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lunedì 5 dicembre 2011

NABUCODONOSOR




Dramma lirico in quattro parti di Giuseppe Verdi.
Libretto di Temistocle Solera


PERSONAGGI:

Nabucodonosor, re di Babilonia, Baritono
Ismaele, Nipote di Sedecia re di Gerusalemme, Tenore
Zaccaria, gran pontefice degli Ebrei, Basso
Abigaille, schiava, creduta figlia primogenita di Nabucodonosor, Soprano
Fenena, figlia di Nabucodonosor, Soprano
Il Gran Sacerdote di Belo, Basso
Abdallo, vecchio ufficiale del re di Babilonia, Tenore
Anna, sorella di Zaccaria, Soprano
Coro, Soldati Babilonesi, Soldati Ebrei, Leviti, Vergini Ebree, Donne Babilonesi, Magi, Grandi del regno di Babilonia, Popolo ecc.

Nella prima parte la scena fingesi a Gerusalemme, nelle altre in Babilonia.



PARTE PRIMA

        GERUSALEMME
        Così ha detto il Signore: ecco, io
        do questa città in mano del re di
        Babilonia, egli l'arderà col fuoco.
                               Gerem. XXXII


Scena Prima

Interno del Tempio di Salomone
Ebrei, Leviti e Vergini Ebree.

TUTTI: Gli arredi festivi già cadono infranti,
      Il popol di Giuda di lutto s'ammanti!
      Ministro dell'ira del Nume sdegnato
      Il rege d'Assiria su noi già piombò
      Di barbare schiere l'atroce ululato
      Nel santo delùbro del nume tuonò!
LEVITI: I candidi veli, fanciulle, squarciate,
      Le supplici braccia gridando levate;
      D'un labbro innocente la viva preghiera
      È grato profumo che sale al Signor.
      Pregate, fanciulle!... Per voi della fiera
      Nemica falange sia nullo il furor!
(Tutti si prostrano a terra.)
VERGINI: Gran Nume, che voli sull'ale dei venti,
      Che il folgor sprigioni dai nembi frementi,
      Disperdi, distruggi d'Assiria le schiere,
      Di David la figlia ritorna al gioir!
      Peccammo!... Ma in cielo le nostre preghiere
      Ottengan pietade, perdono al fallir!...
TUTTI: Deh! l'empio non gridi, con baldo blasfema,
      Il Dio d'Israello si cela per tema?
      Non far che i tuoi figli divengano preda
      D'un folle che sprezza l'eterno poter
      Non far che sul trono davidico sieda
      Fra gl'idoli stolti l'assiro stranier!
(Si alzano.)


Scena Seconda

Zaccaria tenendo per mano Fenena, Anna, e detti.

ZACCARIA: Sperate, o figli! Iddio
      Del suo poter die' segno;
      Ei trasse in poter mio
      Un prezïoso pegno;
      (Additando Fenena)
      Del re nemico prole,
      Pace apportar ci può.
TUTTI: Di lieto giorno un sole
      Forse per noi spuntò!
ZACCARIA:Freno al timor! v'affidi
      D'Iddio l'eterna aita;
      D'Egitto là sui lidi
      Egli a Mosè die' vita;
      Di Gedëone i cento
      Invitti ei rese un dì...
      Chi nell'estremo evento
      Fidando in Lui perì?
LEVITI: Qual rumore?...


Scena Terza

Ismaele con alcuni guerrieri ebrei e detti.

ISMAELE: Furibondo
      Dell'Assiria il re s'avanza;
      Par ch'ei sfidi intero il mondo
      Nella fiera sua baldanza!
TUTTI: Pria la vita...
ZACCARIA: Forse fine
      Porrà il cielo all'empio ardire;
      Di Sïon sulle rovine
      Lo stranier non poserà.
      (Consegnando Fenena ad Ismaele.)
      Questa prima fra le assire
      A te fido!
TUTTI: Oh Dio pietà!
ZACCARIA: Come notte a sol fulgente,
      Come polve in preda al vento,
      Sparirai nel gran cimento
      Dio di Belo menzogner.
      Tu d'Abramo Iddio possente
      A pugnar con noi discendi,
      Ne' tuoi servi un soffio accendi
      Che dia morte allo stranier.


Scena Quarta

Ismaele, Fenena.

ISMAELE: Fenena!!... O mia diletta!
FENENA: Nel dì della vendetta
      Chi mai d'amor parlò?
ISMAELE: Misera! oh come
      Più bella or fulgi agli occhi miei d'allora
      Che in Babilonia anbasciador di Giuda
      Io venni! - Me traevi
      Dalla prigion con tuo grave periglio,
      Né ti commosse l'invido e crudele
      Vigilar di tua suora,
      Che me d'amor furente
      Perseguitò!...
FENENA: Deh che rimembri!...
      Schiava
      Or qui son io!...
ISMAELE: Ma schiuderti cammino
      Io voglio a libertà!
FENENA: Misero!... Infrangi
      Ora un sacro dover!
ISMAELE: Vieni!... Tu pure
      L'infrangevi per me... Vieni! il mio petto
      A te la strada schiuderà fra mille...


Scena Quinta

Mentre fa per aprire una porta segreta entra colla spada alla mano Abigaille, seguita da alcuni guerrirei babilonesi celati in ebraiche vesti.

ABIGAILLE: Guerrieri è preso il tempio!...
ISMAELE E FENENA (atterriti): Abigaille!!...
ABIGAILLE (s'arresta innanzi ai due amanti, indi con amaro sogghigno dice ad Ismaele):
      Prode guerrier!... d'amore
      Conosci tu sol l'armi?
      (A Fenena:)
      D'assira donna in core
      Empia tal fiamma or parmi!
      Qual Dio vi salva?... talamo
      La tomba a voi sarà...
      Di mia vendetta il fulmine
      Su voi sospeso è già!
      (Dopo breve pausa s'avvicina ad Ismaele e gli dice sottovoce:)
      Io t'amava!... Il regno, il core
      Pel tuo core dato avrei!
      Una furia è questo amore,
      Vita o morte ei ti può dar.
      Ah se m'ami, ti potrei
      Col tuo popolo salvar!
ISMAELE: No!... la vita io t'abbandono,
      Ma il mio core nol poss'io;
      Di mia sorte io lièto sono,
      Io per me non so tremar.
      Sol ti possa il pianto mio
      Pel mio popolo parlar!
FENENA: Già t'invoco, già ti sento
      Dio verace d'Israello;
      Non per me nel fier cimento
      Ti commova il mio pregar,
      Sol proteggi il mio fratello,
      E me danna a lagrimar!


Scena Sesta

<I>Donne, Uomini ebrei, Leviti guerrieri che a parte a parte entrano nel tempio non abbadando ai suddetti, indi Zaccaria ed Anna.

DONNE: Lo vedeste?... Fulminando
      Egli irrompe nella folta!
VECCHI: Sanguinoso ergendo il brando
      Egli giunge a questa volta!
LEVITI (che sorvengono): De' guerrieri invano il petto
      S'offre scudo al tempio santo!
DONNE: Dall'Eterno è maledetto
      Il pregare, il nostro pianto!
TUTTI: Oh felice chi morì
      Pria che fosse questo dì!
GUERRIERI (disarmati): Ecco il rege! sul destriero
      Verso il tempio s'incammina,
      Come turbine che nero
      Tragge ovunque la rovina.
ZACCARIA (entrando precipitosamente): Oh baldanza!... ne discende
      Dal feroce corridor!
TUTTI: Ahi sventura! Chi difende
      Ora il tempio del Signor!
ABIGAILLE (s'avanza co' suoi guerrieri e grida): Viva Nabucco!
VOCI NELL'INTERNO: Viva!
ZACCARIA: Chi passo agli empi apriva?
ISMAELE (additando i Babilonesi travestiti): Mentita veste!...
ABIGAILLE: È vano
      L'orgoglio... il re s'avanza!


Scena Settima

Irrompono nel tempio e si spargono per tutta la scena i guerrieri Babilonesi. Nabucodonosor presentasi sul limitare del tempio a cavallo.

ZACCARIA: Che tenti?... Oh trema insano!
      (Opponendosi a Nabucodonosor:)
      Questa è di Dio la stanza!
NABUCODONOSOR: Di Dio che parli?
ZACCARIA (corre ad impadronirsi di Fenena e alzando verso di lei un pugnale dice a Nabucodonosor):
      Pria che tu profani il tempio
      Della tua figlia scempio
      Questo pugnal farà!
NABUCODONOSOR (scende dal cavallo): (Si finga, e l'ira mia
      Più forte scoppierà.)
      (Tremin gl'insani - del mio furore...
      Vittime tutti - cadranno omai!
      in mar di sangue - fra pianti e lai
      L'empia Sïonne - scorrer dovrà!)
FENENA: Padre, pietade - ti parli al core!...
      Vicino a morte - per te qui sono!...
      Sugli infelici - scenda il perdono,
      E la tua figlia - salva sarà!
ABIGAILLE: (L'impeto l'acqueta - del mio furore
      Nuova speranza - che a me risplende,
      Colei che il solo - mio ben contende
      Sacra a vendetta - forse cadrà!
ZACCARIA, ISMAELE: (Tu che a tuo senno - de' regi il core)
ANNA, EBREI: Volgi o gran Nume - soccorri a noi!
      China lo sguardo - sui figli tuoi,
      Che a rie catene - s'apprestan già!
NABUCODONOSOR: O vinti, il capo a terra!
      Il vincitor son io...
      Ben l'ho chiamato in guerra
      Ma venne il vostro Dio?
      Tema ha di me, - resistermi,
      Stolti, chi mai potrà?
ZACCARIA: Iniquo, mira!... vittima
      Costei primiera io sveno...
      Sete hai di sangue? versilo
      Della tua figlia il seno!
NABUCODONOSOR: Ferma!...
ZACCARIA (per ferire): No pera!...
ISMAELE (ferma improvvisamente il pugnale e libera Fenena che si getta nelle braccia del padre):
      Misera
      L'amor ti salverà!
NABUCODONOSOR (con gioia feroce): Mio furor, non più costretto
      Fa dei vinti atroce scempio;
      (ai Babilonesi:)
      Saccheggiate, ardete il tempio,
      Fia delitto la pietà!
      Delle madri invano il petto
      Scudo ai pàrgoli sarà.
ABIGAILLE: Questo popol maledetto
      Sarà tolto dalla terra...
      Ma l'amor che mi fa guerra
      Forse allor s'estinguerà?...
      Se del cor nol può l'affetto
      Pago l'odio almen sarà.
FENENA, ISMAELE, ANNA: Sciagurato ardente affetto suo
      Sul suo/mio ciglio un velo stese!
      Ah l'amor che si lo/mi accese
      Lui/Me d'obbrobrio coprirà.
      Deh non venga maledetto
      L'infelice per pietà!
ZACCARIA ED EBREI: Dalle genti sii rejetto,
      Dei fratelli traditore!
      Il tuo nome desti orrore,
      Sia l'obbrobrio d'ogni età!
      Oh fuggite il maledetto
      Terra e cielo griderà!



