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lunedì 12 dicembre 2011

Orlando Furioso di Vivaldi


ATTO PRIMO

Cortile nel Palazzo d’Alcina.

Angelica e Alcina.
ALCINA
Il tuo Medoro
dimmi t’ama fedel?
ANGELICA
Quant’io l’adoro.
ALCINA
E tu sospiri?
Un corrisposto amore è la gioia del core.
ANGELICA
Ma del perduto ben maggior la pena
allora è più, quanto più il bene è caro.
Senti: meco il guidava ai regni miei,
quando mi siegue innamorata Orlando,
io che conosco il fiero cor, “fuggiamo”
dico al caro amator.
Ma nel fuggire perdei il mio tesoro,
il sol de’ gl’occhi miei.
ALCINA
Fa’ cor, te’l renderò: potrai qui meco
di lui lieta godere, e accordar
la tua gioia al mio piacere.
ANGELICA
Un raggio di speme
Il cor rasserena
E l'alma consola;
Ma s'alza un vapore
Di nero timore,
Ch’il dolce sereno
Dal seno m'invola.

Alcina. Poi Orlando, con visiera calata, combattendo
con Astolfo e incalzandolo.

ALCINA
Quanta pietà mi desta il suo cordoglio!
ORLANDO
Ch’io ti ceda fellon?
ASTOLFO
Sei forte invano.
ACLINA
Olà guerrier, l’orgoglio abbassa, e’l brando.
ORLANDO
Sì di leggier non ubbidisce Orlando.
ASTOLFO
Orlando?
(alzando la visiera va ad abbracciarlo)
Scusa l’error, le ignote insegne incolpa.
ORLANDO
Per la vezzosa tua bella reina
meno oprar tu non dei; tal potess’io,
ma lo potrò, per Angelica il mio bene.
ALCINA
Ella a’ miei regni aggiunse un nuovo sol
col suo bel volto; tu nuova gloria aggiungi
(te’n priego) in restar meco ai regni miei.
ORLANDO
Arbitra omai del mio voler tu sei.
ALCINA
(da sé)
Vibra per me, possente Dio d’amore,
contro l’altero cor tua face, e’l dardo.
ASTOLFO
L’ingrata non mi dà né pure un guardo.
ALCINA
Alza in quegl’occhi
Amore l’impero;
ma il sguardo guerriero,
che spande terrore,il cor mi spaventa.
E benché la speme
a l’alma dubbiosa
or rechi conforto
risorge il timore,
che l’alma tormenta.
Orlando e Astolfo.
ORLANDO
Della bella ne’ gl’occhi
vidi per te, che favellava amore.
ASTOLFO
Orlando mio, tu non conosci Alcina!
ORLANDO
Alcina?
ASTOLFO
Alcina è questa
ORLANDO
Quella ch’a suo voler volge l’inferno?
Costanza dal mio cor Astolfo impara.
Ti racconsola: ai rai di poca spene
già mi par di goder ore serene.
ASTOLFO
Costanza tu m’insegni, e vuoi ch’io speri,
ma quegl’occhi superbi, e severi
non danno alle mie pene un guardo solo.
Pascendo di speranza i miei pensieri,
pur talvolta sospiro, e mi consolo.

Bradamante, Orlando.
BRADAMANTE
Qui Orlando? Orlando!
ORLANDO
Bradamante, come tu qui?
BRADAMANTE
Del mio Ruggier in traccia.
ORLANDO
Ei la destra, e la fede di sposo
non ti diè?
BRADAMANTE
Sorte rubella, per disusata via
poi mel ritolse.
ORLANDO
Sventurata. Consolati cugina.
Ma tu, come d’Alcina osasti
nella reggia entrar ne’ tuoi tanto noti
arnesi, e sola?
BRADAMANTE
È meco la possente Melissa, e in questo anel
contro gl’incanti e l’arti della maga infedel
ho valid’ arme.
Alla maga crudele nasconderò il mio nome;
né mostrerò quest’aria mia guerriera.
Tanto men Bradamante rassembrerò a colei, quanto men fiera.
Asconderò il mio sdegno
al nero core indegno,
sin tanto che al mio amor torni lo sposo.
Ma se mi toglie, oh Dio,
l’indegna l’idol mio,
il braccio proverà, fiero e sdegnoso.

Orlando solo.
ORLANDO
Amorose mie brame non più duol
e timor: speriam; ben tosto sarem
io glorioso, e voi contente.
Nel profondo
cieco mondo
si precipiti la sorte
già spietata a questo cor.
Vincerà l’amor più forte
con l’aita del valor.Giardino delizioso di Alcina contiguo all’incantato palazzo della stessa,
in cui si vedono le due fonti, una delle quali estingue, l’altra accende l’amore.
Mare tempestoso in lontano.

