PERSONAGGI.
SAUL.
GIONATA.
MICOL.
DAVID.
ABNER.
ACHIMELECH.
Soldati Israeliti
Soldati Filistei
Scena, il campo degli Israeliti in Gelboè
ATTO PRIMO.
SCENA I.
David.
DAVID | Qui freno al corso, a cui tua man mi ha spinto, Onnipossente Iddio, tu vuoi ch'io ponga? Io qui starò. - Di Gelboè son questi I monti, or campo ad Israël, che a fronte Sta dell'empia Filiste. Ah! potessi oggi Morte aver qui dall'inimico brando! Ma, da Saùl deggio aspettarla. Ahi crudo Sconoscente Saùl! Che il campion tuo Vai perseguendo per caverne e balze, Senza mai dargli tregua. E David pure Era già un dì il tuo scudo; in me riposto Ogni fidanza avevi; ad onor sommo Tu m'innalzavi; alla tua figlia scelto Io da te sposo... Ma, ben cento e cento Nemiche teste, per maligna dote, Tu mi chiedevi; e doppia messe appunto Io ten recava... Ma Saùl, ben veggio, Non è in sè stesso, or da gran tempo: in preda Iddio lo lascia a un empio spirto: oh cielo! Miseri noi! Che siam, se Iddio ci lascia? - Notte, su, tosto, all'almo sole il campo Cedi; ch'ei sorger testimon debb'oggi Di generosa impresa. Andrai famoso Tu, Gelboè, fra le più tarde etadi, Che diran: David qui sè stesso dava Al fier Saulle. - Esci, Israël, dai queti Tuoi padiglioni; escine, o re: v'invito Oggi a veder, s'io di campal giornata So l'arti ancora. Esci, Filiste iniqua; |
SCENA II.
Gionata e David.
GIONATA | Oh! qual voce mi suona? Odo una voce, Cui del mio cor nota è la via. |
DAVID | Chi viene?... Deh, raggiornasse! Io non vorrìa mostrarmi, Qual fuggitivo... |
GIONATA | Olà. Chi sei? Che fai D'intorno al regio padiglion? Favella. |
DAVID | Gionata parmi... Ardir. - Figlio di guerra, Viva Israël, son io. Me ben conosce Il Filisteo. |
GIONATA | Che ascolto? Ah! David solo Così risponder può. |
DAVID | Gionata... |
GIONATA | Oh cielo! David,... fratello... |
Oh gioja... A te... | |
GIONATA | Fia vero?... Tu in Gelboè? Del padre mio non temi? Io per te tremo; oimè!... |
DAVID | Che vuoi? La morte In battaglia, da presso, mille volte Vidi, e affrontai: davanti all'ira ingiusta Del tuo padre gran tempo fuggii poscia: Ma il temer solo è morte vera al prode. Or, più non temo io, no: sta in gran periglio Col suo popolo il re: fia David quegli, Che in securtade stia frattanto in selve? Ch'io prenda cura del mio viver, mentre Sopra voi sta degli infedeli il brando? A morir vengo; ma fra l'armi, in campo, Per la patria, da forte; e per l'ingrato Stesso Saùl, che la mia morte or grida. |
GIONATA | Oh di David virtù! D'Iddio lo eletto Tu certo sei. Dio, che t'inspira al core Sì sovrumani sensi, al venir scorta Dietti un angiol del cielo. - Eppur, deh! come Or presentarti al re? Fra le nemiche Squadre ei ti crede, o il finge: ei ti dà taccia Di traditor ribelle. |
DAVID | Ah! ch'ei pur troppo, A ricovrar de' suoi nemici in seno Ei mi sforzava. Ma, se impugnan essi Contro lui l'armi, ecco per lui le impugno, Finchè sian vinti. Il guiderdon mio prisco Men renda ei poscia; odio novello, e morte. |
GIONATA | Misero padre! Ha chi l'inganna. Il vile Perfid'Abner, gli sta, mentito amico, Intorno sempre. Il rio demon, che fero Gl'invasa il cor, brevi di tregua istanti Lascia a Saulle almen; ma d'Abner l'arte Nol lascia mai. Solo ei l'udito, ei solo, L'amato egli è: lusingator maligno, Ogni virtù che la sua poca eccede, Ei glie la spinge e mal secura, e incerta. Invan tua sposa ed io, col padre... |
DAVID | Oh sposa! Oh dolce nome! Ov'è Micol mia fida? M'ama ella ancor, mal grado il padre crudo? |
GIONATA | Oh! s'ella t'ama?... È in campo anch'essa... |
DAVID | Oh cielo! Vedrolla? Oh gioja! Or, come in campo?... |
GIONATA | Il padre Ne avea pietade; al suo dolor lasciarla Sola ei non volle entro la reggia: e anch'ella Va pur porgendo a lui qualche sollievo, Benchè ognor mesta. Ah! la magion del pianto Ella è la nostra, da che tu sei lungi. |
DAVID | Oh sposa amata! A me il tuo dolce aspetto Torrà il pensier d'ogni passata angoscia; Torrà il pensier d'ogni futuro danno. |
GIONATA | Ah, se vista l'avessi!... Ebbeti appena Ella perduto, ogni ornamento increbbe Al suo dolor: sul rabbuffato crine Cenere stassi; e su la smunta guancia Pianto e pallore; immensa doglia muta, Nel cor tremante. Il dì, ben mille volte, Si atterra al padre; e fra i singhiozzi, dice: «Rendimi David mio; tu già mel desti.» Quindi i panni si squarcia; e in pianto bagna La man del padre, che anch'egli ne piange. E chi non piange? - Abner, sol egli; e impera, Che tramortita come ell'è, si strappi Dai piè del padre. |
DAVID | Oh! vista! Oh; che mi narri? |
GIONATA | Deh! fosse pur non vero!... Al tuo sparire, Pace sparì, gloria, e baldanza in armi: Sepolti sono d'Israello i cori; Il Filisteo, che già fanciullo apparve Sotto i vessilli tuoi, fatto è gigante Agli occhi lor, da che non t'han più duce: E minacce soffriamo, e insulti, e scherni, Chiusi nel vallo, immemori di noi. Qual maraviglia? Ad Israello a un tempo Manca il suo brando, ed il suo senno, David. Io, che già dietro ai tuoi guerrieri passi Non senza gloria iva nel campo, or fiacca Sento al ferir la destra. Or, che in periglio, A dura vita, e da me lungi io veggo Te, David mio, sì spesso; or, più non parmi Quasi pugnar pel mio signor, pel padre, Per la sposa, pe' figli: a me tu caro, Più assai che regno, e padre, e sposa, e figli... |
DAVID | M'ami, e più che nol merto: ami te Dio Così... |
GIONATA | Dio giusto, e premiator non tardo Di virtù vera; egli è con te. Tu fosti Da Samuël morente in Rama accolto; Il sacro labro del sovran profeta, Per cui fu re mio padre, assai gran cose Colà di te vaticinava: il tuo Viver m'è sacro, al par che caro. Ah! soli Per te di corte i rei perigli io temo; Non quei del campo: ma, d'intorno a queste Regali tende il tradimento alberga Con morte: e morte, Abner la dà; la invia Spesso Saulle. Ah! David mio, t'ascondi; Fintanto almen che di guerriera tromba Echeggi il monte. Oggi, a battaglia stimo Venir fia forza. |
DAVID | Opra di prode vuolsi, Quasi insidia, celar? Saùl vedrammi Pria dei nemico. Io, da confonder reco, Da ravveder qual più indurato petto Mai fosse, io reco; e affrontar pria vo' l'ira Del re, poi quella dei nemici brandi. - Re, che dirai, s'io, qual tuo servo, piego A te la fronte? Io di tua figlia sposo, Che di non mai commessi falli or chieggo A te perdono; io difensor tuo prisco, Ch'or nelle fauci di mortal periglio Compagno, scudo, vittima, a te m'offro. - Il sacro vecchio moribondo in Rama, Vero è, mi accolse; e parlommi, qual padre: E spirò fra mie braccia. Egli già un tempo Saulle amava, qual suo proprio figlio: Ma qual ne avea mercede? Il veglio sacro, Morendo, al re fede m'ingiunse e amore, Non men che cieca obbedïenza a Dio. Suoi detti estremi, entro il mio cor scolpiti Fino alla tomba in salde note io porto. «Ahi misero Saùl! Se in te non torni, «Sovra il tuo capo altissima ira pende.» Ciò Samuël diceami. - Te salvo Almen vorrei, Gionata mio, te salvo Dallo sdegno celeste: e il sarai, spero: E il sarem tutti; e in un Saùl, ancora Può ravvedersi. - Ah! guai, se Iddio dall'etra Il suo rovente folgore sprigiona! Spesso, tu il sai, nell'alta ira tremenda Ravvolto egli ha coll'innocente il reo. Impetüoso, irresistibil turbo, Sterpa, trabalza al suol, stritola, annulla Del par la mala infetta pianta, e i fiori, Ed i pomi, e le foglie. |
GIONATA | - Assai può David Presso Dio, per Saùl. Te ne' miei sogni Ho visto io spesso, e in tal sublime aspetto, Ch'io mi ti prostro a' piedi. Altro non dico; Nè più dèi dirmi. Infin ch'io vivo, io giuro Che a ferir te non scenderà mai brando Di Saùl, mai. Ma, dalle insidie vili... Oh ciel!... come poss'io?... Qui, fra le mense, Fra le delizie, e l'armonia del canto, Si bee talor nell'oro infido morte. Deh! chi ten guarda? |
DAVID | D'Israële il Dio, Se scampar deggio; e non intera un'oste, Se soggiacer. - Ma dimmi: or, pria del padre, Veder poss'io la sposa? Entrar non debbo Là, fin che albeggi... |
GIONATA | E fra le piume aspetta Fors'ella il giorno? A pianger di te meco Viene ella sempre innanzi l'alba; e preghi Porgiam qui insieme a Dio, per l'egro padre. - Ecco; non lungi un non so che biancheggia: Forse, ch'ella è: scóstati alquanto; e l'odi: Ma, se altri fosse, or non mostrarti, prego. |
DAVID |
SCENA III.
Micol e Gionata.
