla! 
SIRELLI Ne avrei anch'io curiosità. Non ne sono mica persuaso, io, che sia pazza. 
DINA Ma sì, mamma! Non c'è da aver paura: è così tranquilla ! 
AGAZZI Bisognerà riceverla, certo. Sentiamo che cosa vuole. Nel caso, si provvederà. Ma seduti, seduti. Bisogna star seduti. 
Al cameriere:
Fa' passare 
Il cameriere si ritirerà.
AMALIA Ajutatemi per carità! Io non so più come parlarle adesso! 
Rientrerà la signora Frola. La signora Amalia si alzerà e le verrà impaurita incontro; gli altri la
guarderanno sgomenti.
SIGNORA FROLA Permesso? 
AMALIA Venga, venga avanti, signora. Sono qua ancora le mie amiche, come vede - 
SIGNORA FROLA (con mestissima affabilità, sorridendo) - che mi guardano... e anche lei, mia buona signora, come una povera pazza, è vero? 
AMALIA No, signora, che dice? 
SIGNORA FROLA (con profondo rammarico) Ah meglio lo sgarbo, signora, di lasciarla dietro la porta, come feci la prima volta! Non avrei mai supposto che lei dovesse ritornare a costringermi a questa visita, di cui purtroppo avevo previsto le conseguenze! 
AMALIA Ma no, creda: noi siamo liete di rivederla. 
SIRELLI La signora s'affligge... non sappiamo di che; lasciamola dire. 
SIGNORA FROLA Non è uscito di qua or ora mio genero? 
AGAZZI Ah, sì! Ma è venuto... è venuto, signora, per parlare con me di... di certe cose d'ufficio, ecco. 
SIGNORA FROLA (ferita, costernata) Eh! codesta pietosa bugia che ella mi dice per tranquillarmi... 
AGAZZI No no, signora, stia sicura; le dico la verità. 
SIGNORA FROLA (c.s.) Era calmo, almeno? Ha parlato calmo? 
AGAZZI Ma sì, calmo, calmissimo, è vero? 
Tutti annuiscono, confermano.
SIGNORA FROLA Oh Dio, signori, loro credono di rassicurare me, mentre vorrei io, al contrario, rassicurar loro sul conto di lui! 
SIGNORA SIRELLI E su che cosa, signora? Se le ripetiamo che - 
AGAZZI - ha parlato con me di cose d'ufficio... 
SIGNORA FROLA Ma io vedo come mi guardano! Abbiano pazienza. Non è per me! Dal modo come mi guardano, m'accorgo ch'egli è venuto qua a dar prova di ciò che io per tutto l'oro del mondo non avrei mai rivelato! Mi sono tutti testimonii che poc'anzi io qua, alle loro domande che - credano - sono state per me molto crudeli, non ho saputo come rispondere; e ho dato loro, di questo nostro modo di vivere, una spiegazione che non può soddisfare nessuno, lo riconosco! Ma potevo dirne loro la vera ragione? O potevo dir loro, come va dicendo lui, che la mia figliuola è morta da quattro anni e che io sono una povera pazza che la crede ancora viva e che lui non me la vuol far vedere? 
AGAZZI (stordito dal profondo accento di sincerità con cui la signora Frola avrà parlato) Ah... ma come? La sua figliuola? 
SIGNORA FROLA (subito, con ansia) Vedono che è vero? Perché vogliono nascondermelo? Ha detto loro così... 
SIRELLI (esitando, ma studiandola) Sì... difatti... ha detto... 
SIGNORA FROLA Ma se lo so! E so purtroppo che turbamento gli cagiona il vedersi costretto a dir questo di me! È una disgrazia, signor Consigliere, che con tanti stenti, attraverso tanti dolori, s'è potuta superare; ma così, a patto di vivere come viviamo. Capisco, sì, che deve dar nell'occhio alla gente, provocare scandalo, sospetti. Ma d'altra parte, se lui è un ottimo impiegato, zelante, scrupoloso. Lei lo avrà già sperimentato, certo. 
AGAZZI No, per dir la verità, ancora non ne ho avuto occasione. 
SIGNORA FROLA Per carità non giudichi dall'apparenza! È ottimo; lo hanno dichiarato tutti i suoi superiori. E perché si deve allora tormentarlo con questa indagine della sua vita familiare, della sua disgrazia, ripeto, già superata e che, a rivelarla, potrebbe comprometterlo nella carriera? 
AGAZZI Ma no, signora, non s'affigga così! Nessuno vuol tormentarlo. 
