"Dove son adesso i suoi raggiri le sue calunnie, gli appigli, le concussioni?"
Amleto.
- Signori, s'è levato il vento, e già comincia a far buio. Non faremmo bene ad andarcene, mentre siam sani e salvi?
Il vento percorse il giallo fogliame delle vecchie betulle, e dalle foglie ci si rovesciò addosso una grandinata di grosse gocce. Uno dei nostri scivolò sul terreno argilloso e, per non cadere, si afferrò a una gran croce grigia.
- «Consigliere onorario e cavaliere Jegòr Griaznorukov'... » - egli lesse. - Io conoscevo questo signore... Amava la moglie, portava l'ordine di Stanislao, non leggeva nulla... Il suo stomaco digeriva puntualmente... Non era un bel vivere? Sembra che non si sarebbe dovuto morire, ma - ahimè! -il caso gli faceva la posta... Il poveraccio cadde vittima del suo spirito d'osservazione.
Un giorno, stando a origliare, ebbe un tal colpo d'uscio in testa che si buscò la commozione cerebrale (egli aveva un cervello) e morì... Ed ecco, sotto questo monumento giace un uomo che fin dalle fasce odiò i versi, gli epigrammi... Come per derisione, tutto il suo monumento è screziato di versi... Sta venendo qualcuno!
Ci arrivò a pari un uomo con un cappotto liso e dalla faccia rasa, paonazza. Sotto l'ascella aveva una mezza bottiglia, dalla tasca gli spuntava un cartoccio con salame.
- Dov'è qui la tomba dell'attore Muskin? - ci domandò con voce rauca.
Noi lo conducemmo alla tomba dell'attore Muskin, morto un due anni addietro.
- Sareste un impiegato? - gli domandammo.
- Signornò, un attore... Oggidì un attore è difficile distinguerlo da un impiegato concistoriale. Questo l'avete sicuramente osservato... E' caratteristico, sebbene per un funzionario non sia del tutto lusinghiero.
A stento trovammo la tomba dell'attore Muskin. Essa aveva ceduto, s'era ricoperta di loglio e aveva perduto la forma di una tomba... La piccola croce da buon prezzo, piegata su un lato, e coperta di muschio verde annerito dal freddo, aveva un'aria senilmente triste e come malaticcia.
- «Al dimenticabile amico Muskin»... - leggemmo.
Il tempo aveva cancellato l'in e riparato all'umana menzogna.
- Attori e giornalisti raccolsero i soldi per fargli il monumento e...
se li bevvero, i colombelli... - sospirò l'attore, inchinandosi fino al suolo e sfiorando coi ginocchi e il berretto la terra bagnata.
- Cioè, come se li bevvero?
- E' molto semplice. Raccolsero i quattrini, lo stamparono sui giornali e se li bevvero... Ciò non per biasimo dico, ma così.. Buon pro vi faccia, angeli! A voi buon pro, e a lui memoria eterna.
- Una bevuta fa mal pro, e un'eterna memoria non è che afflizione. Ci conceda Iddio una memoria temporale, e in quanto all'eterna, che farsene!
- Dite giusto. Era pure un uomo noto, Muskin, di ghirlande dietro al feretro ne portarono una decina, e già l'hanno scordato! Chi l'ebbe in grazia l'ha dimenticato, e quelli a cui fece del male lo ricordano.
Io, per esempio, non lo scorderò nei secoli dei secoli, perché, tranne che male, nulla mai vidi da lui. Non amo il defunto .
- Che male vi fece dunque?
- Un male grande, - sospirò l'attore, e sul suo viso si diffuse un'espressione di amara offesa. - Uno scellerato fu egli per me, un brigante, si abbia il regno dei cieli. Fu guardando lui e ascoltandolo che mi feci attore. Egli m'attirò con la sua arte fuor della casa paterna, m'incantò con le artistiche vanità, molto promise, e diede lacrime e dolori... Amara sorte quella dell'attore! Perdetti e gioventù, e sobrietà, e l'immagine di Dio... Senza un soldo in tasca, coi calcagni storti, la frangia e le pezze a scacchiera sui calzoni, l'effigie come morsicata dai cani... In capo libertà di pensiero e stoltezza... Mi tolse anche la fede, il mio manigoldo! Pazienza se ci fosse stato dell'ingegno, ma così mi son rovinato per men d'un quattrino... Fa freddo, stimabili signori... Non ne vorreste? Basta per tutti.., Brrr... Beviamo al riposo dell'anima! Sebbene io non l'ami, sebbene sia un morto, pure io ho lui solo al mondo, solo come un dito. Mi vedo con lui l'ultima volta... I dottori han detto che presto morirò dal bere, e allora, ecco, son venuto a prender commiato.
Bisogna perdonare ai nemici.
Lasciammo l'attore a intrattenersi col morto Muskin e proseguimmo.
Cominciò a cadere una pioggerella fredda.
Allo svoltare nel viale principale, cosparso di pietrisco, incontrammo un corteo funebre. Quattro portatori in cinture bianche di calicò e stivali fangosi, con fogliame appiccicato, portavano una bara di color rossobruno. Si faceva buio, ed essi si affrettavano, inciampando e dondolando la barella...
- Passeggiamo qui da due ore appena, e in nostra presenza è già il terzo che portano... Se si andasse a casa, signori?
Anton Cechov
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