MICOL | Notte abborrita, eterna, Mai non sparisci?... Ma, per me di gioja Risorge forse apportatore il sole? Ahi lassa me! Che in tenebre incessanti Vivo pur sempre! - Oh! fratel mio, più ratto Di me sorgesti? Eppur più travagliato, Certo, fu il fianco mio, che mai non posa. Come posar poss'io fra molli coltri, Mentre il mio ben sovra la ignuda terra, Fuggitivo, sbandito, infra covili Di crude fere, insidïato giace? Ahi d'ogni fera più inumano padre! Saùl spietato! Alla tua figlia togli Lo sposo, e non la vita? - Odi, fratello; Qui non rimango io più: se meco vieni, Bell'opra fai; ma, se non vieni, andronne A rintracciarlo io sola: io David voglio Incontrare, o la morte. |
GIONATA | Indugia ancora; E il pianto acqueta: il nostro David forse In Gelboè verrà... |
MICOL | Che parli? In loco, Dov'è Saùl, David venirne?... |
GIONATA | In loco Dov'è Gionata e Micol, tratto a forza Dal suo ben nato cor fia David sempre. Nol credi tu, che in lui più assai l'amore Che il timor possa? E maraviglia avresti, S'ei qui venirne ardisse? |
MICOL | Oh ciel! Per esso Io tremerei... Ma pure, il sol vederlo Fariami... |
GIONATA | E s'ei nulla or temesse?... E s'anco L'ardir suo strano ei di ragion vestisse? - Men terribil Saùl nell'aspra sorte, Che nella destra, sbaldanzito or stassi In diffidenza di sue forze; il sai: Or, che di David l'invincibil braccio La via non gli apre infra le ostili squadre, Saùl diffida; ma, superbo, il tace. Ciascun di noi nel volto suo ben legge Che a lui non siede la vittoria in core. Forse in punto ei verrebbe ora il tuo sposo. |
MICOL | Sì, forse è ver; ma lungi egli è;... deh! dove?... E in quale stato?... Oimè!... |
GIONATA | Più che nol pensi, Ei ti sta presso. |
MICOL | Oh cielo!... a che lusinghi?... |
SCENA IV.
David, Micol e Gionata.
GIONATA | Teco è il tuo sposo. |
MICOL | Oh voce!... Oh vista! Oh gioja!... Parlar… non... posso. - Oh maraviglia!... E fia... Ver, ch'io t'abbraccio?... |
DAVID | Oh sposa!... Oh dura assenza!... Morte, s'io debbo oggi incontrarti, almeno Qui sto tra' miei. Meglio è morir, che trarre Selvaggia vita in solitudin, dove A niun sei caro, e di nessun ti cale. Brando assetato di Saùl, ti aspetto; Percuotimi: qui almen dalla pietosa Moglie fien chiusi gli occhi miei; composte, Coperte l'ossa; e di lagrime vere Da lei bagnate. |
MICOL | Oh David mio!... Tu capo, Termine tu d'ogni mia speme; ah! lieto Il tuo venir mi sia! Dio, che da gravi Perigli tanti sottraeati, invano Oggi te qui non riconduce... Oh quale, Qual mi dà forza il sol tuo aspetto! Io tanto Per te lontan tremava; or per te quasi Non tremo… Ma, che veggo? In qual selvaggio Orrido ammanto a me ti mostra avvolto L'alba nascente? O prode mio; tu ignudo D'ogni tuo fregio vai? Te più non copre Quella, ch'io già di propria man tessea, Porpora aurata! In tal squallor, chi mai Potria del re genero dirti? All'armi Volgar guerrier sembri, e non altro. |
DAVID | In campo Noi stiamo: imbelle reggia or non è questa: Qui rozzo sajo, ed affilato brando, Son la pompa migliore. Oggi, nel sangue De' Filistei, porpora nuova io voglio Tinger per me. Tu meco intanto spera Nel gran Dio d'Israël, che me sottrarre Può dall'eccidio, s'io morir non merto. |
GIONATA | Ecco, aggiorna del tutto: omai qui troppo Da indugiar più non parmi. Ancor che forse Opportuno tu giunga, assai pur vuolsi Ir cautamente. - Ogni mattina al padre Venirne appunto in quest'ora sogliamo: Noi spïerem, come il governi e prema Oggi il suo turbo umore: e a poco a poco Preparando l'andrem, se lieta è l'aura, Alla tua vista; e in un torrem, che primo Null'uom a lui malignamente narri La tua tornata. Appàrtati frattanto; Chè alcun potrìa conoscerti, tradirti; Ed Abner farti anco svenare. Abbassa La visiera dell'elmo: infra i sorgenti Guerrier ti mesci, e inosservato aspetta, Ch'io per te rieda, o mandi... |
MICOL | Infra i guerrieri, Come si asconde il mio David? Qual occhio Fuor dell'elmo si slancia a par del suo? Brando, chi 'l porta al suo simil? Chi suona Così nell'armi? Ah! no; meglio ti ascondi, Dolce mio amor, fin che al tuo fianco io torni. Misera me! Ti trovo appena, e deggio Lasciarti già? Ma per brev'ora; e quindi No, mai più, mai, non lascerotti. Or pure Vo' pria vederti in securtà. Deh! mira; Di questa selva opaca là nel fondo, A destra, vedi una capace grotta? Divisa io spesso là dal mondo intero, Te sospiro, te chiamo, di te penso; E di lagrime amare i duri sassi Aspergo: ivi ti cela, in fin che il tempo, Sia di mostrarti. |
DAVID | Io compiacer ti voglio In tutto, o sposa. Appien securi andate: È senno in me; non opro a caso; io v'amo; A voi mi serbo: e solo in Dio confido. |
FINE DELL'ATTO PRIMO.
ATTO SECONDO
SCENA I.
Saul ed Abner.
SAUL | Bell'alba è questa. In sanguinoso ammanto Oggi non sorge il sole; un dì felice Prometter parmi. - Oh miei trascorsi tempi! Deh! dove siete or voi? Mai non si alzava Saùl nei campo da' tappeti suoi, Che vincitor la sera ricorcarsi Certo non fosse. |
ABNER | Ed or, perchè diffidi, O re? Tu forse non fiaccasti or dianzi La filistea baldanza? A questa pugna Quanto più tardi viensi, Abner tel dice, Tanto ne avrai più intiera, e nobil palma. |
SAUL | Abner, oh! quanto in rimirar le umane Cose, diverso ha giovinezza il guardo, Dalla canuta età! Quand'io con fermo Braccio la salda noderosa antenna. Ch'or reggo appena, palleggiava; io pure Mal dubitar sapea... Ma, non ho sola Perduta omai la giovinezza... Ah! meco Fosse pur anco la invincibil destra D'Iddio possente!... O meco fosse almeno David, mio prode!... |
ABNER | E chi siam noi? Senz'esso Più non si vince or forse? Ah! non più mai Snudar vorrei, s'io ciò credessi, il brando, Che per trafigger me. David, ch'è prima, Sola cagion d'ogni sventura tua... |
SAUL | Ah! no: deriva ogni sventura mia Da più terribil fonte... E che? Celarmi L'orror vorresti del mio stato? Ah! s'io Padre non fossi, come il son, pur troppo! Di cari figli... or la vittoria, e il regno E la vita vorrei? Precipitoso Già mi sarei fra gl'inimici ferri Scagliato io, da gran tempo; avrei già tronca Così la vita orribile, ch'io vivo. Quanti anni or son, che sul mio labro il riso Non fu visto spuntare? I figli miei, Ch'amo pur tanto, le più volte all'ira Muovonmi il cor, se mi accarezzan... Fero, Impazïente, torbido, adirato Sempre; a me stesso incresco ognora, e altrui; Bramo in pace far guerra, in guerra pace; Entro ogni nappo ascoso tosco io bevo; Scorgo un nemico in ogni amico; i molli Tappeti assiri, ispidi dumi al fianco Mi sono; angoscia il breve sonno; i sogni Terror. Che più? Chi 'l crederia? Spavento M'è la tromba di guerra; alto spavento È la tromba a Saùl. Vedi, se è fatta Vedova omai di suo splendor la casa Di Saùl; vedi, se omai Dio sta meco. E tu, tu stesso, (ah! ben lo sai) talora A me, qual sei, caldo verace amico, Guerrier, congiunto, e forte duce, e usbergo Di mia gloria tu sembri: e talor, vile Uom menzogner di corte, invido, astuto Nemico, traditore... |
ABNER | Or, che in te stesso Appien tu sei, Saulle, al tuo pensiero, Deh, tu richiama ogni passata cosa! Ogni tumulto del tuo cor (nol vedi?) Dalla magion di que' profeti tanti, Di Rama egli esce. A te chi ardiva primo Dir, che diviso eri da Dio? L'audace, Torbido, accorto, ambizïoso vecchio, Samuël sacerdote; a cui fean eco Le sue ipocrite turbe. A te sul capo Ei lampeggiar vedea con livid'occhio Il regal serto, ch'ei credea già suo. Già sul bianco suo crin posato quasi Ei sel tenea; quand'ecco, alto concorde Voler del popol d'Israello al vento Sperso ha suoi voti, e un re guerriero ha scelto. Questo, sol questo, è il tuo delitto. Ei quindi D'appellarti cessò d'Iddio l'eletto, Tosto ch'esser tu ligio a lui cessasti. Da pria ciò solo a te sturbava il senno: Coll'inspirato suo parlar compieva David poi l'opra. In armi egli era prode, Noi niego io, no; ma servo appieno ei sempre Di Samuello; o più all'altar, che al campo Propenso assai: guerrier di braccio egli era, Ma di cor, sacerdote. Il ver dispoglia Di ogni mentito fregio; il ver conosci. Io del tuo sangue nasco; ogni tuo lustro È d'Abner lustro; ma non può innalzarsi David, no mai, s'ei pria Saùl non calca. |
SAUL | David?... Io l'odio... Ma, la propria figlia Gli ho pur data in consorte… Ah! tu non sai. - La voce stessa, la sovrana voce, Che giovanetto mi chiamò più notti, Quand'io, privato, oscuro, e lungi tanto Stava dal trono e da ogni suo pensiero; Or, da più notti, quella voce istessa Fatta è tremenda, e mi respinge, e tuona In suon di tempestosa onda mugghiante: «Esci, Saùl; esci, Saulle»... Il sacro Venerabile aspetto del profeta, Che in sogno io vidi già, pria ch'ei mi avesse Manifestato che voleami Dio Re d'Israël; quel Samuële, in sogno, Ora in tutt'altro aspetto io lo riveggo. Io, da profonda cupa orribil valle, Lui su raggiante monte assiso miro: Sta genuflesso Davide a' suoi piedi: Il santo veglio sul capo gli spande L'unguento del Signor; con l'altra mano, Che lunga lunga ben cento gran cubiti Fino al mio capo estendesi, ei mi strappa La corona dal crine, e al crin di David Cingerla vuol: ma, il crederesti? David Pietoso in atto a lui si prostra, e niega Riceverla; ed accenna, e piange, e grida, Che a me sul capo ella riponga... - Oh vista! Oh David mio! Tu dunque obbedïente Ancor mi sei? Genero ancora? E figlio? E mio suddito fido? E amico?... Oh rabbia! Tormi dal capo la corona mia? Tu che tant'osi, iniquo vecchio, trema... Chi sei?... Chi n'ebbe anco il pensiero, pera... - Ahi lasso me! Ch'io già vaneggio! |
ABNER | Pera, David sol pera: e svaniran con esso, Sogni, sventure, visïon, terrori. |
SCENA II.