SIGNORA FROLA Dio mio, come vuole che non m'affligga nel vederlo costretto a dare a tutti una spiegazione assurda, via! e anche orribile! Possono loro credere sul serio che la mia figliuola sia morta? e che io sia pazza? che questa che ha con sé sia una seconda moglie? - Ma è un bisogno, credano, un bisogno per lui dire così! Gli s'è potuto ridar la calma, la fiducia, solo a questo patto. Avverte lui stesso però l'enormità di quello che dice e, costretto a dire, si eccita, si sconvolge: lo avranno veduto! 
AGAZZI Sì, difatti... era... era un po' eccitato. 
SIGNORA SIRELLI O Dio, ma come? ma allora, è lui? 
SIRELLI Ma sì, che dev'esser lui! 
Trionfante:
Signori, io l'ho detto! 
AGAZZI Ma via! Possibile? 
Viva agitazione in tutti gli altri.
SIGNORA FROLA (subito, giungendo le mani) No, per carità, signori! Che credono? È solo questo tasto che non gli dev'esser toccato! Ma scusino, lascerei la mia figliuola sola con lui, se veramente fosse pazzo? No! E poi la prova lei può averla all'ufficio, signor Consigliere, dove adempie a tutti i suoi doveri come meglio non si potrebbe. 
AGAZZI Ah, ma bisogna che lei ci spieghi, signora, e chiaramente, come stanno le cose! Possibile che suo genero sia venuto qua a inventarci tutta una storia?
SIGNORA FROLA Sissignore, sì, ecco, spiegherò loro tutto! Ma bisogna compatirlo, signor Consigliere! 
AGAZZI Ma come? Non è vero niente che la sua figliuola è morta? 
SIGNORA FROLA (con orrore) Oh no! Dio liberi! 
AGAZZI (irritatissimo, gridando) Ma allora il pazzo è lui! 
SIGNORA FROLA (supplichevole) No, no... guardi... 
SIRELLI (trionfante) Ma sì, perdio, dev'esser lui! 
SIGNORA FROLA No, guardino! guardino! Non è, non è pazzo! Mi lascino dire! - Lo hanno veduto: è così forte di complessione; violento... Sposando, fu preso da una vera frenesia d'amore. Rischiò di distruggere, quasi, la mia figliuola, ch'era delicatina. Per consiglio dei medici e di tutti i parenti, anche dei suoi (che ora poverini non sono più!) gli si dovette sottrarre la moglie di nascosto, per chiuderla in una casa di salute. E allora lui, già un po' alterato, naturalmente, a causa di quel suo... soverchio amore, non trovandosela più in casa... - ah, signore mie, cadde in una disperazione furiosa; credette davvero che la moglie fosse morta; non volle sentir più niente; si volle vestir di nero; fece tante pazzie; e non ci fu verso di smuoverlo più da quest'idea. Tanto che, quando (dopo appena un anno) la mia figliuola già rimessa, rifiorita, gli fu ripresentata, disse di no, che non era più lei: no, no; la guardava - no, no; non era più lei. Ah, signore mie, che strazio! Le si accostava, pareva che la riconoscesse, e poi di nuovo, no, no... E per fargliela riprendere, con l'ajuto degli amici, si dovette simulare un secondo matrimonio. 
SIGNORA SIRELLI Ah, dice dunque per questo che...? 
SIGNORA FROLA Sì, ma non ci crede più, certo, da un pezzo, neanche lui! Ha bisogno di darlo a intendere agli altri; non può farne a meno! Per star sicuro, capiscono? Perché forse, di tanto in tanto, gli balena ancora la paura che la mogliettina gli possa essere di nuovo sottratta. 
A bassa voce, sorridendo confidenzialmente:
Se la tiene chiusa a chiave per questo - tutta per sé. Ma l'adora! Sono sicura. E la mia figliuola è contenta. 
Si alzerà.
Me ne scappo, perché non vorrei che tornasse subito da me, se è così eccitato. 
Sospirerà dolcemente, scotendo le mani giunte.
Ci vuol pazienza! Quella poverina deve figurare di non esser lei, ma un'altra; e io... eh! io, d'esser pazza, signore mie! Ma come si fa? Purché stia tranquillo lui! Non s'incomodino, prego, so la via. Riverisco, signori, riverisco. 
Salutando e inchinandosi si ritirerà in fretta, per l'uscio comune. Resteranno tutti in piedi, sbalorditi, come basiti, a guardarsi negli occhi. Silenzio. 
LAUDISI (facendosi in mezzo a loro) Vi guardate tutti negli occhi? Eh! La verità? 
Scoppierà a ridere forte:
Ah! Ah! Ah! Ah! 

