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venerdì 10 febbraio 2012

RICOMINCIO DA TE


RICOMINCIO DA TE
Eloy Moreno
Traduzione di Silvia Bogliolo
Pagg. 384
€ 16.40
Narrativa
Collana: Narratori Corbaccio
In libreria dal: 19 Gennaio 2012


      

 IL LIBRO  
È un uomo come tanti. Una moglie, un figlio piccolo, un impiego in una società di software, colleghi, genitori, suoceri, giornate scandite dalla routine del lavoro, una vita famigliare ridotta a monosillabi di saluto la sera e la mattina, sempre più arida, sempre più marginale. Eppure da bambino non era così. Aveva dei sogni: per esempio costruire un capanno per starci con il migliore amico. E quello è stato il suo primo e più grande fallimento: qualcosa è andato storto, quell’estate la sua infanzia è finita.
Ma adesso sente che è arrivato il momento di riprendersi il tempo che ha perduto, di riconquistare l’amore della moglie, la stima di se stesso. Ha un piano per ricominciare, ma non osa nemmeno confessarlo alla moglie: ormai è così distante, indifferente, forse ha un altro. Lui sospetta di tutto e di tutti, si sente braccato a casa e in ufficio, organizza piani per vendicarsi di chi considera ormai i suoi ex: la sua ex moglie, i suoi ex amici, i suoi ex colleghi... Ma il sogno rimane, e non è detto che nel modo più impensabile e assurdo non riesca a realizzarsi.
 I GIUDIZI  
"Ricomincio da te conferma che i miracoli editoriali esistono."
Qué Leer
"Ogni tanto succede: un’opera letteraria può essere come un film che finisce bene."
ABC
 UN BRANO  
"È già l’una e mezzo di notte e continuo a non avere sonno. Lei dorme da ore, tante quante ne sto trascorrendo io a rivangare i vecchi tempi, i giorni d’infanzia, quei momenti che custodisco come un tesoro.
Sono passati tanti anni da quel periodo, dalle estati insieme, dalla libertà di essere bambini, dall’euforia di avere ancora tutta la vita davanti... Come mi piacerebbe riavvolgere il tempo, ritornare a quegli anni in cui nacque un rapporto — il mio con Toni — che poi non è approdato in nessun posto.
Ho ripensato alla mia infanzia per colpa del progetto che mi è venuto in mente: i Pirenei sarebbero un bel posto per ricominciare. Non so, forse ho tanto fegato solo sotto il lenzuolo, e magari appena mi alzo, da qui a qualche ora, mi dimentico di tutto..."


L’inizio:

Un pomeriggio del 2006 mi sedetti davanti al computer con un’idea fissa in testa; scrivere una storia sulla quotidianità, sulla vita di tutti i giorni, una storia in grado di infiltrarsi dietro lo sguardo del lettore, una storia capace di inciderne i ricordi. Volevo scrivere il romanzo che mi sarebbe piaciuto leggere.
Impiegai più di due anni per scrivere la storia che avevo in mente: migliaia di ore passate a inventare personaggi, facendo miei pezzi di realtà che osservavo, ricreando situazioni quotidiane eppure occulte, sentimenti comuni ma celati. In altre parole ho dedicato una piccola parte della mia vita ad inventarne altre.
La terminai verso la metà del 2009. Quella sera, l’ultima di una lunghissima serie trascorsa in quell’attività creativa – agitato – accesi il computer per dirglielo. Cliccai nervoso sul file che si aprì e lei apparve sullo schermo. Rimasi a guardarla, scorrendo le pagine senza leggerle fino ad arrivare all’ultima frase, all’ultima parola: “Sei perfetta”, le dissi.
Ricordai dietro gli occhi chiusi quei due anni passati insieme; tutte le ore, i pomeriggi, le serate, le notti che avevamo trascorso in reciproca compagnia; tante notti in cui mi ero addormentato sulla tastiera poco prima che sorgesse il sole; tante risate e tanti pianti condivisi per tanto tempo, condivisi mentre scrivevo. E dopo alcuni minuti immersi in quell’intimità così nostra, mi pose una domanda per la quale non avevo risposte: “E adesso?
E adesso?… Ero stato così preso dalla sua creazione da non essermi mai posto la domanda del cosa ne avrei fatto dopo, cosa avremmo fatto. Non avevo risposte. Non avevo mai preso in considerazione la sua esistenza, non avevo mai considerato niente che andasse oltre la sua nascita; non avevo mai pensato che non avesse alcuna intenzione di vivere sull’Isola che non c’è per sempre.
Per settimane, ogni sera, mi sedevo davanti al computer, lo accendevo e la guardavo o per meglio dire… ci guardavamo. Potevamo trascorrere ore così, ognuno sulla propria sponda, come due persone che si conoscono e giocano ad evitarsi; che tra rimproveri, scuse, giocavano a vedersi senza guardarsi. Una di quelle sere mi resi conto che alla fine di quei due anni lei aveva raggiunto la sua completezza mentre io, al contrario, mi ero svuotato. Fu allora che mi resi conto della cosa più importante di tutte: un romanzo, una storia nasce per essere letta.
E allora decisi che sarei stato io a restituirla alla vita, io avrei pubblicato la mia storia. Ricordo ancora oggi il pomeriggio in cui glielo dissi, ne ricordo ancora il sorriso, la sua voglia di uscire dal computer che era diventato una specie di prigione.........

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