Angelica, poi Medoro, ferito, che viene dal mare, e Alcina.
ANGELICA
Che veggio! Ah mio tesor: di braccio a’ morte
T’involaro i miei voti.
Pur ti veggo, e pur ti stringo al seno.
Qual sangue?Ah me infelice.
MEDORO
Io vengo meno.
ANGELICA
Qui ti siedi cor mio.
MEDORO
Vedo la morte stendere sovra di me
squallidi i vanni. Ecco i freddi sudori
dall’aperto mio fianco esce già l’alma.
Ma dolce m’è il morir, or che la sorte
Fra le tue braccia il mio morir destina.
ANGELICA
Pietosi Dei, chi mi soccorre?
ALCINA
Alcina.
ANGELICA
Alcina?
Alcina basterà per ravvicinarlo.
ALCINA
Bastò già il mio potere.
MEDORO
Chi mi richiama in vita?
ANGELICA
Aperti ha i lumi. Riveggo,
o sogno, i rai celesti?
MEDORO
Ripieno ho il petto di gioia e di contento,
poiché ti stringo al sen cor del mio core.
Orlando, Alcina, Angelica e Medoro
ORLANDO
Non godrai sempre in pace
Lieto del tuo gioir
Rivale audace.
ALCINA
(Orlando?)
ANGELICA
(Ahimè)
MEDORO
(Io sono perduto)
ORLANDO
Rendi pur grazie al ciel,
ch’inerme sei; col tuo sangue vorrei…
ANGELICA
Che far vorresti?
ALCINA
(piano a Medoro)
Deh non temer.
ANGELICA
(Lusinghe or siate meco).
MEDORO
(Oh fugaci contenti).
ORLANDO
Impallidisci, tigre di crudeltà,
sfinge d’inganni.
ALCINA
Tu non conosci Orlando, chi sia il garzon,
di cui geloso sei. D’Angelica la bella
egli è germano.
MEDORO
(Ormai respiro, oh Dei).
ANGELICA
Così ingrato m’insulti?
E così temi del mio sincero amor,
della mia fede?
ORLANDO
(Ove trascorsi?)
ALCINA
(Oh come scaltra or finge).
ORLANDO
Senti, senti mio ben…
ANGELICA
Sono una sfinge, una tigre: v’aggiungi
per caparra d’amor qualch’altra offesa.
Io tigre, mentitor? Tu a me lo sei con
questo vano tuo timor geloso.
ORLANDO
(a Medoro)
Tu m’impetra il perdono…
ANGELICA
Temesti di mia fede? E ancor non sai,
che tuo è il mio cor, che tu sei l’idol mio?
ORLANDO
O bellissima destra!
ANGELICA
Ella ti è pegno di mia candida fede.
MEDORO
(piano ad Angelica)
Angelica…
ANGELICA
(T’accheta)MEDORO
(Finge pur?)
ALCINA
(Non lo vedi?)
MEDORO
(Ahi che tormento!)
ORLANDO
I begl’occhi onde amor vibra le faci.
ANGELICA
Per te, se belli son, son belli.
MEDORO
(Oh Dio!)
ANGELICA
(Sei tu geloso ancor?)
MEDORO
(No)
ANGELICA
(Dunque taci).
(a Orlando)
Tu sei degli occhi miei
tu sei di questo sen…
(a Medoro)
soffri, tu sei ‘l mio ben
l’oggetto amato.
(a Orlando)
Geloso non ti bramo
credilo, sì, ch’io t’amo
son tua, sì tua son io
idolo del cor mio
nume adorato.
Alcina e Medoro
ALCINA
Medoro il ciglio abbassi, e stai dolente?
Lascia il sospirar!
MEDORO
Cieli!Chi mai
creduto avria, ch’in un momento solo
Angelica potesse,
mostrando ad altri amor, farsi incostante?
ALCINA
L’arti ancora non sai d’un core amante.
MEDORO
Eh, d’arti non ha d’uopo,
chi nel seno racchiude un cor sincero.
S’altri adora il mio bene,
io soffrir lo dovrò, dovrò tacere?
ALCINA
E soffrire, e tacer: questo è amor vero.
MEDORO
Rompo i ceppi, né in lacci io torno;
Dall’inganno di quei guardi
incostanza apprenderò.
Sarà infedele ancora il mio cor
con chi l’adora, a sperare io tornerò
Alcina, poi Ruggiero.
ALCINA
Innocente garzon, tu ancor non sai
con quanti strali amor ferisca un core?
(vede Reuggiero)
Ma qual ventura è questa!
Da un destriero volante
veggio che scende armato cavaliere:
a questa parte ei volge il piè. Che fia?
RUGGIERO
Grazie al ciel, pure alfine calchi Ruggiero
il suol, se suolo è questo,
che dal felice Eliso
il bel soggiorno a me rassembra.
ALCINA
(È vago).
Poiché per mia gran sortesceso dal cielo onori i regni miei,
cavaliero gentil, dimmi chi sei?
RUGGIERO
Ruggiero son, giunto cred’io nel cielo,
chè tutto spira qui beltà celeste.
ALCINA
Qui dove son reina,
valoroso Ruggiero,
signor tu sei.
RUGGIERO
Troppo mi onori.
ALCINA
Alcina tanto deve al tuo nome (e al tuo sembiante).
RUGGIERO
(Sol la mia Bradamante può far confronto
a sua gentil bellezza).
ALCINA
(Fisso mi guarda, e poi fra sé favella.
Nuova preda ei sarà degl’occhi miei).
RUGGIERO
(Ah, la mia Bradamante è assai più bella).
ALCINA
Meco all’ombra t’assidi, il fianco tuo riposa,
e ti ristora in quest’onda tranquilla.
RUGGIERO
Come chiara zampilla!
ALCINA
Assaggia meco il limpido cristallo
(il prendo all’esca).
RUGGIERO
Onda giammai più fresca
non assaggiai.
ALCINA
(S’egli nel petto avea qualche foco d’amore
l’onda ne spense già tutto l’ardore).Ma questa è più soave (Ora ei cade nel laccio).
RUGGIERO
Ambrosia è questa, o nettare di Giove?
ALCINA
(Incendio desta l’onda fatal per me
nel di lui core, e d’ogn’altra bellezza adorata
da lui l’idea cancella).

