Powered By Blogger

giovedì 1 settembre 2011

DoppioSognoInterview: Lo stato dell'arte. Andrea Rossetti


Presentati in pochissime parole. Chi sei?

Spero di non saperlo mai. Sono certissimo che la risposta mi deluderebbe.

Quando hai iniziato a pensare te stesso come attore?

Quando  da bambino mi accorsi che col costume da Zorro ero molto più reale io di tutti gli umanoidi che caracollavano per strada in abbigliamento socialmente consono alla quotidianità di uno stereotipo.

Ti senti più attore, autore, cantante o---???

Mi sento sempre e solo un musicista. Delle parole, della voce, delle note.

Come ti sei formato?

Come tutti, credo. A partire da un rapporto sessuale tra i miei genitori.

Autori teatrali di riferimento?

I tragici greci, decisamente. Ho un’antica e mai sopita predilezione per Eschilo. Poi Shakespeare e Beckett.

Letture oltre il teatro?

Amo leggere sempre a voce alta. Credo che una parola senza suono sia monca, che subisca un’amputazione intollerabile. Una parola non può consistere di solo pensiero:  privata del suo proprio suono, essa rimane prigioniera del testo, il con-testo va a farsi friggere. La lettura silenziosa è pratica ascetica. San Benedetto la chiama “lectio divina”. Divina appunto. Se c’è un Dio dietro, è ovvio che il testo sia uguale a se stesso, una forza centripeta ineludibile, ma al di fuori di tale pratica trovo che la lettura mentale sia indegna, un’ esperienza balneare, da bagnanti all’ultima spiaggia. Premesso ciò, capirai bene che prediligo scrittori con una forte vocazione immaginifica, dantesca, capace di scarnificare l’ingerenza ‘romanziera’ del testo. Per quanto riguarda la letteratura contemporanea, tra gli italiani adoro Isabella Santacroce: leggerla a voce alta è un’esperienza folgorante, perfetta. Tra gli stranieri, sicuramente il Thomas Pynchon di “The Gravity’s Rainbow”, un libro che sta tranquillamente accanto all’”Ulisse” di Joyce e al “Castello” di Kafka.

Cosa ami oltre il teatro?

Mi piace comprare film porno per poi non vederli. Il porno lo capisce davvero solo chi non lo vede. La pornografia è in sostanza disinteresse per l’eros e guardarla significa appunto erotizzarla: un vero scempio. Oltre a questo amo molto i cortometraggi. Il cinema tende per sua natura a essere narrativo e conseguentemente prolisso. Uno come David Lynch l’ha capito benissimo.

Attori o attrici di riferimento?

Sono ego riferito.

Come ti prepari per affrontare l'interpretazione di un personaggio?

Tradendone la tradizione. In altre parole: traducendolo.

Come vedi la situazione in Italia a proposito di spettacoli dal vivo?

Io l’Italia non la vedo più tout court. Negli Stati Uniti chi mostra di avere un talento particolare diventa un investimento per la nazione, un motivo di orgoglio. Da noi, invece,  è un elemento di disturbo per il sonno dei raccomandati. D’altra parte in questo paese la cultura è sempre stata elitaria e l’istruzione o scadente o troppo parruccona. L’impatto dei media e della cultura di massa su un sistema siffatto non poteva che essere devastante. In nessun altro paese occidentale la televisione ha fatto tanti danni come da noi. La tradizionale ripartizione nostrana tra accademici e zotici è stata solo spettacolarizzata, finendo addirittura con l’aggravarsi. L’Italia non ha un’arte contemporanea, in tutti i sensi. Salvo rarissime eccezioni è archeologica, museale, mummificata. Al di fuori di questo c’è solo la landa desolata dove regnano Sanremo e i ‘famosi’ dell’omonima isola. Un’ultima cosa, un appello: l’Italia è anche il paese dove i ‘creativi’ accettano di lavorare gratis, quando non di pagare di tasca propria, nell’eterna speranza di essere notati o anche soltanto applauditi. Io dico: fatevi pagare, non fatevi trattare da dilettanti. Studiare vi è costato fatica e denaro ed è giusto che siate pagati. Altrimenti fate altro, che è meglio.

Ultimo spettacolo a cui hai partecipato?

