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venerdì 29 luglio 2011

LE AVVENTURE DI HUCKLEBERRY FINN



Tutta la letteratura americana deriva da un libro di Mark Twain intitolato Huckleberry Finn. Tutti gli scritti americani derivano da quello. Non c'era niente prima. 
Non c'era stato niente di così buono in precedenza. (Ernest Hemingway)

AVVERTENZA.
Chi cercherà di trovare uno scopo in questa narrazione sarà perseguito
    a termini di legge;  chi tenterà di trovarvi una morale sarà esiliato;
    chi cercherà di trovarvi una trama sarà fucilato.
    ORDINE DELL'AUTORE.
per tramite del G. G, Capo dell'Ufficio Sussistenza

 Voi di me non sapete niente se non avete letto un libro che si chiama Le avventure di Tom Sawyer, ma questo
non importa. Questo libro l'ha fatto Mr. Mark Twain, e lui ha detto la verità, in genere. Certe cose le ha tirate in lungo,
ma di solito ha detto la verità. Ma questo è niente. Non ho mai visto nessuno che non ha contato delle balle, prima o poi,
tranne zia Polly, o la vedova, o magari Mary. La zia Polly - cioè la zia Polly di Tom - e Mary e la vedova Douglas, beh,
c'è tutto in quel libro, che in genere è un libro veritiero, anche se un po' tirato in lungo, come ho detto prima.
Ora quel libro si svolge così: io e Tom abbiamo trovato la grana che i ladri hanno nascosto nella grotta, e così
siamo diventati ricchi. Ci siamo cuccati seimila dollari a cranio - tutti in oro. Era un casino di soldi, a vederlo tutto
ammucchiato. Bene, il giudice Thatcher se lo è preso, e lo ha messo a interesse, e ci dava un dollaro al giorno ciascuno,
per tutto l'anno - che quasi non sapevi che farci. La vedova Douglas mi ha preso come figlio suo, e ha detto che voleva
civilizzarmi; ma era una bella barba stare in casa tutto il tempo, con la vedova che era così a posto e per bene nei suoi
modi; e così, quando non ce l'ho fatta più, ho tagliato la corda. Mi sono rimesso i miei stracci, sono tornato alla mia
botte, ed ero di nuovo libero e soddisfatto. Ma Tom Sawyer, lui mi è venuto subito a cercare e mi ha detto che voleva
mettere su una banda di briganti, e che potevo entrarci anch'io se tornavo dalla vedova e diventavo rispettabile. E così
sono tornato.
La vedova si è messa a strillare, e mi ha detto che ero una povera pecorella smarrita e mi ha detto che ero un
sacco di altre cose, ma senza cattive intenzioni. Mi ha rimesso addosso i vestiti nuovi, che io sudavo da morire, e mi
sentivo tutto legato. Beh, tutto è ricominciato come prima. La vedova suonava un campanello per la cena e tu dovevi
arrivare in tempo. Quando arrivavi a tavola non potevi sederti subito a mangiare, ma dovevi aspettare lei che metteva
giù la testa e borbottava qualcosa sul cibo, anche se sul mangiare non c'era niente da dire. Cioè, niente, solo che tutto
era cotto separato. Se invece le metti insieme, le cose si mischiano, e il sugo va su tutto e le cose sono più buone.
Dopo cena tirava fuori il libro e mi imparava di Mosè e dei giunchi; e io sbavavo per sapere come andava a
finire; ma poi lei salta fuori a dire che Mosè era morto da un mucchio di tempo; e allora a me non m'interessa più di lui,
perché dei morti non me ne frega un cavolo.
Allora mi viene voglia di fumare, e chiedo alla vedova se mi lascia. Ma lei mi dice che è una cosa brutta, che è
un vizio, e che devo cercare di non farlo più. Con certa gente è sempre così. Si fissano su una cosa anche se di questa
cosa non sanno niente. Si scalda tanto per Mosè, che non è neppure suo parente e non può fare del bene a nessuno visto
che non c'è più, e invece trova a ridire su di me perché voglio fare una cosa che alla gente gli piace. Lei invece sniffa il
tabacco, ma quello va bene perché lo fa lei.
Dopo di lei mi piomba addosso con un abbecedario sua sorella, Miss Watson, una zitella un sacco magra con
gli occhialini sul naso, che era appena venuta a vivere con lei. Mi tira scemo mica male per circa un'ora, e poi la vedova
viene a farla smettere. Non avrei potuto andare avanti ancora per molto. È stata un'ora di noia mortale, e io non riuscivo
