Powered By Blogger

mercoledì 2 marzo 2011

Le Baccanti

Quando chi è saggio ispira le parole a buon principio, parlar bene è facile .
Tu invece mostri parlantina fluida come un uomo da senno,mentre il senno manca del tutto nelle tue parole. Chi punta sull'audacia ed è capace di parlare, se privo di cervello,diventa un cittadino molto tristo. Codesto nuovo dio che tu beffeggi, non saprei dire quanto sarà grande in Grecia. Caro giovine, due cose hanno
nel mondo umano il primo posto : la dea Demetra  - e la terra, qualunque nome tu voglia darle -: é lei che nutre con cibi secchi gli uomini; e quest'altro venuto dopo: per converso, il figlio di Semele trovò l'umore liquido del grappolo e fra gli uomini lo reca, quello che toglie ai miseri mortali il dolore, se s'empiono del flusso della vita, e col sonno dà l'oblio dei mali quotidiani - altro rimedio degli affanni non c'è. Questo che nacque dio, si liba agli dei, sicchè per lui ottengono i mortali benefici. Tu lo beffeggi perché fu cucito nella coscia di Zeus? Ti mostrerò come sia giusto. Quando lo sottrasse di forza al fuoco folgorante Zeus e portò su in Olimpo il dio bambino, Era voleva cacciarlo dal cielo: Zeus, da quel dio che è, trovò il rimedio. Squarciò
parte dell'etere che avvolge intorno il mondo, ne fece un ostaggio consegnandolo a Era, ma il Dionisio
vero lo mise in salvo preservandolo dall'odio della dea. Col tempo gli uomini, equivocando  sul termine hòmeros, che vale (il dio fu infatti ostaggio della dea), sentendovi meròs, che  vale coscia, dissero che il dio nella coscia di zeus fu saturato. E si tratta di un demone profetico ;nel baccheggiare e nel delirio c'è molta virtù divinatoria: quando entra nel corpo con gran peso il dio, fa predire il futuro agli invasati. E'persino partecipe di Ares: accade che un esercito  schierato in armi si sgomenti  per un panico subitaneo, anche prima di toccare le lance. Sono  attacchi di follia che vengono, anche loro, da Dioniso. E lo vedrai, sulle rupi di Delfi, balzare
con le fiaccole di pino sulla radura dalla doppia cima, palleggiando e scrollando il ramo  bacchico, dio grande nella Grecia. Ascolta me, Pènteo: non ti vantare presumendo che un regno sia potenza. E quando pensi qualche cosa, e malato è il tuo pensiero, non credere di avere una saggezza. Accogli dunque in questa terra il dio, baccheggia, liba, incoronati il capo. Non sarà certo Dioniso a costringere le donne a temperanza nell'amore: bisognerà guardare alla natura di  ciascuna-neppure in mezzo all'orgia, una che è casta si corromperà. Vedi, tu godi, quando alla tua porta c'è tanta gente ed al nome di Penteo dà gloria alla città. Cosi' anche lui, penso che si  compiaccia degli onori. Io dunque, e con me Cadmo, che beffeggi, ci veleremo d'edera, danzando: una coppia di vecchi, ma danzare giova. Nè, indotto dalle tue parole, combatterò col dio.
La tua follia è la cosa più grave: filtro per guarirla non c'è, come c'è un filtro che la provoca

Nessun commento:

Posta un commento