sabato 29 gennaio 2011

Baltimora

"Deeds are men, words are women" (Lord Calvert, 1622) 
"A woman for words and a man for deeds" (Maryland Manual, 1905) 
"Womanly (Courteous), words and manly deeds" (Maryland Manual, 1905) 
"Deeds are males, words, females" (Maryland Manual, 1939) 
"Deeds are manly, words are womanly" (Archivista non nominato, 1969) 
"Manly deeds, womanly words" (Legislatura dello Stato, 1975) 
"Strong deeds, gentle words" (Edward C. Papenfuse, 1993)

venerdì 28 gennaio 2011

Ballata lirica






Lunedì 9 gennaio 2012 
ore 21.30
Per la rassegna OFF-CICCO
Circolo Arci Simonetta
via Cicco Simonetta, 16 Milano




in replica a grande richiesta
                                                         lunedì 16 gennaio
                                                       ore 21.30




Nel carcere di Reading, della città di Reading, c'é una tomba d'infamia e vi giace un miserabile divorato da denti di fiamma - in un sudario ardente egli giace e la sua tomba non ha nome


Inghilterra...
XIX secolo...
due personaggi in uno spazio claustrofobico ad aspettare il momento dello svelamento
Cosa è accaduto in quella fatale notte in cui...?
Il sogno ci aiuta a vivere...
La poesia è l'ancora di salvezza.
Ma si può fare ancora poesia, qui?
E la Verità metterà la parola Fine?

liberamente ispirato alla Ballata dal carcere di Reading di Oscar Wilde
e al racconto originale Charles T. Wooldridge di Gabriele Bianchi

con Matteo Bevilacqua 
Luigi Vitale
musica a cura deiToleko





La consapevolezza

W C’era pace dopo. Silenzio. (abbassa la mano fasciata)
T Neppure un alito di vento. (abbassa la mano fasciata)
W La finestra era aperta.
T Non spalancata. Faceva freddo.
W Ma c’era pace. Nessuno a intromettersi in quella intimità assoluta. Niente tra noi.
T Un’unica cosa. Una cosa sola. Insieme.
W Quello che avevo cercato tanto. In giro per l’Europa, in Sudamerica, in quella prima stanza, quella del quadro, lungo il ruscello con la mia bottiglia di vino e il libro di poesie. Quello che mio padre non mi aveva saputo dare con le sue ville e le sue navi e tutto il suo denaro. Quello che mia madre non mi aveva saputo dare con le sue fughe in avanti e indietro, con gli altri uomini, con il mio ricordo di me da piccolo. Alitava una musica che non era musica. La stessa di quando sognavo. Di quando c’ero ma non ero presente. La musica è sempre stata un tessuto che mi portavo addosso, come per lei suppongo, come per mia madre con il suo nuovo uomo, il musicista.
T Era un altro modo per rassomigliarle, forse, per essere con lei, come lei, restarle accanto.
W Anche se non mi aveva voluto. Non mi aveva voluto più. Lei sembrava che mi volesse, dapprima.
T Ma la storia decide. Gli altri decidono, anche per te. Non siamo isole. Non siamo fatti di un’unica sostanza.
W Quello che volevo…Non l’avrei mai ottenuto senza, credo
T Ne sono più che sicuro
W Mi sembrava che non l’avrei ottenuto. Senza quello. Senza quel momento
T Ne sono più che sicuro. Adesso

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Ballata lirica (Lyrical Ballad) è un testo teatrale di Sergio Scorzillo

"Questo scritto è stato ispirato dall'opera originale "Charles T. Wooldridge" di Gabriele Bianchi"
il testo è tutelato da DOR Siae
tutti i diritti riservati

richiedere il testo completo all'autore

mercoledì 26 gennaio 2011

Milano Criminale - La rapina del secolo


La grande epopea criminale degli anni Sessanta e Settanta, le atmosfere noir e i leggendari protagonisti di una Milano da film. Il romanzo di un’epoca e di una città che guarderete con occhi nuovi.