Gionata, Micol, Saul ed Abner.
GIONATA | Col re sia pace. |
MICOL | E sia col padre Iddio. |
SAUL | ... Meco è sempre il dolore. - Io men sorgea Oggi, pria dell'usato, in lieta speme... Ma, già sparì, qual del deserto nebbia, Ogni mia speme. - Ormai che giova, o figlio, Protrar la pugna? Il paventar la rotta Peggio è che averla: ed abbiasi una volta. Oggi si pugni, io 'l voglio. |
GIONATA | Oggi si vinca. Speme, o padre, ripiglia: in te non scese Speranza mai con più ragione. Il volto Deh! rasserena: io la vittoria ho in core. Di nemici cadaveri coperto Fia questo campo; ai predatori alati Noi lasceremo orribil esca... |
MICOL | A stanza Più queta, o padre, entro tua reggia, in breve, Noi torneremo. Infra tue palme assiso, Lieto tu allor, tua desolata figlia Tornare a vita anco vorrai, lo sposo Rendendole... |
SAUL | ... Ma che? Tu mai dal pianto Non cessi? Or questi i dolci oggetti sono Che rinverdir denno a Saùl la stanca Mente appassita? Al mio dolor sollievo Sei tu così? Figlia del pianto, vanne; Esci; lasciami, scóstati. |
MICOL | Me lassa!... Tu non vorresti, o padre, ch'io piangessi? Padre, e chi l'alma in lagrime sepolta Mi tiene or, se non tu?... |
GIONATA | Deh! taci; al padre Increscer vuoi? - Saùl, letizia accogli: Aura di guerra e di vittoria, in campo Sta:con quest'alba uno spirto guerriero, Che per tutto Israël de' spandersi oggi, Dal ciel discese. Anco in tuo cor, ben tosto, Verrà certezza di vittoria. |
SAUL | Or, forse Me tu vorresti di tua stolta gioja A parte? Me? - Che vincere? Che spirto?... Piangete tutti. Oggi, la quercia antica Dove spandea già rami alteri all'aura Innalzerà sue squallide radici. Tutto è pianto, e tempesta, e sangue, e morte: I vestimenti squarcinsi; le chiome Di cener vil si aspergano. Si, questo Giorno, è finale; a noi l'estremo, è questo. |
ABNER | Già più volte vel dissi: in lui l'aspetto Vostro importuno ognor sue fere angosce Raddoppia. |
MICOL | E che? Lascerem noi l'amato Genitor nostro?... |
GIONATA | Al fianco suo, tu solo Starti pretendi? E che in tua man?... |
SAUL | Che fia? Sdegno sta su la faccia de' miei figli? Chi, chi gli oltraggia? Abner, tu forse? Questi Son sangue mio; nol sai?... Taci: rimembra... |
GIONATA | Ah! sì; noi siam tuo sangue; e per te tutto Il nostro sangue a dar siam presti... |
MICOL | O padre, Ascolto io forse i miei privati affetti, Quand'io lo sposo a te richieggo? Il prode Tuo difensore, d'Israël la forza, L'alto terror de' Filistei ti chieggo. Nell'ore tue fantastiche di noja, Ne' tuoi funesti pensieri di morte, David fors'ei non ti porgea sollievo Col celeste suo canto? Or di': non era Ei, quasi raggio alle tenèbre tue? |
GIONATA | Ed io; tu il sai, se un brando al fianco io cinga; Ma, ov'è il mio brando, se i sonanti passi Del guerrier dei guerrier norma non dànno Ai passi miei?. Si parlerìa di pugna, Se David qui? Vinta sarìa la guerra. |
SAUL | Oh scorsa etade!... Oh di vittoria lieti Miei glorïosi giorni!... Ecco, schierati Mi si appresentan gli alti miei trïonfi. Dal campo io riedo, d'onorata polve Cosperso tutto, e di sudor sanguigno: Infra l'estinto orgoglio, ecco, io passeggio; E al Signor laudi... Al Signor, io?... Che parlo?... - Ferro ha gli orecchi alla mia voce Iddio; Muto è il mio labro... Ov'è mia gloria? Dove, Dov'è de' miei nemici estinti il sangue?... |
GIONATA | Tutto avresti in David... |
MICOL | Ma, non è teco Quel David, no: dal tuo cospetto in bando Tu il cacciavi, tu spento lo volevi... David, tuo figlio; l'opra tua più bella; Docil, modesto; più che lampo ratto Nell'obbedirti; ed in amarti caldo, Più che i proprj tuoi figli. Ah! padre, lascia... |
SAUL | Il pianto (oimè!) su gli occhi stammi? Al pianto Inusitato, or chi mi sforza?... Asciutto Lasciate il ciglio mio. |
ABNER | Meglio sarebbe Ritrarti, o re, nel padiglione. In breve Presta a pugnar la tua schierata possa Io mostrerotti. Or vieni; e te convinci, Che nulla è in David... |
SCENA III.
David, Saul, Abner, Gionata e Micol.
DAVID | La innocenza tranne. |
SAUL | Che veggio? |
MICOL | Oh ciel! |
GIONATA | Che festi? |
ABNER | Audace... |
GIONATA | Ah! padre... |
MICOL | Padre, ei m'è sposo; e tu mel désti. |
SAUL | Oh vista! |
DAVID | Saùl, mio re; tu questo capo chiedi; Già da gran tempo il cerchi; ecco, io tel reco; Troncalo, è tuo. |
SAUL | Che ascolto?... Oh David,... David! Un Iddio parla in te: qui mi t'adduce Oggi un Iddio... |
DAVID | Sì, re; quei, ch'è sol Dio; Quei, che già in Ela me timido ancora Inesperto garzon spingeva a fronte Di quel superbo gigantesco orgoglio Del fier Goliatte tutto aspro di ferro: Quel Dio, che poi su l'armi tue tremende A vittoria vittoria accumulava: E che, in sue mire imperscrutabil sempre, Dell'oscuro mio braccio a lucid'opre Valer si volle: or sì, quel Dio mi adduce A te, con la vittoria. Or, qual più vuoi, Guerriero, o duce, se son io da tanto, Abbimi. A terra pria cada il nemico: Sfumino al soffio aquilonar le nubi, Che al soglio tuo si ammassano d'intorno: Men pagherai poscia, o Saùl, con morte. Nè un passo allora, nè un pensier costarti il mio morir dovrà. Tu, re, dirai: David sia spento; e ucciderammi tosto Abner. - Non brando io cingerò nè scudo; Nella reggia del mio pieno signore A me disdice ogni arme, ove non sia Pazïenza, umiltade, amor, preghiere, Ed innocenza. Io deggio, se il vuol Dio, Perir qual figlio tuo, non qual nemico. Anco il figliuol di quel primiero padre Del popol nostro, in sul gran monte il sangue Era presto a donar: nè un motto, o un cenno Fea, che non fosse obbedïenza: in alto Già l'una man pendea per trucidarlo, Mentre ei del padre l'altra man baciava. - Diemmi l'esser Saùl; Saùl mel toglie: Per lui s'udia il mio nome, ei lo disperde: Ei mi fea grande, ei mi fa nulla. |
SAUL | Oh! quale Dagli occhi antichi miei caligin folta Quel dir mi squarcia! Oh qual nel cor mi suona!... - David, tu prode parli, e prode fosti; Ma, di superbia cieco, osasti poscia Me dispregiar; sovra di me innalzarti; Furar mie laudi, e ti vestir mia luce. E s'anco io re non t'era, in guerrier nuovo, Spregio conviensi di guerrier canuto? Tu, magnanimo in tutto, in ciò non l'eri. Di te cantavan d'Israël le figlie: «Davidde, il forte, che i suoi mille abbatte; «Saùl, suoi cento.» Ah! mi offendesti, o David, Nel più vivo del cor. Che non dicevi: «Saùl, ne' suoi verdi anni, altro che i mille, «Le migliaja abbatteva: egli è il guerriero; «Ei mi creò.» |
DAVID | Ben io 'l dicea; ma questi, Che del tuo orecchio già tenea le chiavi, Dicea più forte: «Egli è possente troppo «David: di tutti in bocca, in cor di molti; «Se non l'uccidi tu, Saùl, chi 'l frena?» - Con minor arte, e verità più assai, Abner, al re che non dicevi? «Ah! David «Troppo è miglior di me; quindi io lo abborro; «Quindi lo invidio, e temo; e spento io 'l voglio.» |
ABNER | Fellone; e il dì, che di soppiatto andavi Co' tuoi profeti a sussurrar consigli; Quando al tuo re segreti lacci infami Tendevi; e quando a' Filistei nel grembo Ti ricovravi; e fra nemici impuri Profani dì traendo, ascose a un tempo Pratiche ognor fra noi serbavi: or questo, Il dissi io forse? O il festi tu? Da prima, Chi più di me del signor nostro in core Ti pose? A farti genero, chi 'l mosse? Abner fu solo... |
MICOL | Io fui: Davide in sposo, Io dal padre l'ottenni; io il volli; io, presa Di sue virtudi. Egli il sospir mio primo, Il mio pensier nascoso; ei la mia speme Era; ei sol, la mia vita. In basso stato Anco travolto, in povertà ridotto, Sempre al mio cor giovato avría più David, Ch'ogni alto re, cui l'orïente adori. |
SAUL | Ma tu, David, negar, combatter puoi D'Abner le accuse? Or, di': non ricovrasti Tra' Filistei? Nel popol mio d'iniqua Ribellïone i semi non spandesti? La vita stessa del tuo re, del tuo Secondo padre, insidïata forse Non l'hai più volte? |
DAVID | Ecco; or per me risponda Questo, già lembo del regal tuo manto. Conoscil tu? Prendi; il raffronta. |
SAUL | Dammi. Che veggio? È mio; nol niego... Onde l'hai tolto?... |
DAVID | Di dosso a te, dal manto tuo, con questo Mio brando, io stesso, io lo spiccai. - Sovvienti D'Engadda? Là, dove tu me proscritto Barbaramente perseguivi a morte; Là, trafugato senza alcun compagno Nella caverna, che dal fonte ha nome, Io m'era: ivi, tu solo, ogni tuo prode Lasciato in guardia alla scoscesa porta, Su molli coltri in placida quïete Chiudevi al sonno gli occhi... Oh ciel! tu, pieno L'alma di sangue e di rancor, dormivi? Vedi, se Iddio possente a scherno prende Disegni umani! Ucciderti, a mia posta, E me salvar potea, per altra uscita Io il potea; quel tuo lembo assai tel prova. Tu re, tu grande, tu superbo, in mezzo A stuol d'armati; eccoti in man del vile Giovin proscritto... Abner, il prode, ov'era, Dov'era allor? Così tua vita ei guarda? Serve al suo re così? Vedi, in cui posto Hai tua fidanza: e in chi rivolto hai l'ira.- Or, sei tu pago? Or l'evidente segno Non hai, Saul, del cor, della innocenza, E della fede mia? Non l'evidente Segno del poco amor, della maligna Invida rabbia, e della guardia infida Di questo Abner? |
SAUL | Mio figlio, hai vinto;... hai vinto. Abner, tu mira; ed ammutisci. |
MICOL | Oh gioja |
DAVID | Oh padre!... |
GIONATA | Oh dì felice! |
MICOL | Oh sposo!... |
SAUL | Il giorno, Sì, di letizia e di vittoria, è questo. Te duce io voglio oggi alla pugna: il soffra Abner; ch'io 'l vo'. Gara fra voi non altra, Che in più nemici esterminare, insorga. Gionata, al fianco al tuo fratel d'amore Combatterai: mallevador mi è David Della tua vita, e della sua tu il sei. |
GIONATA | Duce David, mallevadore è Iddio. |
MICOL | Dio mi ti rende; ei salveratti... |
SAUL | Or, basta. Nel padiglion, pria della pugna, o figlio, Vieni un tal poco a ristorarti. Il lungo Duol dell'assenza la tua sposa amata Rattempreratti: intanto di sua mano Ella ti mesca, e ti ministri a mensa. Deh! figlia, (il puoi tu sola) ammenda in parte Del genitor gli involontarj errori. |
FINE DELL'ATTO SECONDO.
