Mussolini è il più grande bluff d'Europa. Anche se domattina mi facesse arrestare e fucilare, continuerei a considerarlo un bluff . Sarebbe un bluff anche la fucilazione. Provate a prendere una buona foto del signor Mussolini e esaminatela. Vedrete nella sua bocca quella debolezza che lo costringe ad accigliarsi nel famoso cipiglio mussoliniano imitato in Italia da ogni fascista diciannovenne. Studiate il suo passato. Studiate quella coalizione tra capitale e lavoro che è il fascismo e meditate sulla storia delle coalizioni passate. Studiate il suo genio nel rivestire piccole idee con paroloni. Studiate la sua predilezione per il duello. Gli uomini veramente coraggiosi non hanno nessun bisogno di battersi a duello, mentre molti vigliacchi duellano in continuazione per farsi credere coraggiosi. E guardate la sua camicia nera e le sue ghette bianche. C'è qualcosa che non va, anche sul piano istrionico, in un uomo che porta le ghette bianche con una camicia nera.
Qui non ho spazio per affrontare il problema Mussolini, bluff o grande forza duratura. Può darsi che duri quindici anni come può darsi che venga rovesciato la primavera prossima da Gabriele d'Annunzio che lo odia. Ma permettetemi di offrirvi due ritrattini autentici di Mussolini a Losanna.
Il dittatore fascista aveva annunciato una conferenza stampa. Vennero tutti. E tutti ci affollammo in una stanza. Mussolini sedeva alla scrivania leggendo un libro. Il suo viso era contratto nel cipiglio famoso. Faceva la parte del dittatore. Essendo un ex giornalista, sapeva benissimo quanti lettori sarebbero stati toccati dai resoconti che gli uomini presenti in quella stanza avrebbero scritto dopo l'intervista che egli s'accingeva a dare. E restava assorto nel suo libro. Mentalmente leggeva già le pagine dei duemila giornali serviti da quei duecento inviati. "Quando entrammo nella stanza, il dittatore in camicia nera non alzò gli occhi dal libro che stava leggendo, talmente intensa era la sua concentrazione ..." eccetera eccetera.
Per sapere quale fosse il libro che leggeva con avido interesse, gli andai dietro in punta di piedi. Era un dizionario francese-inglese, che teneva capovolto.
L'altra immagine di Mussolini come dittatore la vidi lo stesso giorno quando un gruppo di italiane che vivono a Losanna vennero al suo appartamento dell'Hotel Beau Rivage per offrirgli un mazzo di rose. Erano sei donne dì ceppo contadino, mogli di operai residenti a Losanna, e attendevano fuori della porta di rendere omaggio al nuovo eroe nazionale italiano che era anche il loro eroe. Mussolini arrivò in redingote, calzoni grigi e ghette bianche. Una delle donne si fece avanti e cominciò il suo discorso. Mussolini la guardò torvo, sogghignò, posò i suoi occhioni da africano sulle altre cinque e tornò in camera sua. Quelle poco attraenti contadinotte vestite a festa rimasero lì con le rose in mano. Mussolini aveva fatto la parte del dittatore.
Mezz'ora dopo ricevette Clare Sheridan, che a forza di sorrisi è riuscita a ottenere molte interviste; e trovò il tempo di conversare con lei per mezz'ora.
Naturalmente gli inviati speciali dell'epoca napoleonica possono aver notato le stesse cose in Napoleone e gli uomini che lavoravano al "Giornale d'Italia" ai tempi dì Cesare possono aver scoperto in Giulio le stesse contraddizioni, ma dopo un attento studio sull'argomento mi pare che in Mussolini ci sia non tanto Napoleone quanto Bottomley, un enorme Horace Bottomley italiano, bellicoso, duellista e riuscito.