Bradamante, Ruggiero ed Alcina.
BRADAMANTE
Vò cercando Ruggiero, e’l trovo involto
nei lacci della maga. Oh me infelice!
Or qui gelosa, e inosservata ascolto.
RUGGIERO
Veggio ne’ tuoi bei lumi scintillar quella fiamma
che accenderà l’innamorato core.
BRADAMANTE
(Misera!)
ALCINA
Oh forse è amore quello che dal tuo labbro
a me favella.
BRADAMANTE
(Ahi donna ingannatrice!)
ALCINA
(Ei già sospira).
RUGGIERO
Mira o bella, deh mira il poter de’ tuoi lumi,
che costringe il mio core ad adorarti.
Reo s’io t’adoro o cara, di temerario ardir
non mi dirai.
ALCINA
Dirò che pria t’amai e giurerò, caro,
d’amarti sempre.
BRADAMANTE
(Perfida!)RUGGIERO
(ad Alcina)
Sei pur bella.
BRADAMANTE
(a Ruggiero)
Ah traditore! Questa è la fè,
che mi giurasti? E questo è il promesso
tuo amore?
ALCINA
(a Ruggiero)
E chi è costei?
RUGGIERO
Non la conosco.
BRADAMANTE
(Non mi ravvisa, o finge).
Empio, tu menti; io conobbi Ruggiero,
amoroso, e costante.
RUGGIERO
Lasciamla alle sue smanie: andiam
mio core.
ALCINA
Sarò teco mia vita.
BRADAMANTE
Ah traditore.
RUGGIERO
Sol per te mio dolce amore
Questo core
Avrà pace avrà conforto.
Le tue vaghe luci belle
Son le stelle,
Onde amor mi addita il porto.
Bradamante e Alcina.
BRADAMANTE
Ah inumano! Ah crudele!
ALCINA
Guarda ben, che t’inganni.
BRADAMANTE
È l’infedele che mi promise affetto,
che si giurò ben mille volte, e mille
a queste miel pupille il più leale amante
che portasse d’amor fiamme nel seno.
ALCINA
Bella tu prendi error.
BRADAMANTE
Non ti credo, no, no. Seguir lo voglio.
Non sempre riderai del mio cordoglio.
(parte)
ALCINA
Invan spera di lui
costanza e fede.
Ei già di questi rai cede all’impero
lo siegua, il cor non teme, è mio Ruggiero.
Amorose ai rai del sole
son le rose e le viole
ed il sol co’ raggi ardenti
pur talor languir le fa.
Benché senta il mio diletto
nuovo fuoco dentro il petto
amerà sempre costante
la mia bella fedeltà.