PARTE SECONDA

        L'EMPIO
        Ecco!... il turbo del Signore è uscito
        Fuori; cadrà sul capo dell'empio.
                                    Gerem. XXX


Scena Prima

Appartamenti nella Reggia.
Abigaille esce con impeto, avendo una carta fra le mani.

ABIGAILLE: Ben io t'invenni, o fatal scritto!... in seno
      Mal ti celava il rege, onde a me fosse
      Di scorno!... Prole Abigail di schiavi!
      Ebben!... Sia tale! - Di Nabucco figlia,
      Qual l'assiro mi crede,
      Che sono io qui?... peggior che schiava! Il trono
      Affida il rege alla minor Fenena,
      Mentr'ei fra l'armi a sterminar Giudea
      L'animo intende!... Ma gli amori altrui
      Invia dal campo a qui mirar!... Oh iniqui
      Tutti, e più folli ancor!... d'Abigaille
      Mal conoscete il core...
      Su tutti il mio furore
      Piombar vedrete!... Ah sì! cada Fenena...
      Il finto padre!... il regno!...
      Su me stessa rovina, o fatal sdegno! -
      Anch'io dischiuso un giorno
      Ebbi alla gioja il core;
      Tutto parlarmi intorno
      Udía di santo amore;
      Piageva all'altrui pianto,
      Soffria degli altri al duol.
      Chi del perduto incanto
      Mi torna un giorno sol?


Scena Seconda

Il Gran Sacerdote di Belo, Magi, Grandi del Regno, e detti.

ABIGAILLE: Chi s'avanza?...
GRAN SACERDOTE (agitato): Orrenda scena
      S'è mostrata agli occhi miei!
ABIGAILLE: Oh che narri!
GRAN SACERDOTE: Empia è Fenena,
      Manda liberi gli Ebrei;
      Questa turba maledetta
      Chi frenare omai potrà?
      Il potere a te s'aspetta...
ABIGAILLE (vivamente): Come?
GRAN SACERDOTE: Il tutto è pronto già.
      Noi già sparso abbiamo fama
      Come il re cadesse in guerra...
      Te regina il popol chiama
      A salvar l'assiria terra.
      Solo un passo... è la tua sorte!
      Abbi cor!
ABIGAILLE (al gran Sacerdote): Son teco!... Va.
      Oh fedel!... di te men forte
      Questa donna non sarà!
      Salgo già del trono aurato
      Lo sgabello insanguinato,
      Ben saprà la mia vendetta
      Da quel seggio fulminar.
      Che lo scettro a me s'aspetta
      Tutti i popolo vedranno!...
      Regie figlie qui verranno
      L'umil schiava a supplicar.
GRAN SACERDOTE, CORO: E di Belo la vendetta
      Con la tua saprà tuonar.


Scena Terza

Sala nella reggia che risponde nel fondo ad altre sale; a destra una porta che conduce ad una galleria, a sinistra un'altra porta che comunica con gli appartamenti della Reggente. È la sera. La sala è illuminata da una lampada; Zaccaria esce con un Levita che porta la tavola della Legge.

ZACCARIA: Vieni, o Levita!... Il santo
      Codice reca! Di novel portento
      Me vuol ministro Iddio!... Me servo manda,
      Per gloria d'Israele,
      Le tenebre a squarciar d'un'infedele.
      Tu sul labbro de' veggenti
      Fulminasti, o sommo iddio!
      All'Assiria in forti accenti
      Parla or tu col labbro mio!
      E di canti a te sacrati
      Ogni tempio echeggierà;
      Sovra gl'idolo spezzati
      La tua legge sorgerà.
      (Entra col Levita negli appartamenti di Fenena.)


Scena Quarta

Leviti, che vengono cautamente dalla porta a destra, indi Ismaele che si presenta dal fondo.

I.: Che si vuol?
II.: Chi mai ci chiama,
      Chi ne invita in dubbio loco?...
ISMAELE: Il Pontefice vi brama...
TUTTI: Isamel!!!
ISMAELE: Fratelli!
TUTTI: Orror!!!
      Fuggi!... va!
ISMAELE: Pietade invoco!
LEVITA: Maledetto dal Signor!
      Il maledetto - non ha fratelli...
      Non v'ha mortale - che a lui favelli!
      Ovunque sorge - duro lamento
      All'empie orecchie - lo porta il vento!
      Sulla sua fronte - come il baleno
      Fulge il divino - marchio fatal!
      Invano al labbro - presta il veleno,
      Invano al core - vibra il pugnal!
ISMAELE (con disperazione): Per amor del Dio vivente
      Dall'anàtema cessate!
      Il terror mi fa demente,
      Oh la morte per pietà!


Scena Quinta

Fenena, Anna, Zaccaria ed il Levita che porta la tavola della legge.

ANNA: Deh fratelli, perdonate!
      Un'ebrea salvato egli ha!
LEVITA, ISMAELE: Oh che narri!...
ZACCARIA: Inni levate
      All'Eterno!... È verità!


Scena Sesta

Il vecchio Abdallo, tutto affannoso, e detti.

ABDALLO: Donna regal! Deh fuggi!... infausto grido
      Sorge che annuncia del mio re la morte!
FENENA: Oh padre!...
ABDALLO: Fuggi!... Il popolo
      Or chiama Abigaille,
      E costoro condanna.
FENENA: A che più tardo?...
      Io qui star non mi deggio!... in mezzo agli empi
      Ribelli correrò...
TUTTI: Ferma! oh sventura!


Scena Settima

Sacerdote di Belo, Abigaille, Grandi, Magi, Popolo, Donne babilonesi.

GRAN SECERDOTE: Gloria ad Abigaille!
      Morte agli Ebrei!
ABIGAILLE (a Fenena): Quella corona or rendi!
FENENA: Pria morirò...


Scena Ottava

Nabucodonosor aprendosi co' suoi guerrieri la via in mezzo allo scompiglio, si getta fra Abigaille e Fenena; prende la corona e postasela in fronte dice ad Abigaille.

NABUCODONOSOR (terrore generale): Dal capo mio la prendi!
TUTTI: S'appressan gl'istanti
      D'un'ira fatale;
      Sui muti sembianti
      Già piomba il terror!
      Le folgori intorno
      Già schiudono l'ale!...
      Apprestano un giorno
      Di lutto e squallor!
NABUCODONOSOR: S'oda or me!... Babilonesi,
      Getto a terra il vostro Dio!
      Traditori egli v'ha resi,
      Volle tôrvi al poter mio;
      Cadde il vostro, o stolti Ebrei,
      Combattendo contro me.
      Ascoltate i detti miei...
      V'è un sol Nume... il vostro Re!
FENENA (atterrita): Cielo!
GRAN SACERDOTE: Che intesi!...
ZACCARIA, ANNA, EBREI: Ahi stolto!...
ABDALLO: Nabucco viva!
NABUCODONOSOR: Il volto
      A terra omai chinate,
      Me Nume, me adorate!
ZACCARIA: Insano! a terra, a terra
      Cada il tuo pazzo orgoglio...
      Iddio pel crin t'afferra,
      Già ti rapisce il soglio!
NABUCODONOSOR (ai guerrieri):E tanto ardisci?... O fidi
      A' miei piedi si guidi,
      Ei perisca col suo popolo...
FENENA: Ebrea con lor morrò.
NABUCODONOSOR (furibondo): Tu menti!... O iniqua, prostrati
      Al simulacro mio.
FENENA: No!... sono Ebrea!
NABUCODONOSOR (prendendola per il braccio): Giù!... prostrati!...
      Non son più Re, son Dio!!

(Rumoreggia il tuono, un fulmine scoppia sulla corona del Re. Nabucodonosor atterrito sente strapparsi la corona da una forza soprannaturale; la follia appare in tutti i suoi lineamenti. A tanto scompiglio succede tosto un profondo silenzio.)

TUTTI: O come il cielo vindice
      L'audace fulminò!
NABUCODONOSOR: Chi mi toglie il regio scettro?...
      Qual m'incalza orrendo spettro!...
      Chi pel crine ohimè m'afferra?
      Chi mi stringe?... Chi m'atterra? -
      O mia figlia!... e tu pur anco
      Non soccorri al debil fianco?...
      Ah fantasmi ho sol presenti...
      Hanno acciar di fiamme ardenti!
      È di sangue il ciel vermiglio,
      Sul mio capo si versò!
      Ah perché, perché sul ciglio
      Una lagrima spuntò?
      Chi mi regge?... io mi manco!...
ZACCARIA: Il Cielo
      Ha punito il vantator!
ABIGAILLE (raccogliendo la corona caduta dal capo di Nabucodonosor):
      Ma del popolo di Belo
      Non fia spento lo splendor!



PARTE TERZA

        LA PROFEZIA
        Le fiere dei deserti avranno in
        Babilonia la loro stanza insieme
        coi gufi, e l'ulule vi dimoreranno.
                                  Gerem. LI


Scena Prima

Orti pensili. Abigaille è sul trono. i Magi, i Grandi sono assisi a' di lei piedi; vicino all'ara ove s'erge la statua d'oro di Belo sta coi seguaci il Gran Sacerdote. Donne Babilonesi, popolo, soldati.