a star fermo. Miss Watson mi dice: «Non mettere i piedi lì, Huckleberry»; e «non stravaccarti in quel modo,
Huckleberry - mettiti dritto»; e subito dopo mi fa: «Non sbadigliare e non stiracchiarti così, Huckleberry - cerca di
comportarti bene». Poi mi parla di quel brutto posto, e io gli chiedo perché non ci va. Allora si è incavolata, ma io l'ho
detto senza cattive intenzioni. Io volevo solo dire che è bello andare in un posto, ma solo per cambiare un po', non
volevo mica criticare. Lei mi ha detto che ero malvagio a dire quella roba lì; ha detto che lei non l'avrebbe augurato a
nessuno, mai e poi mai; lei invece voleva vivere in modo da andare a finire nel posto bello. Io non ci tenevo per niente
ad andare dove c'era lei, e così ho deciso che non ci sarei finito. Però mica gliel'ho detto, perché chissà che casino ne
veniva fuori.
Ma adesso che è partita, chi la ferma più, e ha continuato a dirmi del posto bello. Dice che tutto il giorno la
gente non ha da far altro che andare in giro con l'arpa a cantare, e sempre così. A me, questa cosa, non è che mi fa
impazzire, però mica gliel'ho detto. Gli ho domandato se pensava che anche Tom Sawyer sarebbe andato a finire, lì, e
lei ha detto che era molto difficile. E questo mi ha fatto contento, perché voglio che io e lui stiamo sempre insieme.
Miss Watson ha continuato così ad angosciarmi per un bel po', che non ne potevo più. Alla fine sono andati a
chiamare i negri per dire le preghiere, e poi se ne sono andati tutti a letto. Io sono salito su in camera mia con un
mozzicone di candela e l'ho messo sul tavolo. Poi mi sono seduto su una sedia accanto alla finestra e cercavo di pensare
a qualcosa di allegro, ma era inutile. Mi sentivo solo, e volevo essere morto. Brillavano le stelle, e nei boschi le foglie
frusciavano con un suono lugubre; e io sento una civetta lontana, che chiama qualcuno che è morto, e un succiacapre e
un cane che piangono per qualcuno che sta per morire; e il vento cercava di bisbigliarmi qualcosa, ma io non riuscivo a
capire che cosa, e questo mi fece venire i brividi freddi. Poi lontano, nel bosco, ho sentito quel tipo di verso che fa un
fantasma quando vuole dire qualcosa che ha in mente, ma non riesce a farsi capire, e così non può avere riposo nella
tomba e deve andare in giro ogni notte lamentandosi a quella maniera. Ero così abbattuto e avevo tanta di quella fifa che
avrei voluto avere qualcuno lì con me a farmi compagnia. Presto un ragno comincia a strisciarmi sulla spalla, e io gli do
un colpo con la mano, e lui finisce sulla fiamma della candela; e prima che riesco a muovere un dito è tutto raggrinzito.
E non c'è bisogno che me lo dica nessuno che quello è un brutto segno, e che mi capiterà qualche disgrazia, e mi viene
una tremarella tale che quasi mi cadono i vestiti. Mi alzo e per tre volte mi giro su me stesso, e ogni volta mi faccio il
segno della croce; e poi mi lego con uno spago un ricciolo di capelli per tenere lontane le streghe. Però non avevo
nessuna fiducia, perché questo lo fai quando perdi un ferro di cavallo che hai trovato e che ti sei dimenticato di attaccare
subito sulla porta, ma non ho mai sentito nessuno dire che è così che devi fare per tenere lontana la scalogna quando hai
ucciso un ragno.
Mi siedo tremando come una foglia, e tiro fuori la pipa per farmi una fumatina, perché la casa era ormai
silenziosa che sembrava un cimitero, e dunque la vedova non lo poteva venire a sapere. Beh, dopo un mucchio di tempo
ho sentito suonare l'orologio della città - don-don-don -, dodici colpi, e poi di nuovo tutto è calmo - più calmo che mai.
Ma subito dopo sento un ramo che si rompe giù nel buio nero degli alberi - c'è qualcosa che si sta muovendo. Mi metto
fermo e ascolto. Ed ecco sento laggiù, piano piano, un «miao! miao!». Oh meno male! E io rispondo, «miao! miao!»,

più piano che posso, e spengo la luce e scivolo giù dalla finestra sul tetto della rimessa. Poi scendo a terra e striscio fra
gli alberi, e lì trovo Tom Sawyer che mi sta aspettando....

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