ATTO SECONDO

Alcina, Astolfo
ASTOLFO
Una donna incostante è un gran tormento.
Non ho più cor da sofferir quest’arti,
con cui dividi amor.
ALCINA
Povero Astolfo!
Non hai più cor da sofferirle? Parti.
ASTOLFO
Ch’io mi parta da te? Troppo tenaci
Le mie ritorte son.
ALCINA
Resta, ma taci.
ASTOLFO
Ahi qual barbara legge imponi al core?
Dovrò vederti, infida,
Né il povero mio amor potrà lagnarsi?
ALCINA
Questa è la strada Astolfo
Per meritar gl’affetti miei. La sola
Sofferenza può un dì farti felice.
ASTOLFO
Comincia molto mal la mia fortuna!
Io t’amo, e t’amo, o bella
Col più tenero amor, col più costante,
Ch’accendesse giammai altr’alma amante.
E tu donna crudele…
ALCINA
Al vento spargi omai le tue querele.
Vorresti amor da me?
L’avrai, l’avrai;
Ma non sperar, che mai
Al solo solo focoDe tuoi languenti rai
Arda il mio cor.
Astolfo, Bradamante
BRADAMANTE
Forte campion: non ti vergogni ancora
Che una perfida donna ingannatrice
Te pur tenga d’amor nel laccio involto?
Scuoti il giogo crudel, vinci te stesso.
ASTOLFO
Veggo il mio danno espresso
Nel doppio infido cor d'Alcina ingrata.
BRADAMANTE
È una maga spietata,
Che con occulta infame forza (oh Dio)
Anco del mio Ruggier l’amor mi tolse,
Ma vendicar saprò l'oltraggio mio.
ASTOLFO
Protegga il cielo i tuoi disegni, e sia
La tua vendetta ancor vendetta mia.
Benché nasconda
La serpe in seno
Spietata, e immonda
Il rio veleno,
È men crudele
Dell’infedele
Che t'ingannò.
È pieni di frodi
Il Regno infido,
E in altro lido
Io fuggirò.

Bradamante, Ruggiero, poi Orlando
BRADAMANTE
Qui viene il mio Ruggire: resisti o core.
RUGGIERO
Bella…
BRADAMANTE
No, dimmi:
Conosci, traditor, quest’occhi miei?
RUGGIERO
Credi…
BRADAMANTE
Nel loro ardor di Bradamante
Vedi l’irato cor? Guardali bene:
Guardali traditor.
RUGGIERO
Non mi sovviene.
ORLANDO
(a Ruggiero)
Non ti sovviene la fe’, mal cavaliero,
Che le giurasti?
RUGGIERO
A me?
BRADAMANTE
L’aurato cerchio
Quest’è, che di tue fe’ mi dasti in pegno.
Miralo.
(gli dà l’anello che, passato in di lui mano, scioglie l’incanto)
RUGGIERO
Oh ciel! Qual velo
Mi si squarcia dagl’occhi?
O Bradamante, o sposa.
ORLANDO
Il sacro anello
Sciolse l’incanto, onde l’idea nascosa
Le rimaneva infin del tuo bel volto.
RUGGIERO
Mie dilette pupille, occhi sdegnosi,
Stelle irate d’amor, ah fulminate…
BRADAMANTE
Torna con questo anello,
Ruggiero, a rimirar d’Alcina il bello;
E se allora da te vien riamata
Ti perdono, e mi parto invendicata.
RUGGIERO
Deh, cor mio! Deh, mia vita!
BRADAMANTE
Taci non ti lagnar:
Taci non mi pregar.
Disperdi i pianti all’aure, i prieghi al vento.
Ruggiero ed Orlando
RUGGIERO
Qual terra ignota al sol, qual antro cieco
Mi asconde ai miei rimorsi? Io t’ho tradita
Bradamante mia vita.
ORLANDO
Consolati Ruggier; come si vede
Dopo turbine rio,
Splender più chiara in ciel stella serena,
Così quell’alma irata
Tosto vedrai, da sdegni suoi placata.
Sorge irato nembo,
E la fatal tempesta,
Col mormorar dell’onde,
Ed agita, e confonde,
E cielo e mar.
Ma fugge in un baleno
L'orrida nube infesta,
E l’placido sereno
In cielo appar.
Fine prima parteSeconda parte
Montuosa alpestre con alta e scoscesa rupe che si precipita e si trasforma
in un’orrida caverna della quale in nessuna parte si vede l’uscita.