Anche Milano ha avuto i suoi eroi criminali. Erano gli anni del boom economico, dell’uomo sulla Luna, delle grandi passioni politiche e loro rapinavano le banche, assaltavano i furgoni portavalori e sfidavano la polizia in sparatorie a volto scoperto. Amavano i soldi e la bella vita, avevano le donne più affascinanti, bevevano champagne e indossavano abiti firmati. Volevano conquistare la città, e l’hanno presa con la forza.

Paolo RoversiMilano criminale – il romanzoRizzoli
in libreria dal 2 marzo 2011

Visita il sito dedicato al romanzo: www.milanocriminale.com

martedì 25 gennaio 2011

Diario di viaggio di un Bisessuale contento (Carnet de Voyage d'un bisexuel ravi) (Travelogue of a happy bisexual)




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Per la maggioranza delle persone e per la morale comune io non esito. Eppure sono qui da vedere e ho anche parcheggiato la macchina. Vesto sportivo o elegante a seconda dei casi, mi occupo delle mie faccende senza pestare i piedi a nessuno, cerco di pagare quante meno tasse possibile e tuttavia le pago, come la maggior parte delle persone comuni....
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….Quel qualcosa, che a detta di chi sa mi contraddistingue dagli altri, è semplicemente che non mi formalizzo a dire le cose come stanno, anche perché dal mio punto di vista stanno assai bene. Stanno benissimo. Il fatto è che la gente non riesce ad ammettere certe cose. Se ne vergogna. E’ soffocata da un complesso di colpa perenne. Non è mica ovviamente colpa sua, o tutta sua, abituata come è stata per anni o per secoli a nascondere la testa sotto la sabbia..ad insabbiare, appunto, persino se stessa e i propri istinti naturali....
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E così a me è capitato a un certa età di capire di essere bisessuale. 
Per molto tempo lo ammetto sono stato confuso, ma chi può dire di non esserlo stato? 
Dai 14 anni in genere si comincia a vedere le cose non tanto più come prima. 
Il mondo ti appare diverso. Per alcuni arriva dopo, per altri prima…per alcuni inizia nella pubertà e poi si protrae per tutta la vita…a me è capitato sui 14 anni, una mattina di primavera. 
Eravamo al parchetto, io Francois e la Jeannette. Lei portava la gonnina corta corta, lui dei calzoncini gialli, molto larghi. Ci sedemmo sull’altalena a mangiarci un bel gelato....
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...Andiamo giù piatti…Perché non si può parlare tranquillamente del cazzo?...
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"...le energie vitali si regolano da sole in modo naturale, senza un dovere e senza una morale coattivi; entrambi sono sintomi certi della esistenza di tendenze antisociali.
Il comportamento antisociale nasce da pulsioni secondarie sorte in seguito alla repressione della vita naturale, che contraddicono la sessualità naturale...L'uomo educato alla negazione della vita e del sesso acquisisce un'angoscia del piacere che sul piano fisiologico si manifesta con problemi seri e spasmi muscolari cronici....Le malattie mentali infatti sono il risultato del disordine sessuale esistente nella nostra società. E della repressione"...

(Wilhelm Reich-La funzione dell'orgasmo)

Dopo" i Monologhi della Vagina", ecco l' appassionato diario erotico in prima persona di un bisessuale convinto e contento, che lontano da falsi moralismi e bigottismi, coraggiosamente racconta il proprio vissuto prendendo come compagni di viaggio De Sade,Verlaine,Rimbaud,Lorca,Lawrence,D'Annunzio,Apollinaire.

Riferimenti espliciti rendono lo spettacolo inadatto ai minorenni.

Il monologo è dedicato a Spalding Gray, attore e autore americano di Sex and Death to the Age 14 (Sesso e morte fino a 14 anni)

Diario di viaggio di un Bisessuale contento
è un monologo di Marcel Delabiche (Carnet de Voyage d'un bisexuel ravi)
con testi aggiunti di De Sade-Dalì-Garcia Lorca-Apollinaire-Rimbaud-Verlaine-Lawrence-D’Annunzio

Traduzione dal francese e proprietà dei diritti di Sergio Scorzillo

chiedere il testo completo al traduttore

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