ATTO TERZO
SCENA I.
David ed Abner.
ABNER | Eccomi: appena dal convito or sorge Il re, ch'io vengo a' cenni tuoi. |
DAVID | Parlarti A solo a solo io volli. |
ABNER | Udir vuoi forse Della prossima pugna?... |
DAVID | E dirti a un tempo, che me non servi; ma ch'entrambi al pari, Il popol nostro, il nostro re, l'eccelso Dio d'Israël serviamo. Altro pensiero In noi, deh! no, non entri. |
ABNER | Io, pel re nostro, Del di cui sangue io nasco, in campo il brando Sanguinoso rotai; già pria che il fischio Ivi si udisse di tua fionda... |
DAVID | Il sangue Del re non scorre entro mie vene: a tutti Noti sono i miei fatti: io non li vanto: Abner li sa. Deh! nell'obblio sepolti Sian pur da te; sol ti rammenta i tuoi: Emulo di te stesso, oggi tu imprendi A superar solo te stesso. |
ABNER | Il duce Io mi credea finor: David non v'era: Tutto ordinar per la vittoria quindi Osai: s'io duce esser potessi, or l'odi.- Incontro a noi, da borea ad austro, giace Per lungo, in valle, di Filiste il campo. Folte macchie ha da tergo; è d'alti rivi Munito in fronte: all'orïente il chiude Non alto un poggio, di lieve pendìo Ver esso, ma di scabro irsuto dorso All'opposto salire: un'ampia porta S'apre fra' monti all'occidente, donde Per vasto piano infino al mar sonante Senza ostacol si varca. Ivi, se fatto Ci vien di trarvi i Filistei, fia vinta Da noi la guerra. È d'uopo a ciò da pria Finger ritratta. In tripartita schiera Piegando noi da man manca nel piano, Giriamo in fronte il destro loro fianco. La schiera prima il passo affretta, e pare Fuggirsene; rimane la seconda Lenta addietro, in scomposte e rade file, Certo invito ai nemici. Intanto, scelti I più prodi de' nostri, il duro poggio Soverchiato han dall'orïente, e a tergo Rïescon sovra il rio nemico. In fronte, Dalle spalle, e dai lati, eccolo, è chiuso; Eccone fatto aspro macello intero. |
DAVID | Saggio e prode tu al pari. All'ordin tuo, Nulla cangiare, Abner, si debbe. Io laudo Virtude ov'è: sarò guerrier, non duce: E alla tua pugna il mio venir null'altro Aggiungerà, che un brando. |
ABNER | Il duce è David: Di guerra il mastro è David. Chi combatte, Fuorch'egli, mai? |
DAVID | Chi men dovria mostrarsi Invido, ch'Abner, poich'ei val cotanto? Ottimo, ovunque io 'l miri, è il tuo disegno, Gionata ed io, di qua, verso la tenda Di Saùl schiereremci; oltre, ver l'orsa, Us passerà; Sadòc, con scelti mille, Salirà il giogo; e tu, coi più, terrai Della battaglia il corpo. |
ABNER | A te si aspetta; Loco è primiero. |
DAVID | E te perciò vi pongo. - Ascende il sole ancora: il tutto in punto Terrai tu intanto; ma non s'odan trombe, Fin che al giorno quattr'ore avanzin sole. Spira un ponente impetüoso, il senti; il sol negli occhi, e la sospinta polve, Anco per noi combatteran da sera. |
ABNER | Ben dici. |
DAVID | Or, va'; comanda: a te con basse Arti di corte, che ignorar dovresti, Pregio non tor di capitan, cui merti. |
SCENA II.
David.
Astuto è l'ordin della pugna, ed alto. - Ma, il provveder di capitan, che giova, S'ei de' soldati il cor non ha? Ciò solo Ad Abner manca; e a me il concede Iddio. Oggi si vinca, e al dì novel si lasci Un'altra volta il re; ch'esser non puote Per me mai pace al fianco suo... Che dico? Nuova palma or mi fia nuovo delitto. |
SCENA III.
Micol e David.
MICOL | Sposo, non sai? Da lieta mensa il padre Sorgeva appena, Abner ver lui si trasse, E un istante parlavagli: io m'inoltro, Egli esce; il re già quel di pria non trovo. |
DAVID | Ma pur, che disse? In che ti parve?... |
MICOL | Egli era Dianzi tutto per noi; con noi piangea Ci abbracciava a vicenda; e da noi stirpe S'iva augurando di novelli prodi, Quasi alla sua sostegno; ei più che padre Pareane ai detti: or, più che re mi apparve. |
DAVID | Deh! pria del tempo, non piangere, o sposa: Saulle è il re; farà di noi sua voglia. Sol ch'ei non perda oggi la pugna, il crudo Suo pensier contro me doman ripigli; Ripiglierò mio stato abbietto, e il duro Bando, e la fuga, e l'affannosa vita. Vera e sola mia morte emmi il lasciarti; E il dovrò pure... Ahi vana speme! infauste Nozze per te! Giocondo e regio stato Altro sposo a te dava; io tel tolgo. Misero me!... Nè d'ampia prole, e lieta, Padre puoi far me tuo consorte errante, E fuggitivo sempre... |
MICOL | Ah! no; divisi Più non saremo: dal tuo sen strapparmi Niuno ardirà. Non riedo io no, più mai, A quella vita orribile, ch'io trassi Priva di te: m'abbia il sepolcro innanzi. In quella reggia del dolore io stava Sola piangente, i lunghi giorni; e l'ombre L'aspetto mi adducean d'orrende larve. Or, sopra il capo tuo pender vedea Del crudo padre il ferro, e udìa tue voci Dolenti, lagrimose, umili, tali Da trar del petto ogni più atroce sdegno; E sì l'acciar pur t'immergeva in core Il barbaro Saulle: or, tra' segreti Avvolgimenti dì negra caverna, Vedeati far di dure selci letto; E ad ogni picciol moto il cor balzarti Tremante; e in altra ricovrarti; e quindi In altra ancor, nè ritrovar mai loco, Nè quïete, nè amici; egro, ansio, stanco... Da cruda sete travagliato... Oh cielo!... Le angosce, i dubbj, il palpitar mio lungo Poss'io ridir? - Mai più, no, non ti lascio; Mai più... |
DAVID | Mi strappi il cor: deh! cessa... Al sangue, E non al pianto, questo giorno è sacro. |
MICOL | Pur ch'oggi inciampo al tuo pugnar non nasca. Per te non temo io la battaglia; hai scudo Di certa tempra, Iddio: ma temo, ch'oggi Dal perfid'Abner impedita, o guasta, Non ti sia La vittoria. |
DAVID | E che? Ti parve Dubbio il re d'affidarmi oggi l'impresa? |
MICOL | Ciò non udii; ma forte accigliato era, E susurrava non so che in sè stesso, Di sacerdoti traditor; d'ignota Gente nel campo; di virtù mentita... Rotte parole, oscure, dolorose, Tremende, a chi di David è consorte, E di Saulle è figlia. |
DAVID | Eccolo: si oda. |
MICOL | Giusto Iddio, deh! soccorri oggi al tuo servo: L'empio confondi; il genitor rischiara; Salva il mio sposo; il popol tuo difendi. |
SCENA IV.
Saul, Gionata, Micol e David.