Ma il paragone non è del tutto esatto. Bottomley era uno sciocco. Mussolini non è uno sciocco ed è un grande organizzatore. Ma è molto pericoloso organizzare il patriottismo di una nazione quando non si è sinceri, specialmente se si porta questo patriottismo a un livello tale da far offrire al governo prestiti senza interessi. Quando un latino ha investito i suoi soldi in un affare, vuole dei risultati, e dimostrerà al signor Mussolini che è molto più facile stare all'opposizione che non essere il Capo del governo. Sorgerà una nuova opposizione, anzi si sta già formando, e sarà guidata da quel rodomonte vecchio e calvo, forse un po' matto, ma profondamente sincero e divinamente coraggioso, che è Gabriele d'Annunzio.
Qui non ho spazio per affrontare il problema Mussolini, bluff o grande forza duratura. Può darsi che duri quindici anni come può darsi che venga rovesciato la primavera prossima da Gabriele d'Annunzio che lo odia. Ma permettetemi di offrirvi due ritrattini autentici di Mussolini a Losanna.
Il dittatore fascista aveva annunciato una conferenza stampa. Vennero tutti. E tutti ci affollammo in una stanza. Mussolini sedeva alla scrivania leggendo un libro. Il suo viso era contratto nel cipiglio famoso. Faceva la parte del dittatore. Essendo un ex giornalista, sapeva benissimo quanti lettori sarebbero stati toccati dai resoconti che gli uomini presenti in quella stanza avrebbero scritto dopo l'intervista che egli s'accingeva a dare. E restava assorto nel suo libro. Mentalmente leggeva già le pagine dei duemila giornali serviti da quei duecento inviati. "Quando entrammo nella stanza, il dittatore in camicia nera non alzò gli occhi dal libro che stava leggendo, talmente intensa era la sua concentrazione ..." eccetera eccetera.
Per sapere quale fosse il libro che leggeva con avido interesse, gli andai dietro in punta di piedi. Era un dizionario francese-inglese, che teneva capovolto.
L'altra immagine di Mussolini come dittatore la vidi lo stesso giorno quando un gruppo di italiane che vivono a Losanna vennero al suo appartamento dell'Hotel Beau Rivage per offrirgli un mazzo di rose. Erano sei donne dì ceppo contadino, mogli di operai residenti a Losanna, e attendevano fuori della porta di rendere omaggio al nuovo eroe nazionale italiano che era anche il loro eroe. Mussolini arrivò in redingote, calzoni grigi e ghette bianche. Una delle donne si fece avanti e cominciò il suo discorso. Mussolini la guardò torvo, sogghignò, posò i suoi occhioni da africano sulle altre cinque e tornò in camera sua. Quelle poco attraenti contadinotte vestite a festa rimasero lì con le rose in mano. Mussolini aveva fatto la parte del dittatore.
Mezz'ora dopo ricevette Clare Sheridan, che a forza di sorrisi è riuscita a ottenere molte interviste; e trovò il tempo di conversare con lei per mezz'ora.
Naturalmente gli inviati speciali dell'epoca napoleonica possono aver notato le stesse cose in Napoleone e gli uomini che lavoravano al "Giornale d'Italia" ai tempi dì Cesare possono aver scoperto in Giulio le stesse contraddizioni, ma dopo un attento studio sull'argomento mi pare che in Mussolini ci sia non tanto Napoleone quanto Bottomley, un enorme Horace Bottomley italiano, bellicoso, duellista e riuscito.
Ma il paragone non è del tutto esatto. Bottomley era uno sciocco. Mussolini non è uno sciocco ed è un grande organizzatore. Ma è molto pericoloso organizzare il patriottismo di una nazione quando non si è sinceri, specialmente se si porta questo patriottismo a un livello tale da far offrire al governo prestiti senza interessi. Quando un latino ha investito i suoi soldi in un affare, vuole dei risultati, e dimostrerà al signor Mussolini che è molto più facile stare all'opposizione che non essere il Capo del governo. Sorgerà una nuova opposizione, anzi si sta già formando, e sarà guidata da quel rodomonte vecchio e calvo, forse un po' matto, ma profondamente sincero e divinamente coraggioso, che è Gabriele d'Annunzio.
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