CORO: È l'Assiria una regina,
      Pari a Bel potente in terra;
      Porta ovunque la ruina
      Se stranier la chiama in guerra:
      Or di pace fra i contenti,
      Giusto premio del valor,
      Scorrerà suoi dì ridenti
      Nella gioia e nell'amor.
GRAN SACERDOTE: Eccelsa donna, che d'Assiria il fato
      Reggi, le preci ascolta
      De' fidi tuoi! - Di Giuda gli empi figli
      Perano tutti, e pria colei che suora
      A te nomar non oso...
      Essa Belo tradì...
      (Presenta la sentenza ad Abigaille.)
ABIGAILLE (con finzione): Che mi chiedete!...
      Ma chi s'avanza?...


Scena Seconda

Nabucodonosor con ispida barba e dimesse vesti presentasi sulla scena. Le guardie, alla cui testa è il vecchio Abdallo, cedono rispettosamente il passo.

ABIGAILLE: Qual audace infrange
      L'alto divieto mio?... Nelle sue stanze
      Si tragga il veglio!...
NABUCODONOSOR (sempre fuori di sé): Chi parlare ardisce
      Ov'è Nabucco?
ABDALLO (con divozione): Deh!
      Signor, mi segui.
NABUCODONOSOR: Ove condur mi vuoi? Lasciami!... Questa
      È del consiglio l'aula... Sta!... Non vedi?
      M'attendon essi... Il fianco
      Perché mi reggi? Debil sono, è vero,
      Ma guai se alcuno il sa!... Vo' che mi creda
      Sempre forte ciascun... Lascia... ben io
      Or troverò mio seggio...
      (S'avvicina al trono e fa per salire.)
      Chi è costei?
      Oh qual baldanza!
ABIGAILLE (scendendo dal trono): Escite, o fidi miei!

(Si ritirano tutti.)


Scena Terza

Nabucodonosor ed Abigaille.

NABUCODONOSOR: Donna chi sei?
ABIGAILLE: Custode
      Del seggio tuo qui venni!...
NABUCODONOSOR: Tu?... del mio seggio? Oh frode!
      Da me ne avesti cenni?...
ABIGAILLE: Egro giacevi... Il popolo
      Grida all'Ebreo rubello;
      Porre il regal suggello
      Al voto suo dêi tu!
      (Gli mostra la sentenza.)
      Morte qui sta pei tristi...
NABUCODONOSOR: Che parli tu?
ABIGAILLE: Soscrivi!
NABUCODONOSOR: (M'ange un pensier!)
ABIGAILLE: Resisti?...
      Sorgete Ebrei giulivi!
      Levate inni di gloria
      Al vostro Dio!...
NABUCODONOSOR: Che sento!...
ABIGAILLE: Preso da vil sgomento,
      Nabucco non è più!
NABUCODONOSOR: Menzogna!! A morte, a morte
      Tutto Israel sia tratto!...
      Porgi
      (Pone l'anello reale intorno la carta, e la riconsegna ad Abigaille.)
ABIGAILLE: Oh mia lieta sorte
      L'ultimo grado è fatto!
NABUCODONOSOR: Oh!... ma Fenena?
ABIGAILLE: Perfida
      Si diede al falso Dio!...
      Oh pera!...
      (Da la carta a due guardie che tosto partono.)
NABICODONOSOR (in atto di fermarla): È sangue mio!...
ABIGAILLE: Niun può salvarla!...
NABUCODONOSOR (coprendosi il viso): Orror!!
ABIGAILLE: Un'altra figlia...
NABUCODONOSOR: Prostrati,
      O schiava, al tuo signor!...
ABIGAILLE: Stolto!... qui volli attenderti!...
      Io schiava?...
NABUCODONOSOR (cerca nel seno il foglio che attesta la servile condizione di Abigaille):
      Apprendi il ver!...
ABIGAILLE (traendo dal seno il foglio e facendolo in pezzi):
      Tale ti rendo, o misero
      Il foglio menzogner!...
NABUCODONOSOR: (O di qual onta aggravasi
      Questo mio crin canuto!
      Invan la destra gelida
      Corre all'acciar temuto!
      Ah miserando veglio!...
      L'ombra son io del re.)
ABIGAILLE: (O dell'ambita gloria
      Giorno, tu sei venuto!
      Assai più vale il soglio
      Che un genitor perduto;
      Cadranno regi e popolo
      Di vile schiava al piè.)

(Odesi dentro suono di trombe.)

NABUCODONOSOR: Oh qual suono!...
ABIGAILLE: Di morte è suono
      Per gli Ebrei che tu dannasti!
NABUCODONOSOR: Guardie olà!... tradito io sono!...
      Guardie!...

(Si presentano alcune guardie.)

ABIGAILLE: O stolto!... e ancor contrasti?...
      Queste guardie io le serbava
      Per te solo, o prigionier!
NABUCODONOSOR: Prigionier?...
ABIGAILLE: Sì!... d'una schiava
      Che disprezza il tuo poter!
NABUCODONOSOR: Deh perdona, deh perdona
      Ad un padre che delira!
      Deh la figlia mi ridona,
      Non orbarne il genitor!
      Te regina, te signora
      Chiami pur la gente assira,
      Questo veglio non implora
      Che la vita del suo cor!
ABIGAILLE: Esci!... invan mi chiedi pace,
      Me non move il tardo pianto;
      Tal non eri, o veglio audace,
      Nel serbarmi al disonor!
      Oh vedran se a questa schiava
      Mal s'addice il regio manto!
      Oh vedran s'io deturpava
      Dell'Assiria lo splendor!


Scena Quarta

La sponda dell'Eufrate.
Ebrei incatenati e costretti al lavoro.

      Va pensiero sull'ali dorate,
      Va ti posa sui clivi, sui colli
      Ove olezzano libere e molli
      L'aure dolci del suolo natal!
      Del Giordano le rive saluta,
      Di Sïonne le torri atterrate...
      Oh mia patria sì bella e perduta!
      Oh membranza sì cara e fatal!
      Arpa d'or dei fatidici vati
      Perché muta dal salice pendi?
      Le memorie nel petto riaccendi,
      Ci favella del tempo che fu!
      O simíle di Solima ai fati
      Traggi un suono di crudo lamento,
      O t'ispiri il Signore un concerto
      Che ne infonda al patire virtù!


Scena Quinta

Zaccaria e detti.

ZACCARIA: Oh chi piange? di femmine imbelli
      Chi solleva lamenti all'Eterno?...
      Oh sorgete, angosciati, fratelli,
      Sul mio labbro favella il Signor!
      Del futuro nel bujo discerno...
      Ecco rotto l'indegna catena!...
      Piomba giù sulla perfida arena
      Del lïone di Giuda il furor!
      A posare sui crani, sull'ossa
      Qui verranno le jene, i serpenti!
      Fra la polve dall'aure commossa
      Un silenzio fatal regnerà!
      Solo il gufo suoi tristi lamento
      Spiegherà quando viene la sera...
      Niuna pietra ove surse l'altera
      Babilonia allo stranio dirà!
TUTTI: Oh qual foco nel veglio balena!
      Sul suo labbro favella il Signor...
      Sì, fia rotta l'indegna catena,
      Già si scuote di Giuda il valor!



PARTE QUARTA

        L'IDOLO INFRANTO
        Bel è confuso; i suoi idoli sono rotti in pezzi.
                                          Gerem. XLVIII.


Scena Prima

Appartamenti nella reggia come nella parte seconda.
Nabucodonosor seduto sopra un sedile, trovasi immerso in profondo sopore.

NABUCODONOSOR (svegliandosi tutto ansante):
      Son pur queste mie membra!... Ah! fra le selve
      Non scorreva anelando
      Quasi fiera inseguita?...
      Ah sogno ei fu... terribil sogno! Or ecco,
      (Applausi al di fuori.)
      Ecco il grido di guerra!... Oh la mia spada!...
      Il mio destrier, che a le battaglie anela
      Come fanciulla a danze!
      O prodi miei!... Sïonne,
      La superba cittade, ecco torreggia...
      Sia nostra, cada in cenere!
VOCI DAL DI FUORI: Fenena!
NABUCODONOSOR: Oh sulle labbra de' miei fidi il nome
      Della figlia risuona! Ecco! Ella scorre
      (S'affaccia alla loggia.)
      Tra le file guerriere!... Ohimè!... traveggo?
      Perché le mani di catene ha cinte?...
      Piange!...
VOCI DAL DI FUORI: Fenena a morte.

(Il volto di Nabucodonosor prende una nuova espressione; corre alle porte, e, trovatele chiuse, grida.)

NABUCODONOSOR: Ah prigioniero io sono!
      (Ritorna alla loggia, tiene lo sguardo fisso verso la pubblica via, indi si tocca la fronte ed esclama:)
      Dio degli Ebrei perdono!
      (S'inginocchia.)
      Dio di Giuda!... l'ara, il tempio
      A te sacro, sorgeranno...
      Deh mi togli a tanto affanno
      E i miei riti struggerò.
      Tu m'ascolti!... Già dell'empio
      Rischiarata è l'egra mente!
      Dio verace, onnipossente
      Adorarti ognor saprò.
      (Si alza e va per aprire con violenza la porta.)
      Porta fatale, oh t'aprirai!...


Scena Seconda

Abdallo, guerrieri Balilonesi, e detto.

ABDALLO: Signore,
      Ove corri?
NABUCODONOSOR: Mi lascia...
ABDALLO: Uscir tu brami
      Perché s'insulti alla tua mente offesa?
GUERRIERI: Oh noi tutti qui siamo in tua difesa!
NABUCODONOSOR (ad Abdallo): Che parli tu?... la mente
      Or più non è smarrita!... Abdallo, il brando,
      Il brando tuo...
ABDALLO (sorpreso e con gioia): Per acquistare il soglio
      Eccolo, o re!...
NABUCODONOSOR: Salvar Fenena io voglio.
ABDALLO, GUERRIERI: Cadran, cadranno i perfidi
      Come locuste al suol!
      Per te vedrem rifulgere
      Sovra l'Assiria il sol!
NABUCODONOSOR: O prodi miei seguitemi,
      S'apre alla mente il giorno;
      Ardo di fiamma insolita,
      Re dell'Assiria io torno!
      Di questo brando al fulmine
      Gli empi cadranno al suol;
      Tutto vedrem rifulgere
      Di mia corona al sol.