Angelica, Medoro
MEDORO
Da questi sassi?
ANGELICA
Sì, da questi sassi,
Scintillar deve il foco, onde la face
Accenderà Imeneo
A far delle nostr’alme una sol alma.
MEDORO
Ma Orlando, o ciel.
ANGELICA
Non paventar, che Orlando
Non ne vedrà la fiamma: in me confida,
E lasciami qui sola
A terminar del nostro amor la sorte.
MEDORO
Ah, ch’in partir timido e mesto il core,
È costretto a penar lungi al suo bello
Tra speranza, e timore.
Qual candido fiore
Che sorge nel prato
Rinasce nel core
La bella mia speme,
Poi torna a perir.
Son troppo felice
Se amarti mi lice
Ma l’anima amante
Fedele e costante
Lontan dal suo bene
Si sente languir.
Angelica, Orlando
ANGELICA
Né giunge Orlando ancor?Con la sua morte assicurar vuò
La mia pace.
Qui l’importuno, cauta alma mia, se vuoi goder.
ORLANDO
Mia bella eccomi: sospirosa m’accogli
Ancor? Favella; a qual rispetto mai
Per te si bada? V’ha periglio? Vi son mostri
O giganti? Ho core, ho braccio, ho spada
Da vincerli per te.
ANGELICA
M’inorridisco al sol pensarvi: troppo
Mi costeria costando un tuo periglio
La capricciosa mia brama importuna.
ORLANDO
Questa è amorosa fe’, quello è un bel core.
Chi vide mai più fortunato amore?
ANGELICA
Sulla rupe che vedi aregenteo vaso
Serba l’acque fatali,
Onde Medea fe’ rifiorir l’etade.
Io lo vorrei.
ORLANDO
E valeva i tuoi sospir sì lieve brama?
ANGELICA
Vigile sempre a lor custodia intento
Orribil mostro e indomito dimora.
ORLANDO
Io il domerò.
ANGELICA
Noi fortunati allora
Potrem durando sempre in fior d’etade
Render eterni i nostri dolci affetti.
ORLANDO
Oh, soave sperar quanto m’alletti!
Mostro, ove sei? I sibili ne sento.
ANGELICA
(a parte)
(Il credulo ch’egl’è. Perfin l’ho colto).
ORLANDO
Mostro, mostro, ove sei? Che fia?
VOCE DI DENTRO
Sei prigionier d'Alcina.
ORLANDO
Prigioniero! Chi parla? Ho al fianco il brando,
Né l'insano tuo dir sgomenta Orlando.
(Guarda attorno, e non vede esservi uscita)
Qui donde uscir non scorgo;
Sassi orgogliosi intendo
Il muto favellar del vostro orrore.
Son tradito, il veggo, il so,
Ma al destin non cederò.
(Tenta di svellere i sassi)
Dure selci cedete:
In vano resistete
Alla scossa del mio braccio possente.
Ingratissima Angelica. Il mio core
Presa lena maggior da'sdegni suoi
Giusto furor traspira.
Uscirò infida, ed il tuo nuovo amore
Calpesterò tutto dispetto, ed ira.
All'estrema mia possa
Altro sasso già cede: aperto è il passo.
Esce da tua prigione, Alcina, Orlando,
Dell’infame tuo Regno
A far scempio crudele, e memorando.
RUGGIERO
Non ti basta il cordoglio
che mi tormenta il sen?
BRADAMANTE
Vendetta io voglio.
RUGGIERO
Ecco il dardo ecco il petto,
Ove amor già ferì co’gl’occhi tuoi
Ora con la tua man morte ferisca.Oh felice morir, se m’è concesso
Per te.
BRADAMANTE
Mori crudel, ma in questo amplesso.
RUGGIERO
Che bel morirti in sen,
Mio dolce amato ben
Gioia dell’alma.
Amo gli sdegni tuoi se al cor
Ritorna poi sì bella calma.
BRADAMANTE
(sola)
Narrate i miei contenti,
frondi erbe e fiori,
antri, aure, venti.
Vinto ha già l’alma mia.
Il mio fido Ruggier tornò qual pria.
Se cresce un torrente con torbida piena
E rompe la sponda, altera si spande
Ne’ campi quell’onda
E freno non ha.
La gioa è sì grande che l’anima sente
Che il cor si risente e dentro se stesso
L’estremo piacere racchiuder non sa.
TUTTI
Al fragor de corni audaci
S’oda il colle ad echeggiar;
Ed al suon de’ casti baci
Venga amor l’alme a bear.
ALCINA
Il mio Ruggiero mel sapresti additar?
ANGELICA
Nol vidi.
MEDORO
Forse per poco t’el rapì desio di preda.
ALCINA
Par che lo spirto un rio destin preveda.
ANGELICA
Eh, da pace al tuo duol.
MEDORO
Tregua ai martiri.
ALCINA