GIONATA | Deh! vieni, amato padre; a' tuoi pensieri Dà tregua un poco: or l'aura aperta e pura Ti fia ristoro; vieni: alquanto siedi Tra i figli tuoi. |
SAUL | …Che mi si dice? |
MICOL | Ah! Padre!... |
SAUL | Chi siete voi?... Chi d'aura aperta e pura Qui favellò?... Questa? È caligin densa; Tenebre sono; ombra di morte... Oh! mira; Più mi t'accosta; il vedi? il sol d'intorno Cinto ha di sangue ghirlanda funesta... Odi tu canto di sinistri augelli? Lugùbre un pianto sull'aere si spande, Che me percuote, e a lagrimar mi sforza... Ma che? Voi pur, voi pur piangete?... |
GIONATA | O sommo Dio d'Isräello, or la tua faccia hai tolta Dal re Saul così? Lui, già tuo servo, Lasci or così dell'avversario in mano? |
MICOL | Padre, hai la figlia tua diletta al fianco: Se lieto sei, lieta è pur ella; e piange, Se piangi tu... Ma, di che pianger ora? Gioja tornò. |
SAUL | David, vuoi dire. Ah!... David... Deh! perchè non mi abbraccia anch'ei co' figli? |
DAVID | Oh padre! Addietro or mi tenea temenza Di non t'esser molesto. Ah! nel mio core Perchè legger non puoi? Son sempre io teco. |
SAUL | Tu... di Saulle... ami la casa dunque? |
DAVID | S'io l'amo? Oh ciel! degli occhi miei pupilla Gionata egli è; per te, periglio al mondo Non conosco, nè curo: e la mia sposa, Dica, se il può, ch'io nol potrei, di quanto, Di quale amore io l'amo... |
SAUL | Eppur, te stesso Stimi tu molto... |
DAVID | Io, me stimare?... In campo Non vil soldato, e tuo genero in corte Mi tengo; e innanzi a Dio, nulla mi estimo. |
SAUL | Ma, sempre a me d'Iddio tu parli; eppure, Ben tu il sai, da gran tempo, hammi partito Da Dio l'astuta ira crudel tremenda De' sacerdoti. Ad oltraggiarmi, il nomi? |
DAVID | A dargli gloria, io 'l nomo. Ah! perchè credi, Ch'ei più non sia con te? Con chi nol vuole, Non sta; ma, a chi l'invoca, a chi riposto Tutto ha sè stesso in lui, manca egli mai? Ei sul soglio chiamotti; ei vi ti tiene: Sei suo, se in lui, ma se in lui sol, ti affidi. |
SAUL | Chi dal ciel parla?... Avviluppato in bianca Stola è costui, che il sacro labro or schiude? Vediamlo... Eh no: tu sei guerriero, e il brando Cingi: or t'inoltra; appréssati; ch'io veggia, Se Samuele o David mi favella. - Qual brando è questo? Ei non è già lo stesso Ch'io di mia man ti diedi... |
DAVID | È questo il brando, Cui mi acquistò la povera mia fionda. Brando, che in Ela a me pendea tagliente Sul capo; agli occhi orribil lampo io 'l vidi Balenarmi di morte, in man del fero Goliàt gigante: ei lo stringea: ma stavvi Rappreso pur, non già il mio sangue, il suo. |
SAUL | Non fu quel ferro, come sacra cosa, Appeso in Nobbe al tabernacol santo? Non fu nell'Efod mistico ravvolto, E così tolto a ogni profana vista? Consecrato in eterno al Signor primo?... |
DAVID | Vero è; ma... |
SAUL | Dunque, onde l'hai tu? Chi ardiva Dartelo? Chi? |
DAVID | Dirotti. Io fuggitivo, Inerme in Nob giungea; perchè fuggissi, Tu il sai. Piena ogni via di trista gente, Io, senza ferro, a ciascun passo stava Tra le fauci di morte. Umìl la fronte Prosternai là nel tabernacol, dove Scende d'Iddio lo spirto; ivi, quest'arme, (Cui s'uom mortal rïadattarsi al fianco Potea, quell'uno esser potea ben David) La chiesi io stesso al sacerdote. |
SAUL | Ed egli? |
DAVID | Diemmela. |
SAUL | Ed era? |
DAVID | Achimelèch. |
SAUL | Fellone. Vil traditore... Ov'è l'altare?... Oh rabbia!... Ahi tutti iniqui! Traditori tutti!... D'Iddio nemici; a lui ministri, voi?... Negr'alme in bianco ammanto... Ov'è la scure?... Ov'è l'altar? Si atterri... Ov'è l'offerta? Svenarla io voglio... |
MICOL | Ah padre! |
GIONATA | Oh ciel! che fai? Ove corri? Che parli?... Or, deh! ti placa: Non havvi altar; non vittima: rispetta Nei sacerdoti Iddio, che sempre t'ode. |
SAUL | Chi mi rattien?... Chi di seder mi sforza?... Chi a me resiste?... |
GIONATA | Padre... |
DAVID | Ah! tu il soccorri, Alto Iddio d'Israël: a te si prostra, Te ne scongiura il servo tuo. |
SAUL | La pace Mi è tolta; il sole, il regno, i figli, l'alma, Tutto mi è tolto!... Ahi Saul infelice Chi te consola? Al brancolar tuo cieco, Ch è scorta, o appoggio?... I figli tuoi, son muti; Duri son, crudi... Del vecchio cadente Sol si brama la morte: altro nel core Non sta dei figli, che il fatal diadema, Che il canuto tuo capo intorno cinge. Su strappatelo, su: spiccate a un tempo Tremolante del padre... Ahi fero stato! Meglio è la morte. Io voglio morte... |
MICOL | Oh padre!... Noi vogliam tutti la tua vita: a morte |
GIONATA | - Or, poichè in pianto il suo furor già stemprasi, Deh! la tua voce, a ricomporlo in calma, Muovi, o fratello. In dolce oblío l'hai ratto Già tante volte coi celesti carmi. |
MICOL | Ah! sì; tu il vedi, all'alitante petto Manca il respiro; il già feroce sguardo Nuota in lagrime: or tempo è di prestargli L'opra tua. |
DAVID | Deh! per me, gli parli Iddio. -[1] «O tu, che eterno, onnipossente, immenso, «Siedi sovran d'ogni creata cosa; «Tu, per cui tratto io son dal nulla, e penso, «E la mia mente a te salir pur osa; «Tu, che se il guardo inchini, apresi il denso «Abisso, e via non serba a te nascosa; «Se il capo accenni, trema lo universo; «Se il braccio innalzi, ogni empio ecco è disperso: «Già su le ratte folgoranti piume «Di Cherubin ben mille un dì scendesti; «E del tuo caldo irresistibil nume «Il condottiero d'Israello empiesti: «Di perenne facondia a lui tu fiume, «Tu brando, e senno, e scudo a lui ti festi: «Deh! di tua fiamma tanta un raggio solo «Nubi fendente or manda a noi dal polo. «Tenebre e pianto siamo... |
SAUL | Odo io la voce Di David?... Trammi di mortal letargo: Folgor mi mostra di mia verde etade. |
DAVID | «Chi vien, chi vien, ch'odo e non veggo? Un nembo «Negro di polve rapido veleggia «Dal torbid'auro spinto. - «Ma già si squarcia; e tutto acciar lampeggia «Dai mille e mille, ch'ei si reca in grembo... «Ecco, qual torre, cinto «Saùl la testa d'infuocato lembo. «Traballa il suolo al calpestío tonante «D'armi e destrieri: «La terra, e l'onda, e il cielo è rimbombante «D'urli guerrieri. «Saùl si appressa in sua terribil possa; «Carri, fanti, destrier sossopra ei mesce: «Gelo, in vederlo, scorre a ogni uom per l'ossa, «Lo spavento d'Iddio dagli occhi gli esce. «Figli di Ammón, dov'è la ria baldanza? «Dove gli spregj, e l'insultar, che al giusto «Popol di Dio già feste? «Ecco ora il piano ai vostri corpi angusto; «Ecco, a noi messe sanguinosa avanza «Di vostre tronche teste: «Ecco ove mena in falsi iddii fidanza. - «Ma, donde ascolto altra guerriera tromba «Mugghiar repente? «È il brando stesso di Saùl, che intomba «D'Edom la gente. «Così Moàb, Soba così sen vanno. «Con l'iniqua Amalèch, disperse in polve: «Saùl, torrente al rinnovar dell'anno, «Tutto inonda, scompon, schianta, travolve. |
SAUL | Ben questo è grido de' miei tempi antichi, Che dal sepolcro a gloria mi richiama. Vivo, in udirlo, ne' miei fervidi anni... - Che dico?... Ahi lasso! a me di guerra il grido Si addice omai?... L'ozio, l'oblio, la pace, Chiamano il veglio a sè. |
DAVID | Pace si canti. - «Stanco, assetato, in riva «Del fiumicel natìo, «Siede il campion di Dio, «All'ombra sempre viva «Del sospirato alloro. «Sua dolce e cara prole, «Nel porgergli rìstoro, «Del suo affanno si duole, «Ma del suo rieder gode; «E pianger ciascun s'ode «Teneramente, «Soavemente «Sì, che il dir non v'arriva. «L'una sua figlia slaccia «L'elmo folgoreggiante; «E la consorte amante, «Sottentrando, lo abbraccia: «L'altra, l'augusta fronte «Dal sudor polveroso «Terge, col puro fonte; «Quale, un nembo odoroso «Di fior sovr'esso spande; «Qual, le man venerande «Di pianto bagna: «E qual si lagna «Ch'altra più ch'ella faccia. «Ma ferve in ben altr'opra «Lo stuol del miglior sesso. «Finchè venga il suo amplesso, «Qui l'un figlio si adopra «In rifar mondo e terso «Lo insanguinato brando: «Là, d'invidia cosperso, «Dice il secondo: e quando «Palleggerò quest'asta, «Cui mia destra or non basta? «Lo scudo il terzo, «Con giovin scherzo, «Prova come il ricopra. «Di gioja lagrima «Su l'occhio turgido «Del re si sta: «Ch'ei di sua nobile «Progenie amabile «È l'alma, e il sa. «Oh bella la pace! «Oh grato il soggiorno, «Là dove hai d'intorno «Amor sì verace, «Sì candida fè! «Ma il sol già celasi; «Tace ogni zeffiro; «E in sonno placido «Sopito è il re. - |
SAUL | Felice il padre di tal prole! Oh bella Pace dell'alma!... Entro mie vene un latte Scorrer mi sento di tutta dolcezza... - Ma, che pretendi or tu? Saùl far vile Infra i domestich'ozj? Il pro' Saulle Di guerra or forse arnese inutil giace? |
DAVID | «Il re posa, ma i sogni del forte «Con tremende sembianze gli vanno «Presentando i fantasmi di morte. «Ecco il vinto nemico tiranno, «Di sua man già trafitto in battaglia; «Ombra orribil, che omai non fa danno. «Ecco un lampo, che tutti abbarbaglia... «Quel suo brando, che ad uom non perdona, «E ogni prode al codardo ragguaglia. - «Tal non sempre la selva risuona «Del leone al terribil ruggito, «Ch'egli in calma anco i sensi abbandona; «Nè il tacersi dell'antro romito «All'armento già rende il coraggio; «Nè il pastor si sta men sbigottito, «Ch'ei sa, ch'esce a più sangue ed oltraggio. «Ma il re già si desta: «Armi, armi, ei grida. «Guerriero, omai qual resta? «Chi, chi lo sfida? «Veggio una striscia di terribil fuoco, «Cui forza è loco - dien le ostili squadre. «Tutte veggio adre - di sangue infedele «L'armi a Israële. - Il fero fulmin piomba, «Sasso di fromba - assai men ratto fugge, «Di quel che strugge - il feritor sovrano, «Col ferro in mano. - A inarrivabil volo, «Fin presso al polo - aquila altera ei stende «Le reverende - risuonanti penne, «Cui da Dio tenne, - ad annullar quegli empj, «Che in falsi tempj - han simulacri rei «Fatti lor Dei. - Già da lontano io 'l seguo; «E il Filisteo perseguo, «E incalzo, e atterro; e sperdo; e assai ben mostro «Che due spade ha nel campo il popol nostro. |
SAUL | Chi, chi si vanta? Havvi altra spada in campo, Che questa mia, ch'io snudo? Empio è, si uccida, Pera, chi la sprezzò. |
MICOL | T'arresta: oh cielo!... |
GIONATA | Padre! che fai?... |
DAVID | Misero re! |
MICOL | Deh! fuggi... A gran pena il teniam; deh! fuggi, o sposo. |
SCENA V.