Scena Terza

Orti pensili come nella parte seconda.
Zaccaria, Anna, Fenena, il Sacerdote di Belo, Magi, Ebrei, Guardie, popolo.
Il Sacerdote di Belo è sotto il peristilio del tempio presso di una ara espiatoria, a' lati della quale stanno in piedi due sacrificatori armati di asce. Una musica cupa e lugubre annuncia l'arrivo di Fenena e degli Ebrei condannati a morte; giunta Fenena nel mezzo della scena si ferma e s'inginocchia davanti a Zaccaria.

ZACCARIA: Va! la palma del martirio,
      Va! conquista o giovinetta;
      Troppo lungo fu l'esiglio,
      È tua patria il ciel... t'affretta!
FENENA: Oh dïschiuso è il firmamento!
      Al Signor lo spirito anèla...
      Ei m'arride, e cento e cento
      Gaudi eterni a me disvela!
      O splendor degli astri addio!...
      Me di luce irradia Iddio!
      Già dal fral, che qui ne impiomba,
      Fugge l'alma e vola al ciel!
VOCE DAL DI DENTRO: Viva Nabucco!
TUTTI: Qual grido è questo!
VOCI C.S.: Viva Nabucco!
GRAN SACERDOTE: Si compia il rito!


Scena Quarta

Nabucodonosor accorrendo con ferro sguainato, seguito dai guerrieri e da Abdallo.

NABUCODONOSOR: Empi, fermate! - l'idol funesto,
      Guerrier, struggete - qual polve al suol!

(L'idolo cade infranto da sé.)

TUTTI: Divin prodigio!
NABUCODONOSOR: Torna Israello,
      Torna alle gioie - del patrio suol!
      Sorga al tuo Nume - tempio novello...
      Ei solo è grande - è forte Ei sol!
      L'empio tiranno - Ei fe' demente,
      Del re pentito - die' pace al seno...
      D'Abigaille - turbò la mente,
      Sì che l'iniqua - bevve il veleno!
      Ei solo è grande - è forte Ei sol!
      Figlia, adoriamlo - prostrati al suol.
TUTTI (inginocchiati): Immenso Jeovha,
      Chi non ti sente?
      Chi non è polvere
      Innanzi a te?
      Tu spandi un'iride?...
      Tutto è ridente;      Tu vibri il fulmine?...
      L'uom più non è,
      (Si alzano.)
ZACCARIA (agli Ebrei): Ecco venuto, o popolo,
      Delle promesse il dì!
NABUCODONOSOR: Oh chi vegg'io?...
CORO: La misera
      A che si tragge or qui?


Scena Ultima

Abigaille sorretta da due donne Babilonese e detti.

ABIGAILLE ( Fenena): Su me... morendo... esanime...
      Discenda il tuo... perdono!...
      Fenena!... io... fui colpevole...
      Punita or... ben... ne sono!
      (ad Ismaele): Vieni!... costor s'amavano...
      (a Nabucodonosor): Fidan lor speme... in te!
      Or chi mi toglie... al ferreo
      Pondo del... mio... delitto?...
      (agli Ebrei): Ah!... tu dicesti... o popolo...
      Solleva... Iddio... l'afflitto!...
      Te chiamo... o Dio... te... venero!...
      Non... male...di...re a me!!...
TUTTI: Spirò...
ZACCARIA (a Nabucodonosor): Servendo a Jeovha
      Sarai de' regi il Re.

ste �1!�&> �=� �c3 s=pirbattuta>LEONE — non me ne aveva detto nulla, capisci?
SILIA E come sai allora che è “una mia follia”?
LEONE Ah, questo, potevo supporlo da me! Ma veramente —
GUIDO — sì, questo gliel’ho detto io, che è una follia, e lo confermo!
SILIA (con gran voce, al colmo dell'esasperazione) Statevi zitto, perché nessuno vi dà il diritto di giudicare della mia suscettibilità!
Pausa: poi, volgendosi al marito come se gli sparasse in petto:
Tu sei sfidato!
LEONE Come? Io, sfidato?
GUIDO Ma che sfidato! No!
SILIA Sfidato! Sfidato!
LEONE E chi mi ha sfidato?
GUIDO Ma no…
SILIA Ma sì, sfidato! Non so bene, so lui ha sfidato te, o se tu devi sfidare lui; non m'intendo di queste cose; so che ho qua il biglietto di quel miserabile…
Lo cava dalla borsetta
eccolo qua!
Lo dà a Leone.
Vai subito a vestirti e corri in cerca delle due persone che debbono rappresentarti.
LEONE Piano… piano…
SILIA No. subito! devi far subito! senza dare ascolto a questo signore, che ti vuol far credere a una mia follia, perché così gli conviene!
LEONE Ah, gli conviene?
GUIDO (indignato, fremente) Ma che mi conviene! Scusate, che cosa volete che mi convenga?
SILIA Vi conviene! vi conviene! Per miracolo non lo scusate, là… quel mascalzone….
LEONE (guardando il biglietto) Ma chi è?
GUIDO Il marchese Aldo Miglioriti.
LEONE Tu lo conosci?
GUIDO Lo conosco benissimo! Una delle migliori lame della nostra città, capisci?
SILIA Ah, per questo dunque?
GUIDO (pallido, vibrante) Che, per questo? Che intendete dire?
SILIA (come tra sé, con scherno e sdegno) Per questo… per questo…
LEONE Ma insomma posso sapere che cosa è accaduto? perché sarei sfidato? perché dovrei sfidare?
SILIA (scattando) Perché sono stata insultata, oltraggiata. vigliaccamente, sanguinosamente, capisci? in casa mia, per causa tua… perché sola, senza difesa… insultata, oltraggiata… con le mani addosso, qua… a frugarmi… qua, in petto… capisci?… perché hanno sospettato ch'io fossi… ah!
Si copre il volto con le mani, e rompe in un pianto stridulo, convulso, d'onta, di rabbia
LEONE Ma come?… da questo marchese?
SILIA Erano in quattro… tu li hai visti!
LEONE Ah! quei quattro signori ch'erano accanto al portone?
SILIA Quelli, quelli, sì; sono saliti, hanno forzato la porta…
GUIDO Ma se erano brilli! se non erano in sensi!
LEONE Ah… come? Tu c'eri?
A questa domanda, grave di finto stupore, succede una pausa di smarrimento in Silia e in Guido.
GUIDO Sì… ma… non….
SILIA (rinfrancandosi subito, aggressiva) E che volevi, che mi difendesse lui? Doveva difendermi lui? Quando mio marito aveva allora allora voltato le spalle, lasciandomi esposta all'aggressione di quattro giovinastri, che, se lui si fosse fatto avanti —
GUIDO (interrompendo) — io ero di là, capisci? —
SILIA (precisando) — nel salotto da pranzo —
LEONE (placidissimo) — bevevi qualche altro bicchierino?
SILIA (scattando con furia) Ma se me lo dissero, se me lo dissero: “Se ci hai di là qualche signore, fai pure con comodo, sai?”. Non ci mancava altro, per finire di compromettermi, che lui si mostrasse! Guai, guai, se lo avesse fatto! Per fortuna, lo comprese!
LEONE Ho capito… ho capito… Ma io sono meravigliato, Silia… no, che dico meravigliato? stupefatto addirittura, che nella tua testolina sia potuto entrare anche questo discernimento, cara!
SILIA (stonata, non comprendendo) Che discernimento?
LEONE Ma che toccava a me di difenderti, perché il marito sono io, e tu la moglie, e lui… uno che, ma sì, Dio liberi, se fosse entrato in quel momento, tra quei quattro avvinazzati — (tanto più che un po' brillo doveva essere anche lui)…
GUIDO Ma che brillo! T’assicuro che io non sono entrato per prudenza.
LEONE E hai fatto benone, caro! Il miracolo è qua, è qua: in questa testolina che ha potuto capire codesta tua prudenza… che tu l'avresti compromessa, se ti fossi mostrato… e non t'ha chiamato in difesa, mentr'era aggredita da quei quattro —
SILIA (subito, quasi infantilmente) — che mi stavano addosso, sai? tutti, con le mani addosso… per strapparmi la veste —
LEONE (a Guido) — capisci? e pensò a me! che toccava a me! È tal miracolo questo, che subito, eccomi qua, subito, subito, sì, sono dispostissimo a fare tutto quel che mi tocca!
SILIA (stupita, pallidissima, quasi non credendo ai suoi orecchi) Ah, benissimo!
GUIDO (subito) Come! Tu accetti?
LEONE (piano, sorridendo) Ma sicuro che accetto! Scusa. Per forza. Non sei coerente!
GUIDO (con stupore) Io?
LEONE Ma sì, tu! tu! Perché la mia accettazione è una conseguenza diretta e precisa della tua prudenza.
SILIA (trionfante) È vero? Mi pare!
Batte le mani.
GUIDO (stordito) Come… scusate… come, della mia prudenza?
LEONE (grave) Rifletti un poco. Se lei è stata così oltraggiata, e tu hai fatto bene a essere così prudente, viene perfettamente di conseguenza che a sfidare debbo essere io!
GUIDO Ma nient'affatto! No! Nient'affatto! Perché la mia prudenza è stata… perché… perché capii che mi sarei trovato di fronte a quattro incoscienti —
SILIA (di nuovo scattando) — non è vero!
GUIDO (a Leone) Tu capisci: nel vino, avevano sbagliato porta; hanno chiesto scusa!
SILIA Non l'ho accettata! Comoda, la scusa, dopo l'oltraggio! Non dovevo accettarla! Ma guarda! come se l'avessero chiesta a lui! Come se avessero insultato e oltraggiato lui, mentre per prudenza si teneva discosto!
LEONE (a Guido) Vedi? Tu ora guasti tutto, mio caro!
SILIA L'oltraggio è stato fatto a me!
LEONE (a Guido) È stato fatto a lei!
A Silia:
E subito tu, è vero? pensasti a tuo marito!
A Guido;
Scusami, caro: vedo che, proprio, tu non riesci a rifletter bene.
GUIDO (esasperato, notando la perfidia di Silia) Ma lasciami stare! Che vuoi che rifletta!
LEONE (concedendo, sempre con aria grave) Hai ragione, sì, hai ragione di dire che tu l'avresti compromessa, ma non perché erano ubriachi, intendi? Questa, se mai, potrebbe essere una scusa per me, perché io non li sfidi, perché io non li chiami a rispondere dell'oltraggio fatto a lei…
SILIA (disillusa) Come?
LEONE (subito) Dico se mai, sta' tranquilla!
A Guido:
Ma non può essere una scusa per la tua prudenza, ché anzi, via… se erano ubriachi, potevi benissimo esser meno prudente.
SILIA E già! Verissimo… Con degli ubriachi… un signore che si trovi a visita… Non era ancora mezzanotte!
GUIDO (insorgendo) No, Come? Se voi…
LEONE (precipitosamente, rivolto a Silia) No, no, no, no, scusa! Ha fatto bene, l’hai detto tu stessa! Come anche tu hai fatto bene a pensare a me. Avete fatto benissimo tutt'e due!
GUIDO (tra due fuochi) Ma no… ma io…
LEONE Lascia fare! Son così contento io ch'ella abbia visto per la prima volta un pernio: quello che mi tiene infisso nella mia parte assegnata, di marito! Figùrati se voglio romperglielo! Cara, sì, sì, tuo marito, e tu sei la moglie, e lui… e lui naturalmente sarà il padrino!
GUIDO (scattando) Ah no, sai! Te lo puoi scordare!
LEONE Perché no, scusa?
GUIDO Perché io non accetto!
LEONE Non accetti?
GUIDO No!
LEONE Ma tu devi per forza accettare.
GUIDO Ti dico di scordartelo! Io non accetto.
SILIA (mordace) Sarà per la stessa prudenza…
GUIDO (esasperato) Ma, signora!
LEONE (conciliante) Scusate… scusate, amici miei… Ragioniamo.
A Guido:
Guarda: puoi negare che tu presti a tutti in città i tuoi uffici cavallereschi? Ricorrono a te, tutti! Non passa un mese, perdio, che non hai per le mani un duello, padrino di professione! Sarebbe da ridere, via! Che direbbe la gente che ti sa tanto amico mio e così pratico di queste cose, se io, proprio io, mi rivolgessi ad altri?
GUIDO Puoi pure rivolgerti ad altri, perché io non accetto!
LEONE (guardandolo fermamente negli occhi) In questo caso me ne dovresti dire la ragione. E non puoi!
Cambiando tono:
Dico… non puoi averne, via, né davanti a me, né davanti agli altri.
GUIDO Ma come non ne ho, scusa? se per me qui non c'è luogo a duello?
LEONE Questo non devi dirlo tu!
SILIA Io ho costretto quel signore a lasciarmi il suo biglietto da visita; ho gridato avanti a tutti…
LEONE Ah, è accorsa gente?
SILIA Sì, alle mie grida! E hanno detto tutti ch'era bene dar loro una solenne lezione!
LEONE E dunque, vedi? Scandalo pubblico!
A Silia:
Tu hai ragione!
Di nuovo a Guido:
Via, via, inutile discutere, caro!
GUIDO (cambiando, per ingrazionirsi Silia di nuovo) Oh, per me, alla fine, se credi, ti porto pure al macello!
SILIA (con scatto, cominciando a pentirsi, vedendosi lasciata sola) Oh, via! Non esageriamo adesso!
GUIDO Al macello, al macello, signora! Lui lo vuole: lo porterò al macello!
LEONE No… veramente, ecco, io non c'entro, lo state volendo voi…
SILIA Ma non ci sarà mica bisogno di fare un duello all'ultimo sangue!
GUIDO Ah no, scusate, signora: qui sta tra due: farlo o non farlo. Se si fa, dev'essere per forza gravissimo!
LEONE Senza dubbio, senza dubbio!
SILIA Perché?
GUIDO Ma perché se vado a portar la sfida, per questo solo fatto, vuol dire che non li considero come ubriachi —
LEONE — giustissimo —
GUIDO — e l'insulto fatto a voi assume un'estrema gravità! —
LEONE — perfettamente!
SILIA Ma sta a voi mitigare…
GUIDO Non posso! Come potrei?
LEONE Hai ragione!
A Silia:
Non può!
GUIDO Anche perché se il Miglioriti si vede negata ogni considerazione dello stato in cui si trovava, delle scuse che ha chiesto per lo sbaglio —
LEONE —ma sicuro, sì! —
GUIDO — per ripicco, tu capisci? —
LEONE — naturalissimo! —
GUIDO — vorrà le condizioni più gravi!
LEONE Gli parrà una provocazione… Spadaccino!
GUIDO Pensaci bene, oh! Una delle nostre migliori lame, te l'ho detto. E tu, una spada, non sai neppure com'è fatta!
LEONE Ah no, davvero! Ma ci penserai tu! Che vuoi che m’impicci io di codeste cose?
GUIDO Come ci penserò io?
LEONE Io non ci penso di certo!
GUIDO Ma tu intendi la mia responsabilità?
LEONE Tutta… gravissima… lo so! Ti compiango! Ma tu devi far la tua parte, com'io la mia. Il giuoco è questo. L'ha capito finanche lei! Ciascuno la sua, fino all'ultimo; e stai pur sicuro che dal mio pernio io non mi muovo, avvenga che può. Mi vedo e vi vedo giocare, e mi diverto. Basta.
Il campanello suona di nuovo alla porta. Filippo attraversa la scena, torbido, quasi furente, per andare ad aprire.
LEONE (seguitando) Quel che mi preme soltanto è di far presto. Vai, vai. Pensa tu a tutto… Oh, c'è bisogno di denari?
GUIDO No, che denari, adesso!
LEONE Perché m’hanno detto che ce ne vogliono molti.
GUIDO Va bene; poi… poi…
LEONE Faremo i conti poi.
GUIDO Ti va Barelli per testimonio?
LEONE Ma sì, Barelli, o un altro…


