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martedì 18 gennaio 2011

Ci rivedremo ad Harvard

     (Kathleen entra nella stanza di Brackish. Sbatte la porta per provare il suo udito. Lui non risponde per nulla. Lei fa una pausa, va direttamente dietro a lui, fuori dalla sua vista, lo fissa in silenzio, conta fino a 5. Contenta che non possa sentirla, K parla nella sua sordità).

K - Qualche volta mi meraviglio nel pensare che io sto qui e lui appena lì, senza che nessuna distanza si frapponga fra noi. Lei è una leggenda per me, davvero. … Se mio padre mi potesse vedere adesso. Ne sarebbe geloso, eh? Voglio dire, sognava sempre di essere in una stanza con lei … e di avere un sasso in mano, naturalmente. Gli interessava la biologia marina, a mio padre. Amava il mare, le barche. Ha sempre amato elencare le diverse specie di erbacce, i nomi dei pesci e tutto il resto … specialmente quelli giù nelle paludi. Cazzo quanto gli sarebbe piaciuto ascoltare una qualche specie di professore di Harvard, o qualcosa di simile.  Mi viene da vomitare se penso che ha passato la sua vita lavorando al porto, sopportandolo controvoglia, come fece. Questo lo uccise giovane. Trasportando casse in inverno, al freddo. Stupido lavoro in néro. Stupida, stupida inutilità … Di solito andava a bere, per vizio, giù da Sherm … tornato a casa, picchiava mia madre. So che gli sarebbe piaciuto piuttosto picchiare lei, Brackish, ma l’unico sfogo che poteva avere era picchiare mia madre. Io e le mie sorelle, rintanate in un angolo, come merde spaventate da così maligna cattiveria. Avendo, nessuno di noi, una vita che valesse la pena di essere vissuta. Ogni volta che sentivo urlare il suo nome, Brackish, era in relazione a qualcuno come mio padre, che lei aveva reso uomo senza cuore, fallito, smidollato. Nessuno era abbastanza bravo … abbastanza elegante … degno di essere mandato nel mondo. Lei deve aver odiato promuovere quelli che doveva promuovere: i John Connors, le Annie Bells … gli studenti tipo, dalla naturale eleganza. La maggior parte invece eravamo piccoli, imbranati, spaventati, noi, poveri figli di scaricatori di porto, che non potevamo avere nessuna possibilità, vero? Nessuna possibilità!
(B si gira di fronte a lei e improvvisamente si accorge della presenza di K nella sua stanza)

B - Ah, eccola! Mi stavo chiedendo se fosse andata a spasso … dimenticandosi di me e della mia aspirina.
K - Non ho dimenticato niente!


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Ci rivedremo ad Harvard è un dramma di di  ISRAEL HOROVITZ tradotto e pubblicato da Sergio Scorzillo, che ne ha anche seguito la realizzazione scenica

Il testo è tutelato dalla DOR Siae ed è pubblicato in Italia da Rugginenti editore-Milano






        Scritta da uno degli autori più significativi della nuova scena americana, è un capolavoro frequentato da alcuni grandi protagonisti del teatro mondiale quali, ad esempio, Jason Robards e Judith Ivey in America, Jane Birkin e Pierre Dux in Francia, Aroldo Tieri e Giuliana Lojodice in Italia

HANNO DETTO - del mio allestimento

Uno degli spettacoli per noi tra i più riusciti di questo scorcio di stagione. (…) è stato accolto con commozione dal pubblico. Se un critico si fosse affacciato nella minuscola sala teatrale, probabilmente sarebbe stato lieto di dire bene dell’allestimento. (Avvenire – 4 dic. 2005) 

"...Ci rivedremo ad Harvard, scritto da Israel Horovitz e diretto da un bravissimo regista che si chiama Sergio Scorzillo, è la narrazione di un rapporto conflittuale (...) la musica, che percorre continuamente lo svolgersi delle vicende, accompagna come un amico/avversario i due protagonisti, che entrano nel cuore di chi assiste al loro travaglio e non li dimentica più. Li interpretano con vera bravura Licia Guastelluccia e Gianni Busatto, diretti con una misura e con una passione da far dire che lo spettacolo è uno dei migliori visti in questo arco di stagione.
(Notizie teatrali)

… Il suono rappresenta il terzo personaggio della vicenda.
… Una colonna sonora fedele ai lavori musicali citati dallo stesso Horovitz nel testo.
… Un lavoro teatrale misterioso e plurisfaccettato.
… la compagnia Doppio Sogno, accompagnata dall’entusiasmo della platea della sala di via Cucchiari dà forma e vita a una pièce poco conosciuta in Italia, scritta da un autore ancora poco frequentato.
(dall’articolo de “il giornale” – 10 nov. 2005)

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