Gionata, Saul e Micol.
MICOL | O padre amato,... arrèstati... |
GIONATA | T'arresta... |
SAUL | Chi mi rattien? Chi ardisce?... Ov'è il mio brando? Mi si renda il mio brando... |
GIONATA | Ah! con noi vieni, Diletto padre: io non ti lascio ir oltre. Vedi, non è co' figli tuoi persona: Con noi ritorna alla tua tenda: hai d'uopo Or di quiete. Ah! vieni: ogni ira cessi; Stai co' tuoi figli… |
MICOL | E gli avrai sempre al fianco... |
FINE DELL'ATTO TERZO.
ATTO QUARTO
SCENA I.
Gionata e Micol.
MICOL | Gionata, dimmi; al padiglion del padre Può tornare il mio sposo? |
GIONATA | Ah! no: placato Non è con lui Saùl; benchè in sè stesso Sia appien tornato: ma profonda è troppo In lui la invidia; e fia il sanarla lungo. Torna al tuo sposo, e nol lasciare. |
MICOL | Ahi lassa!... Chi più di me infelice?... Io l'ho nascosto Sì ben, ch'uom mai nol troverìa: men riedo Ver esso dunque. |
Oh cielo! ecco, sen viene Turbato il padre; ei mai non trova stanza. | |
Misera me! Che gli dirò?... Sottrarmi Voglio... |
SCENA II.
Saul, Micol e Gionata.
Chi fugge al venir mio? Tu, donna? | |
Signor... | |
Davide ov'è? | |
Nol so... | |
Nol sai? | |
Padre... | |
Cercane; va'; qui tosto il traggi. | |
Il re parlotti, E obbedito non l'hai? |
SCENA III.
Saul e Gionata.
... Gionata, m'ami?.. | |
Oh padre!... Io t'amo; ma ad un tempo io cara Tengo la gloria tua; quindi, ai non giusti Impeti tuoi, qual figlio opporsi il puote, Io mi oppongo talvolta. | |
Al padre il braccio Spesso rattieni tu; ma, quel mio ferro, Che ad altri in petto immerger non mi lasci, Nel tuo petto il ritorci. Or serba, serba Codesto David vivo; in breve ei fia... Voce non odi entro il tuo cor, che grida: «David fia 'l re.» - David? Fia spento innanzi. | |
E nel tuo core, in più terribil voce, Dio non ti grida? «Il mio diletto è David: «L'uom del Signore egli è.» Tal nol palesa Ogni atto suo? La fera invida rabbia D'Abner, non fassi al suo cospetto muta? Tu stesso, allor che in te rientri, al solo Apparir suo, non vedi i tuoi sospetti Sparir, qual nebbia del pianeta al raggio? E quando in te maligno spirto riede, Credi tu allor, ch'io tel rattenga, il braccio? Dio tel rattiene. Il mal brandito ferro Gli appunteresti al petto appena, e tosto Forza ti fora il ritrarlo: cadresti Tu stesso in pianto a' piedi suoi; tu padre, Pentito, sì: ch'empio, nol sei... | |
Pur troppo, Vero tu parli. Inesplicabil cosa Questo David per me. Non pria veduto Io l'ebbi in Ela, che a' miei sguardi ei piacque, Ma al cor non mai. Quando ad amarlo io presso Quasi sarei, feroce sdegno piomba In mezzo, e men divide: il voglio appena Spento, s'io il veggo, e mi disarma, e colma Di maraviglia tanta, ch'io divento Al suo cospetto un nulla... Ah! questa al certo, Vendetta è questa della man sovrana. Or comincio a conoscerti, o tremenda Mano... Ma che? Donde cagione io cerco?... Dio, non l'offesi io mai: vendetta è questa De' sacerdoti. Egli è stromento David Sacerdotale, iniquo: in Rama ei vide Samuël moribondo; a lui gli estremi Detti parlava l'implacabil veglio. Chi sa, chi sa, se il sacro olio celeste, Ond'ei mia fronte unse già pria, versato Non ha il fellon su la nemica testa? Forse tu il sai... Parla... Ah! sì, il sai: favella. | |
Padre, nol so: ma, se pur fosse, io forse Al par di te di ciò tenermi offeso Or non dovrei? Non ti son figlio io primo? Ove tu giaccia co' tuoi padri, il trono Non destini tu a me? S'io dunque taccio, Chi può farne querela? Assai mi avanza In coraggio, in virtude, in senno, in tutto, David: quant'ei più val, tanto io più l'amo. Or, se chi dona e toglie i regni, il desse A David mai, prova maggior qual altra Poss'io bramarne? Ei più di me n'è degno: E condottier de' figli suoi lo appella Ad alte cose Iddio. - Ma intanto, io giuro, Che a te suddito fido egli era sempre, E leal figlio. Or l'avvenir concedi A Dio, cui spetta: ed il tuo cor frattanto Contro Dio, contro il ver, deh! non s'induri. Se in Samuël non favellava un Nume, Come, con semplice atto, infermo un veglio, Già del sepolcro a mezzo, oprar potea Tanto per David mai? Quel misto ignoto D'odio e rispetto, che per David senti; Quel palpitar della battaglia al nome, (Timor da te non conosciuto in pria) Donde ti vien, Saulle? Havvi possanza D'uom, che a ciò basti?... | |
Oh! che favelli? Figlio Di Saùl tu? - Nulla a te cal del trono? - Ma, il crudel dritto di chi 'l tien, nol sai? Spenta mia casa, e da radice svelta Fia da colui, che usurperà il mio scettro. I tuoi fratelli, i figli tuoi, tu stesso... Non rimarrà della mia stirpe nullo... O ria di regno insazïabil sete, Che non fai tu? Per aver regno, uccide Il fratello il fratel; la madre i figli; La consorte il marito; il figlio il padre... Seggio è di sangue, e d'empietade, il trono. | |
Scudo havvi d'uom contro al celeste brando? Non le minacce, i preghi allentar ponno L'ira di Dio terribil, che il superbo Rompe, e su l'umil lieve lieve passa. |
SCENA IV.
Saul, Gionata, Abner, Achimelech e Soldati.
