Non è difficile
vedere la forma nello specchio
Ma non vi è modo di catturare
la luna nella corrente d'acqua
Procediamo sempre soli
sul sentiero del Nirvana
Giocano insieme
soltanto coloro che sono realizzati
Ho iniziato a occuparmi di Zen a dodici anni.
Un mio compagno di banco, alle medie, frequentava un Dojo e tempo dopo avrebbe preso i voti e sarebbe diventato monaco.
Lo Zen all'epoca era per me una curiosità tra le altre.
Cercavo di scoprire che tipo di fascino poteva esercitare sul mio amico, così come cercavo di capire che cosa ci si poteva trovare di bello nella musica classica (possibile?) o nella scrittura di Joyce (davvero?).
In realtà a poco a poco (all'inizio con sforzo) la curiosità si trasformò in esperienza, l'esperienza in passione, la passione in illusione, l'illusione in disillusione, la disillusione in fuga, la fuga in nostalgia.
Ed eccomi qui a distanza di anni a riprendere in mano la questione, con il suo peso specifico e la consapevolezza che, comunque sia, lo Zen ha rappresentato nella mia vita qualcosa di estremamente importante, e non un'esperienza tra le altre.
Ed eccomi qui a distanza di anni a cercare di mettere nero su bianco una Illuminazione che si è venuta sempre più estendendo nell'interno della mia mente: il grande rapporto che esiste (che può esistere) tra la pratica Zen e l'Arte dell'Attore.
Nei termini di Aiuto: a raggiungere quel grado di consapevolezza necessario all'attore per poter essere più precisamente, e più compiutamente, Se e Altro.
Negli ultimi vent'anni mi sono occupato,all'inizio quasi per caso, di formazione attoriale.
Devo confessare che all'inizio quest'esperienza soprattutto mi spaventava perché mi sentivo inadeguato.
Che cosa potevo insegnare io agli altri se ancora non avevo capito del tutto di cosa si stava parlando? Ammetto che forse di cosa si stava parlando non l'ho ancora capito del tutto.
L'Arte dell'Attore è come una serie di riflessi della luna sull'acqua, tanto è volatile e instabile.
Una serie di cose però le ho imparate, con la pratica, io, ed è queste che mi piacerebbe trasmettere adesso. La prima è certamente legata a quello che ho appena detto, e che riassumo nella parola: Umiltà.
Leggi libri, segui Metodi, fai esperienze solitarie e con altri, ti iscrivi a Stage, ti confronti con altri che si occupano come te di questa "cosa" e alla fine (finalmente, se non ci sei arrivato prima) comprendi che la strada non è una sola, che quello che è buono per me non è buono per l'altro...non solo...che quello che è buono per me oggi non sarà buono per me domani.
Tutto è instabile, incerto.
Tu cambi, il Teatro cambia, il Pubblico cambia, il Personaggio cambia dentro di te.
E non solo sera per sera, ma istante per istante.
La salvezza è nel comprendere tutto questo.
E metterti in questo flusso con la consapevolezza di non avere certezze.
Con Umiltà.
Da dove partire quindi?
.............................................
.............................................
Lo Zen e la manutenzione dell'Attore è un saggio di Sergio Scorzillo di prossima pubblicazione
tutti i diritti riservati
vedere la forma nello specchio
Ma non vi è modo di catturare
la luna nella corrente d'acqua
Procediamo sempre soli
sul sentiero del Nirvana
Giocano insieme
soltanto coloro che sono realizzati
Ho iniziato a occuparmi di Zen a dodici anni.
Un mio compagno di banco, alle medie, frequentava un Dojo e tempo dopo avrebbe preso i voti e sarebbe diventato monaco.
Lo Zen all'epoca era per me una curiosità tra le altre.
Cercavo di scoprire che tipo di fascino poteva esercitare sul mio amico, così come cercavo di capire che cosa ci si poteva trovare di bello nella musica classica (possibile?) o nella scrittura di Joyce (davvero?).
In realtà a poco a poco (all'inizio con sforzo) la curiosità si trasformò in esperienza, l'esperienza in passione, la passione in illusione, l'illusione in disillusione, la disillusione in fuga, la fuga in nostalgia.
Ed eccomi qui a distanza di anni a riprendere in mano la questione, con il suo peso specifico e la consapevolezza che, comunque sia, lo Zen ha rappresentato nella mia vita qualcosa di estremamente importante, e non un'esperienza tra le altre.
Ed eccomi qui a distanza di anni a cercare di mettere nero su bianco una Illuminazione che si è venuta sempre più estendendo nell'interno della mia mente: il grande rapporto che esiste (che può esistere) tra la pratica Zen e l'Arte dell'Attore.
Nei termini di Aiuto: a raggiungere quel grado di consapevolezza necessario all'attore per poter essere più precisamente, e più compiutamente, Se e Altro.
Negli ultimi vent'anni mi sono occupato,all'inizio quasi per caso, di formazione attoriale.
Devo confessare che all'inizio quest'esperienza soprattutto mi spaventava perché mi sentivo inadeguato.
Che cosa potevo insegnare io agli altri se ancora non avevo capito del tutto di cosa si stava parlando? Ammetto che forse di cosa si stava parlando non l'ho ancora capito del tutto.
L'Arte dell'Attore è come una serie di riflessi della luna sull'acqua, tanto è volatile e instabile.
Una serie di cose però le ho imparate, con la pratica, io, ed è queste che mi piacerebbe trasmettere adesso. La prima è certamente legata a quello che ho appena detto, e che riassumo nella parola: Umiltà.
Leggi libri, segui Metodi, fai esperienze solitarie e con altri, ti iscrivi a Stage, ti confronti con altri che si occupano come te di questa "cosa" e alla fine (finalmente, se non ci sei arrivato prima) comprendi che la strada non è una sola, che quello che è buono per me non è buono per l'altro...non solo...che quello che è buono per me oggi non sarà buono per me domani.
Tutto è instabile, incerto.
Tu cambi, il Teatro cambia, il Pubblico cambia, il Personaggio cambia dentro di te.
E non solo sera per sera, ma istante per istante.
La salvezza è nel comprendere tutto questo.
E metterti in questo flusso con la consapevolezza di non avere certezze.
Con Umiltà.
Da dove partire quindi?
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Lo Zen e la manutenzione dell'Attore è un saggio di Sergio Scorzillo di prossima pubblicazione
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