"Signori senatori, signori deputati,
il nuovo anno, non è
pienamente sereno. Ciò non di meno vi accingerete con la
consueta alacrità ai vostri lavori parlamentari. Confortati
dall'esperienza del passato andiamo risoluti incontro
all'eventualità dell'avvenire.
Quest'avvenire sarà felice, riposando la nostra politica sulla
giustizia, sull'amore della libertà e della patria. Il nostro paese,
piccolo per territorio, acquistò credito nei consigli dell'Europa,
perché grande per le idee che rappresenta, per le simpatie che
esso ispira.
Questa condizione non è scevra di pericoli, giacché, nel mentre
rispettiamo i trattati, "non siamo insensibili al grido di dolore"
che da tante parti d'Italia si leva verso di noi. Forti per la
concordia, fidanti nel nostro buon diritto, aspettiamo prudenti e
decisi i decreti della Divina Provvidenza".
la nuova legislatura, inaugurata un anno fa, non ha fallito alle
speranze del paese, alla mia aspettazione. Mediante il suo
illuminato e leale concorso noi abbiamo superato le difficoltà
della politica interna ed esterna, rendendo così più saldi quei
larghi principi di nazionalità e di progresso, sui quali riposano le
nostre libere istituzioni.
Proseguendo nella medesima via, porterete quest'anno nuovi
miglioramenti nei vari rami della legislazione e della pubblica
amministrazione. Nella scorsa sessione vi furono presentati alcuni
progetti intorno all'amministrazione della giustizia.
Riprendendone l'interrotto esame confido che in questa verrà
provveduto al riordinamento della magistratura, alla istituzione
delle Corti di Assisi e alla revisione del codice di procedura.
Sarete di nuovo chiamati a deliberare intorno alla riforma
dell'amministrazione dei comuni e delle province. Il vivissimo
desiderio che essa desta vi sarà d'eccitamento a dedicarvi le
speciali vostre cure. Vi saranno proposte alcune modificazioni alla
legge sulla guardia nazionale, affinché, serbate in tutto le basi di
questa nobile istituzione, siano introdotti in essa quei
miglioramenti suggeriti dall'esperienza, atti a rendere la sua
azione più efficace in tutti i tempi.
La crisi commerciale, da cui non andò immune il nostro paese, e la
calamità, che colpì ripetutamente la principale nostra industria,
scemarono i proventi dello Stato; ci tolsero di vedere fin d'ora
realizzate le concepite speranze di un compiuto pareggio tra le
spese e le entrate pubbliche. Ciò non v'impedirà di conciliare,
nell'esame del futuro bilancio, i bisogni dello Stato con i principi
di severa economia.
Signori senatori, signori deputati, l'orizzonte, in mezzo a cui sorgeil nuovo anno, non è
pienamente sereno. Ciò non di meno vi accingerete con la
consueta alacrità ai vostri lavori parlamentari. Confortati
dall'esperienza del passato andiamo risoluti incontro
all'eventualità dell'avvenire.
Quest'avvenire sarà felice, riposando la nostra politica sulla
giustizia, sull'amore della libertà e della patria. Il nostro paese,
piccolo per territorio, acquistò credito nei consigli dell'Europa,
perché grande per le idee che rappresenta, per le simpatie che
esso ispira.
Questa condizione non è scevra di pericoli, giacché, nel mentre
rispettiamo i trattati, "non siamo insensibili al grido di dolore"
che da tante parti d'Italia si leva verso di noi. Forti per la
concordia, fidanti nel nostro buon diritto, aspettiamo prudenti e
decisi i decreti della Divina Provvidenza".
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