Scorran per me dell'inimico sangue, Alta cagione a ciò mi sforza. Il prode Davidde, il forte, in cui vittoria è posta, Non è chi il trovi. Un'ora manca appena Alla prefissa pugna: odi, frementi D'impazïente ardore, i guerrier l'aure Empier di strida; e rimbombar la terra Al flagellar della ferrata zampa De' focosi destrieri: urli, nitriti, Sfolgoreggiar d'elmi e di brandi, e tuoni Da metter core in qual più sia codardo;... (Soccorso in ver del ciel!) mira chi in campo In sua vece si sta. Costui, che in molle Candido lin sacerdotal si avvolge, Furtivo in campo, ai Benjamiti accanto, Si appiattava tremante. Eccolo; n'odi L'alta cagion, che a tal periglio il guida. | |
Cagion dirò s'ira di re nol vieta... | |
Ira di re? Tu dunque, empio, la merti?... Ma, chi se' tu?... Conoscerti ben parmi. Del fantastico altero gregge sei De' veggenti di Rama? | |
Io vesto l'Efod: Io, dei Leviti primo, ad Aròn santo, Nel ministero a che il Signor lo elesse, Dopo lungo ordin d'altri venerandi Sacerdoti, succedo. All'arca presso, In Nobbe, io sto: l'arca del patto sacra, Stava anch'eIla altre volte al campo in mezzo: Troppo or fia, se vi appare, anco di furto, Il ministro di Dio: straniera merce È il sacerdote, ove Saulle impera: Pur non l'è, no, dove Israël combatte; Se in Dio si vince, come ognor si vinse. - Me non conosci tu? Qual maraviglia? E te stesso conosci? - I passi tuoi Ritorti hai dal sentier, che al Signor mena; Ed io là sto, nel tabernacol, dove Stanza ha il gran Dio; là dove, è già gran tempo, Più Saùl non si vede. Il nome io porto D'Achimelech. | |
Un traditor mi suona Tal nome; or ti ravviso. In punto giungi Al mio cospetto. Or di', non sei tu quegli, Che all'espulso Davidde asilo davi, E securtade, e nutrimento, e scampo, Ed armi? E ancor, qual arme! Il sacro brando Del Filisteo, che appeso in voto a Dio Stava allo stesso tabernacol, donde Tu lo spiccavi con profana destra. E tu il cingevi al perfido nemico Del tuo signor, del sol tuo re? - Tu vieni, Fellone, in campo a' tradimenti or vieni: Qual dubbio v'ha?... | |
Certo, a tradirti io vengo; Poichè vittoria ad implorare io vengo All'armi tue da Dio, che a te la niega. Son io, sì, son quei che benigna mano A un Davidde prestai. Ma chi è quel David? Della figlia del re non egli è sposo? Non il più prode infra i campioni suoi? Non il più bello, il più umano, il più giusto De' figli d'Israël? Non egli, in guerra, Tua forza e ardire? Entro la reggia, in pace, Non ei, col canto, del tuo cor signore? Di donzelle l'amor, del popol gioja, Dei nemici terror; tale era quegli, Ch'io scampava. E tu stesso, agli onor primi, Di', noi tornavi or dianzi? E nol sceglievi A guidar la battaglia? A ricondurti Vittoria in campo? A disgombrar temenza Della rotta, che in cor ti ha posta Iddio? - Se danni me, te stesso danni a un tempo. | |
Or, donde in voi, donde pietade? In voi, Sacerdoti crudeli, empj, assetati Di sangue sempre. A Samuël parea Grave delitto il non aver io spento L'Amalechita re, coll'armi in mano Preso in battaglia; un alto re, guerriero Di generosa indole ardita, e largo Del proprio sangue a pro del popol suo. - Misero re! Tratto a me innanzi, in duri Ceppi ei venia: serbava, ancor che vinto, Nobil fierezza, che insultar non era, Nè un chieder pur mercè. Reo di coraggio Parve egli al fero Samuël: tre volte Con la sua man sacerdotale il ferro Nel petto inerme ei gl'immergea. - Son queste, Queste son, vili, le battaglie vostre. Ma, contro il proprio re chi la superba Fronte innalzar si attenta, in voi sostegno Trova, e scudo, ed asilo. Ogni altra cura, Che dell'altare, a cor vi sta. Chi sete, Chi sete voi? Stirpe malnata, e cruda, Che dei perigli nostri all'ombra ride; Che in lino imbelle avvoltolati, ardite Soverchiar noi sotto l'acciar sudanti: Noi, che fra il sangue, il terrore, e la morte, Per le spose, pe' figli, e per voi stessi, Meniam penosi orridi giorni ognora. Codardi, or voi, men che ozïose donne, Con verga vil, con studïati carmi, Frenar vorreste e i brandi nostri, e noi? | |
E tu, che sei? Re della terra sei: Ma, innanzi a Dio, chi re? - Saùl rientra In te; non sei, che coronata polve. - Io, per me, nulla son; ma fulmin sono, Turbo, tempesta io son, se in me Dio scende: Quel gran Dio, che ti fea; che l'occhio appena Ti posa su; dov'è Saùl? - Le parti D'Agàg mal prendi; e nella via d'empiezza Mal tu ne segui i passi. A un re perverso Gastigo v'ha, fuor che il nemico brando? E un brando fere, che il Signor nol voglia? Le sue vendette Iddio nel marmo scrive; E le commette al Filisteo non meno, Che ad lsraël. - Trema, Saùl: già in alto, In negra nube, sovr'ali di fuoco Veggio librarsi il fero angel di morte: Già, d'una man disnuda ei la rovente Spada ultrice; dell'altra, il crin canuto Ei già ti afferra della iniqua testa: Trema, Saùl. - Ve' chi a morir ti spinge: Costui, quest'Abner, di Satàn fratello; Questi, che il vecchio cor t'apre a' sospetti; Che, di sovran guerrier, men che fanciullo Ti fa. Tu, folle, or di tua casa il vero Saldo sostegno rimovendo vai. Dov'è la casa di Saùl? Nell'onda Fondata ei l'ha; già già crolla; già cade; Già in cener torna: è nulla già. - | |
Profeta De' danni miei, tu pur de' tuoi nol fosti. Visto non hai, pria di venirne in campo, Che qui morresti: io tel predico; e il faccia Abner seguire. - Abner, mio fido, or vanne; Ogni ordin cangia dell'iniquo David; Chè un tradimento ogni ordin suo nasconde. Doman si pugni, al sol nascente; il puro Astro esser de' mio testimon dl guerra. Pensier maligno, io 'l veggio, era di David, Scegliere il sol cadente a dar nell'oste, Quasi indicando il cadente mio braccio: Ma, si vedrà. - Rinvigorir mi sento Da tue minacce ogni guerrier mio spirto; Son io 'l duce domane; intero il giorno, Al gran macello ch'io farò, fia poco. - Abner, costui dal mio cospetto or tosto Traggi, e si uccida... | |
Oh ciel! padre, che fai? Padre... | |
Taci. - Ei si sveni; e il vil suo sangue Su' Filistei ricada. | |
È già con esso Morte... | |
Ma, è poco a mia vendetta ei solo. Manda in Nob l'ira mia, che armenti, e servi, Madri, case, fanciulli uccida, incenda, Distrugga, e tutta l'empia stirpe al vento Disperda. Omai, tuoi sacerdoti a dritto Dir ben potranno: «Evvi un Saùl.» Mia destra, Da voi sì spesso provocata al sangue, Non percoteavi mai: quindi sol, quindi, Lo scherno d'essa. | |
A me il morir da giusto Niun re può tôrre: onde il morir mi fia Dolce non men, che glorïoso. Il vostro, Già da gran tempo, irrevocabilmente Dio l'ha fermato: Abner, e tu, di spada, Ambo vilmente; e non di ostile spada, Non in battaglia. - Or vadasi. - D'Iddio Parlate all'empio ho l'ultime parole, E sordo ei fu: compiuto egli è il mio incarco: Ben ho spesa la vita. | |
Or via, si tragga A morte tosto; a cruda morte, e lunga. |
SCENA V.
Saul e Gionata.
Ahi sconsigliato re! Che fai? T'arresta... | |
Taci; tel dico ancor. - Tu se' guerriero? - Tu di me figlio? D'Israël tu prode? - Va'; torna in Nob; là, di costui rïempi Il vuoto seggio; infra i levitichi ozj Degno di viver tu, non fra' tumulti Di guerra; e non fra regie cure... | |
Ho spento Anch'io non pochi de' nimici in campo, Al fianco tuo: ma quel che or spandi, è sangue Sacerdotal, non filisteo. Tu resti Solo a tal empia pugna. | |
E solo io basto A ogni pugna, qual sia. Tu, vile, tardo Sii pur domani al battagliare: io solo Saùl sarò. Che Gionata? Che David? Duce è Saùl. | |
Combatterotti appresso. Deh! morto io possa su gli occhi caderti, Pria di veder ciò che sovrasta al tuo Sangue infelice! | |
E che sovrasta? Morte? Morte in battaglia, ella è di re la morte. |
SCENA VI.
Micol, Saul e Gionata.
Tu, senza David?... | |
Ritrovar nol posso... | |
Io 'l troverò. | |
Lungi è fors'egli; e sfugge Tuo sdegno... | |
Ha l'ali, e il giungerà, il mio sdegno. Guai, se in battaglia David si appresenta; Guai, se doman, vinta da me la guerra, Tu innanzi a me nol traggi. | |
Oh cielo! | |
Ah! padre... | |
Più non ho figli. - Infra le schiere or corri Gionata, tosto. E tu, ricerca, e trova Colui. | |
Deh!... teco... | |
Invan. | |
Padre, ch'io pugni Lungi da te? | |
Lungi da me voi tutti. Voi mi tradite a prova, infidi, tutti. Itene, il voglio: itene al fin; lo impongo. |
SCENA VII.
Saul.
Sol con me stesso, io sto. - Di me soltanto, (Misero re!) di me solo io non tremo. |
FINE DELL'ATTO QUARTO.
ATTO QUINTO
SCENA I.
David e Micol.