Scena quarta
Detti, dottor Spiga.

LEONE (vedendo entrare il dottor Spiga) Vieni, vieni avanti, Spiga.
Guido che s'è avvicinato, pallido, convulso, a Silia:
Oh, a proposito… guarda, Guido, abbiamo qua anche il dottore.
GUIDO Ah, buon giorno, dottore.
LEONE Se tu gli hai fiducia…
GUIDO Ma veramente…
LEONE È bravo, sai? Chirurgo esimio. Per non scomodarlo troppo però, sto pensando,
voltandosi verso Guido che parla con Silia:
oh, stammi a sentire! Noi siamo qua come due romiti nel deserto. Qua sotto ci sono gli orti. Si potrebbe far qua, presto presto, domattina.
GUIDO Si, va bene, lasciami fare, lasciami fare adesso; non mi frastornare!
Saluta Silia.
Caro dottore…
A Leone
A presto. O piuttosto, aspetta. Avrò tanto da fare: ti manderò Barelli. Io verrò stasera. A rivederci.
Via per la comune.


Scena quinta
Detti, meno Venanzi.

SPIGA Di grazia, di che si tratta?
LEONE Vieni, vieni… Ti presento prima alla mia signora…
SPIGA Oh… ma come?
LEONE (a Silia) Il dottor Spiga, mio amico, coinquilino e imperterrito contraddittore!
SPIGA Fortunatissimo, signora… Si tratta, dunque…
Sottintende: “d'una riconciliazione?”
Ah, ma mi congratulo lo stesso, benché forse per me ne dipenderà la perdita d'una cara compagnia, a cui mi ero assuefatto.
LEONE Ma no, che hai capito?
SPIGA Che ti riconcilii con tua moglie.
LEONE Ma no, caro! Noi non siamo mica separati. Viviamo in perfetto accordo, divisi. Non c'è bisogno di riconciliazione.
SPIGA Ah… ma… allora, scusa… Già! per questo dicevo, che c'entrava con la riconciliazione la mia chirurgia?
A questo punto si fa avanti Filippo, detto Socrate, che non riesce più a contenere la furiosa indignazione contro il padrone.
FILIPPO C'entra benissimo, signor dottore! E la sua chirurgia è niente! Tutte le cose più assurde, tutte le cose più pazze possono entrare qua! Ah, ma io me ne vado! me ne vado! io vi pianto!
S'avvia con gesti furiosi verso la cucina.
LEONE (a Spiga) Vai, vai; cerca di placarmelo! Bergson, Bergson, caro mio! Effetto disastroso!
SPIGA (ride, poi spinto da Leone verso l'uscio a sinistra, si volta) Con permesso, signora.
Impuntandosi:
Ma scusa, non vedo ancora come c'entri la mia chirurgia.
LEONE Vai, vai: te lo spiegherà lui.
SPIGA Uhm!
Esce.


Scena sesta
Leone, Silia.

LEONE (va dietro la seggiola su cui Silia sta seduta, assorta; si china a guardarla e le dice con dolcezza) Ebbene? sei rimasta lì… Non dici più nulla?
SILIA (stenta a parlare) Non… non m'immaginavo che… che tu… —
LEONE — che io —?
SILIA — dovessi dire di sì.
LEONE Tu sai bene che io ti ho detto sempre di sì.
SILIA (scattando in piedi, convulsa, in preda ai più scomposti sentimenti, d'irritazione per questa placida, esasperante arrendevolezza del marito, di rimorso per ciò che ha fatto, di dispetto per l'amante che ha prima voluto sottrarsi a ogni responsabilità, e poi, credendo d'assecondar lei, per non perderla, ha passato ogni misura) Non posso soffrirlo! non posso soffrirlo!
È quasi per piangere.
LEONE (fingendo di non comprendere) Come? ch'io ti abbia detto di sì?
SILIA Anche! Ma tutto… tutto questo…
allude a Venanzi,
per colpa tua, se ne debba profìttare.
LEONE Per colpa mia?
SILIA Ma sì! ma sì! per colpa tua, di codesta tua imperdonabile, inqualificabile indifferenza!
LEONE (la guarda) Parli di… questa d'ora… o in generale… verso te?
SILIA Di tutta! sì, sempre! Ma di questa d'ora, specialmente!
LEONE Ti pare che se ne sia approfittato?
SILIA E non hai visto all'ultimo? Pareva che non volesse affatto saperne; e poi, vedendoti così remissivo, chi sa che condizioni sarà andato a fare!
LEONE Forse sei un po' ingiusta verso di lui.
SILIA Ma se gli ho detto che cercasse di mitigare, di non esagerare adesso…
LEONE Già, ma prima lo avevi spinto.
SILIA Perché negava.
LEONE È vero. Già. Gli pareva che non ne avessi ragione.
SILIA E tu?
LEONE Io, che cosa?
SILIA Che credi tu?
LEONE E come, non hai visto? Ho detto di sì.
SILIA Ma forse tu credi che io abbia a mia volta esagerato.
LEONE Tu hai detto a lui, e mi pare che abbia detto bene, che è questione di suscettibilità.
SILIA Forse avrò un po' esagerato, ma per causa sua!
LEONE Eh già; perché negava.
SILIA E appunto per questo nella mia esagerazione non doveva poi trovare il pretesto, mi pare, per esagerare anche lui!
LEONE Ma! L'hai un po' punto… Anche per lui, questione di suscettibilità. Avete esagerato un poco tutti e due, ecco.
SILIA (dopo una pausa lo guarda, stupita) E tu, indifferente?
LEONE Permetterai ch'io mi difenda come so e posso.
SILIA Credi che codesta indifferenza ti possa giovare?
LEONE Eh! altro!
SILIA Se è un così bravo spadaccino!
LEONE Per lui, per il signor Guido Venanzi! Per me che vuoi che sia?
SILIA Se non sai neppure tenere in mano una spada.
LEONE Non mi serve. Mi basterà, stai sicura, questa indifferenza, per aver coraggio, non già davanti a un uomo, che è nulla; ma davanti a tutti e sempre. Vivo in tal clima, cara, che posso non curarmi di niente; della morte come della vita. figurati poi del ridicolo degli uomini e dei loro meschini giudizii. Non temere. Ho capito il giuoco.


