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lunedì 14 marzo 2011

IL LIBRO DELLE VERGINI

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Le erano ricresciuti tutti i capelli, crespi e castanei, come prima. Ella aveva ora una curiosità grande di guardarsi nello specchio; perché Rosa Catena, con uno di quei lezii che sempre svelavano in lei l'antica femmina impudica, passandole la mano su 'l corpo le aveva detto: - Bellezza!
Aspettò dunque che Camilla uscisse; poi scese dal letto, staccò dalla parete uno di quelli specchi rococò a cornice d'oro appannati di macchie verdi; con un lembo della coperta tolse la polvere e si guardò dentro, sorridendo. Ella aveva tutto il collo nudo e pe 'l collo certe vene azzurrognole quasi in rilievo, e nella testa piccola e lunga qualche cosa di caprino, la bocca fine, il mento acuto, li occhi castanei come i capelli, ma più tendenti al giallo. Il pallore trasparente e il sorriso davano una grazia nuova, una nuova giovinezza ai suoi ventisette anni.
Ella restò a guardarsi a lungo; e godeva allontanare lentamente lo specchio e veder sparire l'imagine in quella luce un po' glauca come in un velo d'acqua marina, e quindi riemergere. La vanità la conquistava, la occupava. Ella si accorse di tante piccole cose a cui prima non aveva badato mai; per esempio, di un neo simile a una lenticchia, che le macchiava la pelle sulla tempia sinistra, e di una cicatrice leggera che le attraversava l'arco di un sopracciglio. Restò così a lungo. Poi assalita da una gioia repentina cercò in torno un diletto.
Quella cupola vegetale, ch'ella aveva trovato in fondo a un repostiglio, s'era aperta come in due valve scoprendo un grappolo denso di semi nerastri. Ogni seme pareva legato a filamenti sottilissimi d'una lucidità argentea; e il grappolo si manteneva compatto. Ma a pena Giuliana vi mise un soffio, un nuvolo di piumoline bianche si levò nell'aria e si sparpagliò qua e là brillando: erano le spie. I semi parevano alati, parevano insetti èsili ed evanescenti che si dissolvessero incontrando i raggi del sole o parevano lanugini di cigno a pena visibili; ondeggiavano, ricadevano, si mescolavano ai capelli di Giuliana, le sfioravano la faccia, la coprivano tutta. Ella rideva, difendendosi da quell'invasione, cercando di scacciare quella pelurie che le vellicava la pelle e le si attaccava alle mani; ma le risa le impedivano i soffi.
Alla fine si distese lunga su 'l letto, lasciò che tutta quella molle nevicata le scendesse sopra lentamente. Teneva gli occhi semichiusi per prolungare la dolcezza; e a mano a mano che il sopore la invadeva, si sentiva come sommergere in un giaciglio alto di piume. La luce che entrava nella stanza era una di quelle pallide chiarità pomeridiane del mese di marzo, ove la rosea letizia solare ride modestamente estinguendosi come un indizio di aurora in un gran cielo albeggiante.
Camilla trovò la sorella ancora addormentata con accanto lo specchio, con ne' capelli le spie.
- Oh, Signore Gesù! oh Signore Gesù! - mormorò tra i denti, congiungendo le mani, in atto di compassione amara.
La cristiana veniva dalla chiesa, dove aveva cantate le litanie per l'Annunciazione e aveva ascoltata la predica su 'l messaggio dell'Arcangelo all'ancella di Dio. Ecce Ancilla Domini. L'eloquenza sonora del frate predicante l'aveva inebriata; le restavano ancora negli orecchi certe parole ammonitrici.
Giuliana si destava in quel momento con un lungo sbadiglio voluttuoso, e stirava le membra.
- Ah! sei tu, Camilla? - disse ella un po' confusa di quella presenza.
- Sono io, sono io! tu ti perderai, sciagurata, tu ti perderai - irruppe la devota, additando lo specchio su 'l letto. - Tu hai tra le mani lo strumento del demonio...
Ed eccitata dalla prima irruzione, ella seguitava, sollevava la voce, gittava le frasi ardenti della predica, con de' grandi gesti nell'aria incalzava nelle minacce dei castighi eterni, non si rivolgeva soltanto a Giuliana, assorgeva ad ammonire l'universo dei peccatori.
- Memento! memento!
Giuliana non intendeva più nulla poiché tutta quella vociferazione l'aveva stordita.
D'un tratto dall'angolo della piazza scoppiò la fanfara militare in uno squillo di venti trombe.
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da IL LIBRO DELLE VERGINI
di Gabriele D'Annunzio

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