Benché l’alma in sua doglia sospiri,
pure a’ vostri imenei pronuba
qual promisi esser degg’io.
ANGELICA e MEDORO
Gioie non m’uccidete.
ALCINA
A questa nuzial tazza amorosa
Bevi sposo tu pria, tu poscia o sposa.
Un paggio presenta la tazza a Medoro.
MEDORO
(solo)
Te gran diva di Cipro alta e possente,
te faretrato amor bevendo invoco,
e te Bromio festivo, perché lieto, e giulivo
per Angelica sempre arda il mio foco.
Beve, poi presenta la tazza ad Angelica.
TUTTI
Gran Madre Venere
Gran nume Tespio
Gran Padre Libero
Odi i suoi voti.
ALCINA
Così da questi Dei
Si udisser per Ruggiero i voti miei.
ANGELICA
Te Citerea vezzosa,
Te dolcissimo amore!
Te Libero amoroso
La tazza nuzial vuotando invoco.
Quale è il dolce liquoreTal sia, ma eterno sia
Per Medoro a me in sen mai sempre amore.
TUTTI
Diva dell’Espero
Fanciullo Idalio
Nume Semeleo
Odi i suoi voti.
ALCINA
Così da questi dei
S'udissero per Ruggero i voti miei.
Alme felici io parto: ah, perdonate
Al mio timor, all’amor mio, se parto.
Mirate: anco in partir dispiega a voi
L'infelice cor mio gl’auguri suoi
(addita le iscrizioni)
Vivan sempre amorosi
Angelica, e Medoro amanti, e sposi.
Così potessi anch’io
Goder coll’idol mio
La pace, che trovar non può’l mio cor.
MEDORO
M’ha commosso a pietà.
ANGELICA
Lasciamo a lei de’ suoi martir
Le pene e in queste verdi pianticelle amene
Verghiamo noi le nostre gioie,
O caro.
MEDORO
Sì. Crescano le tenere corteccie,
e in loro il testimon del nostro ardore.
ANGELICA
E in ogni cor gentil servo d’amore
Brilli per noi lo spirto.
Io vergo quest’alloro.
MEDORO
Io questo mirto.Vergano con i dardi le cortecce degli alberi
ANGELICA e MEDORO
Belle pianticelle crescete verdeggiate
Il nostro dolce amor e il nostro lieto amor
In voi serbate.
ANGELICA
Leggi nel verde alloro.
MEDORO
“Angelica qui fu sposa a Medoro”.
Leggi il mirto amoroso.
ANGELICA
“Medoro qui d’Angelica fu sposo”.
ANGELICA
Sei mia fiamma, e sei mio bene
Sei mio sole, e sei mio cor
In sue amabili catene
Ne restringa eterno amor.
MEDORO
Sei mia gioia, sei mia pace
Sei mia stella, e sei mio ben,
Quanto amabile è la face
Che mi accende il core, il sen.
ORLANDO
(solo, che giunge e vede partire Angelica e Medoro)
Ah sleale, ah spergiura,
donna ingrata infedel cor traditore;
del tuo malnato errore vengo a smorzar.
Oh ciel, che leggo? (Ahi lasso!)
“Vivan sempre amorosi,
Angelica e Medoro amanti, e sposi”.
Angelica, e Medoro amanti, e sposi?
Questa, quest’è la scure,
ahimé, ch'il capo tronca alla mia speme.
Di Medoro il mio bene?
Sgorgate, o lagrime
a fonti, a rive! No, ch’è poco: a torrenti, a fiumi, a mari.
Arde Orlando. Che Orlando? Eh, Orlando è morto.
La sua donna ingratissima l'ha ucciso.Io son lo spirto suo da lui diviso,
e son con l’ombra mia, che sol s’avanza
esempio a chi in amor pone speranza.
(Legge sopra l’alloro)
“Angelica qui fu sposa a Medoro”.
Chi segnò quest’alloro!
Lo vergò di sua man la mia tiranna;
V'impresse di sua mano il mio martoro.
Amanti e sposi, oh Dio, sposa a Medoro!
Vendetta, sì, vendetta incontro amore;
or n'ho trovato il modo,
per cacciarmel dal sen trarommi il core.
Io ti getto elmo, ed usbergo:
Ite o piastre e maglie al suolo.
(Legge nel mirto segnato da Medoro)
“Medoro qui d'Angelica fu sposo!”
A te, mirto orgoglioso,
vo’ sfrondarti, schiantarti
sino all'ultimo bronco,
ed estirpar dalla radice il tronco.
Ho cento vanni al piede
ho duecent’occhi in fronte,
e nel furor che ho in seno
m'adiro almeno con mille cuori.
Sovra quei vanni io m’ergo
volo dal piano al monte.
Quelle pupille io miro
con tutti i cuor sospiro
occhi, vanni, furor… cuori, oh martoro!
Amanti, e sposi Angelica, e Medoro?