Scena settima
Detti, il dottor Spiga e la voce di Socrate.

Dall'interno della cucina, a questo punto prorompe
LA VOCE DI SOCRATE Ma andateci nudo!
SPIGA (venendo fuori dall'uscio a sinistra) Ma che nudo! Costui è un energumeno! Scusate… scusi tanto, signora…
LEONE (ridendo) Che cos'è?
SPIGA Ma come? Un duello, davvero? Tu?
LEONE Non ti sembra verosimile?
SPIGA (guarda, impacciato, Silia) Ma… no, dico… scusi, signora… È che io… non so che diavolo m'ha detto quello li… Tu hai mandato a sfidare?
LEONE Sì, sì.
SPIGA Perché hai riconosciuto —
LEONE — che toccava a me, senza dubbio. Hanno insultato mia moglie.
SPIGA Ah, scusi, signora… Non voglio intromettermi…
A Leone.
Ma è che io, capisci? io… io non ho mai assistito a un duello….
LEONE Oh, neanche io. Siamo pari. Vuol dire che assisterai a una cosa nuova.
SPIGA Già, ma… dico per… per le formalità, capisci? Come… come dovrei vestirmi, per esempio?
LEONE (ridendo) Ah, ora capisco! Lo domandavi a Socrate?
SPIGA M'ha detto nudo. Non vorrei far cattiva figura…
.LEONE Povero amico mio! Ma non lo so neanche io come si vestano i medici che assistono ai duelli. Lo domanderemo a Venanzi, non temere.
SPIGA E… debbo portare i ferri, è vero?
Rientra in iscena Filippo.
LEONE Certo.
SPIGA È a… a condizioni gravi, mi ha detto.
LEONE Pare.
SPIGA Spada?
LEONE Pare.
SPIGA Basterà portar la borsetta?
LEONE Senti: si farà qua sotto, dove sono gli orti. Ti sarà facile portare tutto ciò che ti occorrerà.
SPIGA Ah! bene! Ah, benone! Se si fa qua sotto…
Si sente sonare il campanello alla porta. Filippo va ad aprire.
SILIA Sarà lui? Possibile, così presto?
SPIGA Lui, Venanzi? Ah bravo… Cosi domanderò…
Filippo riattraversa in senso inverso la scena per rientrare in cucina.
LEONE (a Filippo) Chi era?
FILIPPO (forte, asciutto, sgarbato) Non lo so! Un signore con le sciabole. Eccolo!
Rientra in cucina.


Scena ottava
Detti, Barelli.

Barelli entra per l'uscio a destra con due spade involte nella custodia di panno verde sotto i1 braccio e una scatola ove sono custodite due pistole.
BARELLI Permesso?
LEONE (facendosi all'uscio a destra) Avanti, avanti, Barelli! — Oh! Con tutto questo armamentario?
BARELLI (sbuffante) Ah, senti, caro mio: sono cose da pazzi… da idioti…
A un segno di Leone allusivo alla moglie:
Che cos'è?
LEONE Ti presento alla mia signora.
A Silia:
Barelli, tiratore formidabile.
BARELLI (s'inchina).
LEONE Il dottor Spiga.
SPIGA Felicissimo!
Gli stringe la mano; poi senza lasciargliela, volgendosi a Leone:
Posso…?
LEONE (interrompendo) Aspetta! Poi, poi…
BARELLI Io non ho mai visto una cosa simile! Mi perdoni, signora; ma se non lo dico, io… io ci faccio una malattia, ecco. Ma come? Si dà un mandato tassativo?
LEONE Che vuol dire? Spiègati.
BARELLI Come! L'hai dato, e non lo sai?
LEONE Ma che vuoi che sappia di codeste cose io!
SILIA Un mandato… come?
SPIGA Tassativo! Uhm!
BARELLI Ma vuol dire senza discutere. Senza prima tentare se c'è modo d'accomodar la vertenza… È fuori d'ogni legge, d'ogni regola, proibito severissimamente! Là per là, signori miei, quasi in piedi, si trovano pronti quegli altri due, e in quattro e quattr'otto, per miracolo, non s'arriva al cannone!
SPIGA Al cannone?
SILIA Come sarebbe a dire?
BARELLI Ma sì! Cose da pazzi! Prima alla pistola…
SILIA Alla pistola?
LEONE (a Silia) Ma forse per schivar la spada, capisci? Perché il Miglioriti, certo, con la pistola…
BARELLI Che dici? Quello? Ma quello t'imbrocca un soldo incastrato in un albero, a venti passi!
SILIA E ha proposto lui, il Venanzi, la pistola?
BARELLI Lui! Lui! Ma com'è? impazzito?
SILIA L'ho detto io!
SPIGA Ma… ma come c'entra, scusi, il soldo?
BARELLI Che soldo?
LEONE (a Spiga) Taci, taci, amico mio: non sono cose per noi…
BARELLI Prima scambio di due palle alla pistola, e poi alla spada, e a che condizioni!
SILIA Ah, senti? senti? Poi anche alla spada! Non gli è bastata la pistola! Anche alla spada?
BARELLI Ma no, signora! La spada è stata scelta d'accordo. La pistola è stato un di più; così, come per una gara… per scherzare anche materialmente col fuoco!
.SILIA Ma questo è un assassinio!
BARELLI Si, signora. Pare anche a me! Ma mi perdoni: stava proprio a lei d'impedirlo!
SILIA Come? Io? Ma qua c'è lui che può dirlo!
Indica Leone.
LEONE Sì, sì.
SILIA Non ho mica voluto io che s'arrivasse a una cosa così grave.
LEONE (forte, imperioso a Barelli) Oh, basta! Mi sembra inutile, scusa, che tu ti metta adesso a discutere con lei.
BARELLI No… ma perché, tu non sai… c'è tutta la città piena… non si parla d'altro…
SILIA E si dice che io —?
BARELLI — non lei! Lui, il Venanzi, signora!
a Leone:
Tu capisci… non è contro te… tu non c'entri! L'odio, la rabbia di Miglioriti sono contro di lui, di Venanzi. Perché s'è saputo (e qui la signora può dirlo; ma me l'ha confessato lui stesso del resto) s'è saputo, capisci? che lui era là… là… a visita… E non ha impedito! trattenuto forse da… non so… non credo screzii, no, ma gelosie, ecco, di sala d'armi, col Miglioriti. Signori miei, si nasconde; non impedisce; non soffoca lo sconcio scandalo… (perché erano proprio ubriachi) e per giunta, ora va lì a sfidare… Cose… cose incredibili! Io… io per me… non so più dove sono!
SPIGA (a Leone) Senti, caro… potrei…
LEONE (con uno scatto) Abbi pazienza, amico mio!
SPIGA No… dico… poiché si deve far qui vicino…
BARELLI Qua sotto, sì: domattina alle sette. Guarda: ho portato qui due spade…
LEONE (subito, fingendo di non comprendere) Te le devo pagare?
BARELLI Ma no, che pagare! Sono le mie… Voglio insegnarti un po'… farti provare…
LEONE (calmo) A me?
BARELLI E a chi? a me?
LEONE (ridendo) No, no, no, no, grazie. Non ce n'è bisogno!
BARELLI Come non ce n'è bisogno, scusa?
Prende una delle spade.
Scommetto che tu non l'hai mai neppure veduta, una spada… come s'impugna…
SILIA (tremando alla vista dell'arma impugnata) Per carità… per carità…
LEONE (forte) Basta, Barelli. Mi pare che voglia scherzare anche tu, ora.
BARELLI Ma io non scherzo nient'affatto! Bisogna che almeno tu impari a tenerla…
LEONE E io ti dico basta!
Reciso:
Basta! Lo dico a te e a tutti. Lasciatemi tranquillo.
BARELLI Ma sì, è bene… è bene soprattutto che tu stia tranquillo.
LEONE Non dubitare che ci starò; però tutto questo ormai dura da troppo; ho bisogno di respirare un po', ecco. Se tu vuoi scherzare, con quei gingilli là, stasera, quando verrà Venanzi, ci scherzerete un po' tra voi due che siete così bravi, e io starò a vedere. Va bene? Intanto, lasciale lì, e tu… non te n'avere a male, vattene, ti prego.
BARELLI Ah, per me… come vuoi…
LEONE E anche tu, dottore… scusa…
SPIGA Ma figùrati!
LEONE Potrai domandare a lui tutte le informazioni che ti bisognano.
BARELLI (inchinandosi a Silia) Signora…
Silia china appena il capo.
SPIGA Signora gentilissima…
Le stringe la mano. A Leone:
A rivederci allora, eh? Tranquillo… tranquillo…
LEONE Ma sì! Addio.
BARELLI A questa sera, dunque.
LEONE A rivederci.
Barelli e Spiga escono.


Scena nona
Leone, Silia, poi Filippo.

