Scorzillo,
le cui opere inducono lo spettatore a immedesimarsi nelle vicende dei
protagonisti, a riflettere e non solo a guardare passivamente la
rappresentazione, col suo spirito introspettivo, si è cimentato con una
delle più note parabole bibliche. Quella del Figliol Prodigo, mettendone
on stage la rielaborazione con il nome di “Prodigus”...
E se committenza, debutto e ispirazione hanno carattere
religioso, il messaggio intrinseco della pièce è comunque laico e
guarda caso molto moderno, sia nello sciorinare le nevrosi legate ai
nostri tempi, sia nel rileggere e sviscerare il vissuto. Non mancano
tuttavia significativi rimandi alla tradizione biblica, come l'uso dei
nomi degli evangelisti, per esempio.
Eccoli in scena i due figli del
buon Giovanni: il maggiore Matteo, serio e lavoratore interpretato da
un efficace Matteo Bevilacqua e il minore, ovvero il sognatore e
funambolesco Luca che ha le sembianze e l'esuberanza di Luigi Vitale.
Due caratteri e temperamenti distinti, due modi di relazionarsi e
interagire. (Dall'articolo di Marisa Gorza).
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