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lunedì 28 febbraio 2011

La cultura


La cultura
G.Strehler

31-05-1977
Riflessioni sul ruolo della cultura e sui modi di accostarsi ad essa rendendola propria

La cultura che mi ha nutrito è una cultura di due aspetti. Uno: universale, l’altro, del tutto specifica. Ho avuto la fortuna direi naturale di essere curioso e tendenzialmente universale, cioè di non avere dei “gusti” preclusivi. Senza per questo essere un dilettante. E soprattutto di modificare a seconda dei periodi o tempi della mia vita certi interessi particolari. Così mi trovo oggi dietro le spalle una biblioteca personale molto vasta e molto varia. Indubbiamente io ho gravitato d più verso la cultura mittel-europea in senso lato, ma l’influenza della cultura francese è stata sempre grandissima. Devo piuttosto dire che la cultura anglosassone mi è più estranea ma pensando a Shakespeare che è forse l’autore che ho più studiato col cuore e col pensiero ecco che un certo vuoto si riapre. Sono un cattivo lettore di romanzi. Un buon lettore di poesia. Il racconto mi sfugge un poco. Dunque la cultura per me è stato sempre un tentativo di capire di più il mondo al di là persino della barriera delle lingue che non conosco o conosco poco. Considero una grave mancanza non conoscere il russo e male l’inglese con cui combatto da anni, perdendo sempre la battaglia. Ed è stata una cultura in movimento. Dunque non avrei da aggiustare il tiro o da modificare il mio “indirizzo” culturale. Dovrei soltanto riempire gli innumerevoli vuoti che ci sono. I grandi buchi di ciò che non conosco o conosco male. Per esempio sapere più di scienza sebbene il lato scientifico è uno dei lati culturali che io ho coltivato molto e ce nessuno in me conosce. E poi sistematizzare certe conoscenze, approfondire soprattutto.
La cultura umana così come l’ho sempre vista e cercata di possedere in una sua minima parte, con la massima libertà del pensiero, con l’angolatura della dialettica, del materialismo dialettico, mi basta così com’è. Non ho da aggiustare nessun tiro.
E sono qui, nel centro del nostro mondo con il mio piccolo bagaglio di certezze, il mio enorme bagaglio di incertezze , pieno di dubbi, di angoscia e di fiducia e di speranza , pieno di delusioni e di meraviglia e di freschezza.

Vedo certamente più profondo. Ho perduto una certa spensieratezza, una certa “follia” quasi allegra che avevo nell’affrontare la vita, una fiducia soprattutto nelle mie forze fisiche. Ma ho acquistato un poco, solo un poco di saggezza e misura.    
                                                                                              (1977) 

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