LEONE, Ah, Dio mio, basta, basta. Non ne posso più veramente!
SILIA Me ne vado anch'io…
LEONE No, tu rimani, se vuoi, purché però non mi parli più di questa faccenda.
SILIA Non sarebbe possibiIe. E poi… non sarei sicura di me, se egli capitasse qui, come può, da un momento all'altro.
LEONE (ride forte, a lungo).
SILIA (irritata fieramente del riso di lui) Non ridere! non ridere!
LEONE Ma rido sinceramente, sai? Perché godo, tu non puoi saper quanto, a vederti così cambiare.
SILIA (quasi per piangere) Ma non ti sembra naturale?
LEONE Sì, e proprio per questo godo: perché sei così naturale!
SILIA (pronta, rabbiosa) Tu no, invece!
LEONE Ah, questo è positivo. Ma guai se fossi!
SILIA Non ti capisco… non ti capisco… non ti capisco…
Dice questo, prima con angoscia quasi rabbiosa, poi con ammirazione, poi con un tono quasi supplice.
LEONE (carezzevole, accostandosi) Non puoi, cara. Ma è meglio così, credi.
Pausa. Poi a bassa voce:
Capisco io.
SILIA (alzando appena lo sguardo su lui, con terrore) Che capisci?
LEONE (calmo) Quello che tu vuoi.
SILIA (c.s.) Che voglio?
LEONE Lo sai… e non lo sai tu stessa, quello che vorresti.
SILIA (c.s. quasi mendicando una scusa) Oh Dio, Leone, io temo d'esser pazza.
LEONE Ma no! che pazza!
SILIA Sì, sì… d'aver commesso davvero una pazzia…
LEONE Non temere. Ci sono qua io.
SILIA Ma come farai?
LEONE Come ho sempre fatto, dacché tu me ne facesti vedere la necessità.
SILIA Io?
LEONE Tu.
SILIA Che necessità?
LEONE (pausa, poi, piano) D'ucciderti.
Pausa.
Non credi che più d'una volta tu me ne abbia dato la ragione? Sì, via! Ma era una ragione che partiva armata da un sentimento, prima d'amore, poi di rancore. Bisognava disarmare questi due sentimenti: vuotarsene. E io me ne sono vuotato, per far cadere quella ragione, e lasciarti vivere, non come vuoi, perché non lo sai tu stessa: come puoi, come devi, dato che non t'è possibile fare come me.
SILIA (supplice) Ma come fai tu?
LEONE (dopo una pausa, con gesto vago e triste) M'astraggo.
Pausa.
Credi che non sòrgano impeti di sentimenti anche in me? Ma io non li lascio scatenare; io li afferro, li domo; li inchiodo. Hai visto le belve e il domatore nei serragli? Ma non credere: io, che pure sono il domatore, poi rido di me perché mi vedo come tale in questa parte che mi sono imposta verso i miei sentimenti; e ti giuro che qualche volta ti verrebbe voglia di farmi sbranare da una di queste belve… anche da te, che ora mi guardi così mansueta e pentita… Ma no! perché, credi: è tutto un giuoco. E questo sarebbe l'ultimo e toglierebbe per sempre il gusto di tutti gli altri. No, no… Vai, vai…
SILIA (esitante, quasi offrendosi) Vuoi che… rimanga?
Trema.
LEONE Tu?
SILIA O vuoi che torni stasera, quando tutti se ne saranno andati?
LEONE Ah… no, cara. Tutta la mia forza, allora…
SILIA Ma no, per starti vicina… per assisterti…
LEONE Dormirò, cara. Stai pur sicura ch'io dormirò. E al mio solito, sai? senza sogni.
SILIA (con profondo rammarico) Per questo, vedi, non è possibile! Tu non lo crederai; ma a letto, il mio vero amore è il sonno, che mi fa subito sognate!
LEONE Ah, lo credo, lo credo…
SILIA Ma non m'avviene mai! Non dormo! E figùrati questa notte!
Staccando:
Basta, sarò qui domattina.
LEONE Ah no, no! Non voglio, sai: non voglio!
SILIA Vorresti impedirmelo? Tu scherzi!
LEONE Te l'impedisco! Non voglio, ti dico!
SILIA È inutile, sai? Verrò.
LEONE Fa' come vuoi…
A questo punto entra Filippo dall'uscio a sinistra col vassoio della colazione.
FILIPPO (con voce cupa, sgarbata, imperiosa) Oh! è ora.
SILIA (salutando con passione) A domattina.
LEONE (remissivo) A domattina…
Silia via. Leone resta un po' assorto a pensare, poi si volta e s'incammina per sedere a tavola.

TELA


ATTO TERZO



La stessa scena dell’atto precedente. È l’alba del giorno dopo.


Scena prima
Filippo, il dottor Spiga.
Al levarsi della tela, la scena é vuota e quasi buja. Si sente sonare il campanello.

FILIPPO (venendo fuori dall'uscio a sinistra e traversando la scena) Chi diavolo sarà a quest'ora? Si comincia bene!
Esce per l'uscio a destra e rientra poco dopo in iscena col dottor Spiga in stiffelius e cappello a stajo, sovraccarico di due grosse, pesanti borse da viaggio. piene d'un intero armamentario chirurgico.
SPIGA Ah, dorme ancora?
FILIPPO Dorme. Parlate piano.
SPIGA Piano piano, sì. Perdio, dorme! E io non ho chiuso occhio tutta la notte!
FILIPPO Per lui?
Indica l'uscio in fondo.
SPIGA Per lui… cioè, per pensare a tutto…
FILIPPO E che avete costì?
Indica le due borse.
SPIGA Tutto, tutto ti dico.
S'avvicina alla tavola su cui é stesa la tovaglia.
Su, su, porta via questa tovaglia…
FILIPPO Che dite?
SPIGA Ci ho qua la mia…
La cava fuori da una delle borse. È una tovaglia chirurgica, di tela cerata bianca.
FILIPPO E che vorreste farne?
SPIGA Preparo tutto qua…
FILIPPO Questa tavola voi non la toccate! L'apparecchio io per la colazione!
SPIGA Ma che colazione! Levati! Altro che colazione!
FILIPPO Vi dico di non toccarla!
SPIGA (volgendosi verso la scrivania) Sgombrami quest'altra. allora!
FILIPPO Voi scherzate! Non capite che queste due tavole qua — parlano?
SPIGA Ma sì, lo so! Non ripetermi quel che dice lui! Due simboli: scrivania e tavola da pranzo; libri e stoviglie; il vuoto e il pieno. Non capisci tu. piuttosto, che tutte codeste diavolerie, da un momento all'altro, possono andare a gambe all'aria?
FILIPPO Oh, insomma, gli avete anche ordinato la cassa da morto? Mi parete un direttore di pompe funebri!
SPIGA Bestia! Dio, che bestia… M'hanno detto che si va vestiti così… Ma guarda un po'! Dio solo sa che notte ho passato…
FILIPPO Parlate piano!
SPIGA (piano) E debbo anche combattere con lui. Sbrigati! Sparecchiami almeno qua quest'altro tavolino. Non ho tempo da perdere…
FILIPPO Ah, per questo non ho difficoltà. Ci vuol poco!
Ne toglie via un portasigari e un vaso di fiori.
Eccolo sgombrato.
SPIGA (vi stende la tovaglia che ha ancora sospesa in mano) Oh, finalmente!
E ora, mentre il dottor Spiga trarrà dalle due borse e disporrà qua sul tavolino, su cui avrà steso la tovaglia, i suoi lucidi, orribili strumenti chirurgici, Filippo, uscendo e rientrando per l'uscio della cucina, apparecchierà la tavola da pranzo.
Bisturi per la disarticolazione… coltelli interossi, pinze… sega ad arco… tenaglie… compressori…
FILIPPO Ma che volete farne, di codesta macelleria?
SPIGA Come che voglio farne? Alla pistola! Non capisci che se, Dio liberi, prende una palla in corpo, possiamo anche trovarci a un caso d'amputazione? Una gamba… un braccio…
FILIPPO Ah, bravo… E perché non avete portato con voi anche la gamba di legno?
SPIGA Caro mio, armi, non si sa mai! Ho portato questi altri strumentini qua… per l'estrazione… Esploratore… specillo di Nélaton… tirapalle a forbice. Oh, guarda, modello inglese, bellissimo! Oh, e gli aghi?
Cerca nella borsa:
Ah, eccoli qua.. Mi pare che ci sia tutto.
Guarda l'orologio.
Sono le sei e venticinque, sai? A momenti i padrini saranno qua.
FILIPPO E che me n'importa?
SPIGA Ma non dico per te. Lo so che a te non te ne importa. Dico per lui. Se non s'è ancora svegliato.
FILIPPO Questa non è l'ora sua.
SPIGA E che vorresti tenerlo in orario anche oggi? Se è puntato per le sette!
FILIPPO Vuol dire che ci penserà lui a svegliarsi, ad alzarsi, a vestirsi… Forse si sarà già alzato.
SPIGA Potresti andare a vedere!
FILIPPO Non vado a vedere un corno! Io sono il suo orologio delle giornate solite, e non mi metto né in anticipazione né in ritardo d'un minuto. Sveglia: alle sette e mezzo!
SPIGA Ma non sai che alle sette e mezzo, oggi, Dio liberi, potrebbe esser morto?
FILIPPO E alle otto gli porto la colazione!
Si sente sonare alla porta.
SPIGA Ecco, vedi? Saranno i padrini.
Filippo va ad aprire e rientra poco dopo con Guido Venanzi e Barelli.


Scena seconda
Spiga, Filippo, Guido, Barelli.