ATTO III

Astolfo, Ruggiero
RUGGIERO
Morto Orlando tu credi?
ASTOLFO
E sol desioL'onor del rogo all'onorata salma,
E alle ceneri illustri urna condegna.
RUGGIERO
A penetrar dall’erto della rupe
Giù nel profondo speco
L’alato mio destrier ti serva all’uopo.
ASTOLFO
Sì, contro Alcina intanto alla vendetta
Accingiamoci, o Ruggier: Melissa puote
Quelle mura d’acciaio
A’ nostri passi aprir; se meco sei,
Se l’amazzone nostra a noi s’unisce
Nulla temo il poter de’ stigi dei.
Dove il valor combatte
Nulla il vigor potrà
D’inferno irato.
Se l’empietà s’abbatte,
Contro del suo rigor
Congiura il fato.
BRADAMANTE
Ma perché sola io voglio
L'onor del colpo, e sola averlo io posso:
Colà dentro racchiusa è la fatale
Urna, ch’eterno fa il poter de l’empia.
RUGGIERO
La rapirem…
BRADAMANTE
Melissa, infin Melissa
Come rapirla ignora, e chiusa il vedi,
D’acciar la soglia, ed immortale è il fiero
Custode delle ceneri famose.
RUGGIERO
Ritiramci, sen viene Alcina al tempio.
BRADAMANTE
Vedrai per me della crudel lo scempio.

Alcina; Ruggiero e Bradamante in disparte.
ALCINA
L’arco vo’ frangerti,
La face spegnerti
Tiranno barbaro,
Nume d’amor.
Ma invan minaccio amor, ride il superbo
Dell’ire insane mie: te se non posso
Atterirò di Flegetonte i Dei.

Orlando, Bradamante, Ruggiero e Alcina
ORLANDO
Cortese Ifigenia
Il furibondo Oreste
Sen viene a te, che dalla Grecia è in bando.
BRADAMANTE
(tra sé)
Misero!
ALCINA
(a Bradamante)
È insano Orlando!
ORLANDO
All’invito gentil, ch’amor le fe’
Madam la crudeltà,
Con guardo torvo e minaccioso aspetto
Disse: “petit fripon, je ne veux pas”;
Deh appaghi ella il mio amor meco danzando.
Danziam signora la follia d’Orlando.
Suonate, suonate!
La la la la la la.
(in atto di danzare)
ORLANDO
Vola vola vola vola vola.
Che vola? Amor che fugge, Apollo,
Vedete dietro a lui montato in furia,
Per l'altissima ingiuria
Fatta all'onestà sua Dafne pudica
Mettendo nel bordello il casto alloro,
Quando Angelica fu sposa a Medoro.