Esci, o mio sposo; vieni: è già ben oltre La notte... Odi tu, come romoreggia Il campo? All'alba pugnerassi. - Appresso Al padiglion del padre tutto tace. Mira; anco il cielo il tuo fuggir seconda: La luna cade, e gli ultimi suoi raggi Un negro nuvol cela. Andiamo: or niuno Su noi qui veglia, andiam; per questa china Scendiamo il monte, e ci accompagni Iddio. | |
Sposa, dell'alma mia parte migliore, Mentr'Israello a battagliar si appresta, Fia pur ver che a fuggir David si appresta? Morte, ch'è in somma? - Io vo' restar: mi uccida Saùl, se il vuol; pur ch'io nemici pria In copia uccida. | |
Ah! tu non sai: già il padre Incominciò a bagnar nei sangue l'ira. Achimelèch, qui ritrovato, cadde Vittima già del furor suo. | |
Che ascolto? Ne' sacerdoti egli ha rivolto il brando? Ah misero Saùl! Ei fia... | |
Ben altro Udrai. Crudel comando ad Abner dava, Ei stesso, il re; che, se in battaglia mai Tu ti mostrassi, in te convertan l'armi I campion nostri. | |
E Gionata mio fido Il soffre? | |
Oh ciel! che puote? Anch'ei lo sdegno Provò del padre; e disperato corre Infra l'armi a morire. Omai, ben vedi, Qui star non puoi: cedere è forza; andarne Lungi; e aspettare, o che si cangi il padre, O che all'età soggiaccia... Ahi, padre crudo! Tu stesso, tu, la misera tua figlia Sforzi a bramare il fatal dì... Ma pure, Io no, non bramo il morir tuo: felice Vivi; vivi, se il puoi; bastami solo Di rimaner per sempre col mio sposo... Deh! vieni or dunque; andiamo... | |
Oh quanto duolmi Lasciar la pugna! Ignota voce io sento Gridarmi in cor: «Giunto è il terribil giorno «Ad Israël, ed al suo re.» ... Potessi!... Ma no: qui sparso di sacri ministri Fu l'innocente sangue: impuro è il campo, Contaminato è il suolo; orror ne sente Iddio: pugnar non può qui omai più David. - Ceder dunque per ora al timor tuo Emmi mestiero, ed all'amor tuo scaltro. - Ma, tu, pur cedi al mio... Deh! sol mi lascia... | |
Ch'io ti lasci? Pel lembo, ecco ti afferro; Da te mai più, no, non mi stacco... | |
Ah! m'odi, Male agguagliar tuoi tardi passi a' miei Potresti; aspri sentier di sterpi e sassi Convien ch'io calchi con veloci piante, A pormi in salvo, poichè il vuoi. Deh! come I piè tuoi molli a strazio inusitato Regger potranno? Infra deserti sola Ch'io ti abbandoni mai? Ben vedi; tosto, Per tua cagion, scoperto io fora: entrambi Alla temuta ira del re davanti Tosto or saremmo ricondotti... Oh cielo! Solo in pensarvi, io fremo... E poniam anco, Che si fuggisse; al padre egro dolente Tor ti poss'io? Di guerra infra le angosce, Fuor di sua reggia ei sta: dolcezza alcuna Pur gli fa d'uopo al mesto antico. Ah! resta Al suo pianto, al dolore, al furor suo. Tu sola il plachi; e tu lo servi, e il tieni Tu sola in vita. Ei mi vuol spento; io 'l voglio Salvo, felice, e vincitor:... ma, tremo Oggi per lui. - Tu, pria che sposa, figlia Eri; nè amarmi oltre il dover ti lice. Pur ch'io scampi; che brami altro per ora? Non t'involare al già abbastanza afflitto Misero padre. Appena giunto in salvo, Io ten farò volar l'avviso; in breve Riuniremci, spero. Or, se mi dolga Di abbandonarti, il pensa... Eppure... ahi lasso! Come?... | |
Ahi me lassa!... E ch'io ti perda ancora?... Ai passati travagli, alla vagante Vita, ai perigli, alle solinghe grotte, Lasciarti or solo ritornare?... Ah! s'io Teco almen fossi!... I mali tuoi più lievi Pur farei... dividendoli... | |
Ten prego, Pel nostro amor; s'è d'uopo, anco il comando, Per quanto amante il possa; or non mi dèi, Nè puoi seguir, senza mio danno espresso. - Ma, se Dio mi vuol salvo, omai non debbo Indugiar più: l'ora si avanza: alcuno Potria da questo padiglion spiarne, E maligno svelarci. A palmo a palmo Questi monti conosco; a ogni uom sottrarmi Son certo. Or, deh! l'ultimo amplesso or dammi. Dio teco resti; e tu, rimani al padre, Fin che al tuo sposo ti raggiunga il cielo... | |
L'ultimo amplesso?... E ch'io non muoja... Il core Strappar mi sento... | |
Ed io?... Ma... frena... il pianto. - Or, l'ali al piè, possente Iddio, m'impenna. |
SCENA II.
Micol.
…Ei fugge?... Oh cielo!... Il seguirò... Ma, quali Ferree catene pajon rattenermi?... Seguir nol posso. - Ei mi s'invola!... Appena Mi reggo... non ch'io 'l segua... Un'altra volta Perduto io l'ho!... Chi sa, quando il vedrai?... Misera donna! e sposa sei?... Fur nozze Le tue?... - No, no; del crudo padre al fianco Più non rimango. Io vo' seguirti, o sposo... - Pur, se il seguo, lo uccido; è ver, pur troppo! Come nasconder la mia lenta traccia, Su l'orme sue veloci?... - Ma, dal campo Qual odo io suon, che d'armi par?... Ben odo... Ei cresce; e sordamente anco di trombe È misto... E un correr di destrieri... Oh cielo! Che fia?... La pugna anzi al tornar del giorno, Non l'intimò Saùl. Chi sa?... I fratelli... Il mio Gionata... Oimè! forse in periglio... - Ma, pianto, ed urli, e gemiti profondi Dal padiglion del padre odo inalzarsi?... Misero padre!... A lui si corra... Oh vista!. Ei viene; ei stesso; e in quale aspetto!... Ah! Padre... |
SCENA III.
Saul e Micol.
Ombra adirata, e tremenda, deh! cessa: Lasciami, deh!... Vedi: a' tuoi piè mi prostro... Ahi! dove fuggo?... Ove mi ascondo? O fera Ombra terribil, plàcati... Ma è sorda Ai miei preghi; e m'incalza?... Apriti, o terra, Vivo m'inghiotti... Ah! pur che il truce sguardo Non mi saetti della orribil ombra. | |
Da chi fuggir? Niun ti persegue. O padre, | |
O sommo, o santo sacerdote, or vuoi Ch'io qui mi arresti? O Samuël, già vero Padre mio, tu l'imponi? Ecco, mi atterro Al tuo sovran comando. A questo capo Già di tua man tu la corona hai cinta; Tu il fregiasti; ogni fregio or tu gli spoglia; Calcalo or tu. Ma... la infuocata spada D'Iddio tremenda, che già già mi veggo Pender sul ciglio,... o tu che il puoi, la svolgi Non da me, no, ma da' miei figli. I figli, Del mio fallir sono innocenti... | |
O stato, Cui non fu il pari mai! - Dal ver disgiunto, Padre, è il tuo sguardo: a me ti volgi... | |
Oh gioja!... Pace hai sul volto? O fero veglio, alquanto Miei preghi accetti? Io da' tuoi piè non sorgo, Se tu i miei figli alla crudel vendetta Pria non togli. Che parli?... Oh voce! «T'era «David pur figlio; e il perseguisti, e morto «Pur lo volevi.» Oh! che mi apponi?... Arresta... Sospendi or, deh!... Davidde ov'è? Si cerchi: Ei rieda; a posta sua mi uccida, e regni: Sol che a' miei figli usi pietade, ei regni... - Ma, inesorabil stai? Di sangue hai l'occhio; Foco il brando e la man; dalle ampie nari Torbida fiamma spiri, e in me l'avventi... Già tocco m'ha; già m'arde: ahi! dove fuggo?... Per questa parte io scamperò. | |
Nè fia, Ch'io rattener ti possa, nè ritrarti Al vero? Ah! m'odi: or sei... | |
Ma no; che il passo Di là mi serra un gran fiume di sangue. Oh vista atroce! Sovra ambe le rive, Di recenti cadaveri gran fasci Ammonticati stanno: ah! tutto è morte Colà: qui dunque io fuggirò... Che veggo? Chi sete or voi? - «D'Achimelèch siam figli. «Achimelèch son io. Muori Saulle, «Muori.» - Quai grida? Ah! lo ravviso: ei gronda Di fresco sangue, e il mio sangue ei si beve. Ma chi da tergo, oh! chi pel crin mi afferra? Tu, Samuël? - Che disse? Che in brev'ora Seco tutti saremo? Io solo, io solo Teco sarò; ma i figli... - Ove son io? - Tutte sparino ad un istante l'ombre. Che dissi? Ove son io? Che fo? Chi sei? Qual fragor odo? Ah! di battaglia parmi: Pur non aggiorna ancor: sì, di battaglia Fragore egli è. L'elmo, lo scudo, l'asta, Tosto or via, mi si rechi: or tosto l'arme, L'arme del re. Morir vogl'io, ma in campo. | |
Padre, che fai? Ti acqueta... Alla tua figlia... | |
L'armi vogl'io; che figlia? Or, mi obbedisci. L'asta, l'elmo, lo scudo; ecco i miei figli. | |
Io non ti lascio ah! no... | |
Squillan più forte Le trombe? Ivi si vada: a me il mio brando Basta solo. - Tu, scòstati, mi lascia; Obbedisci. Là corro: ivi si alberga Morte, ch'io cerco. |
SCENA IV.
Saul, Micol ed Abner con pochi SOLDATI fuggitivi.
Deh! dove corri? Orribil notte è questa. | |
Ma, perchè la battaglia?... | |
Di repente, Il nemico ci assale: appien sconfitti Siam noi... | |
Sconfitti? E tu, fellon, tu vivi? | |
Io? Per salvarti vivo. Or or qui forse Filiste inonda: il fero impeto primo Forza è schivare: aggiornerà frattanto. Te più all'erta quassù, fra i pochi miei, Trarrò... | |
Ch'io viva, ove il mio popol cade? | |
Deh! vieni... Oimè! cresce il fragor: s'inoltra... | |
Gionata... e i figli miei... fuggono anch'essi? Mi abbandonano?... | |
Oh cielo!... I figli tuoi... No, non fuggiro... Ahi miseri!... | |
T'intendo: Morti or cadono tutti... | |
Oimè!... I fratelli?... | |
Ah! più figli non hai. | |
- Ch'altro mi avanza?... Tu sola omai, ma non a me, rimani. Io da gran tempo in cor già tutto ho fermo: E giunta è l'ora. - Abner, l'estremo è questo De' miei comandi. Or la mia figlia scorgi In securtà. | |
No, padre; a te d'intorno Mi avvinghierò: contro a donzella il ferro Non vibrerà il nemico. | |
Oh figlia!... Or taci: Non far ch'io pianga. Vinto re non piange. Abner, salvala, va': ma, se pur mai Ella cadesse infra nemiche mani, Deh! non dir, no, che di Saulle è figlia; Tosto di' lor, ch'ella è di David sposa; Rispetteranla. Va'; vola... | |
S'io nulla Valgo, fia salva, il giuro; ma ad un tempo Te pur... | |
Deh... padre... Io non ti vo', non voglio Lasciarti... | |
Io voglio; e ancora il re son io. Ma già si appressan l'armi: Abner, deh! vola: Teco, anco a forza, s'è mestier, la traggi. | |
Padre!... E per sempre?... |
SCENA V.
Saul.
Oh figli miei... - Fui padre. - Eccoti solo, o re; non un ti resta Dei tanti amici, o servi tuoi. - Sei paga D'inesorabil Dio terribil ira? - Ma, tu mi resti, o brando: all'ultim'uopo, Fido ministro, or vieni. - Ecco già gli urli Dell'insolente vincitor: sul ciglio Già lor fiaccole ardenti balenarmi Veggo, e le spade a mille... - Empia Filiste, Me troverai, ma almen da re, qui (nell'atto ch'ei cade trafitto su la propria spada, soprarrivano in folla i Filistei vittoriosi con fiaccole incendiarie, e brandi insanguinati. Mentre costoro corrono con alte grida verso Saul, cade il sipario)... morto |
FINE DELLA TRAGEDIA
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