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domenica 20 febbraio 2011

Billy Budd



Essendo così profondamente inesperto delle complessità della vita artificiosa, ... la posizione di Billy Budd a bordo della “settantaquattro” era un po’ simile a quella di una rustica bellezza trapiantata dalle province e posta in concorrenza con le dame d’alto lignaggio della corte. Ma egli notò appena queste mutate circostanze.
... Forgiato nello stampo caratteristico dei migliori esemplari fisici di quegli inglesi in cui sembra che l’ascendenza sassone non rechi in sé alcuna traccia normanna o d’altro sangue, mostrava sul volto quell’espressione umana di serena bontà attribuita in certi casi dallo scultore greco al suo eroico e vigoroso Ercole. Anch’essa tuttavia era modificata da un’altra, penetrante caratteristica. L’orecchio, piccolo e ben fatto, l’arco del piede, la curva della bocca e delle narici, persino la mano callosa di un color bruno dorato come il becco di un tucano, una mano che parlava in egual misura delle drizze e del secchio del catrame; ma, più di tutto, qualcosa nella sua mobile espressione, e ogni posa e ogni gesto casuale, qualcosa che faceva pensare a una madre eccezionalmente favorita da Amore e dalle Grazie; tutto ciò suggeriva in maniera singolare un lignaggio in aperto contrasto con la sorte toccatagli.
... Quanto al resto, senza possedere nemmeno in parte l’acume o la saggezza del serpente, né d’altro canto esser proprio una colomba, possedeva quel tipo e quel grado di intelligenza che si accompagna alla rettitudine non formale di una sana creatura umana, una cui non sia ancora stato offerto l’ambiguo pomo della conoscenza. Era analfabeta; non sapeva leggere ma sapeva cantare, e come l’usignolo analfabeta era a volte l’autore delle proprie canzoni.
Coscienza di sé pareva averne poca o nulla, o al più quanta se ne può ragionevolmente attribuire a un cane di San Bernardo.
Abituato a vivere in mezzo agli elementi e conoscendo la terra quasi soltanto come riva o, meglio ancora, come quella parte del globo terracqueo provvidenzialmente appartata per balere, puttane e birrai, per quello che, in parole povere, i marinai definivano un “paese di Bengodi”, il suo animo semplice non era adulterato da quelle tortuosità che non sempre sono incompatibili con quel materiale manipolabile noto come rispettabilità. Ma i marinai che frequentano i paesi di Bengodi sono senza vizi? No; ma meno spesso che nei terricoli i loro cosiddetti vizi hanno a che fare con la sinuosità dell’animo, giacché sembrano scaturire non tanto dalla depravazione quanto da un eccesso di vitalità dopo una lunga astinenza: franche manifestazioni in armonia con la legge naturale. Grazie alla sua indole e, insieme, all’influsso coadiuvante della sorte, Billy per molti aspetti era poco più che una sorta di barbaro genuino, assai simile forse a come sarebbe potuto essere Adamo prima che il civile Serpente s’attorcigliasse in sua compagnia.
E si osservi a questo proposito che, a suffragare in apparenza la dottrina della Caduta dell’uomo, una dottrina oggi ignorata dal volgo, si può osservare che laddove certe virtù primitive e incorrotte caratterizzano singolarmente qualcuno nell’uniforme esterna della civiltà, esse a un esame attento non parranno derivare dalla consuetudine o dalla convenzione, ma sembreranno anzi in contrasto con quelle, quasi fossero addirittura eccezionalmente trasmesse da un periodo anteriore alla città di Caino e all’uomo inurbato. L’indole contraddistinta da tali qualità possiede per un gusto non viziato un aroma genuino come quello delle bacche, mentre l’uomo interamente civilizzato, anche nei buoni esemplari della schiatta, possiede per quello stesso palato morale un sapore ambiguo come di vino tagliato. Per un qualsiasi erede smarrito di queste qualità primigenie che si trovi a vagare stupefatto, come Caspar Hauser, in una qualunque capitale cristiana dei nostri giorni, suona ancora adeguata la famosa invocazione che il poeta dall’animo gentile rivolse circa duemila anni fa al buon rustico sottratto ai suoi climi e condotto nella Roma dei Cesari:

Povero e onesto, fedele nei detti e nei pensieri,
Che cosa, o Fabiano, ti ha spinto in città?

Sebbene il nostro Bel Marinaio avesse tanta bellezza mascolina quanta si può pensare di trovarne, pure, come la bella donna in uno dei racconti minori di Hawthorne, vi era in lui un unico difetto. Non certo un’imperfezione visibile, come in quella signora; no, ma la tendenza occasionale a un difetto vocale. Sebbene nell’ora del pericolo e dello scatenarsi degli elementi fosse tutto ciò che un marinaio dev’essere, pure, sotto lo stimolo improvviso di un forte sentimento, la sua voce, di solito singolarmente musicale, quasi esprimesse l’armonia interiore, tendeva a contrarre un’esitazione organica, che di fatto era più o meno un balbettio o ancora peggio.

tratto da Billy Budd di Herman Melville
nell'immagine la versione operistica del racconto: Nathan Gunn as Billy Budd

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