Angelica, Alcina, Orlando, Bradamante, Ruggiero.
ANGELICA
Come purpureo fiore languendo muore
Che il vomere al passar tagliato lassa.
ALCINA
Qual voce?
ORLANDO
Zitto zitto.
ANGELICA
Così langue, in un seno amante, core
Se lungi dal suo ben la vita passa..
ORLANDO
Prenderla voglio: affé t'ho colta. (ad Angelica)
ANGELICA
Aita.
ORLANDO
Vous voudrez bien un coup me pardoner
Madame la cruauté.
ANGELICA
Cieli, che vedo mai?
ORLANDO
L'abbiam prigion. (ad Alcina)
Deh, renda il tuo rigore
Al mio povero amore
La rapita beltà.
ANGELICA
(ridendo)
Strana follia!
ORLANDO
Comment, vous donc riez?
Ventre bleu, la railleuse!
Irriterò contro i tuoi sciocchi errori
Le donne i cavalier l’arme, e gl’amori.
ALCINA
Amor dov’il guidasti!
BRADAMANTE
Troppo fosti spietata.
ANGELICA
Ebbi sempre pietà de’ suoi tormenti.
ORLANDO
Menti, sentisti l’eco.
L’ingiuriato mio povero amore,
Ed a cui la speme ha già tolto congedo
Ti dice, facend’eco al mio dolore:
Menti, barbara donna, io non ti credo.
ANGELICA
Poveri affetti miei, siete innocenti.
Ma ingiusto è quel timor,
Che al vostro bel candor,
Il pregio toglie.
Orlando solo
ORLANDO
Furia bella e crudel? Sono ben tutte,
Furie le donne brutte,
Ma Angelica è una furia, e pur è bella.
Angelica? Sì, Angelica, che già
Tanto fedel mi protestava amore.
Ma che vedo? Ella è d’essa, il cor s’arrabbia.
(vede la statua di Merlino, e se la figura Angelica)
Angelica, mio bene. In faccia mia
Dunque ardisci fellon tenerla in gabbia? (ad Aronte)
Romperò questi ferri, e che pretendi?
(va per rompere i balaustri, Aronte li si oppone in atto di combattere)
Combattere! Hai ragion. Via, ti difendi.
Dell’idra ha il cuoio addosso, (a parte) anima mia
Pianger la sento. Ah, crudo,
Non reggerai contro il mio cor irato.
(combatte di nuovo, e tagliata la catena, che tiene la mazza legata al braccio d’Aronte,
gliela strappa di mano, ed egli si mette a lottare)
Oh, oh, l’ho disarmato.
Vanne, minacci ancor? La tua pazzia
Più non merta, fellon, la pietà mia.
Sgorga il sangue
E il furor langueGià caduto è morto al suol.
(rompe i balaustri con la mazza d’Aronte)
Con l’istesse armi sue vi spezzo, o ferri.
Sospirata mia bella. Oh, quanto è dura! (abbracciando la statua)
Intirizzita è certo di paura. (levando la statua)
Non temer, no, cor mio.
Ti stringe Orlando al sen. Quanto fracasso.
(Mossa la statua dal suo luogo, resta l’isola deserta tutta balze, e dirupi, con albero a cui
in un trofeo sono appese le arme d’Orlando. Mare in lontano con navi
da imbarco)
Quanto fracasso. Cos’è? treman le mura in fin dal fondo?
Volan per l’aria i tetti,
Traballa il suol! Forse ruina il mondo!
Son pur stanco! Pur lasso!
Or che tratto ho il mio ben dal ferreo laccio
Vuò chiuder gl’occhi al sonno.
Tal Borea riposò d’Orizia in braccio.
(si addormenta)

Alcina, Orlando, che dorme, e poi Bradamante
e Ruggiero
ALCINA
Infelice, ove fuggo? Ove m’ascondo?
Son vinta e vilipesa. Ingiusto cielo!
Immortal mi facesti, ed il tuo dono
Rende la fiera mia sciagura eterna,
Perché immortal sarà meco il mio duolo.
(vede Orlando che dorme)
Il feroce nemico in braccio al sonno!
Cielo, giusto or dirò, che a mia vendetta
Apri pietoso il varco. (snuda un pugnale)
Cado da grande or che la mia ruina
Meco ti opprime. (si avventa ad Orlando)
RUGGIERO
(trattenendola)
Ferma.
BRADAMANTE
Ah, iniqua Alcina.
ALCINA
Ruggier, che vedo?
RUGGIERO
In me non più Ruggiero,
Ma vedi il tuo persecutor più fiero.
BRADAMANTE
In me ravvisa,
Bradamante, la tua più gran nemica.

Alcina, Bradamante, Orlando, Angelica, Astolfo.
ALCINA
O, ingiusti numi, o fati, o avverse stelle,
Troppo fiero è il mio duolo, e l’onta mia.
Ti perdo, empio Ruggiero. Io già riveggo
In Bradamante ancor la mia rivale,
Tutto per me è fatale.
Torna il senno ad Orlando,
E senza forza è in sin la mia magia.
Oh ingiusti numi! O fati! O avverse stelle!
Anderò, chiamerò dal profondo
L’empie furie del baratro immondo.
Chiederò negl’abissi vendetta
Dell’offeso e tradito mio amor.
BRADAMANTE
(ad Orlando additandole Alcina)
Vedi, ch’è tuo trionfo
L’eccidio della rea.
ORLANDO
Gran Mago, i tuoi detti ora comprendo:
Dopo distrutta Alcina
Le fortune in amor mi serba il cielo
Con tormelo dal cor.
ANGELICA
O mio rossore!
ORLANDO
Godi, o bella, il tuo sposo, e tu garzone
La tua consorte in pace. Il ciel v’ha uniti,
In dolce amico nodo.
Egli sia eterno, e nol rallenti, mai
Non che lo sciolga mai, invida sorte amara.
ASTOLFO
Saggio chi dal fallir prudente impara.
TUTTI
Con mirti e fiori
Volate amori
A coronare
Costanza e fé.
S’ama costante,
Fedele, amante,
Gode in amare
Per fin mercé.

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