GUIDO (entrando) Oh, caro dottore…
BARELLI (c.s.) Buon giorno, dottore.
SPIGA Buon giorno, buon giorno.
GUIDO Ci siamo?
SPIGA Io per me, prontissimo.
BARELLI (ridendo alla vista di tutto quell'armamentario chirurgico disposto dal dottore sul tavolino) Oh oh oh oh, guarda guarda, Venanzi, l'ha apparecchiato davvero!
GUIDO (irritato) Perdio, no! Non c'è niente da ridere!
A Spiga:
L'ha visto?
SPIGA Chi? Scusi… Quod abundat non vitiat
GUIDO Le domando se Leone ha visto questo bello spettacolo qua.
A Barelli:
Tu capisci che ha bisogno della massima calma, e…
SPIGA Ah, nossignore! Non ha visto ancora niente.
GUIDO E dov'è?
SPIGA Mah… pare che non si sia ancora alzato.
BARELLI Come?
GUIDO Non è ancora alzato?
SPIGA Pare, dico, non so… Qua non s'è fatto vedere.
GUIDO Ma perdio, subito! Sarà alzato, di sicuro. Ci manca appena un quarto d'ora!
A Filippo:
Vai subito a dirgli che noi siamo qua!
BARELLI È magnifico!
GUIDO (a Filippo, rimasto immobile, aggrondato) Non ti muovi?
FILIPPO Alle sette e mezzo.
GUIDO Va' al diavolo!
Si precipita verso l'uscio in fondo.
SPIGA Ma sarà alzato…
BARELLI È magnifico, parola d'onore!
GUIDO (picchia forte all'uscio in fondo e tende l’orecchio) Ma che fa? dorme?
Ripicchia più forte, e chiama:
Leone! Leone!
Ascolta:
Dorme ancora! Signori miei, dorme ancora!
Ripicchia, fa per aprire la porta.
Leone? Leone?
BARELLI Magnifico! Magnifico!
GUIDO Ma che si chiude di dentro?
FILIPPO Col paletto.
BARELLI E ha il sonno così duro?
FILIPPO Durissimo. Due minuti, ogni mattina.
GUIDO Ma perdio, io butto la porta a terra! Leone! Leone! Ah, ecco… s'è svegliato… Signori miei, si sveglia adesso!
Parlando attraverso l'uscio:
Vestiti! subito! Non perdere un minuto! Noi siamo qua! Subito, perdio! Sono già quasi le sette!
BARELLI Ah, sentite, è veramente superiore a ogni immaginazione!
SPIGA E che sonno!
FILIPPO Si tira su, ogni volta, come da un pozzo.
GUIDO Oh, c'è pericolo che ci si rituffi?
Rivà verso l'uscio, in fondo.
BARELLI (sentendo un rumore alla porta) No, ecco: apre.
SPIGA (ponendosi davanti al tavolino con gli strumenti) Io paro qua.


Scena terza
Detti, Leone, poi Silia.

Leone si presenta, placidissimo, ancora un po' insonnolito, in pijama e pantofole.
LEONE Buon giorno.
GUIDO Come! Ancora così? Ma vai subito a vestirti, perdio! Non c'è un minuto da perdere, ti dico!
LEONE, Scusa, perché?
GUIDO Come perché?
BARELLI Non ricordi più che hai da fare il duello?
LEONE Io?
SPIGA Dorme ancora!
GUIDO Il duello! Il duello! alle sette!
BARELLI Ci mancano appena dieci minuti!
LEONE Ho capito. Ho inteso. E vi prego di credere che sono sveglissimo.
GUIDO (al colmo dello stupore, quasi atterrito) Come!
BARELLI (c.s.) Che vuoi dire?
LEONE (placidissimo) Ma io lo domando a voi.
SPIGA (quasi tra sé) Che sia impazzito?
LEONE No, caro dottore, compos mei, perfettamente.
GUIDO Tu devi batterti!
LEONE Anche?
BARELLI Come, anche?
LEONE Ma no, amici miei! Voi siete in errore!
GUIDO Vorresti tirarti indietro?
BARELLI Non vuoi più batterti?
LEONE Io? tirarmi indietro? Ma tu sai bene ch'io sto sempre fermissimo al mio posto.
GUIDO Ti trovo così…
BARELLI E se dici…
LEONE Come mi trovi? Che dico? Dico che tu e mia moglie mi avete scombussolato jeri tutta la giornata, per farmi fare ciò che realmente ho riconosciuto che toccava a me di fare.
GUIDO E dunque —
BARELLI — ti batti!
LEONE Questo non tocca a me.
BARELLI E a chi tocca?
LEONE A lui.
Indica Guido.
BARELLI Come, a lui?
LEONE A lui, a lui.
S'appressa a Guido, rimasto allibito, con le mani sul volto, e gliene stacca una per guardarlo negli occhi.
E tu lo sai!
A Barelli:
Egli lo sa! Io, marito, ho sfidato, perché non poteva lui per mia moglie. Ma quanto a battermi, no. Quanto a battermi, scusa,
a Guido, piano, scrollandogli un'ala del bavero e pigiando su ogni parola:
tu lo sai bene, è vero? che io non c'entro, perché via, non mi batto io, ti batti tu!
GUIDO (trema, suda freddo, si passa le mani convulse sulle tempie).
BARELLI Questo è enorme!
LEONE No, normalissimo, caro; perfettamente secondo il giuoco delle parti. Io, la mia: lui, la sua. Dal mio pernio io non mi muovo. E come me ragiona anche il suo avversario: lo hai detto tu stesso, Barelli, che ce l'ha con lui difatti, il suo avversario, non ce l'ha mica con me. Perché tutti lo sanno, e tu meglio di tutti, che cosa si voleva fare di me. Ah, volevate davvero portarmi al macello?
GUIDO (protestando con forza) Io, no! io, no!
LEONE Ma va' là, che tra te e mia moglie qua, jeri, pareva che faceste all'altalena, e su, e giù, e io nel mezzo ad aggiustarmi e ad aggiustarvi a punto. Ah! avete creduto di giocarvi me, la mia vita? Avete fallito il colpo, cari miei! Io ho giocato voi.
GUIDO No! Tu mi sei testimonio che io, jeri… e fin da principio…
LEONE Ah, sì, tu hai cercato di essere prudente. Molto prudente.
GUIDO Come lo dici? Che intendi dire?
LEONE Eh, caro; ma prudente fino all'ultimo, no, non sei stato, devi riconoscerlo! A un certo punto, per ragioni che io intendo benissimo, bada (e ti compiango!), la prudenza è venuta a mancarti, e ora, mi dispiace, ne piangerai le conseguenze.
GUIDO Perché tu non ti batti?
LEONE Non tocca a me.
GUIDO Sta bene! Tocca a me?
BARELLI (insorgendo) Ma come, sta bene?
GUIDO (a Barelli) Sta bene! Aspetta!
A Leone
E tu?
LEONE Io farò colazione.
GUIDO No, dico… non capisci che se io ora vado a prendere il tuo posto…
LEONE Ma no, caro: non il mio: il tuo!
GUIDO Il mio, sta bene. Ma tu sarai squalificato!
BARELLI Squalificato! Dovremo per forza squalificarti!
LEONE (ride forte) Ah! ah! ah! ah!
BARELLI Ridi? Squalificato! Squalificato!
LEONE Ma ho inteso, cari miei! Rido. E non vedete come vivo? Dove vivo? E che volete che m'importi di tutte le vostre… qualità?
GUIDO Non perdiamo più tempo, via! Andiamo! andiamo!
BARELLI Ma vai a batterti tu, davvero?
GUIDO Io, sì! Non hai inteso?
BARELLI Ma no!
LEONE Sì, credi, tocca a lui, Barelli.
BARELLI Questo è cinismo!
LEONE No, caro: è la ragione, quando uno s'è votato d'ogni passione, e…
GUIDO (interrompendo e afferrando Barelli per un braccio) Vieni, Barelli! Inutile discutere, ormai! Lei, dottore, venga giù con me!
SPIGA Eccomi, eccomi!
Entra a questo punto dall'uscio a destra Silia Gala. Si fa un breve silenzio, nel quale ella resta come sospesa e smarrita.
GUIDO (facendosi avanti pallidissimo e stringendole la mano) Addio, signora!
Poi, volgendosi a Leone:
Addio!
Esce precipitosamente seguito da Barelli e da Spiga.


Scena quarta
Leone, Silia, poi il dottor Spiga, Filippo.

SILIA Che significa?
LEONE Ti avevo detto, cara, ch'era proprio inutile che tu venissi qua. Sei voluta venire…
SILIA Ma tu… come sei qua tu?
LEONE Sono a casa mia.
SILIA E lui? Ma come? Non si farà il duello?
LEONE Ah, si farà, suppongo. Forse si sta facendo.
SILIA Ma come? Se tu sei qua?….
LEONE Ah, io sì, sono qua. Ma lui, hai visto? é andato.
SILIA Oh Dio! Ma allora? È andato lui? E andato lui a battersi per te?
LEONE Non per me, cara, per te!
SILIA Per me? Oh Dio! Per me, dici? Ah! Tu hai fatto questo? Tu hai fatto questo?
LEONE (venendole sopra con l'aria e l'impero e lo sdegno di fierissimo giudice) Io, ho fatto questo? Tu hai l'impudenza di dirmi che l'ho fatto io?
SILIA Ma tu te ne sei approfittato!
LEONE (a gran voce) Io vi ho puniti!
SILIA (quasi mordendolo) Svergognandoti però!
LEONE (che l'ha presa per un braccio, respingendola lontano) Ma se la mia vergogna sei tu!
SILIA (farneticando, andando di qua e di là per la stanza) Oh Dio! intanto… Ah Dio, che cosa… È orribile… Si batte qua sotto? A quelle condizioni… E le ha volute lui!… Ah, è perfetto!… E lui,
indica il marito
gli dava ragione… Sfido! Non ci si doveva battere lui… Tu sei il demonio! Dov'è andato a battersi? dov'è andato a battersi? Qua sotto?
Cerca una finestra.
LEONE Sai, è inutile: non ci sono finestre che dànno sugli orti. O scendi giù, o te ne sali sui tetti… da questa parte…
Indica di su l'uscio comune.
A questo punto sopravviene pallido come un morto e tutto stravolto il dottor Spiga, entra a precipizio con grottesca scompostezza; si avventa su i suoi strumenti chirurgici preparati sul tavolino; li arrotola in gran furia dentro la tovaglia stesa, e scappa via a gambe levate, senza dir nulla.
SILIA Ah. dottore… lei?… Dica… dica… che è stato?
Con un gran grido:
Ah!
Non credendo a se stessa:
Morto?
Gli corre appresso:
Morto?… Morto?…
LEONE (resta assorto in una cupa gravità, e non si muove. Lunga pausa).
FILIPPO (entra dall'uscio a sinistra col vassojo della colazione e va a deporlo su la tavola apparecchiata. Poi, nel silenzio tragico, lo chiama con voce cupa) Oh!
Come Leone si volta appena, gl'indica con un gesto incerto la colazione:
È ora.
Leone, Come se non udisse, non si muove.


TELA

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