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sabato 31 dicembre 2011

Generazione perduta - monologo di Woody Allen

Ero in Europa, tanti anni fa, con Ernest Hemingway. Hemingway aveva appena
scritto il suo primo romanzo e lo diede a leggere a Gertrude Stein e a me.
Gli dicemmo che era un buon romanzo ma non un grande romanzo. Aveva
bisogno di una ripulitina, poi sarebbe potuto passare. Ci ridevamo e
scherzavamo su, e Hemingway mi mollò un cazzotto in bocca.
A quel tempo, Picasso abitava in Rue de Bacque. Una sera l'andammo a
trovare, e aveva appena finito di dipingere un odontotecnico, nudo, nel
deserto del Gobi. Gertrude Stein disse che era un buon quadro ma non un
grande quadro, e ci mettemmo a ridere, e Hemingway mi mollò un cazzotto in bocca.
Mi ricordo quando Scott Fitzgerald e sua moglie Zelda rientrarono da
uno sfrenato veglione di Capodanno. Era aprile inoltrato. Scott aveva
appena finito di scrivere Grandi speranze. Gertrude Stein e io lo leggemmo
e trovammo che era un buon romanzo, ma non c'era bisogno di scriverlo
perché lo aveva già scritto Charles Dickens. Ci ridemmo su e 
Hemingway mi mollò un cazzotto in bocca.
Quell'estate andammo in Spagna a vedere Manolete toreare. Dimostrava
diciotto anni e Gertrude Stein disse che, no, ne aveva diciannove anche se
ne dimostrava diciotto. "Tantevolte", le dissi, "un ragazzo di diciotto
anni ne dimostra diciannove, laddove, tante altre volte, un diciannovenne
può sembrare facilmente un diciottenne, e questo vale particolarmente per
uno spagnolo purosangue". ridemmo su e Gertrude Stein mi mollò un cazzotto in bocca.

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