Manco da un po’. Ho avuto problemi personali. A ottobre dello scorso anno ho fatto una breve esibizione dal vivo a Roma, alla Sala 1, in occasione dell’uscita del numero della rivista “Night Italia” che mi aveva dedicato una doppia pagina. Il teatro mi manca. Vorrei fare un “Peer Gynt” in versione concertata, sulla musica di Grieg.

Prossimi impegni?

Sto terminando il mio romanzo “Così è se vi sparo”, che uscirà poi con la benedizione di Quentin Tarantino e che, lo prometto, farà parlare non poco. A settembre andrò a Londra per registrare gli ultimi due pezzi del mio cd – “NYC Lullaby” e “Isabel’s heroes” – mentre su YouTube i video di “We shall overcome”, nel quale duetto “miracolosamente” col mitico Johnny Cash su un mio arrangiamento originale, e di “Blue Dahlia”, un pezzo che ho scritto, suonato e interpretato, stanno già andando benissimo, al di sopra di ogni più rosea aspettativa. Infine presenterò il mio ultimo cortometraggio “Silent Movie: a Lisbon Tale” a tutti i più importanti festival della cinematografia indipendente, compreso il Sundance.

Quali consideri essere i tuoi punti di forza?

Il cinismo, l’intransigenza e la tenerezza.

Cosa senti di dover migliorare o in cosa ti piacerebbe cimentarti?

Non devo voler migliorare nulla per poter sempre cambiare tutto. Mi piacerebbe cimentarmi nella direzione d’orchestra. Sto scrivendo la mia prima e probabilmente anche ultima sinfonia, in mi b+ e in cinque movimenti, intitolata Sinfonia dello Splendore. Quasi tutte le cose che faccio da due anni a questa parte hanno a che fare con lo Splendore o con un nome di donna, che poi per me sono sinonimi. Ma non farmi domande in proposito perché preferirei morire piuttosto che risponderti e sarebbe un vero peccato morire mentre sono ancora d’aspetto così gradevole.

In cosa ritieni di essere cambiato da quando iniziasti il percorso artistico?

Sono anagraficamente invecchiato ma le analisi cliniche dicono che biologicamente la cosa non è ancora drammatica.

alcune Domande “scomode”…

Sei mai sceso a compromessi o lo faresti?

Non ho mai capito perché si dice “scendere” a compromessi quando tutti quelli che li accettano poi  “salgono”.

Qualcuno ti è passato davanti perché è sceso a compromessi?

Ho sempre fatto quello che ho voluto e ciò che voglio posso farlo solo io. Quindi non mi sono mai posto il problema.

Cosa pensi delle agenzie di spettacolo?

Che preferisco lo spettacolo delle agenzie.

Un provino che non avresti voluto fare?

Quello per una serie televisiva che, nonostante il buon esito del provino, non ho poi voluto fare. Perché a tutto c’è un limite tranne, pare, alla televisione italiana.

Uno spettacolo che non avresti voluto fare?

Li rifarei tutti, anche se odio le repliche.

Faresti il finto ospite o il finto concorrente in una trasmissione televisiva?

No, sono solo un attore, come essere umano non sono così bravo.

Cosa ti pesa di più nel teatro o non ti va giù nel suo ambiente?

In Italia, con riferimento al teatro, più che di ambiente parlerei di ecosistema.

Chi o cosa non sopporti?

Me stesso, sia per il chi che per il cosa.

In letteratura e in arte molti cercano il proprio stile. Tu ne hai uno? Lo cerchi? O non ti poni il problema?

Sono un artista, non uno stilista.

e per finire....

Qualcosa di scaramantico che fai o dici prima di entrare in scena?

Mia madre era una pianista ed è morta più di trent’anni fa. Di un male che la medicina non poteva curare. Così io prendo la sua fotografia e le dico: guardami stasera, e ti guarisco io.

Cosa consigli a un giovane che voglia intraprendere questa strada?

Di cercare una scorciatoia.

Una frase per te significativa di un autore con cui finiresti quest’intervista…

La vanità è un vizio che può permettersi solo chi sa di essere vano.  (A. Rossetti, “Sono sparito alla Madonna”, Torino, Marco Valerio, 2005)

Nessun commento:

Posta un commento