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lunedì 23 maggio 2016


Achab (da Moby Dick di John Huston)


...è una giornata tranquilla, Starbuck,
e un cielo d’un azzurro dolcissimo.
Lento nel rotolio della risacca
schiuma il Pacifico a lambire i corpi
immobili degli Indios in attesa,
dipinti e ornati per l’ultimo viaggio;
salpano pigramente per l’eterno,
da madre a madre saldando l’anello.
Noi siamo cacciatori di balene,
non pescatori d’anime, e l’arida 
pietà che ci è concessa affonda al cuore
sul ferro acuminato dei ramponi,
perchè la bestia sia spacciata in fretta
e in fretta poi sia sbrigato il lavoro.
Ma sotto gli occhi assenti di altri cieli,
dai viali dei cecchini alle boscaglie
flebili di sussurri al cauto lume
di profughi bivacchi, ancora l’uomo
dal cuore delle tenebre si apposta,
e d’altri corpi, e di ben altra strage
caninamente si nutre e si appaga.
E al lugubre rintocco di campana
che grida al mondo la notte dei vivi,
nello schioccare all’osso dei machetes,
nel miagolio selvaggio degli shrapnels
su piazze inermi in coda per il pane
uguale rulla il canto, uguale ringhia
la consegna: non fate prigionieri.
Non più sarà possibile innocenza,
nessuna verità sarà accordata,
nessuna fede più, se non l’orrore
di cui rendiamo il computo esatto
nei nostri inutili libri di bordo,
Starbuck. 
E tutto il tempo questo cielo
sorridente, e questo mare insondato,
e la lusinga nel vento propizio
d’altre dolci giornate come questa
nel nostro tranquillo villaggio, quando
sul molo sciamano i ragazzi in frotta
al trepido richiamo dei battelli
che annunciano il ritorno, e buona pesca;
e mentre già si sta facendo sera,
e calmo e lento si richiude il solco
dietro le nostre spalle, sulle carte
sbiadisce il segno, e affonda la memoria,
ad inghiottire insieme i vivi e i morti.

martedì 23 febbraio 2016

UN “TRANQUILLO” VENERDÌ MILANESE




Ciondolavo pigramente per Milano. Ci tornavo dopo alcuni anni e volevo riscoprirla nella calma serale, per vedere quanto era cambiata in mia assenza.
Di colpo il vento si alzò. Il cappello, calzato con cura, prese il volo da quella palla da biliardo della mia testa e rotolò giù per via Cusani. Arrancai all’inseguimento del feltro volatile che si fermò tra le ruote di un autobus, parcheggiato di traverso sul marciapiede. <Che strano> pensai. <Cosa ci fa un pullman della Zani qui a quest’ora? Sembra buttato lì per caso>. La famosa agenzia di viaggi era di certo chiusa alle 9.00 di quel venerdì sera tipicamente meneghino, dedicato a relax e apericena assortiti.
Mi fermai a guardarlo. Sulla fiancata del rosso e vecchiotto double-decker campeggiava una gigantesca scritta: “Milano Misteriosa - Mistery Tour”. <Ecco. La solita baggianata per attirare i creduloni e gli allocchi>, riflettei scettico, <chi vuoi che ci creda a queste frottole>. Mi guardai attorno, la strada era stranamente deserta. In giro non si vedeva proprio nessuno, nemmeno l’immancabile questuante con nenia straccia-zebedei incorporata. Solo in quel momento ci feci caso: dall’autobus risaliva un sordo brontolio, sembrava quasi un rantolo meccanico. Una porta cigolò sul fondo e lentamente si aprì, sbirciai all’interno: sembrava vuoto. Una mano comparve dal buio e mi fece segno di salire, era bianca in maniera innaturale e quasi scheletrica. <Però!L’hanno organizzata bene la messinscena>, mi dissi. Sempre più deciso a smascherare la farsa salii rapidamente i pochi gradini ed entrai. La porta si chiuse di scatto intrappolandomi. <Cazzarola!>, pensarlo e dirlo fu un tutt’uno. Mentre cercavo di riprendermi dal coccolone, sentii provenire dal fondo una voce debolissima: <Aiutami, ti prego aiutami. Vogliono mandarmi al rogo>. Riuscii a scorgere una ragazza pallidissima, rannicchiata sui sedili. <Siiii, figurati se ci casco. Mica siamo nel Medio Evo>, le dissi ridendo. <Ormai l’unico fumo che si alza in piazza Vetra è quello delle canne>. Per chi mi avevano preso? Mi avvicinai per guardarla meglio e per cercare di capire se fingeva o stava male sul serio, ma i capelli lunghi e ramati le nascondevano buona parte del volto. <Mi chiamo Caterina, Caterina Medici e mi accusano di stregoneria>, rantolò. <Vabbeh, ora stanno proprio esagerando>, pensai. E poi, di chi era la mano che mi aveva invitato a salire?
La presunta strega sembrava incapace persino di respirare.
Solo in quel momento scorsi al posto di guida qualcuno: un barbuto incappucciato si nascondeva nella penombra.
Lo strano monaco diede gas e l’autobus a due piani partì.
L’orrore ebbe inizio.


Per sapere come va a finire, si deve solo prenotare il prossimo Mistery Tour di Zani Viaggi. Ogni venerdì sera, i bravissimi Carlotta Oggioni e Massimo Barberi vi guideranno attraverso i segreti più nascosti di Milano e vi sveleranno le nere leggende che si sono stratificate nei secoli, a partire da quella legata al Biscione, dalla “scrofa semilanuta”, passando per il Diavolo di Porta Romana, le streghe di piazza Vetra, il tribunale della Santa Inquisizione di Sant’Eustorgio. Lo sapevate che Re Magi e cavalieri Templari convivono in Sant’Ambrogio? E che fu il Diavolo in persona a richiedere la costruzione del Duomo? Attenzione, poi, ai fantasmi, quelli abbondano in Parco Sempione e dintorni. 

di Gianpiero Di Bari